Economia
Apple trasporta via aerea 600 tonnellate di iPhone negli Stati Uniti per aggirare i dazi doganali

Per evitare costi aggiuntivi dovuti ai nuovi dazi del presidente Trump, Apple ha trasportato via aerea 600 tonnellate di iPhone negli Stati Uniti.
Da marzo, Apple ha accelerato la spedizione di 1,5 milioni di iPhone dal suo stabilimento di produzione in India agli Stati Uniti.
Secondo quanto riportato dal sito tecnologico The Verge, Apple avrebbe fatto pressioni sui funzionari statunitensi per ottenere un’autorizzazione più rapida per entrare negli USA e avrebbe inoltre tenuto aperto il suo stabilimento di produzione indiano la domenica, aumentando i livelli di produzione del 20%.
Anche altri colossi della tecnologia come Dell, Lenovo e Microsoft si sono affrettati a importare il maggior numero possibile di dispositivi negli Stati Uniti prima che i nuovi dazi «reciproci» entrassero in vigore. Un dirigente di un fornitore di Apple, Microsoft e Google ha dichiarato di aver ricevuto richieste urgenti di spedire negli Stati Uniti il maggior numero possibile di dispositivi elettronici di consumo.
Alcune aziende stanno anche spostando le loro catene di approvvigionamento più vicino agli Stati Uniti. HP, ad esempio, sta già valutando opzioni per aumentare la produzione in Messico.
Il presidente Trump ha fatto dell’imposizione di dazi un punto fermo della sua politica economica durante le elezioni. Dal suo insediamento a gennaio, ha imposto dazi speciali a Messico e Canada per il loro ruolo nelle crisi del fentanyl e dell’immigrazione negli Stati Uniti, e nelle ultime settimane ha annunciato una nuova tornata di dazi «reciproci» su molti dei partner commerciali più grandi e più piccoli degli Stati Uniti.
Mercoledì, il presidente Trump ha aumentato i dazi doganali contro la Cina al 125%, sospendendo per 90 giorni l’aumento dei dazi reciproci nei confronti di altri paesi.
«A causa della mancanza di rispetto dimostrata dalla Cina nei confronti dei mercati mondiali, ho deciso di aumentare la tariffa applicata dagli Stati Uniti d’America alla Cina al 125%, con effetto immediato», ha dichiarato Trump su Truth Social.
«Ad un certo punto, si spera nel prossimo futuro, la Cina si renderà conto che i tempi in cui si truffavano gli Stati Uniti e altri Paesi non sono più sostenibili né accettabili».
Ben 75 nazioni hanno già espresso la volontà di rinegoziare le condizioni commerciali con gli Stati Uniti.
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Economia
Ritrovato morto a Kiev un trafficante di criptovalute

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Cina
Trump: gli USA imporranno dazi del 100% alla Cina

Il presidente Donald Trump ha dichiarato che, a partire dal 1° novembre 2025, gli Stati Uniti applicheranno dazi del 100% sui prodotti cinesi, in reazione a quelle che ha definito restrizioni commerciali «straordinariamente aggressive» introdotte da Pechino.
Giovedì, la Cina ha reso noti nuovi controlli sulle esportazioni di minerali strategici con applicazioni militari, giustificando la misura come necessaria per tutelare la sicurezza nazionale e adempiere agli obblighi internazionali, inclusi quelli legati alla non proliferazione.
In un messaggio pubblicato venerdì su Truth Social, Trump ha accusato la Cina di aver assunto «una posizione estremamente ostile in materia di commercio», annunciando l’intenzione di imporre «controlli su larga scala sulle esportazioni di quasi tutti i prodotti che producono, inclusi alcuni non realizzati da loro», secondo una comunicazione inviata a livello globale. Tali misure, ha sottolineato il presidente, avrebbero impatto su tutti i paesi «senza eccezioni».
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«In risposta a questa posizione senza precedenti della Cina, gli Stati Uniti imporranno un dazio del 100% sui prodotti cinesi, in aggiunta a qualsiasi tariffa attualmente in vigore», ha scritto Trump, specificando che, dalla stessa data, saranno introdotti controlli sulle esportazioni di «qualsiasi software critico».
Ad agosto, Stati Uniti e Cina avevano concordato una tregua tariffaria di 90 giorni, che ha ridotto i dazi americani sui prodotti cinesi dal 145% al 30% e quelli cinesi sui prodotti americani dal 125% al 10%. Questa tregua scadrà a novembre. Trump ha definito la mossa di Pechino «assolutamente inaudita nel commercio internazionale» e «una vergogna morale nei rapporti con altre nazioni», precisando di parlare esclusivamente a nome degli Stati Uniti, non di altre nazioni similmente minacciate.
L’annuncio ha provocato un forte impatto sui mercati globali, con un crollo delle borse statunitensi nella giornata di venerdì. Come visibile nella finance card sopra, l’indice S&P 500 ha registrato un calo del 2,7%, segnando la peggiore perdita giornaliera da aprile, mentre il Dow Jones Industrial Average è sceso di circa 900 punti, pari all’1,9%.
Il NASDAQ, fortemente legato al settore tecnologico, ha subito un ribasso del 3,6%, con gli investitori che hanno venduto titoli ad alta crescita, particolarmente vulnerabili alle interruzioni nelle catene di approvvigionamento cinesi.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Economia
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