Intelligenza Artificiale
Il regista de «Il corvo» accusa Elon di avergli rubato i robotti. Che somigliano al fratello
Il regista cinematografico Alex Proyas ha accusato il miliardario Elon Musk di aver riutilizzato i design mostrati nell’adattamento del 2004 della serie di libri Io, Robot di Isaac Asimov.
Come riportato da Renovatio 21, la società di auto elettriche Tesla ha ospitato a Los Angeles un evento chiamato «We, Robot» la scorsa settimana, con il nome che gioca sul titolo della serie di racconti di fantascienza di fama mondiale. Musk, che è il CEO dell’azienda, ha mostrato i robot umanoidi Optimus rinnovati e i nuovi progetti di veicoli a guida autonoma al ricevimento a Burbank, California.
Il Proyas è noto come regista de Il Corvo (1994), pellicola considerata come «maledetta» per la morte, durante la produzione, del suo protagonista Brandon Lee – figlio del leggendario Bruce Lee – colpito da una pistola di scena caricata non a salve. Il cineasta è inoltre dietro ad un film sottovalutato come Dark City (1998), interpretato da un magnetico Rufus Sewell.
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«Ehi Elon, posso riavere indietro i miei progetti, per favore?» ha scritto Proyas su X domenica, pubblicando confronti affiancati tra ciò che è stato mostrato da Tesla e ciò che è stato presentato nel film da lui diretto, che ha visto il controverso Will Smith nel ruolo principale di un detective della polizia che indaga su una possibile rivolta della popolazione dei robotti.
L’imprenditore non ha risposto all’accusa appena velata di furto di proprietà intellettuale, ma alcuni dei suoi sostenitori hanno sottolineato che i design utilizzati nel film del 2004 potrebbero non essere così originali come lasciato intendere e hanno mostrato possibili ispirazioni nell’arte e nel design automobilistico risalenti a decenni fa.
Hey Elon, Can I have my designs back please? #ElonMusk #Elon_Musk pic.twitter.com/WPgxHevr6E
— Alex Proyas (@alex_proyas) October 13, 2024
Il film Io, Robot era stato elogiato dai critici per il suo valore produttivo, sebbene alcuni fan delle opere di Asimov si siano lamentati della deriva tematica da enigmi logici ed enigmi etici a una storia piena di azione guidata da una cospirazione. I critici sostengono che l’interpretazione del Proyas ha chiari sottotoni tecnofobici, non dissimili dal Terminator di James Cameron, piuttosto che dall’ottimismo di Asimov sul miglioramento delle condizioni di vita umane apportato dalla tecnologia avanzata.
La presentazione di Tesla, rivolta ai fan e agli investitori, è stata ulteriormente avvolta da polemiche quando alcuni hanno ipotizzato che gli androidi Optimus presenti all’evento fossero almeno in parte azionati da esseri umani tramite telecomando.
Optimus make me a drink, please.
This is not wholly AI. A human is remote assisting.
Which means AI day next year where we will see how fast Optimus is learning. pic.twitter.com/CE2bEA2uQD
— Robert Scoble (@Scobleizer) October 11, 2024
Playing charades with the Tesla Optimus robot last night. This is either the single greatest robotics and LLM demo the world has ever seen, or it’s MOSTLY remote operated by a human. No in between. pic.twitter.com/vCqzk8DDdO
— Marques Brownlee (@MKBHD) October 12, 2024
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L’ipotesi si basa sul comportamento complesso dei robotti, supportato da fonti citate da Bloomberg e da almeno un’interazione filmata sulla scena.
Some are still unsure about the autonomy of Tesla’s Optimus bots. The hand movements and speech were controlled remotely using a haptic suit and microphone, like puppets, while only the walking was autonomous. What do you think, remote control or AI? @projekt100x pic.twitter.com/5kkAGmOowk
— Nassrato 𝕏 (@Nassrato) October 12, 2024
Renovatio 21 nota che i robotti Optimus presentati avevano in molti casi uno stetson stile texano esattamente come nell’immagine pubblica del fratello di Elon Musk, Kimbal.
I asked the bartending Optimus if he was being remote controlled. I believe he essentially confirmed it. pic.twitter.com/WlGyuswWpI
— zhen (@zhen9436) October 11, 2024
Proud brother ❤️
Thank you Elon. Autonomy is here. 10 years ago it was just an idea. pic.twitter.com/acfGNsAdLq
— 𝙺𝚒𝚖𝚋𝚊𝚕 𝙼𝚞𝚜𝚔 🤠 (@kimbal) October 12, 2024
Il Kimballo ha espresso su X la propria gratitudine al fratello Elone rivelando che dieci anni fa tutto questo era solo un’idea.
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Immagine screenshot da Twitter
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La superintelligenza artificiale potrebbe porre fine all’umanità
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Bezos vede data center nello spazio e prevede che la «bolla» dell’AI darà i suoi frutti come le dot-com
In una visione futuristica che sembra uscita da un romanzo di fantascienza, il fondatore ed executive chairman di Amazon, Jeff Bezos, ha previsto che entro i prossimi 10-20 anni verranno costruiti nello spazio data center «su scala gigawatt», alimentati da energia solare illimitata e destinati, nel tempo, a superare in prestazioni le loro controparti terrestri.
L’intervento di Bezos si è tenuto all’Italian Tech Week di Torino, dove l’imprenditore ha delineato quello che considera il prossimo grande salto tecnologico: l’orbital computing, ossia il calcolo in orbita. Un’evoluzione che, secondo lui, avrà un impatto paragonabile a quello dell’esplosione di Internet negli anni Novanta — con tutto il suo carico di entusiasmo, bolle speculative e inevitabili vincitori.
«Questi giganteschi centri di addestramento saranno meglio costruiti nello spazio, perché lì abbiamo energia solare, 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Non ci sono nuvole, né pioggia, né maltempo», ha dichiarato Bezos in un’intervista pubblica con l’erede Agnelli John Elkann. «Saremo in grado di battere i costi dei data center terrestri nello spazio nei prossimi due decenni».
L’imprenditore americano ha spiegato che questa trasformazione rappresenta una tappa naturale nella migrazione dell’umanità verso infrastrutture spaziali. «È già successo con i satelliti meteorologici. È già successo con i satelliti per le comunicazioni. Il prossimo passo saranno i data center e poi altri tipi di produzione», ha affermato.
Jeff Bezos called AI an “industrial bubble” at Italian Tech Week:
“Investors don’t usually give a team of six people a couple billion dollars with no product, and that’s happening today.”
He added that while bubbles fund both good and bad ideas, society benefits when the… pic.twitter.com/7QTSgT0gh3
— Wall St Engine (@wallstengine) October 3, 2025
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Il concetto di data center orbitali sta guadagnando consensi tra i giganti della tecnologia, preoccupati per l’enorme impatto ambientale delle strutture terrestri, che richiedono grandi quantità di elettricità e acqua per il raffreddamento dei server. In orbita, la disponibilità costante di energia solare e l’assenza di condizioni atmosferiche rendono lo spazio una prospettiva sempre più attraente, almeno sul piano teorico.
Bezos ha però riconosciuto che il percorso non sarà privo di ostacoli: manutenzione e aggiornamenti sarebbero molto più difficili in orbita, i lanci di razzi rimangono costosi e qualsiasi guasto potrebbe comportare la perdita di miliardi di dollari in hardware.
Nonostante ciò, il fondatore di Amazon è convinto che l’abbassamento dei costi di lancio e il rapido progresso tecnologico cambieranno presto l’equilibrio economico, rendendo lo spazio una scelta sempre più conveniente per l’elaborazione dei dati.
Bezos ha quindi affrontato il tema dell’Intelligenza Artificiale, definendola una forza di cambiamento da accogliere con ottimismo, pur riconoscendo l’attuale clima di euforia e incertezza.
«Dovremmo essere estremamente ottimisti sul fatto che le conseguenze sociali e benefiche dell’intelligenza artificiale, come quelle che abbiamo avuto con Internet 25 anni fa, siano reali e destinate a durare», ha affermato. «È importante distinguere le potenziali bolle e le conseguenze del loro scoppio, che potrebbero verificarsi o meno, dalla realtà effettiva».
Secondo il Bezos, anche se gli investimenti nel settore sembrano eccessivi, si tratta di una «bolla positiva», una fase di espansione industriale che favorisce l’innovazione piuttosto che la distruzione finanziaria.
«Si tratta di una sorta di bolla industriale, a differenza delle bolle finanziarie. Quelle industriali non sono poi così negative, anzi, possono essere addirittura positive. La società trae beneficio da queste invenzioni», ha affermato, aggiungendo: «Gli investitori di solito non danno a un team di sei persone un paio di miliardi di dollari senza alcun prodotto, e questo sta accadendo oggi».
Amazon non è nuova a progetti che riguardano il cielo e oltre.
Come scoperto anni fa da brevetti di Amazon, l’azienda vuole creare magazzini volanti, montati su dirigibili.
Un nuovo corso dei progetti spaziali del fu annunciato nel 2019 durante una presentazione tenuta personalmente da Jeff Bezos per Blue Origin, la sua compagnia aerospaziale fondata nel 2000, specializzata in razzi riutilizzabili.
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I cinquanta minuti di discorso, che culminano con la rivelazione del modulo lunare Blue Moon, intrecciano ambizioni industriali e visioni filosofiche sullo spazio. Per chi non lo sapesse, Bezos trae ispirazione dal fisico Gerard K. O’Neill (1927-1992), contrario alla colonizzazione di Marte o altri pianeti (un obiettivo oggi perseguito con determinazione da Elon Musk). O’Neill riteneva che tali sforzi potessero al massimo raddoppiare la capacità di ospitare la popolazione umana, un tema cruciale negli anni Settanta.
In alternativa, O’Neill proponeva colonie spaziali orbitanti, enormi strutture tubolari posizionate nei punti di Lagrange, zone del cosmo stabili grazie ai campi gravitazionali di Terra e Luna.
Queste colonie, dove la gravità sarebbe generata dalla rotazione, potrebbero ospitare città a misura d’uomo, parchi naturali e complessi residenziali capaci di accogliere miliardi di persone.
Durante la presentazione, Bezos ha riproposto le illustrazioni originali di O’Neill, che oltre trent’anni fa ispirarono anche il regista giapponese Yoshiyuki Tomino per il celebre anime Gundam.
In sostanza, l’obiettivo è trasferire l’umanità nello spazio per «salvare il pianeta», preservando la Terra come un luogo «blu». Bezos sottolinea che non esiste un piano B per il nostro pianeta, poiché mantenere l’umanità in un unico luogo rappresenta, in termini informatici, un single point of failure.
Di più: nello spazio l’assenza di gravità rende i lavori pesanti (assemblare un’automobile, una petroliera) molto più semplici e meno dispendioso. Non è improbabile che quindi chi ha i mezzi stia ipotizzando uno spostamento della manifattura nello spazio. Il rientro delle merci spaziali sulla terra sarà in effetti un tema.
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Immagine generata artificialmente
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Sempre più esperti esperti cominciano a parlare di «psicosi da ChatGPT»
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