Geopolitica
Juncker: l’Ucraina è troppo corrotta per aderire all’UE
Un’inaspettata bordata contro Kiev è partita dall’ex presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker.
L’Ucraina non potrà aderire presto all’Unione europea a causa della corruzione radicata e diffusa, ha affermato Juncker. L’esternazione dell’ex uomo al vertice di Bruxelles, arriva in un momento in cui, secondo quanto riferito da Politico, anche il governo degli Stati Uniti sta esercitando pressioni su Kiev affinché combatta la corruzione in modo più efficace.
In un’intervista pubblicata giovedì al quotidiano tedesco Augsburger Allgemeine, lo Juncker ha avvertito che Bruxelles «non dovrebbe fare false promesse al popolo ucraino che soffre fino al collo», criticando coloro che all’interno dell’UE «portano gli ucraini a credere che possano diventare immediatamente uno Stato membro».
Secondo l’ex funzionario, uno scenario del genere sarebbe dannoso per il blocco e l’Ucraina.
«Coloro che hanno avuto a che fare con l’Ucraina sanno che questo è un Paese corrotto a tutti i livelli della società», ha accusato Juncker, osservando che Kiev dovrebbe prima condurre riforme «massicce».
L’ex presidente della Commissione Europea si è espresso a favore di una «adesione parziale» per le Nazioni aspiranti, che consentirebbe loro di accedere ad alcuni dei benefici dell’integrazione europea, a condizione che facciano progressi sulla via delle riforme.
Juncker è noto per i video in cui sembra alticcio, ma si difese dicendo che si trattava di sciatica. Anche se fosse vero che il lussemburghese alza il gomito, bisogna ricordare l’antico adagio latino: in vino veritas.
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Il monito dello Juncker è arrivato poco dopo che Politico, citando diplomatici anonimi, aveva riferito che l’attuale leadership dell’UE avrebbe annunciato formalmente l’inizio dei colloqui di adesione con l’Ucraina già a dicembre.
Nel frattempo, all’inizio di questa settimana, la stessa testata avrebbe affermato di aver visto la versione «sensibile ma non classificata» della «Strategia Paese Integrata» del Dipartimento di Stato americano per l’Ucraina. In esso, i funzionari americani avrebbero avvertito la leadership di Kiev che «la percezione di corruzione ad alto livello» potrebbe «minare la fiducia del pubblico ucraino e dei leader stranieri nel governo in tempo di guerra».
Secondo fonti di Politico, l’amministrazione del presidente americano Joe Biden sta facendo pressioni sull’Ucraina affinché intensifichi gli attuali sforzi anti-corruzione. Tuttavia, lo sta facendo in silenzio per evitare di fornire argomenti politici ai repubblicani che vogliono trattenere gli aiuti americani a Kiev per motivi di corruzione.
L’amministrazione Biden avrebbe chiarito che i futuri aiuti economici potrebbero essere legati a riforme che «rendano l’Ucraina un luogo più attraente per gli investimenti privati».
Lunedì il deputato ucraino Yaroslav Zheleznyak ha affermato che il suo paese aveva ricevuto un «cartellino giallo» per corruzione da parte degli Stati Uniti.
L’Ucraina è da anni considerata uno dei paesi più corrotti d’Europa. Secondo l’indice di percezione della corruzione di Transparency International, nel 2022 il Paese si classificava al 116° posto su 180.
Articoli sui livelli indegni di corruzione in Ucraina comparivano regolarmente sui giornali occidentali fino alla guerra, dallo scoppio della quale Kiev è divenuta, per la stampa dei Paesi NATO, un agnello sacrificale candido e innocente aggredito proditoriamente dal lupo moscovita.
La questione della corruzione potrebbe essere dietro la rimozione del ministro della Difesa ucraino Oleksyj Reznikov pochi mesi fa. Seymour Hersh ha scritto che sue fonti dell’Intelligence USA ritengono il suo rimpiazzo corrotto tanto quanto il predecessore.
La corruzione ucraina fa da motore a quella americana. Viktor Medvedchuck, leader del principale partito di opposizione ucraino dissolto da Zelens’kyj ha dichiarato che Kiev costituisce una «mangiatoia» per il clan Biden. Medvedchuck è stato preso prigioniero dalle forze del regime Zelens’kyj e quindi scambiato con la Russia.
Accuse simili alla famiglia Biden sono state fatte dall’ex procuratore generale ucraino Viktor Shokin, licenziato tramite un ricatto dell’allora vicepresidente Biden a presidente e premier ucraini. Shokin stava investigando su Burisma, colosso energetico che aveva piazzato, per motivi non specificati, Hunter Biden nel board.
Pochi giorni fa, è emerso che l’architetto delle sanzioni americane contro la Russia, il senatore democratico Robert Menendez, è stato accusato di corruzione.
Intanto, perfino il presidente del Burkina Faso in estate ha dichiarato che le armi per l’Ucraina stanno finendo presso i terroristi in Africa.
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Immagine di euranet_plus via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic
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Mearsheimer: l’Europa occidentale si trova di fronte a un «futuro desolante»
Secondo il politologo statunitense John Mearsheimer, capofila della scuola realista nello studio delle relazioni internazionali, l’Europa occidentale è destinata a un «futuro tetro» a causa del conflitto ucraino, provocato – a suo avviso – dall’Occidente e in particolare dagli Stati Uniti.
In un’intervista concessa al politologo Glenn Diesen e diffusa martedì, Mearsheimer ha spiegato che la guerra ha generato un’insicurezza profonda nel Vecchio Continente e ha creato «enormi difficoltà» nelle relazioni tra Washington e gli alleati europei.
Il professore di scienze politiche all’Università di Chicago ha osservato che la collaborazione su piani politici, militari ed economici si è complicata, citando i recenti negoziati come esempio di come gli europei stiano «litigando con gli USA su come gestire l’Ucraina».
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L’Europa, ha proseguito Mearsheimer, è «in guai seri» per due motivi principali legati al declino dell’impegno americano nel continente, che attribuisce in gran parte alla «presenza storica di una robusta forza militare statunitense in Europa».
Dopo la Guerra Fredda, governi di Washington e Bruxelles hanno esteso la NATO proprio per «collocare l’ombrello di sicurezza americano sulle teste degli europei orientali e occidentali», ha ricordato.
Tuttavia, questo equilibrio è ora minacciato da un «profondo mutamento nella distribuzione del potere» a livello globale. Negli anni Novanta e nei primi 2000 gli USA potevano mantenere massicci contingenti in Europa, ma l’ascesa della multipolarità li ha spinti a «rivolgere l’attenzione all’Asia».
Le sue parole riecheggiano il discorso tenuto da Mearsheimer al Parlamento europeo all’inizio di novembre, dove ha proclamato la fine dell’era unipolare con l’emergere di Cina e Russia come superpotenze. «Gli Stati Uniti non sono più l’unica grande potenza mondiale», ha concluso il professore statunitense a Brusselle.
Come riportato da Renovatio 21, il Mearsheimer aveva sostenuto in un’intervista che i governi occidentali continuano a perseguire politiche mirate a indebolire la Russia fino a privarla definitivamente del suo status di grande potenza.
Come riportato da Renovatio 21, il Mearsheimer aveva preconizzato ancora nel 2015 lo sfascio dell’Ucraina, accusando, già all’ora, l’Occidente di portare Kiev verso la sua distruzione invece che verso un’era florida che sarebbe seguita alla neutralità dichiarata dagli ucraini.
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Il politologo appartiene alla schiera delle grandi figure politiche americane che hanno rifiutato la NATO, talvolta prima ancora che nascesse. Uno è George Frost Kennan (1904-2005), ex ambasciatore USA in URSS, lucido, geniale mente capofila della scuola «realista» delle Relazioni Estere (quella oggi portata avanti accademicamente proprio da Mearsheimer) e funzionario di governo considerato «il padre della guerra fredda».
Mearsheimer è noto altresì per il controverso libro La Israel lobby e la politica estera americana, tradotto in Italia da Mondadori. Il libro contiene una disamina dell’influenza di Tel Aviv sulla politica americana, e identifica vari gruppi di pressione tra cui i Cristiani sionisti e soprattutto i neocon.
Il cattedratico statunitense ha anche recentemente toccato la questione israeliana dichiarando che le intenzioni dello Stato Ebraico sarebbero quelle di allargare il più possibile il conflitto nell’area di modo da poter svuotare i territori dai palestinesi: «più grande è la guerra, maggiore è la possibilità di pulizia etnica».
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Immagine di Maarten via Flickr pubblicata su licenza CC BY 2.0
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Gli Stati Uniti avvertono l’Ucraina di una «sconfitta imminente»
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