Occulto
Feti in barattolo, sacrifici umani: la società post-satanista e i suoi riti su tutti noi

Come dovevasi dimostrare, la storia del feto nel barattolo trovato in un cespuglio a Bassano è sparita con rapidità impressionante.
Nessuna testata, locale o nazionale, ha scritto altri articoli: al massimo un secondo pezzo, a distanza di poche ore dalla rivelazione, per dire che l’ospedale della zona non c’entra niente. Poi, il silenzio.
Avevamo già visto questo fenomeno; anzi, lo avevamo già preconizzato: quando trovarono in un capannone in provincia di Bologna quei quaranta barili pieni di feti, Renovatio 21 scrisse già nel titolo che la vicenda si sarebbe inabissata immantinente. Così fu: sepolta.
Stessa, medesima cosa stavolta. La storia choc dell’Alto Vicentino è sparita da ogni radar: giornali e giornalisti non sembrano avere grande curiosità per il mistero, che sicuramente qualche copia la farebbe vendere in più rispetto alle giornate in cui si parla di sagre e della Meloni. In pratica, Renovatio 21 è l’unica realtà che sta tornando sulla cosa; quindi il pezzo che state leggendo è un volo verso l’ignoto, verso il mistero, e i suoi tremori.
Abbiamo notizie nuove sulla faccenda bassanese? No, cioè sì. Non notizie nuove, ma notizie… vecchie. Il lavoro che fa Renovatio 21, il lettore lo sa e ci vuole bene anche per questo, è quello di unire i puntini – puntini che stranamente sfuggono sempre alle testate mainstream, quelle con i redattori pagatissimi e magari ampi fondi pubblici a sostegno.
Riveliamo, quindi, che circa quattro anni fa, a metà novembre 2019, accadde qualcosa di praticamente identico: un feto in un barattolo trasparente fu trovato in un’aiuola in piazza Benefica, Torino. Ad accorgersi dell’orrore, un signore che passeggiava col cane.
Il contenitore, di sette centimetri di altezza e tre di diametro «liquido trasparente di conservazione, con all’interno un feto embrionale. Da un primo esame dei sanitari il feto dovrebbe avere tra le 10 e le 15 settimane» scrisse all’epoca Il mattino. Anche qui, «sull’accaduto indagano i carabinieri».
Pochi mesi dopo il Pubblico Ministero che segue il caso chiederà l’archiviazione: «Risolto il giallo del feto in piazza Benefica: risale ad almeno vent’anni fa» titolava trionfalmente La Repubblica. A leggere l’articolo, tuttavia, di risolto pare proprio non vi sia nulla: ci fanno sapere che si tratta di «un feto risalente nel tempo, almeno ai primi anni Duemila, poiché il liquido di formaldeide in cui era conservato non viene più usato da anni, da quando il decreto 81 sulla sicurezza lo ha messo fuorilegge». Per qualche motivo ciò gli fa tirare un sospiro di sollievo e chiudere tutto.
«L’inchiesta era stata orientata anche a capire se potesse esserci un reato legato all’aborto» continua Repubblica. «Invece l’esame del feto ha permesso di appurare che si era trattato di un aborto spontaneo, avvenuto prima dei tre mesi di gestazione, e non c’erano tracce che facessero pensare a un aborto indotto e tanto meno a un aborto clandestino. E nulla si è saputo nemmeno sulla provenienza del contenitore — non una provetta professionale ma un barattolo per alimenti».
Cioè fateci capire: una signora ha abortito spontaneamente (ma come lo hanno verificato?), messo il bambino in un vasetto alimentare svuotato, pulito e riempito di formaldeide. Nessun reato, niente di straordinario. Circolare.
Andiamo avanti con la storia del feto nel barattolo di Torino.
Apprendiamo da Repubblica che «in verità, nonostante la maggior parte dei reperti conservati in formalina sia stato distrutto dopo la messa al bando di questa sostanza, negli scantinati delle Molinette e del Sant’Anna sono stati preservati alcuni esemplari anatomici particolarmente significativi dal punto di vista scientifico, con la prospettiva che in futuro possa essere allestito un piccolo museo in cui esporre questo tipo di campioni». Il Sant’Anna è noto alle cronache politiche perché è il luogo dove lavora il ginecologo radicale Silvio Viale, nonché struttura dove nel 2004 si iniziò la sperimentazione della pillola abortiva RU486 – quella per cui il feto può essere espulso nel water di casa, e di lì finire nelle fogne dove lo attendono le fauci di topi, pesci, anfibi della situazione.
Tale museo di «campioni», scriveva ancora il quotidiano ora di proprietà della famiglia Agnelli, costituirebbe «un’idea che non ha ancora un progetto definito. In ogni caso anche il feto oggetto dell’inchiesta potrebbe essere conservato lì». E infatti il sostituto procuratore «non ha disposto la distruzione del reperto ma nella richiesta di archiviazione ha scritto al GIP che fosse disposta la restituzione del campione anatomico alla Città della salute, in previsione appunto di una possibile esposizione».
Dall’aiuola pubblica il feto del mistero trasloca in spazio museale. Un feto che ha fatto carriera, si direbbe.
Mettiamo da parte il proseguo giudiziario, che si è consumato pure con encomiabile velocità: è impossibile non vedere che quella di Torino sia la fotocopia, in tutto e per tutto, di quanto visto a Bassano pochi giorni fa. Un feto imbarattolato, a quanto pare integro, lasciato in un posto pubblico, in mezzo alle piante.
Se andiamo indietro nel 2017 c’era stata una segnalazione, rientrata anche quella a tempo di record. In provincia di Benevento, i carabinieri del comando provinciale scattano «a seguito del rinvenimento di un barattolo in vetro, con all’interno un oggetto dalle presunte fattezze di un feto umano (…) I militari ritrovavano il barattolo indicato, che si presentava ermeticamente sigillato e che conteneva al suo interno un liquido di colore rossastro ed un oggetto». Anche qui, siamo nel verde, «in un’area prospiciente il fiume Calore, seminascosto dietro un terrapieno», scrisse Fanpage.
Tuttavia, anche stavolta, il caso è risolto subito, subitissimo: «ultimati gli accertamenti tecnici, veniva appurato che l’oggetto contenuto nel barattolo, consisteva in due guanti in tessuto, avvolti tra loro con dello spago che erano stati riempiti con una sostanza spugnosa».
Quindi, senza ombra di dubbio, «in base a ciò è stato possibile chiarire, con certezza, la natura del contenuto, ed attribuire il fatto ad uno scherzo di cattivo gusto o ad una “fattura” molto probabilmente legata a motivi sentimentali». Ecco, la storia della «fattura», che chiude l’articolo, inquieta un pochino, tuttavia il titolo – che è quello che la gente davvero legge – rassicura definitivamente il lettore «“Nel barattolo c’è un feto umano”. Ma era solo uno stupido scherzo». La dissonanza cognitiva del lettore democratico è salva, quella del cittadino contribuente pure.
Falso allarme, «uno scherzo», «giallo risolto». Oppure silenzio tombale. Strano il destino di queste storie di feti in barattolo, ritrovati qua e là, in luoghi apparentemente privi di significato. O quasi.
Andiamo ancora indietro nel tempo di qualche anno: nell’aprile 2006 a Terlizzi (provincia di Bari), in un cimitero, trovano sotterrato maldestramente un feto di sesso maschile di tre mesi: invece che una bara – perché subito si sospetta di una sorta di pietosa sepoltura di un aborto – il piccolo è inserito, guarda che sorpresa, in un barattolo di vetro. Pure stavolta, non manca il dettaglio del liquido: «il feto, sebbene minuscolo, conservato in “formalina” appariva già abbastanza delineato» scrisse a suo tempo il sito Terlizzi Live. Apprendiamo che all’epoca il sostituto procuratore della Repubblica di Trani aprì «un fascicolo d’inchiesta ipotizzando il reato di occultamento di cadavere a carico di ignoti».
Al momento, ci fermiamo qua, ma abbiamo la sensazione che potremmo andare indietro ancora molto, e trovare altri casi del genere, in anni precedenti, in altre zone d’Italia, in altri Paesi dell’Europa e del mondo.
Parimenti, ci rendiamo conto che siamo gli unici che ad oggi stanno cercando di unire questi puntini: è un pensiero che non ci risulta sia stato già fatto.
E quindi, cosa può essere questo fenomeno allucinante dei feti in barattolo piantati in giro per i nostri territori?
In assenza di una spiegazione da parte di giornalisti, giudici, deputati, soloni vari – insomma quelli pagati, spesso della Stato moderno, per fare inchieste e dare spiegazioni – qualche ipotesi proviamo a tirarla fuori noi.
Sfugge ai più che il laicismo contemporaneo vive le sue «conquiste sociali» come veri fatti religiosi – e ciò è sensibile nel caso dei cosiddetti millennial, generazione cresciuta nel vuoto religioso post-cristiano più marcato, ma non per questo. Provate a parlare con una giovane femminista, o con un suo collega con i capelli colorati e una sessualità più o meno confusa: l’aborto, più che «un diritto», è un dogma. Lo zelo con cui cancellano – cioè negano la parola e l’idea stessa dell’esistenza, come in quella moderna damnatio memoriae che è la cancel culture – chiunque dissenta è incontrovertibilmente qualcosa di assimilabile al puritanesimo, all’iconoclastia, al fondamentalismo, all’estremismo religioso.
Un esempio lampante di quanto stiamo dicendo è visibile in una protesta di pochi giorni a Nuova York, dove un gruppo di giovani (con qualche meno giovane) ha inscenato un rito sorprendente, bizzarro assai per protestare contro la sentenza della Corte Suprema che ha abolito la discriminazione razziale (cioè, la preferenza per l’iscrizione degli studenti neri) nelle università a numero chiuso.
Happening Now: Demonstrators gathered outside the Thurgood Marshall U.S. Courthouse in New York, following Thursday’s Supreme Court ruling against affirmative action in higher education and other recent court rulings pic.twitter.com/Zf6DVspJuf
— Brendan Gutenschwager (@BGOnTheScene) July 4, 2023
In realtà, rituali inquietanti e incomprensibili si erano già visti nelle proteste del Satanic Temple per difendere l’aborto. Memorabile quella davanti ad una «clinica» di Planned Parenthood, la multinazionale dell’aborto finanziata alla sua fondazione dai Rockefeller, in cui versavano per qualche ragione del latte su delle ragazze che facevano gesti di contrizione.
Il Satanic Temple è in pratica un’organizzazione di troll di alto livello che portano avanti, con mezzi legali e spettacolari consistenti, l’agenda del laicismo (aborto, omosessualismo, etc.) e della compressione del cristianesimo. Definendosi come una religione, e per questo con grande copertura costituzionale negli USA, chiedono di istituire l’ora di catechismo satanico nelle scuole dei bambini, protestano contro gli alberi di Natale piazzandovi il Serpente dell’Eden, dissacrano la tomba della madre di un predicatore anti-gay, installano un’immensa statua di Satana-caprone che intrattiene due pargoli, cose così.
Questa settimana hanno perso una delle loro battaglie: una corte federale ha stabilito che il membri del Tempio satanico non possono portare in tribunale la Sanità del Texas adducendo che l’aborto è un loro diritto religioso, come avevano tentato di dire in una causa per far inceppare la sentenza Dobbs della Corte Suprema che ha tolto l’aborto come diritto federale rinviando la decisione ai singoli Stati dell’Unione. Non si tratta di un’idea nuova: in passato, era emerso che anche sparute operatrici abortiste avevano usato questo argomento (lasciateci fare l’aborto, uccidere bambini è parte della nostra religione), così come la cosa era stata rivendicata anche da un gruppo ebraico, che aveva asserito che la fine dell’aborto federale in USA ledeva la loro libertà religiosa.
Chi segue le trovate del Satanic Temple negli anni – riepilogate in un documentario di qualche anno fa chiamato Hail Satan? (2017) non può non aver notato come, in realtà, godano del plauso della sinistra giovanile, che riconosce la bontà delle loro azioni civili a favore del libero feticidio e delle altre cifre della Necrocultura – che è il cuore del goscismo attuale. Per inciso: il Satanic Temple è quello che a fine aprile ha fatto un megaevento luciferista, il Satancon 2023, epperò aperto solo a chi esibiva attestato di avvenuta vaccinazione COVID e mascherina chirurgica N-95. Come possono essere d’accordo quelli del PD?
Nel vuoto morale e religioso dell’ultima generazione, portata dalla Cultura della Morte ad odiare la vita e l’umanità, è possibile vedere come in tantissimi finiscano attratti dall’occulto – sia pure tradotto nelle forme «giovanili» di questa generazione. Quindi, se l’aborto diventa un valore, diventa sacro, esso va protetto con un rito – uno che, magari, ci si inventa, o si attinge da precedenti, sempre però riformulando, remixando, come visibile nelle strambe liturgie dei video sopra.
Il Satanic Temple ha messo quindi solo un brand sopra un fenomeno che esisteva da anni – quello della trasformazione della Cultura della Morte, con i suoi sacramenti legalizzati dallo Stato moderno, in religione vera e propria, pur ancora senza chiese, papi e testi sacri pubblici, ma intuitivamente diffusa presso un’intera generazione.
È per questo che non dobbiamo aver paura di parlare non solo di società post-cristiana, ma pure di società post-satanista. Non c’è più il satanismo di un tempo, il satanismo razionalista dei massoni stile Carducci, il satanismo «personalista» di chi partecipa alle Messe Nere, il satanismo «acido» degli aficionados della musica Metal, e neppure quello dei troll statali visto di recente.
Può esserci, che cresce sotto la crosta della società, un nuovo satanismo pragmatico e teologico, una religione post-satanista dove le vecchie tradizioni – i riti macabri, le formule magiche, etc. – sono abbandonate e favore di nuove liturgie che mantengono però integra la più alta componente dell’antireligione, e cioè il sacrificio umano.
Il sacrificio umano è illegale: per questo piuttosto raramente, almeno nelle cronache acclarate, i vari gruppi satanici scoperti sono stati trovati colpevoli di uccisioni rituali.
Tuttavia, l’omicidio del feto è perfettamente legale: ecco che quindi, un satanismo abortista porterebbe il satanismo al suo ideale primigenio, quello del sacrificio dell’uomo per il dio – cioè, il demone –, ribaltamento del Cristianesimo per cui è Dio a sacrificarsi per l’uomo.
Il sacrificio umano quindi va celebrato, ripetuto, pubblicizzato: possiamo pensare che la distribuzione di feti in barattoli trasparenti possa significare anche questo?
Forse è così. Ma forse c’è qualcosa di più.
I culti pagani di ogni regione del mondo hanno spesso, come noto, insegnamenti e riti riguardo le direzioni geografiche: nelle religioni precolombiane dell’America Settentrionale come dell’America meridionale, così come nella stregoneria europea (compreso il suo revival attuale, la Wicca) il rito contiene, in genere in partenza, un appello alle «potenze» di punti cardinali, dove talvolta dimorano delle vere e proprie entità che agiscono come guardiani.
C’è, nelle cose sacre, una disposizione geografica, territoriale.
È rimasta anche presso certo cattolicesimo profondo l’usanza di piazzare del sale esorcizzato in vari punti della casa, di modo da tenere lontani dal proprio domicilio i demoni.
Di fatto, nel tradizionismo – cioè, in quel mondo che autenticamente frequenta una messa antica – è ancora pienamente visibile come l’atto della benedizione dell’acqua e del sale – necessari per fare l’acqua santa da mettere nelle acquasantiere – sia in realtà un rito di esorcismo.
Negli anni ho pubblicato video di questo rito registrato presso la Santa Messa Tradizionale che frequento. Uno di questi, filmato forse un lustro fa, fece un pienone di visualizzazioni, con quantità incredibili di commenti da tutto il mondo. Forse l’algoritmo era impazzito a causa del titolo: exorcismus salis et acquae, esorcismo del sale e dell’acqua, attirando masse di visualizzazioni mai viste – o forse, semplicemente, sono in tanti a riconoscere la potenza e la necessità dell’esorcistato cattolico.
Non riesco a trovare quello specifico video ora – potrebbe essere sparito: dovete sapere che quando Facebook chiuse la pagina di Renovatio 21 decise di chiudere anche la pagina della Santa Messa – ma potete accontentarvi di questo.
Chi è stato ad un battesimo secondo la Chiesa tradizionale avrà notato la stessa cosa: il rito è, innanzitutto, un grande esorcismo, cosa evidentissima nella prima parte, dove la «creatura» non può nemmeno entrare nell’edificio sacro.
E quindi, come non pensare che uno stesso pensiero rituale, totalmente invertito come da ordinanza diabolica, non sia ora in uso presso un tipo di satanismo che ancora non si è rivelato?
I feti nel barattolo piazzati nell’erba sono una parte di un rito? Costituiscono un «sacramento»?
Sono forse una forma di rivendicazione del sacro postmoderno (in questa zona facciamo gli aborti!)?
Sono segnali, come pietre miliari, di un network di occultismo femminista, o qualcosa del genere?
Oppure, scendendo nel numinoso, sono dei totem direzionali, delle effigi dei classici demoni dei punti cardinali?
Oppure, ancora più fuori dalla tradizione satanista, agiscono, nella mente di chi li piazza, come delle antenne, come dei modi di diffondere sul territorio il loro significato, il loro «spirito»?
Se la Santa Messa – intesa secondo millenaria tradizione – con tutti i suoi riti è una grande opera di esorcismo, cosa stanno tentando di fare nascondendoci sotto il naso sacrifici umani in barattolo? Stanno per caso tentando di controbattere all’esorcismo con un procedimento di ri-possessione demoniaca della Terra?
I feti nei barattoli disseminati nelle città e nelle campagne, nei cimiteri e lungo i fiumi sono «antenne» del mondo post-satanista, oppure vere e proprie porte messe lì per fare entrare i diavoli in questo piano dell’esistenza?
Dobbiamo collegare questo fenomeno con quello degli aborti connessi ai vaccini? Con le storie delle linee cellulari da feto abortito usate dall’industria alimentare e quella cosmetica? C’è un programma per distribuire, simbolicamente e materialmente, il feticidio in tutto il mondo, dentro i nostri corpi, dietro le nostre case?
Sono domande che mi faccio, conscio che non vi sono molti che hanno il coraggio, o forse la fantasia, o forse la determinazione, per farsele.
Il lettore, se è arrivato fin qui, probabilmente mi è compagno – e se ne fotte di chi sghignazza, di chi storce il naso, di chi vuole tornare subito ad occuparsi di altro, del solito, delle quisquilie da nerd liturgici, delle geremiadi anti-Bergoglio, delle litanie monomaniacale antivaccinare, della NATO e di Putin, etc.
Perché, davanti ad un essere umano imbottigliato e nascosto – sta intorno a noi – non c’è altra reazione possibile. Se sei un uomo rimasto tale, una donna rimasta tale, non è che puoi evitare di pensarci. Non puoi non chiederti perché. Non puoi non interrogarti fino a perdere ore di sonno. Questa cosa deve avere un senso, occulto quanto volete, ma leggibile. Questa cosa deve essere affrontata.
Perché quel feto, che ti guarda attraverso il vetro, è un essere umano. E quel gesto, distribuito nei giardini dietro casa, è un sacrificio umano.
Da qualche parte, per risolvere questa cosa, dovremo pure iniziare. Va bene anche solo rendersi conto del fenomeno. E continuare ad unire i puntini.
Ognuno aiuto che offrirete in questo senso sarà un gesto pionieristico, rivoluzionario, necessario: perché la battaglia contro il Male, ve ne rendiate conto oppure no, la stiamo combattendo per davvero.
Roberto Dal Bosco
Occulto
Sacerdote cattolico nelle Filippine sospeso per aver benedetto un monumento massonico

Un prete cattolico nelle Filippine è stato sospeso per aver benedetto una targa massonica. Lo riporta LifeSite.
Il 1° settembre, l’Ordine degli Agostiniani Scalzi (OAD) ha annunciato di aver sospeso padre Libby Daños dopo che le foto del sacerdote che benediceva il simbolo massonico sono diventate virali online. L’incidente è avvenuto a Ormoc City, nella provincia di Leyte, nella regione delle Visayas Orientali delle Filippine.
Il simbolo massonico è inciso in un monumento che indica la presenza dei massoni nella zona. UCA News riferisce che è stata avviata un’indagine canonica sull’azione di Daños e che nel frattempo il sacerdote non svolgerà più alcun ministero pubblico.
A PRIEST BLESSED A MASONIC MARKER.
HE WAS SUSPENDED.
WHY IS THIS A BIG DEAL?
1. FR. LUIGI KERSCHBAMER, OAD, prior provincial of the Order of the Discalced Augustinians has temporarily suspended Fr. Libby Daños.
2. The Catholic priest was found to have led the blessing of a… pic.twitter.com/AxzPOFPau2
— ☩ 𝕁𝕄𝕋 ☩ (@SecretFire79) September 3, 2025
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Padre Luigi Kerschbamer, priore provinciale dell’OAD, ha affermato in una nota: «sebbene Padre Daños abbia dichiarato di non essere inizialmente a conoscenza della natura completa della cerimonia, riconosciamo che questa azione, indipendentemente dall’intento, contraddice l’insegnamento chiaro e coerente della Chiesa cattolica sulla massoneria e ha causato scandalo tra i fedeli».
«Padre Daños ha espresso profondo rimorso per la sua azione e sta collaborando pienamente all’indagine canonica avviata secondo il diritto della Chiesa e le costituzioni dell’OAD», ha proseguito. «Durante questo processo, è stato temporaneamente sospeso dal ministero pubblico per consentire un adeguato discernimento e la risoluzione della questione. Ci impegniamo a seguire le procedure ecclesiastiche consolidate che garantiscono sia la responsabilità che la cura pastorale».
Padre Kerschbamer ha sottolineato che la sospensione è dovuta al fatto che la Massoneria «è fondamentalmente incompatibile con la dottrina cattolica», osservando che il Vaticano ha ribadito questo insegnamento nel novembre 2023.
In risposta a una domanda di un vescovo filippino, il Dicastero per la Dottrina della Fede (DDF) aveva affermato che la massoneria nelle Filippine «coinvolge non solo coloro che sono formalmente iscritti alle Logge massoniche, ma, più in generale, un gran numero di simpatizzanti e associati che sono personalmente convinti che non vi sia opposizione tra l’appartenenza alla Chiesa cattolica e quella alle Logge massoniche».
«L’Ordine degli Agostiniani Scalzi sostiene categoricamente questo insegnamento e rifiuta qualsiasi associazione o approvazione delle attività massoniche», ha affermato Kerschbamer.
«Questo incidente serve a ricordare con urgenza la nostra costante necessità di vigilanza nel preservare l’autentica identità cattolica e l’importanza di una preparazione approfondita prima di partecipare a qualsiasi cerimonia pubblica», ha aggiunto. «Stiamo implementando programmi di formazione avanzati per tutti i nostri religiosi, per rafforzare la loro comprensione dell’insegnamento della Chiesa e la loro capacità di riconoscere situazioni che potrebbero compromettere la loro testimonianza del Vangelo».
Rivolgendosi ai sostenitori e ai benefattori del suo ordine, ha affermato: «non prendiamo alla leggera questa fiducia e ci impegniamo a uscire da questa sfida con rinnovato impegno verso l’integrità che dovrebbe caratterizzare tutti coloro che portano il nome di Sant’Agostino».
Nonostante la costante condanna della Chiesa nei confronti della massoneria e della sua palese contraddizione con la fede cattolica, alcuni cattolici eterodossi hanno cercato di conciliare le due realtà negli ultimi tempi. Come ha affermato la DDF, nelle Filippine esiste «un gran numero di simpatizzanti e associati personalmente convinti che non vi sia alcuna opposizione tra l’appartenenza alla Chiesa cattolica e quella alle logge massoniche».
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Come riportato da Renovatio 21, già due anni fa la Conferenza episcopale delle Filippine (CBCP) aveva dovuto diffondere un comunicato in cui ricordava l’impossibilità per un cattolico di far parte della massoneria.
«Pensavamo che gli insegnamenti della Chiesa cattolica in materia si fossero evoluti. Poiché diversi partecipanti al sinodo sono massoni, abbiamo pensato che la Chiesa avesse allentato le sue regole sull’adesione alla Massoneria e sulla sua partecipazione alle attività della Chiesa cattolica», aveva spiegato una parrocchiana di Quezon City (città dove Renovatio 21 ha diversi lettori) in luce della nota vescovile, rivelando che in alcune chiese «i massoni cattolici aiutano il sacerdote a distribuire la comunione; nella nostra parrocchia ne abbiamo già due e sono stati delegati al Sinodo sulla sinodalità. Sono buoni e devoti cattolici».
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Immagine di reverendlukewarm via Flickr pubblicata su licenza CC BY-SA 2.0
Occulto
I democratici USA attaccano le preghiere per la strage alla scuola cattolica. L’allineamento con il satanismo sempre più evidente

Prayer is not freaking enough. Prayers does not end school shootings. prayers do not make parents feel safe sending their kids to school. Prayer does not bring these kids back. Enough with the thoughts and prayers.
— Jen Psaki (@jrpsaki) August 27, 2025
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Occulto
Trovati altri corpi nel caso della strage della setta kenyota sospettata di trafficare organi

Almeno cinque corpi sono stati recuperati da fosse poco profonde in un sito in Kenya dove si sospetta siano state sepolte vittime di una setta religiosa, hanno affermato le autorità del paese dell’Africa orientale.
Giovedì, gli investigatori hanno riesumato i resti di sei tombe nel villaggio di Kwa Binzaro, nella contea di Kilifi, nel Kenya sud-orientale, inclusi i corpi di due bambini trovati in una tomba. Il sito si trova vicino al luogo in cui centinaia di seguaci di una setta apocalittica furono trovati morti nel 2023 in quello che è diventato noto come il «massacro di Shakahola» operato nella setta denominata International Church of the Good News.
«All’inizio avevamo 27 tombe sospette… Siamo riusciti a riesumarne sei… Inoltre, in quella zona, abbiamo trovato dieci diverse parti del corpo sparse in diversi punti della superficie», ha detto ai giornalisti Richard Njoroge, un patologo del governo.
Le autorità hanno esortato i parenti delle persone scomparse a fornire campioni di DNA per aiutare a identificare le vittime.
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Verso la fine del mese scorso, un tribunale di Malindi ha autorizzato la Direzione delle indagini criminali (DCI) del Kenya a riesumare i corpi che si ritiene siano «nascosti» in diverse fosse poco profonde nella zona di Kwa Binzaro.
L’ufficio del Direttore della Pubblica Accusa del Kenya (ODPP) ha affermato che le indagini preliminari sull’ultimo caso «suggeriscono che le vittime potrebbero essere state lasciate morire di fame e soffocate a causa dell’adozione e della promozione di ideologie religiose estreme». Secondo l’unità di polizia, i sopravvissuti tratti in salvo nella zona non sono stati in grado di fornire spiegazioni sulla posizione di diversi bambini, «il che ha fatto sorgere sospetti di omicidio».
Almeno 11 sospettati sono indagati per presunto coinvolgimento nella criminalità organizzata, radicalizzazione, facilitazione del terrorismo e omicidio, ha affermato l’ODPP in una nota.
Nel 2023, più di 430 corpi furono riesumati da decine di fosse comuni nella vicina foresta di Shakahola. Le autopsie rivelarono che la maggior parte delle vittime era morta di fame, mentre alcune, compresi i bambini, sarebbero state picchiate o strangolate. Paul Mackenzie, leader della Good News International Church, è stato accusato in diversi casi di terrorismo, omicidio, omicidio colposo, rapimento, tortura e crudeltà su minori.
Come riportato da Renovatio 21, nel 2023 indagini delle autorità keniote avevano sollevato sospetti sulla raccolta e il traffico di parti del corpo da parte della setta. I corpi riesumati dalle fosse comuni legate a un culto religioso keniota erano privi di organi, avevano rivelato le autopsie secondo la stampa locale, citando documenti del tribunale.
In un comunicato diffuso all’indomani della macabra scoperta, la Conferenza Episcopale del Kenya aveva condannato fermamente il suicidio collettivo: «(La predicazione di questo pastore) costituisce un insegnamento eretico che avrebbe dovuto normalmente sfociare in una parte corrispondente della famiglia religiosa a cui appartiene», sottolineano i vescovi.
I presuli kenioti domandava anche «una rapida indagine sulle circostanze che hanno portato all’atto atroce che ha portato i creduloni kenioti alla loro morte prematura». L’episcopato deplora inoltre il fatto che «i cosiddetti profeti e capi di setta» sfruttino impunemente i loro seguaci innocenti. Questi «hanno perso denaro, proprietà e ora anche la vita», invitando i fedeli a stare in guardia contro «la presa di tutti questi leader sui loro seguaci ai quali fanno credere di avere sempre ragione e di detenere l’esclusiva verità».
La Conferenza episcopale chiedeva infine allo Stato di «rivedere le leggi per garantire che questi pastori disonesti siano smascherati in tempo e che non abbiano la possibilità di perpetuare i loro atti pericolosi».
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