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Oligarcato e potere spaziale. Perché Mattarella ha attaccato Elon Musk?

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Il presidente Mattarella ha spiazzato chi credeva che nel suo penultimo discorso dell’anno volesse dire la sua sulla posizione politica italiana, che ribolle pazzamente dalla bocciatura del MES. La mancata ratifica del fondo salva-Stati, cioè salva-banche, potrebbe costituire un punto di catastrofe per la storia dell’eurofilismo italiana, nella quale il partito da cui proviene il presidente, così come praticamente tutto l’apparato dello Stato (lo Stato-partito), è per qualche ragione immerso.

 

E invece il presidente l’ha lanciata altissima, nell’iperuranio della storia della civiltà, parlando di «una rivoluzione enormemente più profonda, più veloce e globale di quella industriale» di due secoli fa, e denunciando la minaccia di un «contropotere» si espande nel pianeta mettendo a rischio la nostra libertà.

 

Messa così, parrebbe musica per le orecchie dei complottisti. No? Il presidente che parla di deriva tecnologica dell’umanità e di libertà negate come può non piacerci? Certo, bisogna dimenticare un paio di cose, come il fatto che si tratta del presidente degli anni dell’Italia in lockdown – cioè quando la vostra libertà è stata negata con mezzi biotecnologici (tamponi, green-pass).

 

Ma ascoltiamo il presidente: «il modello culturale dell’Occidente è sotto sfida» dice Mattarella, che, porta improvvisamente l’attenzione su Intelligenza artificiale e le multinazionali dei social network: «bisogna evitare che pochi gruppi possano condizionare la democrazia».

 

Parole durissime, che tuttavia non avevamo sentito quando nel maggio 2022 Mark Zuckerberg calò in Italia venendo ricevuto a Palazzo Chigi dal premier Mario Draghi (che era presente all’ultimo discorso di Mattarella) e dal ministro della Transizione Digitale Vittorio Colao.

 

Tuttavia qui l’obbiettivo non era Zuckerberg, con la sua piattaforma che cancella chissà quanti italiani e la loro libera espressioni teoricamente prevista dalla Costituzione. Nel suo discorso, secondo l’ANSA, il presidente avrebbe lanciato l’allarme «su quello che viene chiamato “il modello Musk”».

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Elon però mai è citato nello speech presidenziale, ma i tratti che descrivono tale modello non possono ricondurre che all’imprenditore sudafricano naturalizzato americano.

 

Mattarella parla di un potente «modello di condizionamento», di proporzioni gigantesche che impediscono la regolamentazione: pare, pensiamo noi, quasi delineare la questione di un monopolio, come quello dei Rockefeller, divenuti così potenti, a cavallo tra Ottocento e Novecento, da potersi fagocitare l’intera economia degli USA, che si salvarono grazie alla creazione di leggi antitrust.

 

Leggi di questo tipo sono state invocate di recente contro Facebook, contro Amazon (la principale carica dell’antitrust americana, la presidenza della Federal Trade Commission è finita alla giovane giurista Lina Khan autrice di tesi articolate sul monopolio Jeff Bezos), tuttavia mai avevamo sentito questi rilievi nei confronti di Musk.

 

Anzi, ricordiamo come Elon abbia ribadito, nella sua già leggendaria comparsata all’evento del New York Times in cui ha mandato a farsi fottere la Disney e gli altri investitori che stanno boicottando Twitter, che le sue aziende operano praticamente senza brevetti: non cercano di squalificare la concorrenza in nessun modo, ci sono altre aziende che fanno satelliti, auto elettriche, social media – tuttavia nessuna ha implementato un’execution come quella delle imprese di Musk, ha rivendicato lui stesso.

 

Dalle parole del presidente, invece, potrebbe trasparire la visione di un Musk monopolista, di un Musk «oligarca» – un’immagine diametralmente opposta da quella che invece ha costruito specie in questi anni, in cui tra streaming delle sue partite a Diablo, meme ripostati e incontri con i ragazzotti della rete (più che con giornalisti e habitués di Davos), Elon ha creato un’immagine antitetica rispetto a quella classica del satrapo ultracapitalista, genericamente incapace di comunicare (o disinteressato) e racchiuso in un involucro opaco.

 

La parola «oligarca» ad un certo punto arriva, letterale: «oligarchi di diversa estrazione si sfidano nell’esplorazione sottomarina, in nuove missioni spaziali, nella messa a punto di costosissimi sistemi satellitari (con implicazioni militari) e nel controllo di piattaforme di comunicazione social, agendo, sempre più spesso, come veri e propri contropoteri» dice Mattarella.

 

Qui vi è il riferimento più preciso che mai a Musk: i «costosissimi sistemi satellitari con implicazioni militari» sono quelli di Starlink, che Musk si è messo da solo in orbita grazie alla tecnologia dei razzi riutilizzabili con cui ha sfidato, e vinto, l’intera storia dell’ingegneria astronautica.

 

E il riferimento bellico è certo allo scandalo di qualche mese fa, montato sui giornali americani e tracimato nel resto dei Paesi NATO, per il quale Musk si sarebbe permesso di «spegnere» i collegamenti satellitari che aveva regalato agli ucraini quando aveva capito che stavano pianificando, basandosi sulle connessioni spaziali, un attacco in grande stile alla Crimea, un evento che, nel suo pensiero, avrebbe potuto scatenare la Terza Guerra Mondiale e di conseguenza un «civisational risk», un «rischio per la civiltà», concetto sul quale torna in continuazione, sia che si parla di guerra atomica che di AI o perfino di «woke mind virus» e della cultura dell’establishment globalista come «death cult» – il suo modo, immaginiamo, di definire la Cultura della Morte.

 

Ebbene, questo potere dal cielo che Elon Musk detiene fa decisamente impressione – e lo abbiamo detto, al punto che Renovatio 21 si è spinta a chiedersi se non sia lui l’anticristo di cui parlano le Scritture: perché, ricordarselo sempre, l’anticristo piacerà a tantissima gente. Con i suoi satelliti, Musk si è inserito nel gioco geopolitico totale come attore di rilievo. George Soros, è stato detto, è l’unica persona al mondo con una sua politica estera. Elon Musk è l’unica persona al mondo con una sua geopolitica spaziale, cioè una geopolitica planetaria ed esoplanetaria – e i mezzi materiali per attuarla.

 

Non sappiamo leggere del tutto il riferimento così preciso del presidente: voleva manifestare scorno per il mancato supporto satellitare all’attacco alla Crimea? Oppure è qualcosa di diverso? È bizzarro: sta davvero attaccando l’uomo che fornisce i lanciatori per mettere in orbita la gran parte del programma spaziale europeo? Senza SpaceX, esattamente cosa farebbe l’ESA nei prossimi anni? Si tratta di un rilievo di questo tipo? Dobbiamo pensare ad un risentimento delle istituzioni continentali verso l’uomo che ha aperto lo spazio come esse – che rappresentano mezzo miliardo di cittadini della parte più avanzata (in teoria) del pianeta – non sono riuscite a fare?

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A chi ha scritto il discorso presidenziale, il complottista non dilettante può ricordare, en passant, anche altro: il potere di Musk non deriva dal nulla.

 

Ci sono stati, pubblicamente, i miliardi statali che Obama diede a Tesla (un investimento pubblico che poi, a differenza del caso degli Agnelli, tornarono indietro). C’è questo viaggio che Musk ha fatto in Russia nei primi anni Duemila, quando prese i soldi per la vendita di PayPal, in cerca di tecnologia spaziale sovietica: con lui, si dice, c’era anche una figura dell’apparato americano.

 

C’è il fatto che SpaceX, un appaltatore tenuto in piedi dalle commesse dello Stato americano (che senza i lanci a basso costo muskiani non potrebbe operare ora e tantomeno pensare di partecipare alla nuova corsa allo spazio), ha dietro anche Peter Thiel, già socio di Musk, geniale miliardario rabdomante i cui rapporti con i servizi americani sono sempre chiacchierati, e meno noti sono tuttavia i suoi interessi per i satelliti.

 

Mattarella prosegue nel discorso ammonendo che questi nuovi personaggi – cioè, Elon – avrebbero «la presunzione di divenire loro i protagonisti che dettano le regole, anziché essere destinatari di regolamentazione».

 

È buffo, perché, come abbiamo tante volte registrato su questo sito, Musk è capofila mondiale di chi chiede proprio regolamentazioni per l’Intelligenza Artificiale, creando startup (OpenAi fu fondata da lui come ente no-profit; ora ci sta riprovando con l’AI di Twitter chiamata Grok) partecipando a grandi meeting pubblico-privati (come quello recente a Londra con Sunak, dove era presente pure la Meloni) e soprattutto firmando in testa a centinaia di altri esperti per la moratoria sull’AI.

 

La stessa moratoria che fu snobbata e attaccata da Bill Gates, un vero oligarca monopolista (secondo la vecchia Unione Europea, che lo multò salatamente) che però non sembra aver mai suscitato gli strali presidenziali, nonostante la sua opera consistente di intromissione nelle nostre vite via vaccini e regolamentazioni sanitarie che è in grado di infliggere al mondo grazie al suo dominio sull’OMS, di cui è primo finanziatore. Alle iniziative vaccinali dell’oligarca miliardario Gates, anzi, lo Stato italiano promette, come nel caso del governo Conte bis, 287,5 milioni di euro.

 

Chi ha seguito minimamente le recenti uscite di Musk – nel senso, oltre a quella di Atreju – lo ha sentito varie volte ribadire che di fatto egli non è contro le regolamentazioni, anzi: si trova in disaccordo con esse «once in a blue moon», una volta ogni morti di papa, disse in un’intervista a Tucker Carlson, quando spiegò che facendo missili e automobili le regolamentazioni che le sue aziende debbono rispettare sono milioni, al punto che solo le carte riempiono intere stanze.

 

Il concetto è stato ribadito chiaramente anche durante l’incontro del New York Times, quando ha spiegato la difficoltà di seguire tutto senza mai piegare veramente il sistema – già, perché non sappiamo quanti lobbysti abbia Musk, né quante leggi a suo favore siano state effettivamente fatte. Lo stesso non possiamo dire, in USA e in Italia, per tante aziende notissime, i cui megadirettori magari sono incontrati cerimonialmente dai vertici del nostro Stato.

 

Mattarella però non ha finito, e scende in trincea contro il pericolo totalitario del XXI secolo: «Immaginiamo solo per un momento, applicando lo scenario descritto nel libro 1984, cosa avrebbe potuto significare una distorsione nell’uso di queste tecnologie al servizio di una dittatura del Novecento. Sono in gioco i presupposti della sovranità dei cittadini». Ecco, dal complottismo, il presidente passa al sovranismo. Sergio è ora one of the boys, e stiamo per regalargli un abbonamento gratuito a Renovatio 21.

 

La realtà è che queste parole, che fanno pensare alle polemiche su Twitter, sono arrivate nello stesso momento in cui l’Unione Europea, risaputo covo di hater del Twitter muskiano sin da subito, ha avviato una «procedura formale di infrazione» contro X, che potrebbe portare persino alla sua chiusura in territorio UE. L’accusa è quella di non riuscire a contrastare i contenuti illeciti e la disinformazione, di mancanza di trasparenza sulla pubblicità e di pratiche di progettazione «ingannevoli». Bruxelles ha quindi materialmente promesso di chiuderla definitivamente se la piattaforma non vieterà immediatamente i media alternativi.

 

«Le prove che abbiamo attualmente sono sufficienti per aprire formalmente un procedimento contro X», ha detto in una nota Margrethe Vestager, vicepresidente esecutivo che supervisiona la politica digitale. «La Commissione indagherà attentamente sulla conformità di X con il [Digital Services Act] DSA, per garantire che i cittadini europei siano tutelati online».

 

Nel frattempo, Thierry Breton, il Commissario Europeo responsabile dell’applicazione della legge, ha scritto in un post su Twitter che «Oggi apriamo una procedura formale di infrazione contro X».

 

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Si tratta, dice il Commissario Europeo alla concorrenza, risposta a una «sospetta violazione degli obblighi, contrasto i contenuti illegali e la disinformazione; sospetta violazione degli obblighi di trasparenza».

 

In pratica, stanno dando seguito al bavaglio universale promesso con il DSA: le voci dissonanti, come quella del sito che state leggendo, potranno essere annientate, nel tentativo di far tornare la popolazione a «informarsi» solo sui giornaloni mendaci pagati da Stati e interessi oligarchici.

 

Inizieranno con Twitter, e la cosa, nel momento in cui in America, pure a livello istituzionale, si discute di pedofili che scorrazzano liberi sulle piattaforme di Zuckerberg, farebbe anche ridere, se non fosse impudicizia che diviene orrore puro.

 

Ma che importa? Il presidente degli italiani lockdownati mette l’elmetto: «contrastare quello che può insidiare le nostre libertà è l’impegno prioritario che si pone davanti a noi». Il capo dello Stato contro gli oligarchi: ci avevate mai pensato?

 

A dire il vero, riguardo ad oligarchi monopolisti, non esattamente amanti della libertà e dell’umanità in generale, ci sovviene un’altra memoria con al centro il presidente.

 

Nel 2016, la riunione plenaria della Commissione Trilaterale si fece a Roma, nientemeno che al Palazzo del Quirinale. Il presidente della Repubblica Mattarella accolse i membri dell’esclusivo club di potenti e magnati con un intervento in cui non mancò di citare elogiativamente il vero fondatore del gruppo: David Rockefeller.

 

«Sono davvero lieto di ricevere al Palazzo del Quirinale i partecipanti alla riunione Plenaria della Commissione Trilaterale» disse la Prima carica dello Stato italiano. «Quando, oltre quaranta anni fa, David Rockfeller ebbe l’intuizione di dar vita alla Commissione, si mosse nell’intento di capitalizzare le risorse e le energie degli ambienti imprenditoriali, culturali e sociali in America, Europa e Giappone, per superare le rigidità che sovente accompagnano le relazioni ufficiali tra Governi, così da fornire interpretazioni non formali ma originali di fenomeni complessi e dalle ampie ramificazioni».

 

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I Rockefeller sapete chi sono: la famiglia di oligarchi par excellence, contro cui, come dicevamo sopra, gli USA di inizio Novecento crearono con successo le leggi antitrust: perché, si diceva, si sarebbero espansi sino a divorare persino le botteghe di alimentari in strada.

 

Quello dei Rockefeller è il casato che si trasmette geneticamente, da più di cinque generazioni, l’impellente necessità di ridurre la popolazione terrestre, e ora pure l’imperativo dell’accettazione del vaccino: del loro impatto sul mondo – dalla medicina al costume all’industria alimentare – abbiamo scritto tanto, e il loro uomo di fiducia, Henry Kissinger, è morto qualche giorno fa, riportandoci alla mente il documento NSSM-200, con il quale l’uomo dei Rockefeller impiantato nel cuore dello Stato americano programmava la depopolazione del pianeta come priorità occulta della politica estera americana.

 

La Trilaterale, che Mattarella onorò 8 anni fa a casa Sua (cioè la casa usurpata dai Savoia ai papi – il Quirinale), si dice sia stato un ulteriore parto dei Rockefeller per piazzarvi un altro dei loro intelligentoni fatti infiltrare nello Stato profondo: Zbig Brzezinski. L’uomo che odiava la Russia più di ogni altra cosa (forse era una questione personale: la sua aristocratica famiglia polacca regnava sul voivodato di Ternopoli, ma sarebbe stata scacciata dai sovietici) viene ricordato come la mente dietro all’Operazione Ciclone, ossia il sostegno agli islamisti (allora mujaheddin) contro l’invasione russa dell’Afghanistan. Il risultato, il lettore lo sa, è stato Al Qaeda.

 

Tuttavia il genio strategico di Brzezinski andava ben al di là delle contingenze geopolitiche. Letti oggi, i suoi libri dei primi anni Settanta come Between Two Ages: America’s Role in the Technetronic Era («Tra due ere: il ruolo dell’America nell’era tecnotronica») lasciano a bocca aperta: parla della morte delle Nazioni da indurre programmaticamente con il consumismo, parla di istruzione telematizzata (anni prima di Zoom), di geoingegneria (sì), di sistemi di narcotizzazione delle masse come il tittytainment (cioè, letteralmente, l’intrattenimento a base di tette, politica evidente sulle TV quanto sui rotocalchi o su Instagram).

 

Brzezinski non aveva un vero interesse per il suprematismo americano: la sua idea è, più che altro, quella dell’inevitabile governo tecnocratico mondiale. Il che lo rende perfetto per l’oligarcato dei Rockefeller, che ora continua nell’oligarcato dei Gates e degli altri padroni del vapore che stanno infliggendo il biototalitarismo elettronico del XXI secolo, di cui abbiamo avuto un assaggio materiale con il COVID.

 

Ma non dobbiamo farla tanto complicata: magari non si tratta di politica spaziale, magari è una questione di politica più spicciola – che l’uomo più ricco del mondo scenda in Italia per partecipare ad un evento di partito non si era mai visto, e il PD schiuma di rabbia: eccoti l’onorevole gay Zan che si scaglia contro Musk e la Meloni adducendo che il bambino ha portato sul palco è fatto con la surrogata – cosa falsa, è figlio naturale della cantante Grimes, forse pure l’unico, da quando morì il primogenito per SIDS (che Elon si stia svegliando anche su quello?), a non essere fatto con la provetta. Lo ammettiamo, il fatto che l’unico bambino avuto naturalmente sia quello che si porti dovunque (a quanto pare, lontano dalla madre) è anche un po’ inquietante: ma non sono queste sottigliezze che stanno lanciando i piddini con le loro fake news, magari ripetute proprio su Twitter.

 

Si tratta quindi solo di uno schizzetto di politica interna, che per dare una stoccata al partito di governo (che, con Ignazio La Russa, aveva appena colpito il presidente riguardo al premierato) utilizzando fantascienza apocalittico-oligarchica?

 

In realtà, non lo sappiamo. Registriamo come tutta la questione intorno al discorso appaia superficiale, contraddittoria, a suo modo bizzarra.

 

Ma forse siamo gli unici a notarlo. Del resto, lo sapete, la maggior parte delle volte non stanno parlando a voi.

 

Roberto Dal Bosco

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Papa Leone conferisce a Carlo III, capo della Chiesa d’Inghilterra, la cattedra permanente nella basilica papale

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Papa Leone XIV è pronto a compiere un gesto senza precedenti in occasione della visita ufficiale di re Carlo III la prossima settimana.   Leone XIII nominerà Carlo, capo della Chiesa d’Inghilterra, «confratello reale» di San Paolo fuori le Mura, una delle quattro basiliche papali. A tal proposito, a Carlo sarà concesso l’uso di una cattedra speciale e permanente.   Carlo III pregherà inoltre insieme al papa nella Cappella Sistina, durante un «servizio ecumenico» pubblico.

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«Segnerà un momento significativo nelle relazioni tra la Chiesa cattolica e la Chiesa d’Inghilterra, di cui Sua Maestà è il Governatore Supremo, riconoscendo il lavoro ecumenico intrapreso e riflettendo il tema dell’anno giubilare di camminare insieme come “Pellegrini della speranza”», ha dichiarato un portavoce di Buckingham Palace.   Secondo l’agenzia Reuters, i due avranno anche un incontro privato per discutere di «sostenibilità climatica».   Il re britannico, ora onorato dalla chiesa cattolica, siede sul trono che dal XVI secolo, dopo lo scisma del re pazzo e malvagio Enrico VIII, perseguitò in maniera cruenta i cattolici, giustiziando e scorticando fedeli e preti (con la loro pelle hanno rivestiti libri ancora oggi in bella mostra) obbligandoli alla clandestinità.   Uno degli eroi di questa catastrofe fu Guido Fawkes, il cattolico che tentò di far saltare Westminister (l’ultimo uomo che vi è entrato con intenzioni sincere, dice una nota battuta circolante nella politica british) per rinstaurarvi un potere cattolico. Fawkes, tradito, fu catturato e torturato, squartato in parti che furono mandate ai quattro angoli del regno, nonostante egli avesse accettato le condizione del re inglese.   Ancora oggi la tradizione vuole che in Inghilterra si brucino le effigi di Fawkes ogni 5 novembre. Per quelle che crediamo essere ragioni di Stato non diverse da quelle che hanno portato al presente e osceno sviluppo, il simbolo di Fawkes non è stato abbracciato dai cattolici, ma dalla teppa pseudo-anarchica, solo, tuttavia, perché rielaborato dal fumettista Alan Moore nella celebrata graphic novel poi divenuta film V per Vendetta.   Non si tratta, tuttavia, solo di storia di secoli fa: a scandalizzare il cattolico dovrebbe essere l’appartenenza della stirpe Windsor alla Cultura della Morte, quella che sostiene – passandosi il compito geneticamente, da Filippo a Carlo a Guglielmo ed Enrico – la riduzione della popolazione e quindi l’astio verso l’essere umano.   Dietro alla facciata ecologista, senza neanche tanto grattare, gli Windsor (che in realtà non sono britannici e non si chiamano Coburgo Gotha: Windsor è il nome di un paesino inglese che suonava bene per il rebranding del loro casato tedesco) si rivelano arconti della Necrocultura – sono una famiglia della morteChiedete ad Alfie Evans, a Charlie Gard, a tantissimi di cui non conosceremo mai il nome.   La storia del Carlo, come universalmente noto, ma per qualche ragione non considerato, non è stata limpidissima, dalla morte Diana ai milioni presi dalla famiglia Bin Laden in buste di plastica. Un anno fa emerse che nel 1983 l’allora principe di Galles aveva ricevuto un premio da un veterano nazista, una laurea ad honorem presso l’università dell’Alberta, in Canada.   Andrebbero anche ricordati l’amicizia, e le donazioni milionarie, che a Carlo fece il misterioso petroliere americano (per qualcuno spia KGB) Armand Hammer: quando nel 1988 la piattaforma petrolifera marina Piper Alpha della Occidental Petroleum collassò nelle fiamme a 200 miglia da Aberdeen uccidendo 160 persone, il futuro re si precipitò a difendere Hammer, che se la cavò alla grande. Sulla questione della dinastia degli Hammer, miliardari ebrei americani di origini russe a cui fu permesso per qualche motivo di restare vicini al Cremlino, andrebbe scritto un articolo a parte, specie dopo le accuse, sulle quali oltre ai presunti stupri i giornali hanno pure fatto aleggiare lo spettro di perversioni cannibalistiche, del nipote divo di Hollywood Armie Hammer.   Per non parlare dell’amicizia persona con Jimmy Savile, il popolare DJ e conduttore TV britannico che, secondo accuse emerse appena dopo la sua morte nel 2011 ma che circolavano come voci da decenni, avrebbe abusato in istituti scolastici e manicomiali di cui era donatore di qualcosa come 400 ragazzine.

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Un momento in cui la malvagità della corona britannica è emerso è stato quando nel maggio 2024 è stato presentato in pompa magna il ritratto ufficiale del re, un’immagine che sembra uscita dall’inferno, composta da un artista noto per aver praticato in passato collage con riviste pornografiche.     «You can Stick your Royal Family Up Your Arse», «puoi ficcarti la famiglia reale su per il» aveva cantato la curva del Celtic, la squadra della comunità cattolica della città di Glasgow, al momento dell’incoronazione di Carlo.   Sì: gli ultras scozzesi, oggi, possono essere più cattolici del papa.   Nel frattempo, l’odierno malvagio re britannico a Roma riceve il plauso pure dei parlamentari italiani.    

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Il principe Andrea rinuncia ai titoli a causa dello scandalo Epstein

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Il principe britannico Andrea ha rinunciato ai suoi ultimi titoli reali in seguito alle nuove rivelazioni contenute nelle memorie postume di Virginia Giuffre, la donna che lo accusò di abusi sessuali legati al defunto finanziere statunitense Jeffrey Epstein. La decisione, annunciata venerdì, rappresenta l’ultima ripercussione di uno scandalo che da anni getta un’ombra sulla monarchia britannica. Oltre al titolo di duca eboraceno, Andrea perde vari titoli, escluso quello di principe.

 

Epstein fu arrestato nel 2019 con l’accusa di traffico sessuale di minori, imputato di gestire una rete che coinvolgeva potenti personalità e sfruttava ragazze minorenni. Morì in carcere nello stesso anno, in un caso ufficialmente classificato come suicidio.

 

Nel 2021, Virginia Giuffre, sopravvissuta alla rete di traffico di Epstein, denunciò il principe Andrea per abusi sessuali, sostenendo di essere stata costretta a rapporti sessuali con i suoi associati, incluso il principe, quando aveva 17 anni.

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Sebbene Andrea abbia sempre negato le accuse – e nel 2022 abbia raggiunto con Giuffre un accordo extragiudiziale confidenziale – questa settimana la stampa britannica hanno pubblicato estratti delle memorie postume di Giuffre, Nobody’s Girl, riaccendendo la controversia. Giuffre, deceduta ufficialmente per suicidio ad aprile, aveva scritto che il principe riteneva di avere «il diritto» di avere rapporti con lei, considerandolo «un privilegio di nascita».

 

La ragazza era stata denunciata dal principe del foro Alan Dershowitz ritirando le accuse nei confronti del popolare avvocato ebreo harvardiano che fu vicino ad Epstein. Alcuni famigliari della Giuffre non credono si sia suicidata.

 

Andrea aveva cercato di difendersi anni fa con un’intervista alla BBC che si rivelò disastrosa, dove negò il racconto della ragazza dicendo, nonostante le fotografie che li ritraggono assieme, di non ricordare di averla mai vista e che le sue parole sono inverosimili in quanto lui non suda più dopo un’overdose di adrenalina avuta durante uno scontro militare nel conflitto delle Falklands.

 

In una dichiarazione rilasciata venerdì da Buckingham Palace, il principe Andrea ha spiegato che la sua decisione è stata motivata dalle rinnovate pressioni legate allo scandalo, che «distoglie l’attenzione dal lavoro di Sua Maestà e della famiglia reale».

 

«Ho deciso, come sempre, di mettere al primo posto il mio dovere verso la mia famiglia e il mio Paese», ha dichiarato Andrea. «Pertanto, non utilizzerò più il mio titolo né gli onori conferitimi». Ha ribadito di negare «con forza» le accuse.

 

Andrea si era già ritirato dai suoi doveri reali dopo che sua madre, la defunta Regina Elisabetta II, lo aveva privato dei suoi titoli militari e patronati allo scoppio dello scandalo. Ora rinuncerà al titolo di Duca di York, al cavalierato e al ruolo di Cavaliere Reale Compagno dell’Ordine della Giarrettiera. Tuttavia, conserverà il titolo di principe come figlio di Elisabetta II (della quale si dice fosse il preferito), e le sue figlie, le principesse Beatrice ed Eugenia, manterranno i loro titoli.

 

Intervistato da BBC Newsnight dopo l’annuncio, Sky Roberts, fratello di Giuffre, ha dichiarato che la notizia ha suscitato emozioni contrastanti, ma che sua sorella defunta «sarebbe molto orgogliosa», poiché la decisione «la giustifica» e porta i suoi sforzi per denunciare i crimini di Epstein e Andrea «a una forma di giustizia».

 

Sul caso di Andrea ed Epstein la TV britannica ha già prodotto due serie, uno forse leggermente più simpatetica dell’altra.

 

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Immagine di Thorne1983 via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-SA 2.0)

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Fico: Boris Johnson ha tratto profitto dal conflitto in Ucraina

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L’ex primo ministro britannico Boris Johnson aveva interessi economici nel prolungamento del conflitto in Ucraina, ha sostenuto il primo ministro slovacco Robert Fico.   Parlando giovedì al parlamento slovacco, Fico ha citato recenti articoli della stampa britannica che collegano Johnson all’imprenditore Christopher Harborne, attivo nella produzione di armi. Harborne avrebbe donato 1 milione di sterline (1,15 milioni di euro) a Johnson dopo la fine del suo mandato nel 2022 e lo avrebbe accompagnato in almeno una visita a Kiev nel 2023.   Fico ha indicato questo caso come esempio di ciò che ha definito corruzione e speculazione bellica tra i politici occidentali, collegandolo al ruolo di Johnson nell’ostacolare un accordo di pace tra Russia e Ucraina negoziato in Turchia nelle prime fasi del conflitto.

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«Boris Johnson si è battuto per prolungare la guerra. Poi ha ricevuto un milione di sterline da un produttore di armi», ha dichiarato Fico. «Non voleva porre fine al conflitto perché sapeva di avere un amico che gli avrebbe dato denaro e, in cambio, lo avrebbe aiutato con le armi in Ucraina».   Il leader slovacco ha aggiunto che «molte persone hanno tratto enormi profitti» dal conflitto, mentre gli ucraini «sono stati e continuano a essere le principali vittime di questa guerra».   Fico ha anche fatto riferimento all’ex presidente francese Nicolas Sarkozy, fervente sostenitore dell’intervento NATO in Libia nel 2011. A settembre, Sarkozy è stato condannato a cinque anni di carcere per finanziamento illecito della campagna elettorale, legato a donazioni ricevute dal leader libico Muammar Gheddafi, deposto e ucciso durante l’intervento NATO.   Il primo ministro di Bratislava ha espresso a lungo critiche verso l’approccio occidentale al conflitto ucraino, opponendosi alla continua fornitura di armi a Kiev, una politica fortemente appoggiata da Johnson.

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«Molti Paesi occidentali vogliono davvero che questa guerra continui», ha detto giorni fa Fico, che a dicembre 2024 aveva preoconizzato che «gli ucraini saranno traditi» dai Paesi occidentali e Kiev «perderà territorio», forse fino a un terzo del totale, e «non sarà invitata nella NATO».   Come riportato da Renovatio 21, settimane fa Fico aveva aspramente criticato il presidente americano Joe Biden dichiarando che muovere le restrizioni all’uso da parte dell’Ucraina di missili a lungo raggio forniti dagli Stati Uniti contro obiettivi in ​​territorio russo è insensato e controproducente. «Si tratta di un’escalation di tensioni senza precedenti», ha affermato Fico, definendola un tentativo di influenzare negativamente le politiche del presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump e di «frustrare e ritardare» qualsiasi colloquio di pace.   Dopo l’attentato subito, assicurando che la Slovacchia avrebbe posto il veto sull’entrata di Kiev nell’Alleanza Atlantica, Fico aveva detto che «l’adesione dell’Ucraina alla NATO significa una Terza Guerra Mondiale garantita».  

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Immagine di Number 10 via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-ND 2.0
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