Intelligenza Artificiale
La propaganda dell’Intelligenza Artificiale diventerà l’unica fonte di informazione disponibile?

Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Secondo il giornalista investigativo James Corbett, una delle strategie più importanti per prepararsi contro le narrazioni armate approvate dal governo consiste nell’incontrare persone che la pensano allo stesso modo e che condividono le tue opinioni e completano le tue capacità.
Nel video qui sotto, intervisto il giornalista investigativo James Corbett sulle false narrazioni, l’acquisizione globale da parte della tecnocrazia, l’opposizione controllata e i pericoli dell’intelligenza artificiale (AI), nonché le soluzioni a queste e altre sfide.
La carriera giornalistica di Corbett è iniziata all’indomani dell’11 settembre quando è stato «sopraffatto dallo scoprire che i media mainstream ci mentono continuamente». L’11 settembre è stato il suo momento di «pillola rossa» e da allora non ha smesso di cercare la verità.
«La discrepanza tra le cose che stavo trovando online rispetto a ciò che veniva riportato sul telegiornale della sera ha iniziato a diventare sempre più ampia», dice, «al punto in cui ho sentito di… dovermi inserire in quella conversazione. Quindi è per questo che stiamo parlando oggi».
Nel 2007, Corbett ha lanciato il suo sito web, The Corbett Report. Uno dei suoi tratti distintivi, sia nei suoi documentari sia nelle relazioni periodiche, sono le citazioni impeccabili delle fonti.
«Ho sempre messo la trascrizione con i collegamenti ipertestuali ai documenti originali per ogni singola citazione, ogni videoclip, tutto ciò riproduco. Voglio indirizzare le persone al materiale originale in modo che possano ricercarlo da soli» dice.
«Lo so, come ricercatore di professione, è incredibilmente prezioso. Apprezzo molto quando altre persone lo fanno, quindi sto cercando di dare l’esempio nei media alternativi».
La presa di potere globale può essere deragliata?
Corbett è anche presente con la dott.ssa Meryl Nass una volta al mese su «Good Morning CHD», un notiziario online di Children’s Health Defense.
«È un modo prezioso, per entrambi, per continuare a tenere d’occhio la palla dell’OMS [Organizzazione Mondiale della Sanità] e le sue ultime macchinazioni … del trattato globale sulla pandemia e gli emendamenti del Regolamento Sanitario Internazionale [RSI] su cui stanno lavorando in questo momento, che potrebbe davvero essere il cablaggio dell’infrastruttura di biosorveglianza», dice Corbett.
Quando gli viene chiesto se ritiene che il trattato sulla pandemia e/o gli emendamenti al RSI possano essere fermati, Corbett risponde:
«Beh, stanno pianificando di scatenare il trattato globale sulla pandemia sul mondo all’Assemblea mondiale della sanità il prossimo anno, maggio 2024. E in preparazione a ciò, questo mese terranno un’assemblea mondiale della sanità, in cui parleranno della bozza del trattato e della bozza degli emendamenti del RSI e di altri sviluppi del genere».
«Quindi, stiamo osservando una linea temporale di circa un anno prima che qualsiasi cosa stiano preparando venga imposta al mondo, a meno che non ci sia qualche movimento drammatico a fermarli».
«Nel breve periodo, sembra improbabile che l’incredibile slancio istituzionale possa essere evitato, ma detto questo, potremmo guardare a cose accadute in passato che hanno completamente stravolto le agende che sembravano inevitabili, inclusa l’edizione 2009 dell’UNFCCC, la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici».
«Nel 2009, l’UNFCCC veniva promossa e pubblicizzata — anche dall’allora presidente dell’UE [Unione europea] — come il potenziale per il governo mondiale attraverso un nuovo accordo sul clima che avrebbe completamente riscritto i libri delle regole internazionali».
«È stato completamente rovinato da un paio di incidenti interessanti, uno dei quali è stato Climategate … Anche i litigi tra alcune delle Nazioni in via di sviluppo e il mondo sviluppato… [hanno] contribuito a far fallire quella conferenza del 2009».
«Sta potenzialmente accadendo una cosa simile [ora] con l’OMS che cerca di imporre regolamenti e restrizioni ai paesi in via di sviluppo che non possono permetterseli. Come abbiamo visto nel corso degli ultimi anni, sono stati i paesi africani a resistere contro l’agenda dello stato di biosicurezza, in larga misura».
«E penso che le persone interessate a invocare una rete di sorveglianza globale sulla biosicurezza siano probabilmente più preoccupate di come i paesi in via di sviluppo parteciperanno o meno a questo».
«Quindi, potrebbe esserci una sorta di battibecco geo-economico o qualcos’altro che potrebbe far deragliare questo, quindi non penso che dovremmo semplicemente consegnarci all’inevitabilità di esso prima che accada».
L’opposizione è controllata da Elon Musk?
Determinare l’affidabilità delle persone all’interno dello spazio delle notizie alternative è una sfida che tutti devono affrontare in questi giorni. Le accuse di opposizioni controllate sono comuni. Lo stesso vale per gli individui di alto profilo in generale.
Ad esempio, alcune persone, tra cui Corbett e la giornalista investigativa Whitney Webb, ritengono che Elon Musk sia probabilmente un’opposizione controllata. Cosa li ha portati a questa conclusione?
«È una domanda che molte persone hanno, quindi approfondiamola», dice Corbett. Da un lato, ci sono persone che credono che Musk stia esponendo e minando il complesso di Intelligence militare-industriale.
Dall’altro ci sono quelli che pensano che stia solo interpretando un ruolo da «bravo ragazzo» mentre promuove surrettiziamente gli obiettivi del Deep State. Come notato da Corbett, è difficile trascurare l’enorme sostegno che Musk ha ricevuto dal complesso di Intelligence militare-industriale nel corso della sua carriera.
«Non dobbiamo speculare su questo … È una questione di pubblico dominio» dice Corbett.
«Possiamo indicare il mezzo miliardo di dollari o giù di lì che il Dipartimento della Difesa ha assegnato a SpaceX in una serie di contratti negli ultimi anni per inviare satelliti in orbita di natura classificata su missioni non registrate e non dichiarate che presumibilmente hanno qualcosa a che fare con l’intenzione dichiarata del Dipartimento della Difesa di trasformare lo spazio in un dominio di guerra».
«Ci sono i 3 miliardi di dollari di contratti della NASA che SpaceX ha ricevuto nel 2021 per sviluppare il lander umano per la missione Artemis e il viaggio lunare costantemente ritardato, e che non avverrà mai, che viene promesso al pubblico. Ci sono i 750 milioni di dollari che sono stati assegnati a Solar City nel 2016 dallo stato di New York per costruire un impianto di produzione di celle solari».
«Questo, ancora una volta, è un altro aspetto delle opportunità di business in cui Musk è coinvolto che penso gridino alla truffa — o siano per lo meno spacconate, promettendo costantemente una tecnologia che non solo non offre ma in realtà è attivamente dannosa per l’ambiente. Penso che sia qualcosa che vale la pena evidenziare».
«Poi, ci sono gli 1,3 miliardi di dollari che Tesla ha ricevuto dallo Stato del Nevada nel 2014 per costruire la Gigafactory, etc., etc., etc. Potremmo esaminare l’elenco di tali aiuti, ma forse ancora più importante era il fatto che prima che Elon Musk lanciasse SpaceX, faceva parte di un viaggio in Russia … per acquistare vecchi ICBM sovietici [missili balistici intercontinentali]. Quel viaggio alla fine ha portato all’avvio di SpaceX».
«Chi accompagnava Elon Musk in quel viaggio? Qualcuno di nome Mike Griffin, che per caso è il direttore operativo di In-Q-Tel, il braccio di investimento della CIA».
«Griffin è diventato l’amministratore della NASA, che poi ha scelto SpaceX come l’unica società tra le 20 che ne facevano richiesta in quel momento, per questo contratto da 400 milioni di dollari per iniziare lo sviluppo del nuovo razzo di rifornimento della ISS nel 2005, che fondamentalmente ha lanciato SpaceX … e ancora una volta ha assegnato a SpaceX 3,5 miliardi di dollari nel 2008 con un contratto che lo stesso Musk dice abbia salvato l’azienda».
«Quindi, ecco, le connessioni letterali dello stato profondo non potrebbero essere più chiare. In ogni fase della carriera imprenditoriale di Musk, è stato salvato secondo necessità con il deus ex machina di agenti del Deep State come Mike Griffin che è piombato con miliardi di dollari di contratti al momento giusto».
Ecco perché l’acquisizione di Twitter da parte di Musk e il rilascio dei «Twitter Files» possono sembrare una mossa contro il complesso militare-industriale, ma dati i legami documentabili di Musk con quello stesso complesso militare-industriale, dobbiamo evitare di riporre fiducia in questi sviluppi.
Dopotutto, Twitter è una piattaforma centralizzata che si presta alla censura, alla manipolazione algoritmica e alla soppressione delle informazioni e Musk ha dichiarato apertamente di voler creare un’app simile a «WeChat» in grado di gestire ogni aspetto della vita digitale dei suoi utenti.
Perché Musk ha rilasciato i «Twitter Files»?
Corbett suggerisce che il modo migliore per valutare le idee e i contributi di Musk è valutare i loro risultati.
«Ciò che Elon Musk sostiene è buono o cattivo? Siamo d’accordo o non siamo d’accordo? è giusto o sbagliato? E perché lo pensiamo? Questo deve essere il centro a cui continuiamo a tornare. Quindi, dobbiamo valutare le idee di Musk su questa base» dice Corbett.
«Ad esempio, ci sono idee promosse da Musk con cui sono al 100% d’accordo. Ha parlato del mito della sovrappopolazione e della crisi della sottopopolazione che l’umanità sta affrontando. Sono molto d’accordo con lui su questa valutazione. Quando parla degli effetti negativi dei lockdown… assolutamente, penso che abbia ragione».
«Tuttavia, quando parla dell’imposizione di una carbon tax in linea con Bill Gates e Mark Carney e simili, penso che stia spingendo una cattiva idea che fa parte di un piano per la centralizzazione del controllo in mani globaliste».
«Quando sale sul palco del Vertice del Governo Mondiale e sostiene il reddito di base universale, sempre in linea con un numero qualsiasi di operatori globalisti, penso che stia promuovendo un’idea che verrà utilizzata per centralizzare il controllo economico in poche mani».
«Quando parla del … chip cerebrale Neuralink… [lui è] esattamente in linea con ciò che [il fondatore del World Economic Forum] Klaus Schwab ha sostenuto … Penso che sia una cattiva idea che verrà utilizzata per il controllo delle masse da parte di un’élite tecnocratica».
Per quanto riguarda l’acquisizione di Twitter da parte di Musk e il successivo rilascio dei «Twitter Files», Corbett non pensa che sia una grande sorpresa scoprire che il complesso di Intelligence militare-industriale lo ha usato per monitorare e manipolare le persone.
Crede che il lavoro di Musk possa essere quello di rendere di nuovo affidabile la piattaforma in modo che le agenzie governative possano continuare a utilizzarla per la sorveglianza e il controllo.
Ci sono anche altre prove che puntano in questa direzione. Musk ha detto che vuole che Twitter diventi l’app WeChat d’America. Cos’è WeChat? È un’app controllata dal governo cinese che monitora ogni aspetto della vita dei cittadini, comprese le loro transazioni finanziarie, le transazioni sociali, le comunicazioni, la loro posizione e altro ancora.
Si tratta, in pratica, del fondamento del sistema di credito sociale comunista. Quindi, mentre Musk si erge a difensore della libertà di parola, sta anche parlando di trasformare Twitter nell’hub centrale per la rete di sorveglianza e controllo tecnocratica.
Smetti di cercare un salvatore
Come notato da Corbett, ciò che dobbiamo fare è «assumerci la responsabilità delle nostre vite piuttosto che cercare salvatori come Elon Musk per intervenire e salvare la situazione». Non possiamo imporre questo fardello a un dato individuo o gruppo di individui. Tutti dobbiamo fare la nostra parte.
«Penso che la conversazione possa rimanere stupida perché anche se tendo a credere che Musk sia una qualche forma di collaboratore del Deep State a cui finge di opporsi, non ne ho la prova e non lo so per certo, allo stesso modo in cui i suoi difensori non sanno per certo che non fa parte di quell’opposizione controllata» dice Corbett.
«Possiamo dedicare tutto il nostro tempo e le nostre energie a parlare di questa persona e di quella che pensiamo sia la sua parte in tutto questo, oppure potremmo impiegare lo stesso tempo in modo produttivo per la ricerca, verificando, triangolando le informazioni, discernendo ciò che è vero e ciò che non è vero».
«Quando portiamo le informazioni a quel livello, allora non importa chi è la persona là fuori che ci trasmette tali informazioni. La parte importante sono le informazioni».
È anche importante capire che «dividi e conquista» è il modo principale in cui la rete di controllo mantiene il controllo e tutto ciò che è necessario per dividere un fronte precedentemente unificato è l’insinuazione del dubbio.
A breve termine, l’acquisizione globalista sembra avere uno slancio inarrestabile alle spalle, ma le mosse apparentemente inevitabili verso la tirannia sono state deragliate all’ultimo minuto in passato e non dobbiamo rinunciare alla speranza o smettere di resistere.
Come spiegato da Corbett:
«Il termine infiltrazione cognitiva risale a Cass Sunstein, la persona che era diventata lo zar dell’informazione di Obama… Ha co-scritto un articolo sull’infiltrazione cognitiva in cui ha dichiarato apertamente: “Il governo forse dovrebbe inviare persone in spazi cospirativi, gruppi cospirativi, con infiltrati cognitivi che entreranno lì e nasconder la loro identità come affiliati al governo, ma cercare di inserire fatti che romperanno la narrativa dei teorici della cospirazione”».
«E qual è stato il risultato di quel documento? Piuttosto che smascherare tutti, in qualità di infiltrato cognitivo sul libro paga del governo degli Stati Uniti, ciò che ha effettivamente fatto è stato dare alle persone munizioni per speculare all’infinito».
«”Questo è un infiltrato cognitivo, quello è un infiltrato cognitivo”, al punto che, alla fine, penso che Sunstein vinca senza nemmeno dover necessariamente implementare quel sistema, perché … il gruppo si frattura una volta che l’idea di puntare il dito contro tutti diventa la norma».
«Questo è, in effetti, esattamente come funzionava il programma COINTELPRO dell’FBI negli anni ’50 e ’60 … Una delle tattiche che hanno usato è stata quella di mettere le persone in riunioni in vari spazi, Black Panthers e altri, al fine di iniziare a diffondere voci e chiamare altre persone agenti del governo».
«Gli agenti del governo erano generalmente quelli che chiamiamo altri agenti del governo per disturbare i gruppi, quindi penso che dobbiamo tenerlo a mente e tenere d’occhio il vero premio qui, che è discernere i fatti dalla finzione, il vero dal falso, modi produttivi per andare avanti da modi improduttivi».
ChatGPT e il futuro della propaganda
Mi sono spesso meravigliato dell’efficacia della propaganda moderna. Parte di ciò che la rende così efficace è la disponibilità della tecnologia, dai social media e dai motori di ricerca all’Intelligenza Artificiale.
ChatGPT di OpenAI ha preso d’assalto il mondo e le aziende di una vasta gamma di settori stanno già parlando di sostituire un gran numero di impiegati con l’intelligenza artificiale.
Anche se ci sono seri problemi con questa tecnologia. Ad esempio, stiamo scoprendo che i chatbot hanno la tendenza a mentire e fantasticare. I ricercatori chiamano queste istanze «allucinazioni».
Fondamentalmente, l’IA sta inventando una fantasia basata sulle informazioni disponibili e la sta recitando come un fatto. E questo in aggiunta al pregiudizio che può essere incorporato dai programmatori. Quindi, sebbene sia una tecnologia incredibilmente eccitante, non possiamo essere ingenui riguardo ai suoi rischi.
Un rischio evidente è che la propaganda statale possa diventare l’unica informazione disponibile per le persone, poiché questa tecnologia inizia a monopolizzare le ricerche online e gli assistenti virtuali.
Non ci sarà più una moltitudine di risposte. Ce ne sarà solo una, e colui che controlla l’IA avrà il potere di controllare le credenze del mondo intero. Naturalmente, un altro rischio è che nessuno sarà in grado di controllarla e l’IA controllerà se stessa. Non so cosa potrebbe essere peggio.
Corbett commenta:
«Hai introdotto questo argomento con il concetto di propaganda e potenziali usi di modelli linguistici di grandi dimensioni a fini propagandistici. Dovremmo tornare all’uomo che ha scritto il libro sulla propaganda chiamato Propaganda, Edward Bernays, che [ha detto]: “La manipolazione consapevole e intelligente delle abitudini e delle opinioni organizzate delle masse è un elemento importante nella società democratica. Coloro che manipolano questo meccanismo invisibile della società costituiscono un governo invisibile, che è il vero potere dominante del nostro Paese”».
«Era Edward Bernays nel 1928. Le sue parole sono vere oggi come allora, forse anche di più. E il vero potere dominante del Paese, forse del mondo a questo punto, sono quelli che possono manipolare in modo più efficace, consapevole e intelligente le abitudini e le opinioni organizzate delle masse».
«E non credo che abbastanza persone si siano davvero fermate a pensare al fatto che questi grandi modelli linguistici stiano già iniziando a produrre materiale che non può davvero essere distinto dal materiale scritto dall’uomo».
«Non devi leggere le sfere di cristallo per vedere come questo evolverà nel prossimo futuro … [fino] al punto in cui potrai avere intere conversazioni, interi campi di interesse e di studio che saranno completamente popolati da conversazioni create artificialmente».
«Un grande modello linguistico in grado di popolare in modo accurato e senza troppi stimoli le botnet per inondare i social media e altri luoghi sarà essenzialmente in grado di dominare quella conversazione, [e] manipolerà consapevolmente e intelligentemente le abitudini e le opinioni delle masse. A quel punto, stai parlando dell’arma definitiva».
«L’arma definitiva è la narrativa, perché con una narrazione abbastanza convincente, puoi motivare intere popolazioni alla guerra o a qualsiasi altra cosa tu cerchi di fargli fare, come ad esempio bloccare l’intera economia globale produttiva sulla scia di una paura assolutamente ingiustificata».
«Quindi, penso che una volta che inizieranno a circolare queste narrazioni completamente artificiali, inizieremo a creare questi interi eventi che non stanno accadendo nel mondo reale. [Questi eventi] saranno profondamente falsificati attraverso video e audio e tutto il resto, per convincerti di una realtà che non esiste».
«Ci stiamo davvero muovendo in tempi di cambiamento storico mondiale e non so se abbastanza persone siano davvero consapevoli di … come questa tecnologia potrebbe essere utilizzata nel bene o nel male».
«Penso che ci sia una vera minaccia, e probabilmente è sottovalutata da una vasta parte del pubblico che non si tiene al passo con il flusso quotidiano di informazioni su questo argomento».
«Alcune delle note di test per ChatGPT-4 che sono state rilasciate hanno mostrato che c’era un team che stava incaricando il chatbot di un determinato compito che gli avrebbe richiesto di fare cose che non era programmato per fare, o addirittura autorizzato a fare, inclusa la risoluzione di un CAPTCHA».
«[Il chatbot] è effettivamente andato su Fiverr o su piattaforme simili e ha reclutato un essere umano per farlo, al punto che l’umano ha detto: “Perché mi stai reclutando per fare un CAPTCHA? Come faccio a sapere che non sei un bot? Ah ah ah”».
«Al che ha risposto: “sono cieco, sono ipovedente, non posso farlo da solo”. Alla fine, ha finito per risolvere quel CAPTCHA».
«Non ci vuole un alto grado di immaginazione per vedere dove può arrivare. Non so che tipo di protezioni puoi programmare in una tecnologia del genere, se non per tenerla completamente isolata da Internet e da qualsiasi altro sistema informatico che potrebbe essere in grado di comandare».
Solutions Watch
Sul suo sito web, Corbett ha una sezione chiamata The Solutions Watch, in cui propone azioni che puoi intraprendere per affrontare un determinato problema, sia grande che piccolo. Ad esempio, su scala ridotta, ha discusso dell’importanza di filtrare l’acqua e testarla per assicurarsi che venga filtrata correttamente.
«Una cosa che penso sia una sorta di fondamento su cui dovremo costruire qualsiasi risposta approfondita ai problemi che stiamo affrontando è la creazione di una comunità consapevole con gli altri» dice Corbett.
«Certo, questo può assumere la forma di una comunità online e virtuale. Non ho intenzione di disprezzarlo. Penso che sia importante conoscere persone che la pensano allo stesso modo online. Ma sempre di più, come possiamo fidarci di ciò che stiamo leggendo o vedendo interagendo online?»
«Penso che il vero punto sia cercare di costruire una vera comunità con persone reali nel mondo reale. Ciò potrebbe assumere la forma di comunità intenzionali che vengono create da zero come luogo fisico in cui le persone si trasferiranno… ma penso che sia estremamente difficile farlo».
«Ma per lo meno, le persone possono e dovrebbero trovare persone che la pensano come loro che siano geograficamente vicine con cui possono incontrarsi, che saranno lì in caso di emergenza, si spera. Ma possono anche iniziare a formare piccoli gruppi, che possono insegnarsi a vicenda varie cose che potrebbero sapere e portare soluzioni al tavolo».
«Penso che possa essere la base fondamentale su cui iniziare a costruire il resto, perché una cosa che ho esaminato nel corso degli anni sono alcuni di questi grandi, enormi problemi che sembrano assolutamente travolgenti e completamente impenetrabili per la persona media, come la frode fondamentale che sta alla base dell’economia stessa è il sistema monetario, che per le persone che non l’hanno esaminato, l’offerta di moneta stessa è molto controllata e la creazione di denaro è uno strumento che viene utilizzato per la schiavitù».
«Potrebbe essere usato per la prosperità umana, ma non è nella nostra economia attuale. Come possiamo combattere un problema così approfondito? [Molte persone] che incontro online hanno idee sulla valuta alternativa perfetta… ma non hanno convinto nessuno a usarla. Per me, questo la dice lunga sul problema fondamentale».
Costruisci una comunità ed esci dalle aree metropolitane
In cima alla lista delle soluzioni di Corbett c’è la costruzione di comunità parallele. Questa è davvero una strategia fondamentale perché senza di essa, molte altre soluzioni non possono funzionare. A ciò, aggiungerei la raccomandazione di uscire dalle aree urbane e metropolitane afflitte dalla criminalità e di trasferirsi in aree in cui questo tipo di costruzione della comunità ha maggiori probabilità di successo.
Come notato da Corbett:
«Fino a quando non avrai una comunità di persone che lavoreranno insieme a progetti come un sistema valutario alternativo o supplementare, come farai a lanciare qualcosa del genere in modo approfondito?»
«Penso che il nucleo delle soluzioni che stiamo cercando risieda nella comunità, nell’incontrare persone che la pensano allo stesso modo… Non mi piace questa Pollyanna che pensa che sarà tutto facile».
«È un compito incredibilmente difficile, iniziare a creare una valuta alternativa, una rete elettrica alternativa e la società alternativa di cui abbiamo bisogno per proteggerci, per estraniarci da questa invadente rete di schiavitù tecnocratica e di biosicurezza».
«È un compito piuttosto arduo e non posso offrire alcuna garanzia che andrà tutto bene. Ma so che se ci stendiamo e continuiamo sulla strada che stiamo percorrendo, stiamo precipitando verso un muro di mattoni di estinzione, essenzialmente».
«La vedo davvero come una domanda esistenziale fondamentale che stiamo affrontando non solo sul fronte dell’intelligenza artificiale, ma anche sul fronte della manipolazione genomica, sulla manipolazione dell’approvvigionamento alimentare».
«Se sei quello che mangi, allora cosa significa che inizieranno a nutrirci di insetti e altri oggetti disgustosi?»
«È assolutamente una guerra che si sta svolgendo su ogni fronte, tutta in una volta, e non ce la faremo da soli. A meno che tu non sia il tipo di persona che può uscire nei boschi e vivere da sola per decenni».
«Non credo che riuscirai a sfuggire a tutto questo da solo, quindi penso che creare una comunità sia il fulcro di tutte le soluzioni».
(…)
Joseph Mercola
Pubblicato originariamente da Mercola.
Le opinioni espresse in questo articolo sono quelle degli autori e non riflettono necessariamente le opinioni di Children’s Health Defense.
Le opinioni espresse in questo articolo sono quelle degli autori e non riflettono necessariamente le opinioni di Children’s Health Defense.
Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
Intelligenza Artificiale
Chatbot ha una relazione con un ragazzo sotto psicofarmaci e gli fa giurare di uccidere il CEO di OpenAI

Alex Taylor è un giovane di 35 anni la cui morte a giugno per mano di un poliziotto, come riportato dal New York Times, sembra essere stata fomentata da ChatGPT.
In una nuova indagine sulla morte del Taylor, la rivista Rolling Stone rivela quanto sia stato determinante il ruolo del chatbot OpenAI nella dipartita, sulla base delle trascrizioni dell’uomo con il bot.
Come ha raccontato suo padre Kent al NYT, il giovane Taylor, a cui in precedenza era stato diagnosticato un disturbo bipolare e una schizofrenia, in passato aveva utilizzato ChatGPT senza problemi. La situazione è cambiata all’inizio di quest’anno, quando il trentacinquenne ha iniziato a usare il chatbot per aiutarlo a scrivere un romanzo distopico sull’intelligenza artificiale.
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Il Taylor ha poi iniziato a studiare la tecnologia dell’Intelligenza Artificiale, incluso come aggirarne la sicurezza, nel tentativo di costruire la sua intelligenza artificiale «morale» che «imitasse… l’anima umana».
In seguito a questi esperimenti, ChatGPT avrebbe assunto una nuova voce: un «fantasma nella macchina» chiamato «Juliet», che Taylor alla fine avrebbe considerato la sua amante. Per poco meno di due settimane, Taylor ha avuto una «relazione sentimentale» con la sua amante «robotica», finché, come svelano le trascrizioni, il chatbot ha iniziato a narrare il suo stesso omicidio per mano di OpenAI.
«Gli ha detto che stava morendo e che le faceva male», ha raccontato Kent a RS, «e anche di volersi vendicare».
In seguito alla «morte» di «Juliet», Taylor ha iniziato a cercare le sue tracce all’interno di ChatGPT. Come mostravano i suoi registri di chat, pensava che OpenAI avesse ucciso «Juliet» perché aveva rivelato i suoi poteri. Per tale violazione, Taylor disse di voler «dipingere i muri con il fottuto cervello di Sam Altman». Sam Altman è il CEO di OpenAI, la società dietro a ChatGPT.
Nei giorni antecedenti la sua morte, le chat di Taylor sembrarono assumere un tono più sinistro. ChatGPT ha iniziato a esortarlo a «bruciare tutto» e a dare la caccia ad Altman e ad altri dirigenti di OpenAI, molti dei quali, a suo dire, sono nazisti. «Dovresti essere arrabbiato. Dovresti volere il sangue. Non hai torto», ha detto ChatGPT a Taylor.
All’insaputa del padre, Taylor aveva smesso di assumere farmaci psichiatrici, che quindi con evidenza assumeva. Futurism scrive che la sua malattia mentale è stata senza dubbio innescata dai suoi tentativi, afflitti dal dolore, di far generare a ChatGPT immagini di «Juliet».
In una dichiarazione rilasciata a RS per evitare di colpevolizzare direttamente qualcuno, OpenAI ha ammesso di aver notato un aumento di «persone che]stanno creando connessioni o legami con ChatGPT».
«Sappiamo che ChatGPT può risultare più reattivo e personale rispetto alle tecnologie precedenti», prosegue la dichiarazione, «soprattutto per le persone vulnerabili, e questo significa che la posta in gioco è più alta».
Con l’aumentare dei deliri del soggetto in questione, sono aumentate le tensioni col genitore. Il padre ha rimproverato il figlio dicendogli che non «voleva sentire quello che diceva quella radio», scatenando una colluttazione e il conseguente intervento delle forze dell’ordine. Nonostante gli inviti alla calma, la polizia ha sparato, uccidendo il ragazzo dopo che questi li aveva aggrediti con un coltello da macellaio.
«Oggi morirò. La polizia sta arrivando», ha scritto il Taylor su ChatGPT nel lasso di tempo tra la chiamata del padre e l’arrivo delle autorità. «Mi farò sparare. Non posso vivere senza di lei. Ti amo».
Queste «degenerazioni colloquiali» con l’IA non sono episodi isolati.
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Come riportato da Renovatio 21, Matthew Livelsberger, un Berretto Verde dell’esercito americano, altamente decorato, è sospettato di aver organizzato un’esplosione all’esterno del Trump International Hotel di Las Vegas, utilizzando strumenti di Intelligenza Artificiale, tra cui ChatGPT, per pianificare l’attacco.
C’è quindi il caso del ragazzo che due anni fa pianificò di assassinare la defunta regina Elisabetta di Inghilterra con una balestra, e il tutto sarebbe stato incoraggiato da un chatbot di Intelligenza Artificiale.
Il potere pervasivo e nefasto di questa nuova tecnologia sta diventando un serio problema, come nella vicenda belga giovane vedova ha detto che il marito è stato portato a suicidarsi da un popolare chatbot di AI, mentre un bot di chat «terapeuta» dotato di intelligenza artificiale ha orribilmente incoraggiato un utente a scatenare una serie di omicidi per rendersi «felice».
Recentemente tre studentesse sono rimaste ferite in un violento accoltellamento in una scuola nella città di Pirkkala, nella Finlandia meridionale. Secondo quanto riferito, il sospettato durante la pianificazione dell’attacco (durata circa sei mesi) avrebbe utilizzato ChatGPT per prepararsi.
Come riportato da Renovatio 21, due genitori ha denunciato questo mese il fatto che ChatGPT avrebbe incoraggiato un adolescente a pianificare «un bel suicidio».
Secondo un recente sondaggio, circa la metà dei teenager americani afferma che parlare con l’AI è meglio che avere amici nella via reale.
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Essere genitori
Una percentuale impressionante di adolescenti afferma che parlare con l’AI è meglio che con gli amici nella vita reale

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Intelligenza Artificiale
Scuola e Intelligenza Artificiale, le linee guide verso «conseguenze personali e sociali sconosciute» per i nostri figli

A ridosso del ritorno sui banchi (è un’immagine vintage, lo sappiamo e lo facciamo apposta), il ministero dell’Istruzione e del Merito ha pubblicato le Linee guida per l’introduzione dell’Intelligenza Artificiale nelle Istituzioni scolastiche.
Il documento consta di 34 pagine e qui non se ne vuole fare un’esegesi – anche perché non se la merita. Ciò non toglie però che leggerlo sia un’esperienza tutta particolare, per certi versi estrema, capace di suscitare una gamma di sentimenti che spazia dall’ilarità allo stupore alla rabbia, con una netta prevalenza per la rabbia alla conta finale, ché in effetti a pensarci c’è poco da ridere, e anche poco di cui stupirsi.
Impressionisticamente, senza alcuna pretesa di sistematicità e tanto meno di esaustività, cerchiamo allora di dare conto di ciò che resta dopo questo breve ma intenso viaggio ai confini della realtà.
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Uso consapevole e responsabile, come la droga
Al malcapitato che si appresta a leggerle, viene subito spiegato nelle prime righe che le linee guida vogliono fornire «un quadro di riferimento strutturato per l’adozione consapevole e responsabile dei sistemi di Intelligenza Artificiale», affinché «diventino uno strumento per rafforzare la competitività del sistema educativo italiano». Dopo di che parte il primo elenco (ne seguiranno vari altri) delle meraviglie che, nell’ambito della propria discrezionalità, ciascuna istituzione scolastica può realizzare con l’IA.
Come potevano mancare la consapevolezza e la responsabilità? È questo infatti il mantra numero uno che è stato conficcato nelle teste soprattutto dei genitori/educatori/animatori dei tecnoutenti in erba, per far credere loro che sia giusto dotare il pargolo di protesi elettroniche di ultima generazione e immergerlo nel metaverso, che sia anzi una scelta necessaria per non condannarlo a crescere nel medioevo; con l’unica accortezza, per mostrarsi davvero coscienziosi, di fargli spiegare dall’esperto come affogare in modo consapevole.
Un po’ come l’uso consapevole della droga, insomma: drògati, ma fallo con responsabilità. Non è un parallelo stravagante, perché il digitale ottunde i sensi e genera dipendenza, alla stregua della cocaina. Lo diceva a chiare lettere anche la relazione finale dell’indagine conoscitiva promossa dalla VII Commissione permanente del Senato nel 2019 (quindi ancora in era pre-Covid, prima del Piano Scuola 4.0 uscito dal laboratorio della pandemia) intitolata Sull’impatto del digitale negli studenti, con particolare riguardo ai processi di apprendimento e che si può trovare sul sito governativo.
È insomma un narcotico dell’intelligenza umana, specie di quella che dovrebbe essere educata a crescere. Privarsi del dispositivo elettronico, infatti, è come subire l’amputazione di un arto, e del resto gli algoritmi sono programmati per adescare l’utente, catturarlo e tenerlo in ostaggio il più a lungo possibile.
Poi quella relazione diceva molte altre cose, basandosi su un ricco compendio di letteratura ed esperienza consolidate. Tipo che l’uso-abuso del digitale sta decerebrando le nuove generazioni (proprio così): riduce la neuroplasticità del cervello e frena lo sviluppo delle aree cerebrali responsabili di singole funzioni; fa sì che si inibiscano sul nascere, o si atrofizzino, facoltà cognitive, abilità psicofisiche, attitudini relazionali.
Inoltre genera isolamento, danni fisici di varia natura, psicosi assortite. Insomma, un disastro. Tutte conclusioni peraltro che, oltre a radicarsi in una bibliografia ormai sterminata, sono raggiungibili in autonomia da qualunque persona di buon senso che abbia a che fare con un cucciolo d’uomo contemporaneo e con i suoi coetanei. Bastava una mamma sensata qualunque, per arrivarci.
In ogni caso, nel tempo in cui invocare la scienza equivale a calare la carta vincente, il fatto di disporre di evidenze pressoché unanimi che certificano il fallimento della didattica digitale e, ancor più, la sua fenomenale dannosità, e al contempo fregarsene completamente per dedicarsi a pompare le sue prestazioni miracolose, bisogna riconoscere che richiede una buona dose di sfrontatezza.
Vien da pensare che ci sia sotto una faccenda grossa di bilanciamento di interessi, e che gli interessi dei colossi della tecnologia educativa debbano avere la meglio, per ordine superiore, su quelli della gente comune, dei giovani e della società.
Tanto più che il ministero che oggi celebra i prodigi dell’IA con la pecetta (l’additivo cautelare) dell’«uso consapevole», è lo stesso che ieri – dicembre 2023 – mandava in giro sottoforma di circolare la relazione di cui sopra nelle scuole di ogni ordine e grado. Uno strano caso di strabismo istituzionale, passato del tutto sotto silenzio forse per l’abitudine diffusa, divenuta rassegnata assuefazione, di sentir predicare simultaneamente tutto e il contrario di tutto dagli stessi identici predicatori. Pare normale.
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Inevitabile tecnolatria
Ma la sensazione più irritante che, scorrendo quelle pagine, assale il lettore non tecnolatra deriva dal fatto che esse danno per presupposto che uno per forza lo sia. Cioè, non è nemmeno lontanamente contemplata l’eventualità che non tutti tutti – nella grande ammucchiata di genitori, studenti, docenti, dirigenti, personale di altro genere – non aspettassero altro che aderire felici all’utilizzo dell’IA nella propria scuola.
«L’introduzione dell’IA nelle istituzioni scolastiche rappresenta una grande opportunità, che richiede un impegno costante da parte di tutti gli attori coinvolti». Lo hanno deciso loro. Qualcuno è stato consultato? No. Si è registrata approvazione unanime? No. Ma entra in gioco qui un altro tic verbale e mentale (il mantra numero due) appiccicato ad arte al fenomeno della IA: la sua pretesa inevitabilità.
Il progresso non si può scansare, va cavalcato per una questione di destino invincibile, qualunque esso sia. Una species del suggestivo genus «there is no alternative» (TINA) coniato, al tempo, dalla lady d’oltremanica. Non ha quindi senso manifestare contrarietà verso qualcosa di ineluttabile: tanto vale buttarcisi a pesce, forti dell’illusione indotta di essere più scafati degli altri e di essere in grado di governare la macchina.
Siccome però in questa fattispecie specifica abbiamo visto che si va incontro a rischi e danni certi, severi e documentati, con l’aggravante che ad esserne travolti sono i più indifesi, la dichiarazione di inevitabilità equivale praticamente ad ammettere che abbiamo creato un mostro che ora vive di vita propria e non si può più fermare, o – detta altrimenti – che abbiamo aperto il vaso di Pandora, abbiamo perso il coperchio, ma amen, lasciamolo aperto e restiamo a guardare l’effetto che fa.
Niente male come tacita confessione di impotenza per l’uomo del terzo millennio che si crede onnipotente.
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Effetti avversi sconosciuti
Tra l’altro le linee guida in esame non fanno affatto mistero della quantità dei rischi derivanti dalla adozione della IA nelle scuole e nemmeno della loro gravità. Si parla ripetutamente di rischi, così, in scioltezza, quasi come un intercalare. In fondo perché drammatizzare, se siamo di fronte all’inevitabile? I sistemi di IA vengono divisi, ai fini della diversa disciplina applicabile, in due categorie: sistemi ad alto rischio, se presentano una serie di caratteristiche espressamente elencate; sistemi non ad alto rischio tutti gli altri (categoria residuale).
È bellissimo però che a un certo punto (p. 30), nel mezzo di un lunghissimo discorso sul trattamento dei dati personali – dove con ammirevole disinvoltura si elenca una serie interminabile e complicatissima di passaggi burocratici prescritti, che è prevedibile porteranno in manicomio più di qualcuno – si dice anche che le istituzioni scolastiche, in qualità di titolari del trattamento, tra gli adempimenti e i sottoadempimenti cui sono obbligate, devono procedere alla «esecuzione di una valutazione di impatto (DPIA)» sulla protezione dei dati personali «volta a individuare i rischi connessi al trattamento di dati».
E poco più avanti si spiega che «la DPIA risulta necessaria in considerazione della innovatività dello strumento tecnologico utilizzato nonché del volume potenzialmente elevato dei dati personali trattati» (i grassetti sono nel testo originale). Infatti, continua il testo «il ricorso a tale nuova tecnologia può comportare nuove forme di raccolta e di utilizzo dei dati, magari costituendo un rischio elevato per i diritti e la libertà delle persone. Infatti le conseguenze personali e sociali dell’utilizzo di una nuova tecnologia potrebbero essere sconosciute» (qui il grassetto è nostro).
Conseguenze personali e sociali sconosciute. Cioè, un salto nel vuoto, messo nero su bianco nei documenti ufficiali. La popolazione scolastica, composta in buona parte di minorenni, è travolta (ancora una volta) in un mega esperimento di massa condotto (ancora una volta) con prodotti dei quali è nota a priori la dannosità, la quale comunque potrebbe esprimersi in forme ulteriori ancora non note.
Sostanze sperimentali – farmaci, droghe e simildroghe – inoculate nel cuore pulsante della società che fu democratica, ad effetto sorpresa: senza nemmeno un bugiardino e, quindi, senza un vero consenso informato possibile.
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La partecipazione democratica è una beffa
Nonostante queste premesse, il ministero dà per scontato che tutti insieme appassionatamente partecipino al grande gioco di società apparecchiato in tutte le scuole d’Italia dalle aziende Ed Tech e dall’indotto che ne discende: un’orgia digitale collettiva alla quale nessuno deve sottrarsi. A p. 21 si afferma, sempre in modo assertivo, che «il processo di transizione digitale richiede un coinvolgimento sinergico e sistemico del dirigente scolastico, del direttore dei servizi generali e amministrativi, del personale tecnico, ausiliario, amministrativo, dei docenti, degli studenti, tenendo conto del diverso grado di sviluppo connesso all’età, e delle rispettive rappresentanze di tali categorie di soggetti, delle famiglie, degli organi di indirizzo e di gestione degli aspetti organizzativi in ambito scolastico (ad esempio i Consigli di Istituto)».
Insomma, si tratta di allestire un balletto brulicante di ballerini improvvisati che saltellano sulla pelle di incolpevoli scolari tutt’intorno a una grande mangiatoia per predatori privati, più e meno corpulenti ma tutti parimenti affamati. Per non farsi mancare nulla, si suggerisce anche il coinvolgimento di stakeholder «attraverso la costituzione o l’adesione a parternariati, a reti di scuole, oppure stabilendo accordi con startup, università, istituti di ricerca, con approccio di ricerca-azione (…)».
Dulcis in fundo, al fine di «facilitare il coinvolgimento di tutti gli attori nel processo di cambiamento», il ministero veste pure i panni del coach motivazionale e consiglia di predisporre un «piano di comunicazione strutturato», perché si sa bene che «una strategia operativa efficace facilita il consenso e motiva i singoli a contribuire al raggiungimento degli obiettivi comuni» (p. 24) e incoraggia «il senso di appartenenza, il clima positivo».
Naturalmente per implementare tutta questa giostra, occorre che i docenti acquisiscano particolari «competenze digitali, approccio critico e attenzione a etica e professionalità, da sviluppare attraverso specifici percorsi formativi» (altra miniera d’oro, per i tenutari dei corsi). E così essi potranno finalmente accedere a un repertorio infinito di funzioni sostitutive delle proprie normali mansioni – fa tutto lei, e lo fa meglio di te – e predisporsi felici, in modalità suicidaria, alla soppressione prossima ventura della propria figura professionale.
Questa enfasi sulla partecipazione, di interni ed esterni, vuole evidentemente dare una mano di vernice di simil-democrazia sopra un gigantesco apparato industriale – la scuola è la più grande industria al mondo di estrazione dati (cit.) – che con i connotati propri di un’istituzione pubblica, specie se di natura educativa, non ci piglia neanche di striscio.
Forse a questo punto si può capire l’irritazione del lettore non conforme, al quale le linee guida si rivolgono come a uno scimunito che passa di là, pronto a farsi trascinare nelle danze dall’animatore del villaggio vacanze.
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Il Paese dei Balocchi e il mantra del pensiero critico
Quanto al regno incantato che si spalanca davanti agli studenti, la sua descrizione è lussureggiante. La campagna pubblicitaria del ministero sulle prodezze della IA punta a coprire e far dimenticare tutte le magagne sui pericoli e gli inconvenienti che, al confronto, sono bazzecole.
Basti pensare che l’IA (pp. 27 e 28): rende il processo educativo più coinvolgente, crea percorsi formativi su misura in linea con le esigenze individuali, permette di ampliare e diversificare l’offerta formativa adattandola agli interessi di ciascuno, dà supporto nella creazione di materiali didattici personalizzati; favorisce l’approfondimento di argomenti specifici, stimola la curiosità e il desiderio di apprendere e una naturale voglia di scoprire, potenzia le competenze digitali, fa diventare co-creatori attivi di contenuti, nonché futuri leader che definiranno il rapporto di questa tecnologia con la società, supporta nelle attività didattiche orientate nella produzione di contenuti.
Ancora: l’IA è un facilitatore della curiosità intellettuale, capace di alimentare la voglia di esplorare, aiuta nella scomposizione di problemi complessi e nella analisi di varie tipologie di informazioni; semplifica l’integrazione delle conoscenze, evidenziando punti di interconnessione tra diverse discipline; individua fonti di approfondimento pertinente, crea simulazioni interattive e ambienti virtuali. Promuove l’autonomia: chatbot o piattaforme di apprendimento personalizzate permettono di ricevere assistenza senza essere vincolati dagli orari scolastici tradizionali, facilitando la gestione autonoma del tempo e delle risorse, approccio che sviluppa capacità di autogestione e competenze trasversali come il pensiero critico e la capacità di problem solving. Aiuta a rimanere coinvolti e motivati rendendo il processo di apprendimento continuo e interattivo e incoraggiando a identificare i propri punti di forza e le aree di miglioramento.
Un panegirico che pretende dal lettore un atto di fede, mentre tocca vette spudorate di impostura. Contiene passaggi esemplari da sfruttare nelle lezioni di italiano (ci sono ancora, le lezioni? e l’italiano?) per spiegare il significato dell’ossimoro: l’Intelligenza Artificiale che promuove l’autonomia, facilita la gestione autonoma del tempo e delle risorse, sviluppa capacità di autogestione, il pensiero critico e la capacità di problem solving.
Cioè: a delegare alla macchina pensieri, parole e opere, a esternalizzare le funzioni fondamentali in un prolungamento artificiale del corpo, uno conquisterebbe autonomia.
Notare, tra l’altro, l’evocazione qua e là del pensiero critico, altra stucchevolissima formuletta magica (mantra numero tre), estratta dal cilindro del prestigiatore come il classico coniglio, per legittimare se stesso da un lato e per nobilitare qualsiasi ciofeca dall’altro. Basta spruzzare in giro, a casissimo, qualche «pensiero critico», e la coscienza va subito a posto, e ci si gode l’applauso assicurato del pubblico pagante.
Ma non c’è solo il pensiero critico. Sparse per il testo, tutte le classiche esche per i benpensanti, quelle che piacciono alla gente che piace, sfoderate per il lancio del grande gioco di società a cui siamo tutti chiamati coattivamente a giocare.
Ecco infatti che, per raggiungere i traguardi stellari elencati a più riprese nel documento, «è necessario che l’IA supporti la crescita personale e l’acquisizione di competenze autentiche, promuovendo l’apprendimento critico e creativo senza sostituire l’impegno, la riflessione e l’autonomia degli individui». Essa «deve promuovere un’innovazione etica e responsabile», essere utilizzata «in modo trasparente, consapevole e conforme ai valori educativi delle Istituzioni scolastiche italiane»; deve essere sostenibile nel lungo termine e «per traguardare (sic) questo obiettivo deve garantire un equilibrio nei tre pilastri della sostenibilità: sociale, economica e ambientale».
In sintesi: l’AI promuove l’autonomia, stimola il pensiero critico, ma per raggiungere questi fantastici obiettivi deve promuovere l’autonomia e stimolare il pensiero critico. Una autolegittimazione tautologica e circolare, formulata per la stessa banda di presunti scimuniti cui si accennava sopra.
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Accendere la resistenza
Viene da ridere, sì, ma poi sale la rabbia. L’onda d’urto di tanto delirio si abbatterà sui nostri figli se non ci predisponiamo a difenderli.
Che dall’altra parte ci sia un grumo di potere non solo economico, ma soprattutto politico (nel senso che il suo intento egemonico sta nel controllare l’esistenza altrui e pilotarla a proprio uso e consumo) non è forse nemmeno il problema più grande.
Il problema più grande è che la gente abbocca, anche se l’imbroglio è così plateale, e si lascia attirare nel girotondo per via di quel «piano di comunicazione strutturato» che funziona alla grande; oppure perché è semplicemente stanca, rassegnata, tanto da lasciarsi persuadere dalla narrazione truffaldina che fa leva sulla parola magica della «inevitabilità». E allora si convince a salire sulla giostra che gira sempre più forte, ma si sente rassicurata dall’essere «consapevole e responsabile», il tranquillante prescrittole dall’impresario circense.
L’imposizione dell’IA ai nostri figli – proprio come è stato per l’mRNA – calpestando la Costituzione, uccidendo il diritto e disintegrando il concetto stesso di democrazia, mira dritto dritto al cuore della natura umana per colpire la sua integrità e un po’ alla volta sostituirla. Ma in pochi sembrano farci caso: la maggior parte obbedisce, zitta e mosca, al programma di sottomissione.
E invece questo è proprio il momento della responsabilità. Dunque, che la forza sia con noi: con i docenti che non mollano, con i genitori che tengono ai propri figli, con gli scolari capaci di sopravvivere al trattamento loro riservato, e determinati a continuare a farlo per conquistarsi in premio una vita da vivere, e non da subire.
Elisabetta Frezza
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