Economia
La BCE sostiene che l’Intelligenza Artificiale crea posti di lavoro
Secondo un bollettino di ricerca pubblicato martedì dalla Banca Centrale Europea, l’adozione diffusa dell’intelligenza artificiale e delle tecnologie correlate ha portato ad un aumento dei posti di lavoro umani, ma ad una diminuzione dei salari.
Intitolato «I rapporti sull’eliminazione del lavoro umano dall’Intelligenza Artificiale potrebbero essere molto esagerati», il documento si propone di contrastare i timori che l’intelligenza artificiale possa decimare il mercato del lavoro con dati provenienti da 16 paesi europei raccolti tra il 2011 e il 2019.
«Durante il boom del deep learning [gli algoritmi informatici alla base dell’IA, ndr] degli anni 2010, le occupazioni potenzialmente più esposte alle tecnologie basate sull’Intelligenza Artificiale hanno effettivamente aumentato la loro quota di occupazione in Europa», afferma il documento, riconoscendo che «non è ancora chiaro» se questo modello sarà vero nel futuro.
Secondo la ricerca della BCE, la quota occupazionale dei settori economici più esposti all’Intelligenza Artificiale è aumentata, con le posizioni altamente qualificate – e in particolare quelle ricoperte da lavoratori più giovani – che hanno registrato il maggiore incremento.
La ricerca ha dimostrato che l’esposizione all’intelligenza artificiale aveva il doppio delle probabilità di avvantaggiare i lavoratori del terzo più giovane della popolazione.
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Tuttavia, almeno uno studio citato nel documento ha mostrato che i singoli datori di lavoro all’interno dei settori esposti all’Intelligenza Artificiale hanno ridotto le assunzioni per posizioni non legate all’IA – e le assunzioni in generale. L’effetto sui lavori poco e mediamente qualificati è stato meno pronunciato, senza alcuna indicazione che il software stesse sostituendo posizioni pesanti di routine, sebbene studi precedenti citati dagli autori suggerissero che molti di questi posti di lavoro potrebbero essere stati persi negli anni precedenti a causa di forme meno avanzate di automazione.
Mentre due dei tre studi esaminati nel documento non hanno mostrato alcuna relazione significativa tra esposizione all’IA e salari, il terzo ha riscontrato «impatti da neutrali a leggermente negativi» sui guadagni umani, rivelando che le occupazioni più esposte all’IA hanno mostrato una crescita salariale peggiore rispetto a quelle isolate dalla tecnologia AI.
Gli autori riconoscono che il grado di perturbazione del mercato del lavoro da parte dell’IA varia in modo significativo da un paese all’altro, con alcuni – il documento non nomina quali – influenzati negativamente dall’automazione resa possibile dall’intelligenza artificiale, in contrasto con la tendenza più ampia.
Lo sviluppo e l’adozione continui e imprevedibili dell’intelligenza artificiale e delle tecnologie correlate significa che «la maggior parte del loro impatto sull’occupazione e sui salari – e quindi sulla crescita e sull’uguaglianza – deve ancora essere visto», hanno scritto i ricercatori.
Come chiosa RT, la BCE ha le sue ragioni per proiettare un futuro roseo per l’IA, avendo annunciato in un post sul blog di settembre che avrebbe esplorato l’uso della tecnologia nella modellazione economica e nel data crunching, informando tutto, dalle analisi economiche di routine ai processi decisionali critici.
Il responsabile dei servizi della banca, Myriam Moufakkir, si era impegnato all’epoca ad «accelerare» l’adozione dell’IA in tutte le applicazioni per mantenere la BCE «moderna e innovativa», salvaguardando al tempo stesso – è stato detto, la privacy e altri diritti legali di tutte le entità coinvolte.
Lo studio BCE, che si riferisce ad un’epoca precedentemente ai modelli di linguaggio come ChatGPT è talmente in controtendenza con altri dati e fatti di cronaca sulla distruzione dei posti di lavoro operata dall’IA da essere quasi comico.
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Come riportato dall’Harvard Business Review, uno studio del 2019 stimava che il 10% dei posti di lavoro negli Stati Uniti sarebbe stato automatizzato nel 2021. Un altro studio del colosso internazionale della consulenza McKinsey stimava che quasi la metà di tutti i posti di lavoro negli Stati Uniti potrebbe essere automatizzato nel prossimo decennio.
«Le persone vogliono rimuovere la manodopera» aveva affermato in tranquillità un l’amministratore delegato di una società di robotica a Bloomberg l’anno scorso.
Come riportato da Renovatio 21, la scorsa estate si era detto che il Bild, il tabloid tedesco di proprietà e gestito dalla principale casa editrice europea Axel Springer, aveva in piano di sostituire oltre un centinaio di lavori editoriali umani con l’Intelligenza Artificiale.
A maggio il CEO di IBM Arvind Krishna aveva affermato che la società prevede di sospendere le assunzioni per ruoli che ritiene possano essere sostituiti con l’Intelligenza Artificiale nei prossimi anni. Di conseguenza, le assunzioni nelle funzioni di back-office, come le risorse umane, saranno sospese o rallentate, ha detto Krishna in un’intervista. Tali impieghi non rivolti al cliente ammontano a circa 26.000 lavoratori, ha affermato Krishna. «Potrei facilmente vedere il 30% di questi essere sostituiti dall’Intelligenza Artificiale e dall’automazione in un periodo di cinque anni». A conti fatti, ciò significherebbe la perdita di circa 7.800 posti di lavoro.
Come riportato da Renovatio 21, IBM aveva già lavorato con il colosso del fast food McDonald’s per la sostituzione dei dipendenti con robot. Nei ristoranti gli esperimenti di soppressione della manodopera umana vanno avanti da un po’.
Autisti, giornalisti, piloti di aereo, trader finanziari, giornalisti, stilisti, artisti, autisti, medici, insegnanti, persino psicanalisti e soldati. Nessuno è al riparo dalla disruption dell’automazione, la potenza socialmente distruttiva (ma, per pochi, economicamente conveniente) della sostituzione dell’uomo con la macchina.
Come riportato da Renovatio 21, l’IA ha attaccato anche Hollywood, e il recente sciopero di attori e sceneggiatori era percorso anche da questa paura – a breve per fare film fotorealistici non vi sarà più bisogno di esseri umani.
Le macchine stanno davvero sostituendoci. È una verità, ormai, incontrovertibile, ed è pure il modo più solare di pensare alla trasformazione in corso: perché là fuori in molti sono convinti che l’AI annienterà gli esseri umani.
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Economia
Hollywood al capolinea: Netflix vuole comprare Warner Bros
Netflix avrebbe raggiunto un accordo per acquisire Warner Bros., inclusi i suoi studi cinematografici e televisivi, HBO e HBO Max, attraverso una transazione mista in contanti e azioni che valuta Warner Bros. Discovery a un valore aziendale di 82,7 miliardi di dollari (valore azionario di 72 miliardi di dollari), pari a 27,75 dollari per azione.
L’intesa dovrebbe essere finalizzata nel terzo trimestre del 2026, dopo lo scorporo programmato da parte di WBD della sua divisione Global Networks in una società quotata autonoma («Discovery Global»). Questa operazione giunge a pochi mesi dalla proposta avanzata da Paramount-Skydance per rilevare WBD.
L’accordo tra Netflix e WBD fonderà la piattaforma di streaming con un catalogo secolare e con franchise iconici come i supereroi della DC Comics, Harry Potter, Game of Thrones, I Soprano e The Big Bang Theory.
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In una nota ufficiale, Netflix ha dichiarato che l’operazione espanderà la sua library di contenuti, potenzierà le capacità produttive e favorirà una crescita sostenibile nel lungo periodo: «fornendo agli utenti una gamma più vasta di serie e film di alto livello, Netflix si attende di conquistare e trattenere un maggior numero di abbonati, incrementare l’engagement e generare entrate e profitti operativi aggiuntivi. L’azienda prevede inoltre di conseguire risparmi sui costi per almeno 2-3 miliardi di dollari annui entro il terzo anno e che la fusione avrà un effetto positivo sull’utile per azione GAAP già a partire dal secondo anno».
Secondo i termini dell’accordo, ogni azione WBD sarà convertita in 23,25 dollari in contanti più 4,50 dollari in azioni Netflix. I board di entrambe le società hanno approvato l’operazione all’unanimità.
La chiusura è attesa tra 12 e 18 mesi, subordinata all’esame regolatorio e all’ok degli azionisti di WBD. All’inizio dell’anno, Netflix ha superato le controfferte, tra cui quelle di Paramount-Skydance e Comcast.
Bloomberg ha rilevato che Hollywood non accoglie con entusiasmo questo nuovo connubio tra Netflix e WBD.
Warner Bros. Discovery ha avviato negoziati esclusivi per cedere i suoi studi cinematografici e televisivi insieme a HBO Max a Netflix, stando a fonti interne alla major – un’indicazione che il colosso dello streaming ha avuto la meglio su Paramount-Skydance e Comcast. Un’intesa del genere ridisegnerebbe il settore dell’intrattenimento e rappresenterebbe un turning point strategico per Netflix, già leader per capitalizzazione a Hollywood. Paramount ha bollato il processo di cessione come «contaminato», mentre l’attrice Jane Fonda, due volte premio Oscar, ha descritto il suo potenziale effetto sull’industria con un aggettivo più severo: «catastrofico».
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Nata come servizio di noleggio DVD via posta, Netflix ha prima annientato la catena Blockbuster e ora sta replicando il colpo con Hollywood, snobbando in larga misura le uscite cinematografiche in sala. L’accordo catapulterebbe Netflix al rango di superpotenza negli studi hollywoodiani. Tuttavia, il tutto resta appeso all’approvazione dei regolatori, con il repubblicano californiano Darrell Issa che ha già espresso opposizione a qualsivoglia acquisizione di Warner Bros. da parte di Netflix.
L’industria cinematografica è minacciata dall’avvento dell’IA, che potrebbe presto consentire a chiunque di produrre contenuti di livello cinematografico in un click, disintegrando un’intera filiera di lavoratori che vanno dagli attori ai cineoperatori, agli addetti al casting, agli elettricisti, registi, etc.
Si spiega così la corsa di Netflix verso le IP, cioè le proprietà intellettuali: avere un personaggio conosciuto e diffuso come, ad esempio Harry Potter, anche nell’era del cinema generato dall’AI potrebbe avere un valore strategico ed economico.
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Immagine di Fourbyfourblazer via Flickr pubblicata su licenza CC BY 2.0
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