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Spirito

«Satana gode nel vedere umiliata la Chiesa dai suoi stessi ministri». Mons. Viganò parla del Conclave

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Renovatio 21 pubblica l’intervista all’arcivescovo Carlo Maria Viganò fatta dal giornalista Francesco Borgonovo, epperò non uscita in nessuna testata ma solo sui canali di monsignore. Le opinioni degli scritti pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

Eccellenza, la prima domanda forse è la più difficile. Lei si ritiene ancora appartenente alla Chiesa cattolica?

Mi considero a pieno titolo membro della Chiesa Cattolica, come Vescovo e Successore degli Apostoli. È scismatico chi non riconosce l’Autorità del Romano Pontefice: io non sono mai venuto meno alla mia Professione di Fede Cattolica, men che meno per quanto attiene al Primato Petrino. 

 

Sono stato condannato e dichiarato colpevole del delitto canonico di scisma e colpito dalla scomunica per un non-crimine da un tribunale illegittimo, su mandato di un papa illegittimo. 

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Ciò che io condanno del Concilio Vaticano II, lo hanno già condannato i papi precedenti alla rivoluzione conciliare. L’usurpazione del Soglio da parte di Bergoglio che io ho denunciato, sarebbe considerata allo stesso modo da tutti loro. È la chiesa conciliare, oggi ribattezzata sinodale e bergogliana, che rifiuta il Magistero perenne dei Pontefici e si pone al di fuori della Chiesa Cattolica. 

 

Abbiamo assistito a un regime change, preparato sin dal Vaticano II, mediante il quale colpire al cuore il Papato e quindi la costituzione divina della Chiesa che Cristo ha fondato su Pietro. È la Rivoluzione 2.0: dopo aver eliminato la figura del re cattolico, la massoneria doveva colpire la figura del papa, vicario di Cristo in terra. In entrambi i casi, il vero bersaglio di quest’odio satanico è sempre Nostro Signore, nella Sua duplice veste di re delle nazioni e pontefice della Chiesa. 

 

Con uno sguardo soprannaturale, possiamo comprendere quanto Satana goda nel vedere umiliata la Chiesa dai suoi stessi ministri, nel far condannare i buoni Pastori per la colpa di non rinnegare la Fede Cattolica. Questa prova tremenda è preannunciata nelle Scritture: la Chiesa, Corpo Mistico, deve seguire il Suo Capo anche nella Passione, per poi come Lui trionfare sulla morte.

 

La passio Ecclesiæ consiste nell’affrontare come corpo ecclesiale le ingiustizie, le calunnie, i processi-farsa, i tormenti e una condanna ignominiosa, da parte di un nuovo Sinedrio altrettanto corrotto, infedele e illegittimo di quello che condannò Nostro Signore. Ma la Croce è la via regale per la gloria della Resurrezione, e questa è una realtà ontologica che nessuna ideologia può minimamente scalfire.

 

 

Che cosa si aspetta da questo conclave?

La Costituzione apostolica Universi Dominici Gregis che regola il Conclave, confermata dal Motu Proprio di Benedetto XVI Normas nonnullas, stabilisce in modo perentorio che il numero dei cardinali elettori non deve superare le 120 unità, mentre i cardinali elettori che compongono l’imminente Conclave sono 136: siamo quindi di fronte ad una gravissima violazione che da sola basterebbe ad inficiare la legittimità del Conclave.

 

Inoltre, un collegio cardinalizio composto da 108 «cardinali» creati da un Gesuita che ha usurpato il papato per dodici anni non può eleggere validamente un Papa legittimo. Potrà al massimo designare un proprio rappresentante, che rinnovi l’usurpazione del predecessore appena defunto, e vedere ratificata la frode da un episcopato complice o pavido. 

 

L’esperimento bergogliano ha reso però evidente la spaccatura che separa i fedeli e tanti buoni sacerdoti dalla gerarchia, una spaccatura speculare a quella esistente in ambito civile tra i cittadini e i loro governanti. In entrambi i casi, l’autorità si è mostrata nella sua vera indole autoreferenziale e tirannica, e questo porterà forse ad un rallentamento della corsa verso il baratro, con l’elezione di un papa moderatamente conservatore.

 

Si tratterà quindi di somministrare una cura palliativa per contenere gli effetti devastanti della malattia che colpisce la Chiesa Cattolica, più che di una terapia radicale che ne rimuova le cause.

 

 

Qual è il profilo del suo Pontefice ideale, se possiamo fare questo esercizio di immaginazione?

Quello di Pio XII, il papa della mia infanzia. Quello di un Papa che sappia risollevare e dare uno slancio soprannaturale ad un popolo prostrato non più dalle distruzioni materiali della Seconda Guerra Mondiale, ma da quelle morali dell’ideologia woke e del nichilismo edonista, dalle rovine della cultura infernale del globalismo.

 

Un papa nelle cui parole le pecore riconoscano la voce del divino Pastore, nei cui gesti vedano Cristo Pontefice, dalla cui dignità e sacralità siano edificati. Un papa che restituisca alla Chiesa Cattolica l’onore cui essa ha diritto, e che Bergoglio ha sistematicamente umiliato e deliberatamente screditato.

 

Vorrei un Papa che unisca l’integrale proclamazione delle Verità cattoliche con lo zelo per la salvezza delle anime.

 

Un Papa che parli da papa, che agisca da papa, che si vesta da papa. Un papa che sia papa, senza invenzioni, senza innovazioni, senza demagogismi e false umiltà. Un Papa che si lasci guidare dallo Spirito Santo e torni alla Tradizione, e non un fantoccio del World Economic Forum in cerca dell’approvazione del mondo. 

 

 

L’ex Cardinale McCarrick contro cui Lei si era molto battuto è morto. Ci sono tuttavia altri cardinali appartenenti a «correnti» che Lei ha attaccato. Lei considera persa la sua battaglia dentro la Chiesa?

La mia battaglia contro la corruzione dilagante in Vaticano è iniziata ben prima del 2018. Fin dalla mia nomina nel 1998 come delegato per le Rappresentanze Pontificie in Segreteria di Stato, ho lottato strenuamente per impedire nomine e promozioni all’episcopato di canditati corrotti e indegni. Questo mi valse il trasferimento al Governatorato, dove fronteggiai gravissime disfunzioni finanziarie: ancora una volta fui rimosso e traferito a Washington.

 

Le mie denunce, compresa quella dei crimini e degli orribili vizi del cardinale Mc Carrick – che avevo anticipato ai Superiori della Segreteria di Stato sin dal 2006 e successivamente, di persona, allo stesso Bergoglio nel giugno del 2013 – non sono mai stata smentite. Tutto ciò che ho denunciato si è rivelato vero. 

 

Ma cos’è che ha scatenato la loro furia? È il fatto di aver portato alla luce il legame tra corruzione morale e deviazione dottrinale; di aver mostrato come la propaganda di Bergoglio in favore della frode psicopandemica e del green deal rispondesse ad un unico copione sotto un’unica regia. Sono stato tra i primi a denunciare il Great Reset e a smascherare le complicità tra deep state e deep church nel golpe globalista cui abbiamo assistito in questi ultimi anni, e nel quale la responsabilità di Bergoglio è immane.

 

Insieme agli scandali che denunciavo, ho mostrato la rete di ricatti e di complicità di questa «chiesa parallela» che chiamo appunto deep church, basati sugli stessi turpi vizi che permettono al deep state di ricattare politici, funzionari governativi, personaggi istituzionali, personalità pubbliche, giornalisti, medici, attori… 

 

Ne è seguita una persecuzione nei miei riguardi, fino alla scomunica, pronunciata da un eretico pornografo, Tucho Fernández, nominato da Bergoglio per demolire l’ex Sant’Uffizio. 

 

La filiera McCarrick – con i cardinali Farrell, Cupich, McElroy, Wuerl, Gregory, Tobin e tanti altri – è stata promossa a posti chiave in Vaticano e ai vertici della Chiesa cattolica americana, che mantiene rapporti strettissimi con il Partito Democratico, del quale sostengono le politiche woke e immigrazioniste che il Presidente Trump cerca di contrastare. I miliardi di dollari dei contribuenti americani con cui USAID ha finanziato la costellazione di enti no-profit «cattolici» per alimentare il business dell’immigrazione illegale, sono la prova della dipendenza finanziaria della Chiesa americana al deep state. 

 

(…)

 

C’è chi sostiene che Bergoglio in realtà, al di là delle dichiarazioni sui media, non abbia cambiato in profondità la dottrina. Che ne pensa?

La sovraesposizione mediatica di Bergoglio ha reso sin troppo esplicita la duplicità del Gesuita Argentino, direi la sua strategia dell’inganno. Nessuno sapeva mai cosa passasse per la sua testa, né se quello che diceva corrispondesse a ciò che realmente pensava.

 

Bergoglio si è sempre servito delle persone, senza alcuno scrupolo morale, promuovendo i corrotti e togliendo di mezzo quelli che lo intralciavano nei suoi intenti, infierendo con inaudita cattiveria contro coloro che non erano di suo gradimento (penso qui ad un eccellente dipendente del governatorato, Eugenio Hasler, figlio dell’ex Maggiore della Guardia Svizzera, distrutto da Bergoglio nel 2017). 

 

Bergoglio non aveva bisogno cambiare la dottrina: è riuscito a renderla irrilevante e trascurabile, rispetto ad una inclusività liquida senza dogmi e senza ideali. Non ha mai voluto agire da Papa, ma ha fatto sì che dopo di lui nessun Papa potesse ottenere dai Cattolici quell’obbedienza che egli ha reso odiosa, perché estorta per assecondare eresie e deviazioni morali. 

 

Ha fatto il possibile perché nessun Papa che uscirà dal prossimo Conclave possa mettere in discussione il suo papato, che egli ha voluto connotare come intrinsecamente suo, di sua proprietà, di sua invenzione, con suoi riti, sue cerimonie, sue vesti, suoi dignitari. Ma questo dimostra che il «papato» assunto da Bergoglio nel 2013 non era il papato romano, e che quindi non fu vero papa. 

 

 

Da quando lei è stato scomunicato ha avuto contatti con altri cardinali o alti esponenti delle gerarchie vaticane? Pensa che le sue posizioni siano più condivise di quanto non sembri?

Ho potuto apprezzare la vicinanza spirituale e l’appoggio morale di moltissimi fedeli da tutto il mondo e di molti sacerdoti, di nessun cardinale e solo la simpatia di qualche vescovo. 

 

Non credo che tra i miei confratelli nell’Episcopato vi sia nessuno che abbia il coraggio di affermare chiaramente che il Concilio Vaticano II è stato un atto eversivo compiuto da emissari della massoneria infiltrati nella Chiesa, allo scopo di distruggerla dall’interno e asservirla ai piani del Nuovo Ordine Mondiale.

 

Non credo neppure che quanti sono al corrente della frode di Bergoglio vogliano compromettere la propria posizione mettendo in discussione la sua legittimità come Papa. 

 

Esiste una possibilità di qualche tipo di riavvicinamento al Vaticano da parte Sua?

Non me ne sono mai allontanato, così come non mi sono mai separato dalla Chiesa Cattolica. Il giorno stesso del compimento del mio settantacinquesimo anno, ancora a Washington come Nunzio Apostolico, Bergoglio ordinò la mia cacciata dall’appartamento in Vaticano, che Giovanni Paolo II aveva disposto che ne beneficiassi vita natural durante, come pure la mia esclusione dalla «Casa San Benedetto» in Roma destinata all’accoglienza dei Nunzi in pensione.

 

Non pago di avermi inflitto la scomunica, Bergoglio mi ha revocato la cittadinanza e il passaporto vaticano, la patente di guida e con essa la possibilità di muovermi autonomamente. Non me ne sono andato mea sponte, ma riconosco che questo ostracismo forzato mi ha permesso di parlare e agire liberamente, cosa che non a tutti è possibile.

 

Punendomi in questo modo, Bergoglio ha inoltre dato un segnale agli altri funzionari di Curia, sulla sorte che attende chi osa criticare il Lìder Maximo. In più occasioni ho potuto raccogliere attestazioni di apprezzamento e rispetto dai miei ex-collaboratori laici; e lo stesso Segretario di Stato Pietro Parolin non ha potuto fare a meno di elogiarmi per la mia esemplarità nel servizio alla Santa Sede. Pur aggiungendo di «non comprendere che cosa mi sia poi successo»… 

 

+ Carlo Maria Viganò

Arcivescovo

 

29 Aprile 2025

Petri Martyris

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Immagine da Exsurge Domine.

 

Renovatio 21 offre questo testo di monsignor Viganò per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

Gender

Il cardinale Zen condanna il «pellegrinaggio» LGBT nella Basilica di San Pietro: «offesa a Dio»

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Il cardinale Joseph Zen ha denunciato il pellegrinaggio LGBT in Vaticano e si è unito agli appelli di altri vescovi affinché compiano riparazioni per la profanazione della Basilica di San Pietro. Lo riporta LifeSite.   In una dichiarazione in lingua cinese pubblicata mercoledì, Zen ha scritto: «recentemente è emersa la notizia che un’organizzazione LGBTQ+ ha organizzato un evento per l’Anno Santo, in cui i partecipanti sono entrati nella Basilica di San Pietro a Roma per attraversare la Porta Santa».   «Ostentavano oggetti di scena color arcobaleno, indossavano abiti con slogan e coppie dello stesso sesso si tenevano per mano con passione: era puramente un’azione di protesta», ha osservato il vescovo emerito di Hong Kong.   «Questo non era un pellegrinaggio giubilare (in cui i credenti rinnovano i voti battesimali, si pentono dei peccati e si impegnano a riformarsi). Tali azioni offendono gravemente la fede cattolica e la dignità della Basilica di San Pietro: una grave offesa a Dio!»

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«Il Vaticano era a conoscenza di questo evento in anticipo, ma non ha poi emesso alcuna condanna. Troviamo ciò davvero incomprensibile!»   Zen ha sottolineato che «coloro che provano attrazione per persone dello stesso sesso» dovrebbero essere trattati con beneficenza; tuttavia, «non possiamo dire loro che il loro stile di vita è accettabile».   «Non siamo Dio», ha continuato. «Dio ci chiama a trasmettere ciò che Gesù ci ha insegnato: il vero amore per loro. Dobbiamo aiutarli a ottenere la grazia attraverso la preghiera e i sacramenti per resistere alla tentazione, vivere virtuosamente e percorrere la via verso il cielo».   Zen ha fatto riferimento alla richiesta di atti di riparazione avanzata da quattro vescovi: il vescovo Athanasius Schneider, vescovo ausiliare di Astana, Kazakistan; il vescovo Joseph Strickland, vescovo emerito di Tyler, Texas; il vescovo Marian Eleganti, vescovo ausiliare emerito di Coira, Svizzera; e il vescovo Robert Mutsaerts, ausiliare di ‘s-Hertogenbosch, Paesi Bassi.   Il porporato cinese ha affermato di sostenere fermamente questo appello e ha suggerito che, dopo la Festa di metà autunno in Cina, i fedeli dovrebbero «riunirsi con i parrocchiani vicini per tre giorni per recitare le preghiere allegate».   «Inoltre, compite un atto di abnegazione o un atto di carità per offrire riparazione davanti a Dio per i peccati dei nostri fratelli e sorelle che hanno sbagliato», ha concluso.   Il cardinale Zen ha allegato al suo messaggio la preghiera di riparazione compilata dai quattro vescovi e recitata alla Conferenza sull’identità cattolica lo scorso fine settimana.   Il vescovo emerito di Hong Kong si aggiunge alla lista dei prelati ortodossi che hanno pubblicamente condannato il «pellegrinaggio LGBT» in Vaticano. Oltre ai quattro vescovi che hanno redatto la preghiera di riparazione, l’evento è stato criticato anche dal cardinale Gerhard Müller, che ha affermato che si trattava «indubbiamente» di un sacrilegio.   Come riportato da Renovatio 21, il cardinale Zen la scorsa estate aveva scritto che «il Dio misericordioso è così disgustato dai comportamenti sessuali tra persone dello stesso sesso perché questo crimine è troppo lontano dal piano di Dio per l’uomo (…) Il Suo piano è che un uomo e una donna si uniscano in un solo corpo con un unico ed eterno amore e cooperino con Dio. Una nuova vita può nascere e crescere nel calore della famiglia».

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Come riportato da Renovatio 21, l’anno passato lo Zen si era scagliato contro Fiducia Supplicans arrivando a chiedere le dimissioni dell’autore del testo, il cardinale Victor «Tucho» Fernandez, eletto da Bergoglio a capo del Dicastero per la Dottrina della Fede.   Il porporato in questi mesi ha attaccato con estrema durezza il Sinodo sulla Sinodalità, accusando Bergoglio di usare i sinodi per «cambiare le dottrine della Chiesa», nonché «rovesciare» la gerarchia della Chiesa per creare un «sistema democratico».   Come riportato da Renovatio 21, pochi giorni fa il cardinale Zen ha celebrato una messa tradizionale per la festa del Corpus Domini e ha guidato una processione per le strade di Hong Kongo, città dove le autorità, ora dipendenti da Pechino, lo hanno arrestato ed incriminato, nel silenzio più scandaloso del Vaticano (mentre, incredibilmente, il Parlamento Europeo esorta la Santa Sede a difenderlo!), con il papa Bergoglio a rifiutarsi di difendere il cardinale in nome del «dialogo» con la Cina comunista che lo perseguita.

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Immagine di Rock Li via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported; immagine tagliata 
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Misteri

Candace Owens pubblica i presunti messaggi di Charlie Kirk: «vedo il cattolicesimo in maniera sempre migliore»

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Candace Owens ha pubblicato presunti messaggi personali del defunto Charlie Kirk che dimostrano un crescente interesse per la Chiesa cattolica. Lo riporta LifeSite.

 

In uno dei messaggi, Kirk affermava che «vedo il cattolicesimo in maniera sempre migliore». Owens ha affermato che Kirk le ha inviato il messaggio nel febbraio 2024 durante conversazioni private sulla teologia e sull’uso politico del termine «giudeo-cristiano».

 

Candace ha descritto l’osservazione come parte di uno scambio continuo tra amici, aggiungendo di non aver mai affermato che Kirk si fosse convertito o si stesse preparando a farlo. «Charlie stava attraversando alcuni cambiamenti spirituali verso la fine», ha detto l’attivista, affermando che Kirk «non frequentava la chiesa del pastore Rob McCoy», ma piuttosto andava a messa ogni settimana e a volte anche più spesso.

 

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Owens ha anche attirato l’attenzione sul ciondolo di San Michele che Kirk indossava al momento della morte, aggiungendo che la sua vedova, Erika, aveva portato un vescovo a pregare sul suo corpo in seguito, e in precedenza aveva portato un prete a casa loro per pregare dopo una «fattura» comminatagli pubblicamente da giornalisti di sinistra.

 

Aveva anche parlato positivamente dell’importanza della Madonna, presentandola come la «soluzione al femminismo tossico» e invitando gli evangelici a venerarla di più.

 

 

Tuttavia, pur notando che i cattolici «speravano che avrebbe fatto il passo successivo perché stava pregando il Rosario», Owens ha insistito sul fatto che Kirk non aveva deciso di convertirsi e che lei non aveva mai affermato il contrario.

 

La rivelazione arriva nel mezzo di controversie in corso sulla vita spirituale e l’eredità di Kirk, seguite al suo assassinio a settembre. Alex Clark e Andrew Kolvette della TPUSA avevano recentemente discusso dell’interesse di Kirk per il cattolicesimo, definendolo più estetico che teologico.

 

«Stava diventando cattolico? No», ha detto Kolvet, produttore e caro amico di Kirk. «Ma amava molto la Messa cattolica. Amava il suo rituale. Amava la bellezza delle antiche chiese cattoliche e le vetrate. E lui ed Erika ci andavano ogni tanto».

 

«Mi è sembrata una specie di insabbiamento», ha detto la Owens a proposito di questa conversazione, chiedendosi perché personaggi vicini a Kirk si fossero affrettati ad affermare che non si stava avvicinando al cattolicesimo.

 

«Sono rimasto un po’ stupita», ha detto Candace, definendo il modo in cui hanno parlato dell’argomento un «tentativo inautentico di dissuadere l’idea che Charlie si stesse ammorbidendo nei confronti del cattolicesimo».

 

Le opinioni religiose di Kirk sono diventate un punto focale nella più ampia lotta sulla sua eredità, con personalità interne a Turning Point, e commentatori come la Owens che offrono resoconti divergenti delle sue posizioni private su questioni di fede.

 

Il giornalista della testata d’inchista di sinistra Grayzone Max Bluementhal ha sottolineato che un’eventuale conversione al cattolicesimo di Charlie lo avrebbe reso forse più distante dall’influenza israeliana, che abbonda tra gli evangelici americani da cui il ragazzo proveniva.

 

Bluementhal aveva pubblicato uno scoop che raccontava come Kirk avesse rifiutato 160 milioni offerti dal primo ministro israeliano Netanyahu a Turning Point USA (per portarlo «al prossimo livello») e come fosse stato invitato ad un ritrovo nella prestigiosa magione del miliardario hedge fund sionista Bill Ackman, dove gli sarebbe stata fatta pressione al punto che una lobbista israeliana britannica gli avrebbe pure urlato.

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Parimenti, è stato detto che amici avessero rivelato come Charlie avesse «paura» delle forze di Israele, di cui pure era stato un accanito sostenitore. L’insofferenza di Kirk per le pressioni che gli stavano mettendo – specie dopo che aveva fatto parlare ad un evento estivo il giornalista Tucker Carlson e il comico Dave Smith, considerati ora come anti-Israele – erano state rese pubbliche durante una trasmissione con la celebre giornalista Megyn Kelly.

 

Tutti coloro che si sono interessati del caso ci tengono a ricordare, tuttavia che non vi sono prove che Israele sia implicato nell’omicidio di Kirk.

 

Come riportato da Renovatio 21, a ribadire l’estraneità dello Stato Ebraico è stato più volte, alla TV americana e in videomessaggi pubblici sui social, il premier israeliano Beniamino Netanyahu, il quale per qualche ragione ha negato simultaneamente anche le accuse sugli assassinii rituali ebraici medievali con vittime i bambini cristiani, come San Simonino.

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Immagine di Gage Skidmore via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International

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Economia

IOR e APSA, papa Leone riforma le controverse regole della banca vaticana stabilite da Bergoglio

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Lo scorso 29 settembre, papa Leone XIV ha firmato la sua prima lettera apostolica in forma di motu proprio, intitolata Coniuncta cura («Responsabilità condivisa»), pubblicata su L’Osservatore Romano il 6 ottobre.   Il documento riforma la gestione degli investimenti finanziari della Santa Sede, abrogando le disposizioni dell’era di Francesco che obbligavano l’APSA (Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica) a operare esclusivamente attraverso lo IOR (Istituto per le Opere di Religione), di fatto conferendo a quest’ultimo un monopolio operativo.   Lo IOR, la notissima banca vaticana, gestisce i conti e gli investimenti degli enti religiosi, mentre l’APSA funge da organismo curiale che amministra il patrimonio della Santa Sede, con funzioni simili a un ministero delle finanze.

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In particolare, il rescritto del 23 agosto 2022, che vincolava l’APSA a un unico canale di gestione, è stato revocato. Pur confermando che l’IOR dovrebbe essere «generalmente» il canale privilegiato, il nuovo testo concede all’APSA la possibilità di scegliere intermediari finanziari con sede in altri Paesi qualora ciò risulti «più efficiente o vantaggioso».   Con questa decisione, il papa ha ripristinato l’autonomia strategica e decisionale dell’APSA, rafforzandone il ruolo di organismo centrale per la gestione economica e patrimoniale della Curia romana.   Fin dall’inizio del suo pontificato, Francesco aveva cercato di centralizzare il controllo sulle attività finanziarie, promuovendo maggiore trasparenza e un allineamento con la missione della Chiesa, con particolare attenzione ai poveri. Inizialmente, aveva persino valutato la chiusura dello IOR, considerandone l’immagine pubblica troppo compromessa.   Tuttavia, nel 2015, con la nomina di Gian Franco Mimmì – amico di lunga data dai tempi di Buenos Aires – Francesco trasformò lo IOR nel pilastro della sua strategia finanziaria, elevandolo da istituzione controversa ad alleato chiave.   Il rescritto di Francesco imponeva inoltre che tutti i beni finanziari degli enti affiliati alla Santa Sede fossero trasferiti allo IOR entro 30 giorni. Questa misura generò interrogativi e preoccupazioni in Vaticano, con diversi attori privati che interpretarono la direttiva come un segnale di maggiore controllo, temendo ripercussioni sull’autonomia nella gestione delle proprie risorse.   Leone XIV ha dedicato grande attenzione alle sfide economiche della Santa Sede sin dai primi mesi del suo pontificato. Consapevole delle tensioni accumulatesi tra l’APSA, la Segreteria per l’Economia e lo IOR, ha scelto di delegare a collaboratori curiali – per lo più ancora legati all’era di Francesco – la gestione di altre questioni teologiche e pastorali, incluse delicate questioni come gli accordi segreti con la Cina.   In questa fase di riorganizzazione economica, un ruolo di primo piano è stato affidato al vescovo salesiano Giordano Piccinotti, presidente dell’APSA e figura di fiducia del Papa, ricevuto in udienza il 2 ottobre.   In una recente intervista estesa, Leone XIV ha elogiato apertamente la dirigenza dell’APSA, sottolineando il successo del suo bilancio 2024 – oltre 60 milioni di euro – e chiedendo retoricamente: «Perché parlare di crisi, allora?»   Il romano pontefice ha anche riconosciuto che uno dei problemi principali è stata la comunicazione: «il Vaticano ha spesso inviato un messaggio sbagliato, e questo non incoraggia certo le persone a dire “Vorrei aiutare”, ma piuttosto “Mi terrò i miei soldi”».   Nel 2013 Beroglio aveva nominato prelato allo IOR monsignor Battista Ricca, allora protagonista di un articolo finito in copertina su L’Espresso con titolo: «Il prelato della Lobby gay». Durante il volo di ritorno dal viaggio apostolico in Brasile di Bergoglio, la giornalista Ilze Scamparini, ebbe il coraggio di fargli una domanda in merito, porgendogli una domanda molto precisa, nome e cognome incluso.   «Vorrei chiedere il permesso di fare una domanda un po’ delicata: anche un’altra immagine ha girato un po’ il mondo, che è stata quella di mons. Ricca e delle notizie sulla sua intimità. Vorrei sapere, Santità, cosa intende fare su questa questione? Come affrontare questa questione e come Sua Santità intende affrontare tutta la questione della lobby gay?» chiese la Scamparini.   La domanda non è ricordata da nessuno; tuttavia la risposta fu storica: «se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, ma chi sono io per giudicarla?». Come noto, questa frase guadagnò a Bergoglio la simpatia universale e il premio di uomo dell’anno da parte della rinomata rivista gay The Advocate.   L’inchiesta del vaticanista de L’Espresso Sandro Magister era partita proprio fresca nomina di Ricca, da parte di Bergoglio, alla carica di «prelato» dello IOR. Il monsignore di Offlaga come noto era anche direttore della Domus sanctae Marthae, dove papa Francesco per qualche ragione aveva scelto di vivere.

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Al di là di questo caso, i danari vaticani in questi anni furono al centro di controversie tra investimenti da palazzinari a Londra e soldi al film biografico su Elton John e a Lapo Elkann.   Nella storia recente dei misteri delle finanze vaticane entra anche la vicenda, drammatica e dolorosa, del cardinale australiano George Pell, noto per le sue tendenze conservatrici.   Prefetto della Segreteria per l’economia, Cardinale George Pell, viene messo in galera in Australia nel corso di un incredibile processo per pedofilia. Le accuse paiono incredibili, ma l’anziano porporato finisce davvero in carcere. La Corte Suprema australiana poi lo libera, lasciando il mondo a pensare che quello che lo aveva spedito in prigione fosse stato davvero un processo-farsa.   In tutto questo intrigo, spuntano fuori, anche qui, dei danari: dalla Città del Vaticano all’Australia vengono bonificati 2,3 miliardi di dollari australiani (oltre 1,4 miliardi di euro), attraverso più di 400 mila transazioni. La polizia australiana, dopo un’indagine, chiude il caso. «I trasferimenti finanziari avevano generato il sospetto di un tentativo di pilotare il processo per pedofilia a carico del cardinale George Pell. Ma la polizia di Canberra non ha rivelato nessuna condotta criminale» riassume Repubblica. Di questi numeri assurdi, per mole di danaro (Prevost ora si rallegra per 60 milioni in bilancio!) e frequenza di operazioni (come si possono fare quasi mezzo milione di transazioni? In quanto tempo) nessuno parlerà più.

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Immagine di Catholic Church of England and Wales via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-ND 2.0
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