Nucleare
Il Pentagono svilupperà una bomba nucleare 24 volte più potente di quella sganciata su Hiroshima
Il Dipartimento della Difesa americano ha annunciato che svilupperà una nuova versione della bomba nucleare B61 con un potere distruttivo 24 volte superiore a quello sganciato su Hiroshima alla fine della seconda guerra mondiale.
Il Pentagono ha rivelato che cercherà l’approvazione del Congresso e i finanziamenti per lo sviluppo dell’arma in un comunicato stampa venerdì scorso. Secondo una scheda informativa che accompagna l’annuncio, la bomba, denominata B61-13, avrà una resa simile alla B61-7, che è destinata a sostituire.
La B61-7 ha una potenza massima di 360 kilotoni, il che la rende 24 volte più potente di «Little Boy», la bomba da 15 kilotoni che rase al suolo Hiroshima.
La B61-7 non è l’arma nucleare più potente nell’arsenale statunitense. Quel titolo va alla B83, una bomba termonucleare a gravità con una resa di 1,2 megatoni di TNT. Il B83 ha sostituito l’ancor più potente B53, che aveva una potenza di 9 megatoni ed è stato ritirato nel 2011.
La bomba nucleare più potente mai testata, tuttavia, fu costruita dall’Unione Sovietica. Fatta esplodere nel 1961, la «Bomba Zar» aveva una potenza stimata di 58 megatoni, equivalenti a più di 1.500 bombe di Hiroshima.
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«L’annuncio di oggi riflette un contesto di sicurezza in evoluzione e le crescenti minacce da parte di potenziali avversari», ha affermato nel comunicato il vice segretario alla Difesa per la politica spaziale John Plumb. «Gli Stati Uniti hanno la responsabilità di continuare a valutare e mettere in campo le capacità di cui abbiamo bisogno per scoraggiare in modo credibile e, se necessario, rispondere agli attacchi strategici e rassicurare i nostri alleati».
L’annuncio è arrivato meno di due settimane dopo che gli Stati Uniti hanno condotto un’esplosione sotterranea in un poligono di test nucleari in Nevada, la prima dall’inizio degli anni ’90. L’esplosione è avvenuta poche ore dopo che la Duma di Stato, la camera bassa del Parlamento russo, ha approvato un disegno di legge sul ritiro della ratifica del Trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari (CTBT) del 1996. Il trattato non è stato mai ratificato dagli Stati Uniti.
Il presidente russo Vladimir Putin ha affermato che se gli Stati Uniti riprenderanno i test nucleari, cosa che ritiene possa fare come parte della modernizzazione del loro arsenale, Mosca seguirà l’esempio.
Come riportato da Renovatio 21, le bombe nucleari all’idrogeno B61 sono schierate dagli USA anche in Europa, Italia compresa.
Le forze americane hanno circa 100 bombe nucleari a gravità B61 situate presso la base aerea di Kleine Brogel in Belgio, la base aerea di Buchel in Germania, la base aerea di Volkel nei Paesi Bassi, la base aerea di Incirlik in Turchia e, naturalmente, le basi aeree italiane di Aviano (Pordenone) e Ghedi (Brescia). Intensi movimenti si sarebbero registrati anche verso la Gran Bretagna.
Come riportato da Renovatio 21, tre mesi fa il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha ricordato che l’F-16, cioè il caccia che i Paesi NATO vogliono regalare all’Ucraina, può trasportare testate nucleari.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Nucleare
Mosca dice ancora una volta che l’Ucraina sta lavorando a un piano per una «bomba sporca»
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Nucleare
Tokyo, via libera al riavvio della più grande centrale nucleare al mondo
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Il governatore della prefettura di Niigata ha approvato la riaccensione parziale dell’impianto di Kashiwazaki-Kariwa, segnando una svolta nella strategia energetica del Giappone, voluta dal governo di Sanae Takaichi. La premier sta valutando anche una revisione dei tre storici principi non nucleari, indignando i sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki.
Il governatore della prefettura di Niigata, Hideyo Hanazumi, ha approvato oggi la riattivazione parziale della centrale nucleare di Kashiwazaki-Kariwa, la più grande del mondo per capacità installata. Il Giappone da tempo cerca di rilanciare il settore dell’energia atomica per ridurre la dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili, aumentate in modo significativo dopo il disastro di Fukushima del 2011.
L’approvazione rimuove l’ultimo ostacolo politico al piano della Tokyo Electric Power Company (TEPCO), che potrà ora procedere con la riaccensione dei due più potenti reattori dell’impianto che insieme generano 2.710 megawatt, circa un terzo della capacità complessiva. Solo il reattore n. 6, ha spiegato il ministro dell’Industria, Ryosei Akazawa, permetterebbe di migliorare del 2% l’equilibrio tra domanda e offerta di energia nell’area metropolitana di Tokyo.
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Hanazumi ha dichiarato che la decisione dovrà comunque essere sottoposta al voto di fiducia dell’assemblea prefetturale nella sessione che si aprirà il 2 dicembre. «Non sarebbe razionale bloccare qualcosa che ha superato gli standard di sicurezza nazionali», ha affermato, sottolineando però che le preoccupazioni dei residenti, le misure di emergenza e il monitoraggio continuo della sicurezza restano priorità da affrontare.
Se confermato, il riavvio segnerebbe una svolta per TEPCO: dal marzo 2011, quando lo tsunami devastò la centrale di Fukushima Daiichi causando il peggiore incidente nucleare dopo Chernobyl, l’azienda non ha più potuto riattivare alcun reattore. In ottobre TEPCO aveva concluso le verifiche tecniche sul reattore n. 6, confermando il corretto funzionamento dei sistemi.
Dopo Fukushima, il Giappone aveva spento tutti i 54 reattori attivi all’epoca. Ad oggi ne sono stati riavviati 14 sui 33 ancora idonei all’uso. Il governo della premier Sanae Takaichi, sostiene la riapertura dei reattori per rafforzare la sicurezza energetica e ridurre i costi delle importazioni: nel 2024 il Giappone ha speso 10,7 trilioni di yen (circa 68 miliardi di dollari) solo per importare gas naturale liquefatto e carbone, un decimo del totale delle importazioni nazionali. Il governo insiste inoltre sul fatto che il ritorno al nucleare è essenziale per contenere i prezzi dell’elettricità e aumentare la quota di energia riducendo allo stesso tempo le emissioni.
La riattivazione dell’impianto avviene in un clima politico teso perché la premier Sanae Takaichi è a favore anche della possibilità di rivedere i principi del Giappone anche in fatto di armi atomiche. Una prospettiva che ha suscitato una dura reazione da parte degli hibakusha, i sopravvissuti ai bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki.
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La Nihon Hidankyo, principale organizzazione nazionale dei sopravvissuti e vincitrice del Premio Nobel per la pace lo scorso anno, ieri 20 novembre ha diffuso una nota di forte condanna, affermando che «non è possibile tollerare l’introduzione di armi nucleari in Giappone né permettere che il Paese diventi una base per la guerra nucleare o un bersaglio di attacchi atomici».
L’organizzazione ha chiesto al governo di rispettare e rafforzare i tre principi (che vietano di possedere, produrre o ospitare armi atomiche), inserendoli addirittura nella legislazione nazionale, denunciando come un pericoloso arretramento l’idea stessa di metterli in discussione.
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Immagine di Triglav via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
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