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Oligarcato e potere spaziale. Perché Mattarella ha attaccato Elon Musk?

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Il presidente Mattarella ha spiazzato chi credeva che nel suo penultimo discorso dell’anno volesse dire la sua sulla posizione politica italiana, che ribolle pazzamente dalla bocciatura del MES. La mancata ratifica del fondo salva-Stati, cioè salva-banche, potrebbe costituire un punto di catastrofe per la storia dell’eurofilismo italiana, nella quale il partito da cui proviene il presidente, così come praticamente tutto l’apparato dello Stato (lo Stato-partito), è per qualche ragione immerso.

 

E invece il presidente l’ha lanciata altissima, nell’iperuranio della storia della civiltà, parlando di «una rivoluzione enormemente più profonda, più veloce e globale di quella industriale» di due secoli fa, e denunciando la minaccia di un «contropotere» si espande nel pianeta mettendo a rischio la nostra libertà.

 

Messa così, parrebbe musica per le orecchie dei complottisti. No? Il presidente che parla di deriva tecnologica dell’umanità e di libertà negate come può non piacerci? Certo, bisogna dimenticare un paio di cose, come il fatto che si tratta del presidente degli anni dell’Italia in lockdown – cioè quando la vostra libertà è stata negata con mezzi biotecnologici (tamponi, green-pass).

 

Ma ascoltiamo il presidente: «il modello culturale dell’Occidente è sotto sfida» dice Mattarella, che, porta improvvisamente l’attenzione su Intelligenza artificiale e le multinazionali dei social network: «bisogna evitare che pochi gruppi possano condizionare la democrazia».

 

Parole durissime, che tuttavia non avevamo sentito quando nel maggio 2022 Mark Zuckerberg calò in Italia venendo ricevuto a Palazzo Chigi dal premier Mario Draghi (che era presente all’ultimo discorso di Mattarella) e dal ministro della Transizione Digitale Vittorio Colao.

 

Tuttavia qui l’obbiettivo non era Zuckerberg, con la sua piattaforma che cancella chissà quanti italiani e la loro libera espressioni teoricamente prevista dalla Costituzione. Nel suo discorso, secondo l’ANSA, il presidente avrebbe lanciato l’allarme «su quello che viene chiamato “il modello Musk”».

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Elon però mai è citato nello speech presidenziale, ma i tratti che descrivono tale modello non possono ricondurre che all’imprenditore sudafricano naturalizzato americano.

 

Mattarella parla di un potente «modello di condizionamento», di proporzioni gigantesche che impediscono la regolamentazione: pare, pensiamo noi, quasi delineare la questione di un monopolio, come quello dei Rockefeller, divenuti così potenti, a cavallo tra Ottocento e Novecento, da potersi fagocitare l’intera economia degli USA, che si salvarono grazie alla creazione di leggi antitrust.

 

Leggi di questo tipo sono state invocate di recente contro Facebook, contro Amazon (la principale carica dell’antitrust americana, la presidenza della Federal Trade Commission è finita alla giovane giurista Lina Khan autrice di tesi articolate sul monopolio Jeff Bezos), tuttavia mai avevamo sentito questi rilievi nei confronti di Musk.

 

Anzi, ricordiamo come Elon abbia ribadito, nella sua già leggendaria comparsata all’evento del New York Times in cui ha mandato a farsi fottere la Disney e gli altri investitori che stanno boicottando Twitter, che le sue aziende operano praticamente senza brevetti: non cercano di squalificare la concorrenza in nessun modo, ci sono altre aziende che fanno satelliti, auto elettriche, social media – tuttavia nessuna ha implementato un’execution come quella delle imprese di Musk, ha rivendicato lui stesso.

 

Dalle parole del presidente, invece, potrebbe trasparire la visione di un Musk monopolista, di un Musk «oligarca» – un’immagine diametralmente opposta da quella che invece ha costruito specie in questi anni, in cui tra streaming delle sue partite a Diablo, meme ripostati e incontri con i ragazzotti della rete (più che con giornalisti e habitués di Davos), Elon ha creato un’immagine antitetica rispetto a quella classica del satrapo ultracapitalista, genericamente incapace di comunicare (o disinteressato) e racchiuso in un involucro opaco.

 

La parola «oligarca» ad un certo punto arriva, letterale: «oligarchi di diversa estrazione si sfidano nell’esplorazione sottomarina, in nuove missioni spaziali, nella messa a punto di costosissimi sistemi satellitari (con implicazioni militari) e nel controllo di piattaforme di comunicazione social, agendo, sempre più spesso, come veri e propri contropoteri» dice Mattarella.

 

Qui vi è il riferimento più preciso che mai a Musk: i «costosissimi sistemi satellitari con implicazioni militari» sono quelli di Starlink, che Musk si è messo da solo in orbita grazie alla tecnologia dei razzi riutilizzabili con cui ha sfidato, e vinto, l’intera storia dell’ingegneria astronautica.

 

E il riferimento bellico è certo allo scandalo di qualche mese fa, montato sui giornali americani e tracimato nel resto dei Paesi NATO, per il quale Musk si sarebbe permesso di «spegnere» i collegamenti satellitari che aveva regalato agli ucraini quando aveva capito che stavano pianificando, basandosi sulle connessioni spaziali, un attacco in grande stile alla Crimea, un evento che, nel suo pensiero, avrebbe potuto scatenare la Terza Guerra Mondiale e di conseguenza un «civisational risk», un «rischio per la civiltà», concetto sul quale torna in continuazione, sia che si parla di guerra atomica che di AI o perfino di «woke mind virus» e della cultura dell’establishment globalista come «death cult» – il suo modo, immaginiamo, di definire la Cultura della Morte.

 

Ebbene, questo potere dal cielo che Elon Musk detiene fa decisamente impressione – e lo abbiamo detto, al punto che Renovatio 21 si è spinta a chiedersi se non sia lui l’anticristo di cui parlano le Scritture: perché, ricordarselo sempre, l’anticristo piacerà a tantissima gente. Con i suoi satelliti, Musk si è inserito nel gioco geopolitico totale come attore di rilievo. George Soros, è stato detto, è l’unica persona al mondo con una sua politica estera. Elon Musk è l’unica persona al mondo con una sua geopolitica spaziale, cioè una geopolitica planetaria ed esoplanetaria – e i mezzi materiali per attuarla.

 

Non sappiamo leggere del tutto il riferimento così preciso del presidente: voleva manifestare scorno per il mancato supporto satellitare all’attacco alla Crimea? Oppure è qualcosa di diverso? È bizzarro: sta davvero attaccando l’uomo che fornisce i lanciatori per mettere in orbita la gran parte del programma spaziale europeo? Senza SpaceX, esattamente cosa farebbe l’ESA nei prossimi anni? Si tratta di un rilievo di questo tipo? Dobbiamo pensare ad un risentimento delle istituzioni continentali verso l’uomo che ha aperto lo spazio come esse – che rappresentano mezzo miliardo di cittadini della parte più avanzata (in teoria) del pianeta – non sono riuscite a fare?

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A chi ha scritto il discorso presidenziale, il complottista non dilettante può ricordare, en passant, anche altro: il potere di Musk non deriva dal nulla.

 

Ci sono stati, pubblicamente, i miliardi statali che Obama diede a Tesla (un investimento pubblico che poi, a differenza del caso degli Agnelli, tornarono indietro). C’è questo viaggio che Musk ha fatto in Russia nei primi anni Duemila, quando prese i soldi per la vendita di PayPal, in cerca di tecnologia spaziale sovietica: con lui, si dice, c’era anche una figura dell’apparato americano.

 

C’è il fatto che SpaceX, un appaltatore tenuto in piedi dalle commesse dello Stato americano (che senza i lanci a basso costo muskiani non potrebbe operare ora e tantomeno pensare di partecipare alla nuova corsa allo spazio), ha dietro anche Peter Thiel, già socio di Musk, geniale miliardario rabdomante i cui rapporti con i servizi americani sono sempre chiacchierati, e meno noti sono tuttavia i suoi interessi per i satelliti.

 

Mattarella prosegue nel discorso ammonendo che questi nuovi personaggi – cioè, Elon – avrebbero «la presunzione di divenire loro i protagonisti che dettano le regole, anziché essere destinatari di regolamentazione».

 

È buffo, perché, come abbiamo tante volte registrato su questo sito, Musk è capofila mondiale di chi chiede proprio regolamentazioni per l’Intelligenza Artificiale, creando startup (OpenAi fu fondata da lui come ente no-profit; ora ci sta riprovando con l’AI di Twitter chiamata Grok) partecipando a grandi meeting pubblico-privati (come quello recente a Londra con Sunak, dove era presente pure la Meloni) e soprattutto firmando in testa a centinaia di altri esperti per la moratoria sull’AI.

 

La stessa moratoria che fu snobbata e attaccata da Bill Gates, un vero oligarca monopolista (secondo la vecchia Unione Europea, che lo multò salatamente) che però non sembra aver mai suscitato gli strali presidenziali, nonostante la sua opera consistente di intromissione nelle nostre vite via vaccini e regolamentazioni sanitarie che è in grado di infliggere al mondo grazie al suo dominio sull’OMS, di cui è primo finanziatore. Alle iniziative vaccinali dell’oligarca miliardario Gates, anzi, lo Stato italiano promette, come nel caso del governo Conte bis, 287,5 milioni di euro.

 

Chi ha seguito minimamente le recenti uscite di Musk – nel senso, oltre a quella di Atreju – lo ha sentito varie volte ribadire che di fatto egli non è contro le regolamentazioni, anzi: si trova in disaccordo con esse «once in a blue moon», una volta ogni morti di papa, disse in un’intervista a Tucker Carlson, quando spiegò che facendo missili e automobili le regolamentazioni che le sue aziende debbono rispettare sono milioni, al punto che solo le carte riempiono intere stanze.

 

Il concetto è stato ribadito chiaramente anche durante l’incontro del New York Times, quando ha spiegato la difficoltà di seguire tutto senza mai piegare veramente il sistema – già, perché non sappiamo quanti lobbysti abbia Musk, né quante leggi a suo favore siano state effettivamente fatte. Lo stesso non possiamo dire, in USA e in Italia, per tante aziende notissime, i cui megadirettori magari sono incontrati cerimonialmente dai vertici del nostro Stato.

 

Mattarella però non ha finito, e scende in trincea contro il pericolo totalitario del XXI secolo: «Immaginiamo solo per un momento, applicando lo scenario descritto nel libro 1984, cosa avrebbe potuto significare una distorsione nell’uso di queste tecnologie al servizio di una dittatura del Novecento. Sono in gioco i presupposti della sovranità dei cittadini». Ecco, dal complottismo, il presidente passa al sovranismo. Sergio è ora one of the boys, e stiamo per regalargli un abbonamento gratuito a Renovatio 21.

 

La realtà è che queste parole, che fanno pensare alle polemiche su Twitter, sono arrivate nello stesso momento in cui l’Unione Europea, risaputo covo di hater del Twitter muskiano sin da subito, ha avviato una «procedura formale di infrazione» contro X, che potrebbe portare persino alla sua chiusura in territorio UE. L’accusa è quella di non riuscire a contrastare i contenuti illeciti e la disinformazione, di mancanza di trasparenza sulla pubblicità e di pratiche di progettazione «ingannevoli». Bruxelles ha quindi materialmente promesso di chiuderla definitivamente se la piattaforma non vieterà immediatamente i media alternativi.

 

«Le prove che abbiamo attualmente sono sufficienti per aprire formalmente un procedimento contro X», ha detto in una nota Margrethe Vestager, vicepresidente esecutivo che supervisiona la politica digitale. «La Commissione indagherà attentamente sulla conformità di X con il [Digital Services Act] DSA, per garantire che i cittadini europei siano tutelati online».

 

Nel frattempo, Thierry Breton, il Commissario Europeo responsabile dell’applicazione della legge, ha scritto in un post su Twitter che «Oggi apriamo una procedura formale di infrazione contro X».

 

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Si tratta, dice il Commissario Europeo alla concorrenza, risposta a una «sospetta violazione degli obblighi, contrasto i contenuti illegali e la disinformazione; sospetta violazione degli obblighi di trasparenza».

 

In pratica, stanno dando seguito al bavaglio universale promesso con il DSA: le voci dissonanti, come quella del sito che state leggendo, potranno essere annientate, nel tentativo di far tornare la popolazione a «informarsi» solo sui giornaloni mendaci pagati da Stati e interessi oligarchici.

 

Inizieranno con Twitter, e la cosa, nel momento in cui in America, pure a livello istituzionale, si discute di pedofili che scorrazzano liberi sulle piattaforme di Zuckerberg, farebbe anche ridere, se non fosse impudicizia che diviene orrore puro.

 

Ma che importa? Il presidente degli italiani lockdownati mette l’elmetto: «contrastare quello che può insidiare le nostre libertà è l’impegno prioritario che si pone davanti a noi». Il capo dello Stato contro gli oligarchi: ci avevate mai pensato?

 

A dire il vero, riguardo ad oligarchi monopolisti, non esattamente amanti della libertà e dell’umanità in generale, ci sovviene un’altra memoria con al centro il presidente.

 

Nel 2016, la riunione plenaria della Commissione Trilaterale si fece a Roma, nientemeno che al Palazzo del Quirinale. Il presidente della Repubblica Mattarella accolse i membri dell’esclusivo club di potenti e magnati con un intervento in cui non mancò di citare elogiativamente il vero fondatore del gruppo: David Rockefeller.

 

«Sono davvero lieto di ricevere al Palazzo del Quirinale i partecipanti alla riunione Plenaria della Commissione Trilaterale» disse la Prima carica dello Stato italiano. «Quando, oltre quaranta anni fa, David Rockfeller ebbe l’intuizione di dar vita alla Commissione, si mosse nell’intento di capitalizzare le risorse e le energie degli ambienti imprenditoriali, culturali e sociali in America, Europa e Giappone, per superare le rigidità che sovente accompagnano le relazioni ufficiali tra Governi, così da fornire interpretazioni non formali ma originali di fenomeni complessi e dalle ampie ramificazioni».

 

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I Rockefeller sapete chi sono: la famiglia di oligarchi par excellence, contro cui, come dicevamo sopra, gli USA di inizio Novecento crearono con successo le leggi antitrust: perché, si diceva, si sarebbero espansi sino a divorare persino le botteghe di alimentari in strada.

 

Quello dei Rockefeller è il casato che si trasmette geneticamente, da più di cinque generazioni, l’impellente necessità di ridurre la popolazione terrestre, e ora pure l’imperativo dell’accettazione del vaccino: del loro impatto sul mondo – dalla medicina al costume all’industria alimentare – abbiamo scritto tanto, e il loro uomo di fiducia, Henry Kissinger, è morto qualche giorno fa, riportandoci alla mente il documento NSSM-200, con il quale l’uomo dei Rockefeller impiantato nel cuore dello Stato americano programmava la depopolazione del pianeta come priorità occulta della politica estera americana.

 

La Trilaterale, che Mattarella onorò 8 anni fa a casa Sua (cioè la casa usurpata dai Savoia ai papi – il Quirinale), si dice sia stato un ulteriore parto dei Rockefeller per piazzarvi un altro dei loro intelligentoni fatti infiltrare nello Stato profondo: Zbig Brzezinski. L’uomo che odiava la Russia più di ogni altra cosa (forse era una questione personale: la sua aristocratica famiglia polacca regnava sul voivodato di Ternopoli, ma sarebbe stata scacciata dai sovietici) viene ricordato come la mente dietro all’Operazione Ciclone, ossia il sostegno agli islamisti (allora mujaheddin) contro l’invasione russa dell’Afghanistan. Il risultato, il lettore lo sa, è stato Al Qaeda.

 

Tuttavia il genio strategico di Brzezinski andava ben al di là delle contingenze geopolitiche. Letti oggi, i suoi libri dei primi anni Settanta come Between Two Ages: America’s Role in the Technetronic Era («Tra due ere: il ruolo dell’America nell’era tecnotronica») lasciano a bocca aperta: parla della morte delle Nazioni da indurre programmaticamente con il consumismo, parla di istruzione telematizzata (anni prima di Zoom), di geoingegneria (sì), di sistemi di narcotizzazione delle masse come il tittytainment (cioè, letteralmente, l’intrattenimento a base di tette, politica evidente sulle TV quanto sui rotocalchi o su Instagram).

 

Brzezinski non aveva un vero interesse per il suprematismo americano: la sua idea è, più che altro, quella dell’inevitabile governo tecnocratico mondiale. Il che lo rende perfetto per l’oligarcato dei Rockefeller, che ora continua nell’oligarcato dei Gates e degli altri padroni del vapore che stanno infliggendo il biototalitarismo elettronico del XXI secolo, di cui abbiamo avuto un assaggio materiale con il COVID.

 

Ma non dobbiamo farla tanto complicata: magari non si tratta di politica spaziale, magari è una questione di politica più spicciola – che l’uomo più ricco del mondo scenda in Italia per partecipare ad un evento di partito non si era mai visto, e il PD schiuma di rabbia: eccoti l’onorevole gay Zan che si scaglia contro Musk e la Meloni adducendo che il bambino ha portato sul palco è fatto con la surrogata – cosa falsa, è figlio naturale della cantante Grimes, forse pure l’unico, da quando morì il primogenito per SIDS (che Elon si stia svegliando anche su quello?), a non essere fatto con la provetta. Lo ammettiamo, il fatto che l’unico bambino avuto naturalmente sia quello che si porti dovunque (a quanto pare, lontano dalla madre) è anche un po’ inquietante: ma non sono queste sottigliezze che stanno lanciando i piddini con le loro fake news, magari ripetute proprio su Twitter.

 

Si tratta quindi solo di uno schizzetto di politica interna, che per dare una stoccata al partito di governo (che, con Ignazio La Russa, aveva appena colpito il presidente riguardo al premierato) utilizzando fantascienza apocalittico-oligarchica?

 

In realtà, non lo sappiamo. Registriamo come tutta la questione intorno al discorso appaia superficiale, contraddittoria, a suo modo bizzarra.

 

Ma forse siamo gli unici a notarlo. Del resto, lo sapete, la maggior parte delle volte non stanno parlando a voi.

 

Roberto Dal Bosco

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Oligarcato

«Surreale» cena alla Casa Bianca con Trump, Zuckerberg, Bill Gates

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Il presidente Donald Trump ha organizzato una cena di alto profilo alla Casa Bianca, invitando i leader più influenti della Silicon Valley a discutere di intelligenza artificiale e investimenti negli Stati Uniti.   Tra i presenti figuravano Mark Zuckerberg, CEO di Meta Facebook, Tim Cook, CEO di Apple, Sam Altman, CEO di OpenAI, e Bill Gates, il fondatore di Microsoft con ampie attività filantrocapitaliste in corso. Molti di costoro in passato avevano pubblicamente criticato Trump. Elon Musk, tecnicamente il più ricco e di successo tra gli imprenditori tecnologici, un tempo stretto alleato di Trump, era assente, ufficialmente a causa di conflitti di agenda ma più probabilmente della rottura pubblica tra i due, non ancora sanata nonostante il ramoscello d’olivo mostrato da Trump negli scorsi giorni.   Il cosiddetto zar dell’Intelligenza Artificiale e delle criptovalute della Casa Bianca David Sacks (già tra i fondatori di PayPal, poi divenuto investitore di Venture Capital e sostenitore MAGA) era presente alla cena con l’amico e compagno di podcast Chamath Palihapitiya, già dirigente di Facebook a cui è seguito un grande successo come investitore. I due hanno offerto un resoconto privilegiato dell’evento sul loro podcast «All-In».  

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«Tutto è iniziato con un gruppo organizzato da Chamath nella Silicon Valley. Erano il nucleo centrale, e poi sempre più persone hanno voluto unirsi», ha detto Sacks. «Ben presto, il presidente ha invitato i massimi leader del settore tecnologico, e la sala si è trasformata nella sala che vedete. È davvero sorprendente la capacità del presidente Trump di convocare tutte queste persone. Direi che forse metà dell’industria tecnologica era presente in termini di capitalizzazione di mercato».   Il Palihapitiya, sposato con la stupenda ereditiera farmaceutica italiana Nathalie Dompè, nel video concorda col Sacks, spiegando che trovarsi in quella stanza «sembrava surreale».   «Vedi i leader delle aziende più importanti del mondo, tutti seduti insieme, con questo senso di allineamento e cooperazione. È stato davvero fantastico», ha detto il Palihapitiya. «Queste persone non devono presentarsi da nessuna parte, ma il fatto che il presidente abbia potuto convocarle la dice lunga su di lui e sul suo programma».   Palihapitiya ha affermato che i partecipanti hanno sostenuto «incredibilmente» le politiche di Trump, che ha contrapposto alle «difficoltà sotto Biden», osservando che «anche i liberali più convinti come Tim Cook e Bill Gates hanno ormai pienamente abbracciato il presidente Trump».   «Questo è una testimonianza del suo programma», ha affermato. Il Palihapitiya ha poi offerto un resoconto dettagliato di Trump che ospita i leader della tecnologia nella Roosevelt Room. «Vedevamo le persone più potenti che hanno costruito queste incredibili aziende: circa 30 persone, ma il tavolo ne può ospitare solo 15. Quindi c’erano Tim Cook, Sam Altman e Satya Nadella seduti su un divano, con Dylan Field e Alan Wag lì vicino, che si rilassavano», ha raccontato Palihapitiya. «Nel loro mondo, sono dei re, ma alla Casa Bianca sono cittadini americani lì per incontrare il presidente. L’ego di tutti è stato messo a dura prova».   «Poi ci hanno fatto mettere in fila indiana – Sundar [Pichai, CEO di Google, ndr], Satya [Nadella, CEO di Microsoft, ndr], Bill Gates – come se fossimo nel backstage di un concerto degli Zeppelin», ha aggiunto il finanziere cingalo-canadese, raccontando che il momento si è arricchito di un visita allo Studio Ovale, con partecipanti come Safra Catz di Oracle e suo marito che si sono intrattenuti per le foto al Resolute Desk.   Si è trattato momento improvvisato si è verificato quando il marito di Catz ha chiesto una penna, spingendo Trump a distribuire monete e penne. Sergey Brin di Google ha innescato una discussione politica che si è protratta fino alla cena, mentre la richiesta di un partecipante di avere la playlist di Trump ha portato alla musica dei Fleetwood Mac nel giardino delle rose della Casa Bianca, immortalata da Lisa Su del produttore di microchippi AMD.   «Il cameratismo, tuttavia, non è riuscito a mascherare la tensione di fondo: questi leader, un tempo critici accesi, ora sembravano dare priorità all’accesso e all’influenza rispetto ai loro principi passati, mettendo in dubbio se la loro precedente opposizione fosse autentica o semplicemente una posa per ottenere il favore del pubblico», scrive Zerohedge.   L’evento ha sollevato interrogativi sulle motivazioni dei leader del settore tecnologico che un tempo si opponevano a Trump. Zuckerberg, che aveva bandito Trump dalle piattaforme di Meta nel 2021 dopo la rivolta al Campidoglio del 6 gennaio, aveva giustificato la mossa come una presa di posizione contro l’incitamento, attirandosi accuse di censura da parte dei sostenitori di Trump.   Nel 2016, Zuckerberg aveva criticato la retorica di Trump sull’immigrazione definendola divisiva durante la conferenza F8 di Meta. Cook, un acceso sostenitore della giustizia sociale, si era opposto al divieto di viaggio imposto da Trump nel 2017, definendolo «un approccio non corretto», mentre Altman aveva paragonato Trump a demagoghi «odiosi».

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Lo Zuckerbergo è stato filmato durante la serata mentre, interrogato dal presidente Trump sulla quantità di investimenti negli USA dei prossimi anni fa parte di Facebook, dice di volere impegnare circa 600 miliardi al 2028. Alcuni in rete accusano lo Zuck di essersi inventato al momento una cifra a caso che potesse compiacere il Trump, che, come noto, l’anno scorso in un libro fotografico aveva minacciato di dare l’ergastolo allo Zuckerbergo qualora fosse intervenuto come nel 2020 nelle elezioni 2024.     Molti hanno reagito malamente alle immagini di Bill Gates che pontifica a fianco di un’occhiuta Melania, paventando un cedimento del presidente.   Il Gates ha ostentato con vanto la sua carriera di filantrocapitalista riguardo alla sanità globale, che significa, ovviamente, vaccini.   Tuttavia, a poche ore dalla cena, Trump ha pubblicato su Truth Social un segmento di un vecchio documentario sui vaccini che mostra la loro assoluta pericolosità.

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Misteri

Il Congresso USA pubblica il filmato mancante della prigione di Epstein

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Una commissione del Congresso degli Stati Uniti ha reso pubblico il «minuto mancante» dalle riprese delle telecamere di sicurezza all’esterno della cella del miliardario pedofilo condannato Jeffrey Epstein, la notte della sua morte.

 

L’esistenza di questo filmato contraddice la precedente affermazione del Procuratore Generale Pam Bondi, secondo cui un minuto veniva cancellato ogni giorno a mezzanotte al reset delle telecamere.

 

Martedì, la Commissione per la Vigilanza e la Riforma del Governo della Camera ha pubblicato oltre 33.000 pagine relative al caso Epstein, in un contesto di crescente pressione sull’amministrazione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Il Dipartimento di Giustizia (DOJ) e l’FBI hanno finora insistito sul fatto che il defunto finanziere non avesse tenuto alcuna «lista di clienti» per la sua rete di pedofili.

 

I filmati di sorveglianza precedentemente pubblicati, provenienti dal blocco di celle di Epstein, mancavano di un minuto, dalle 23:59 alla mezzanotte del 9 e 10 agosto, scatenando diffuse speculazioni e accuse di insabbiamento. La sua morte è stata ufficialmente dichiarata suicidio.

 

Nel video appena diffuso, poco dopo il minuto 11:59, un uomo si allontana dal banco della guardia e scompare dall’inquadratura. Il campo visivo limitato della telecamera di sicurezza non mostra l’ingresso della cella di Epstein.

 

 

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L’assenza di un errore nella registrazione contraddice la spiegazione precedentemente fornita da Bondi. «Quello che abbiamo appreso dal Bureau of Prisons è che ogni notte il video viene resettato e ogni notte dovrebbe mancare lo stesso minuto», aveva dichiarato ai giornalisti a luglio.

 

Nel video appena pubblicato mancano i metadati, ovvero informazioni tecniche solitamente incorporate in un file, che potrebbero aiutare a confermare che si tratta di un filmato grezzo e non modificato.

 

Il «minuto mancante» è anche di qualità molto inferiore, ha un frame rate ridotto e un formato di testo sullo schermo diverso, ha affermato mercoledì la CBS News, citando esperti forensi in materia di video.

 

La conclusione del Dipartimento di Giustizia e dell’FBI secondo cui Epstein non aveva tenuto alcuna «lista di clienti incriminanti» ha provocato una forte reazione da parte di legislatori e commentatori di spicco.

 

Trump, che durante la sua campagna di rielezione aveva promesso di pubblicare i file su Epstein, ha risposto alle critiche sulla sua gestione del caso, sostenendo che solo gli «stupidi» insistono nel voler vedere la presunta lista dei clienti del trafficante di sesso. Trump, che nega l’insabbiamento, aveva ordinato la pubblicazione delle trascrizioni riguardante Epstein.

 

Come riportato da Renovatio 21, due mesi fa Trump aveva dichiarato che la sua amministrazione mai avrebbe pubblicato i video sequestrati ad Epstein.

 

Ieri la Commissione per la vigilanza e la riforma del governo della Camera USA ha pubblicato più di 33.000 pagine di documenti relativi al caso, stranamente in formato immagine, quindi non facilmente indicizzabile.

 

Secondo Tucker Carlson l’Intelligence starebbe proteggendo, più che Trump, il network di potere attorno a Epstein. Alcuni speculano sul fatto che la verità sul caso del magnate pedofilo potrebbe in realtà compromettere per sempre i rapporti con lo Stato di Israele, di cui Epstein è accusato di essere una spia.

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Intelligence

Il Congresso USA pubblica la prima serie di file su Epstein

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La Commissione per la vigilanza e la riforma del governo della Camera USA ha pubblicato più di 33.000 pagine di documenti relativi al finanziere caduto in disgrazia e condannato per reati sessuali Jeffrey Epstein.   Martedì sera la commissione del Congresso degli Stati Uniti ha pubblicato sul suo sito web un link alle 33.295 pagine.   Il presidente James Comer ha citato in giudizio il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti il ​​mese scorso, dopo che un’indagine del Dipartimento di Giustizia e dell’FBI aveva concluso che Epstein non aveva tenuto alcuna «lista dei clienti». La rivelazione ha spinto i Democratici e alcuni Repubblicani ad accusare il Presidente Donald Trump di insabbiamento.   Parlando ai giornalisti martedì, Comer ha promesso la massima trasparenza e si è impegnato a pubblicare il resto dei documenti il ​​prima possibile. «Continueremo a seguire i fatti e a chiedere giustizia per questi sopravvissuti», ha dichiarato il Comitato di Vigilanza.  

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Il giornalista Nick Sortor, tuttavia, ha sottolineato che ogni file è formattato come un’immagine individuale, il che rende «molto difficile la consultazione da parte del pubblico». La scelta potrebbe essere dettata o da incompetenza o dalla volontà di rendere difficile la ricerca.   Come riportato da Renovatio 21, l’amministrazione Trump sembra aver tentato di sviare l’attenzione dal caso, con il presidente a dire che «solo gli stupidi si interessano dei file di Epstein». Il presidente aveva pure detto che l’amministrazione mai pubblicherà i video. In seguito alla rivolta dei suoi sostenitori, Trump, che nega l’insabbiamento, aveva ordinato la pubblicazione delle trascrizioni riguardante Epstein.   Si tratta di una grande giravolta – un tradimento – rispetto a quanto promesso in campagna elettorale. Si ritiene che, nel frattempo, sia successo qualcosa: forse qualcuno ha disegnato un particolare al presidente.   Secondo Tucker Carlson l’Intelligence starebbe proteggendo, più che Trump, il network di potere attorno a Epstein. Alcuni speculano sul fatto che la verità sul caso del magnate pedofilo potrebbe in realtà compromettere per sempre i rapporti con lo Stato di Israele, di cui Epstein è accusato di essere una spia.

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