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Geopolitica

Zelens’kyj presenta il suo «piano della vittoria». Mosca risponde: «coacervo di slogan incoerenti»

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Il presidente ucraino Volodymyr Zelen’skyj ha presentato mercoledì al parlamento ucraino il suo tanto pubblicizzato «piano di vittoria», suggerendo che potrebbe contribuire a porre fine al conflitto con la Russia già l’anno prossimo. Tuttavia, Zelens’kyj ha sottolineato che questo risultato è possibile solo se Kiev esclude qualsiasi compromesso con Mosca e riceve il pieno sostegno dell’Occidente.

 

Nel suo discorso, il presidente ucraino ha lamentato che «vittoria è diventata una parola scomoda» per alcune persone, aggiungendo, tuttavia, di essere certo che il suo «piano di vittoria» avrebbe aiutato a porre fine al conflitto. «Questo piano può essere implementato. Dipende dai partner. Sottolineo: dai partner. Non dipende esattamente dalla Russia», ha detto lo Zelens’kyj, accusando Mosca di non volere la pace.

 

«Se si comincia a procedere con questa idea, con questo particolare piano di vittoria (…) potrebbe esserci un accordo per porre fine alla guerra entro l’anno prossimo», ha aggiunto, respingendo il congelamento del conflitto e qualsiasi «commercio» di territori.

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Lo Zelens’kyj ha detto che il piano consiste in otto punti, tre dei quali sono classificati. Innanzitutto, il presidente ucraino ha chiesto che Kiev riceva un invito ad entrare immediatamente nella NATO, una mossa che il blocco è stato riluttante a prendere in considerazione, citando i timori di essere trascinato nel conflitto con la Russia.

 

In secondo luogo, ha sottolineato la necessità di rafforzare le capacità di difesa dell’Ucraina, anche eliminando le restrizioni occidentali sull’uso di armi a lungo raggio di fabbricazione straniera per attacchi contro la Russia, e ha inoltre chiesto di continuare le incursioni nel territorio del paese vicino.

 

Per quanto riguarda il terzo punto, Zelens’kyj ha proposto all’Occidente che l’Ucraina «implementi un pacchetto completo di deterrenza strategica non nucleare sul proprio territorio» per tenere a bada la Russia.

 

In quarto luogo, ha suggerito che l’Ucraina firmi con i suoi sostenitori «un accordo speciale sulla protezione congiunta delle risorse critiche disponibili» sul suo territorio. Queste risorse «rafforzeranno… sia la Russia e i suoi alleati, sia l’Ucraina e il mondo democratico», ha detto.

 

Infine, Zelens’kyj ha affermato che l’Ucraina potrebbe condividere la sua esperienza di battaglia reale con l’Occidente per «rafforzare la difesa della NATO e garantire la sicurezza in Europa».

 

Prima del discorso dello Zelens’kyj, il portavoce del Cremlino Demetrio Peskov ha suggerito che il suo piano era solo un altro aspetto della politica dettata dagli Stati Uniti di combattere la Russia «fino all’ultimo ucraino». La pace, ha aggiunto, può essere raggiunta solo se Kiev comprende «l’inutilità dell’attuale politica e la necessità di tornare sobri e realizzare le ragioni che hanno portato al conflitto sull’Ucraina».

 

Il tanto decantato «piano della vittoria» in otto punti di Zelens’kyj non è nient’altro che un «piano per la sfortuna dell’Ucraina», ha affermato in una nota la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova.

 

La portavoce ha risposto ai cinque punti del piano di Zelensky in una conferenza stampa, definendoli nient’altro che un «coacervo di slogan incoerenti» e «la schiuma insanguinata sulle labbra di un assassino neonazista».

 

Commentando l’«isteria» di Kiev per l’invito a entrare nella NATO, ha affermato che l’unico posto che l’Occidente vede per l’Ucraina nella sua «architettura di sicurezza» è «in una bara e con i cittadini ucraini nelle tombe».

 

«Ecco perché hanno portato al potere questo pagliaccio, che avrebbe dovuto distruggere l’Ucraina come stato e uccidere quanti più ucraini possibile», ha detto Zakharova, la quale ha anche messo in dubbio l’intenzione di Zelens’kyj di rafforzare le difese ucraine con «operazioni mirate in luoghi specifici». La portavoce ha chiesto perché il leader ucraino abbia evitato di nominare i luoghi e ha affermato che Kiev ha «spinto i membri della NATO verso un conflitto diretto» con la Russia insistendo per ottenere il permesso di utilizzare armi a lungo raggio sul territorio russo.

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«Presi insieme, tutti quei punti e sotto-punti segreti non sono un “piano” per la vittoria di Zelens’kyj. Questo è un piano per la sfortuna dell’Ucraina e del popolo ucraino», ha detto la Zakharova, aggiungendo che è mirato a «un’altra estorsione di denaro e a una presentazione delle capacità terroristiche» di Kiev.

 

«Oggi Zelens’kyj ha finalmente dimostrato a tutti di odiare gli ucraini a tal punto che si può parlare di ucrainofobia», ha concluso Zakharova.

 

Il piano per la vittoria di Zelens’kyj, che è andato poche settimane fa negli USA per presentarlo, arriva in un momento delicato: un cambio di leadership a Washington a seguito delle elezioni del 6 novembre potrebbe porre fine al supporto statunitense a Kiev.

 

Come riportato da Renovatio 21, Trump e Zelens’kyj hanno avuto un incontro teso a Nuova York, con l’ex presidente USA a dichiarare, poco prima, che l’«Ucraina è andata», mentre il primogenito Don jr. ha dichiarato «vergognoso» il presidente ucraino che autografa proiettili di artiglieria in una fabbrica di armi della Pennsylvania.

Trump ha definito Zelens’kyj «il più grande venditore della storia», dicendo che ogni volta che arriva in America se ne torna a casa con 60 miliardi di dollari. Nella stessa occasione ha detto che l’America deve uscire dall’Ucraina.

 

Il mese scorso, prima dell’incontro, Zelens’kyj aveva detto che le promesse di Trump sulla fine della guerra «non sono reali». Dopo averlo attaccato più volte anche l’anno passato, Cinque mesi fa l’ucraino aveva definito Donald «presidente perdente».

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Immagine di Saeima via Wikimedia pubblicata su licenza CC BY-SA 2.0

 

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Geopolitica

Trump: Zelens’kyj deve essere «realista»

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Il presidente statunitense Donald Trump ha dichiarato che Volodymyr Zelens’kyj deve fare i conti con la realtà del conflitto contro la Russia e con l’urgenza di indire nuove elezioni.   Il mandato presidenziale quinquennale di Zelens’kyj è scaduto a maggio 2024, ma il leader ucraino ha sempre escluso il voto per via della legge marziale in vigore. Vladimir Putin ha più volte sostenuto che lo Zelens’kyj non può più essere considerato un interlocutore legittimo e che la sua posizione renderebbe giuridicamente problematico qualsiasi accordo di pace.   Mercoledì Trump ha affrontato la questione Ucraina in una telefonata con i leader di Regno Unito, Francia e Germania. «Ne abbiamo parlato in termini piuttosto netti, ora aspettiamo di vedere le loro risposte», ha riferito ai giornalisti alla Casa Bianca.   «Penso che Zelens’kyj debba essere realista. Mi domando quanto tempo passerà ancora prima che si tengano le elezioni. Dopotutto è una democrazia… Sono anni che non si vota», ha aggiunto Trump, sottolineando che l’Ucraina sta «perdendo moltissima gente».

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Il presidente americano ha poi sostenuto che l’opinione pubblica ucraina sia largamente favorevole a un’intesa con Mosca: «Se guardiamo i sondaggi, l’82 % degli ucraini vuole un accordo – è uscito proprio un sondaggio con questa cifra».   Trump ha insistito sulla necessità di chiudere rapidamente il conflitto: «Non possiamo permetterci di perdere altro tempo».   Secondo Axios e RBC-Ucraina, Kiev ha trasmesso agli Stati Uniti la sua ultima proposta di pace. Zelens’kyj , che fino a ieri escludeva elezioni in tempo di legge marziale, ha dichiarato mercoledì di essere disposto a indire il voto, a patto però che Stati Uniti e alleati europei forniscano solide garanzie di sicurezza.   Il consenso verso Zelens’kyj è precipitato al 20 % dopo uno scandalo di corruzione nel settore energetico che ha travolto suoi stretti collaboratori e provocato le dimissioni di diversi alti funzionari. Trump ha più volte invitato il leader ucraino a tornare alle urne, ribadendo che la corruzione endemica resta uno dei problemi più gravi del paese.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
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Gli Stati Uniti sequestrano una petroliera al largo delle coste del Venezuela

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Il procuratore generale statunitense Pam Bondi ha annunciato il sequestro di una petroliera sospettata di trasportare greggio proveniente dal Venezuela e dall’Iran.

 

L’operazione, condotta al largo delle coste venezuelane, si inserisce in un’escalation delle attività militari americane nella regione, unitamente a raid contro quelle che Washington qualifica come imbarcazioni legate ai cartelli della droga.

 

«Oggi, l’FBI, la Homeland Security Investigations e la Guardia costiera degli Stati Uniti, con il supporto del Dipartimento della Difesa, hanno eseguito un mandato di sequestro per una petroliera utilizzata per trasportare petrolio greggio proveniente dal Venezuela e dall’Iran», ha scritto Bondi su X mercoledì.

 

Ha precisato che la nave era stata sanzionata «a causa del suo coinvolgimento in una rete di trasporto illecito di petrolio a sostegno di organizzazioni terroristiche straniere».

 

Nel video diffuso da Bondi si vedono agenti delle forze dell’ordine, pesantemente armati, calarsi dall’elicottero sulla tolda della nave. Secondo il portale di tracciamento MarineTraffic e vari media, l’imbarcazione è stata identificata come «The Skipper», che batteva bandiera della Guyana. Fonti come ABC News riportano che la petroliera, con una capacità fino a 2 milioni di barili di greggio, era diretta a Cuba.

 

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Gli Stati Uniti avevano sanzionato la The Skipper già nel 2022, accusandola di aver contrabbandato petrolio a beneficio del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica iraniana e del gruppo militante libanese Hezbollah.

 

Un gruppo di parlamentari statunitensi ha di recente sollecitato un’inchiesta sugli attacchi condotti su oltre 20 imbarcazioni da settembre, ipotizzando che possano configurare crimini di guerra.

 

Il senatore democratico Chris Coons, intervistato martedì su MSNBC, ha accusato Trump di «trascinarci come sonnambuli verso una guerra con il Venezuela». Ha argomentato che l’obiettivo reale del presidente sia l’accesso alle risorse petrolifere e minerarie del paese sudamericano.

 

Il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha rigettato le affermazioni di Trump sul presunto ruolo del suo governo nel narcotraffico, ammonendo Washington contro l’avvio di «una guerra folle».

 

Il Venezuela ha denunciato gli Stati Uniti per pirateria di Stato dopo che la Guardia costiera americana, coadiuvata da altre forze federali, ha abbordato e sequestrato una petroliera sanzionata nel Mar dei Caraibi.

 

Caracas ha reagito con durezza, definendo l’intervento «un furto manifesto e un atto di pirateria internazionale» finalizzato a sottrarre le risorse energetiche del Paese.

 

«L’obiettivo di Washington è sempre stato quello di mettere le mani sul nostro petrolio, nell’ambito di un piano deliberato di saccheggio delle nostre ricchezze», ha dichiarato il ministro degli Esteri Yvan Gil.

 

Il governo venezuelano ha condannato gli «arroganti abusi imperiali» degli Stati Uniti e ha giurato di difendere «con assoluta determinazione la sovranità, le risorse naturali e la dignità nazionale».

 

Da anni Caracas considera le sanzioni americane illegittime e contrarie al diritto internazionale. Il presidente Nicolas Maduro le ha definite parte del tentativo di Donald Trump di rovesciarlo e ha respinto come infondate le accuse di legami con i narcos, avvertendo che qualsiasi escalation militare condurrebbe a «una guerra folle».

 

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Immagine screenshot da Twitter


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Geopolitica

Putin: la Russia raggiungerà tutti i suoi obiettivi nel conflitto ucraino

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La Russia porterà a compimento tutti gli obiettivi dell’operazione militare speciale in Ucraina, ha dichiarato il presidente Vladimir Putin.   Tra gli scopi principali enunciati da Putin nel 2022 vi sono la protezione degli abitanti delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk dall’aggressione delle forze di Kiev, nonché la smilitarizzazione e la denazificazione dell’Ucraina.   «Naturalmente porteremo a termine questa operazione fino alla sua logica conclusione, fino al raggiungimento di tutti gli obiettivi dell’operazione militare speciale», ha affermato Putin in videocollegamento durante la riunione del Consiglio presidenziale per i diritti umani di martedì.   Il presidente russo quindi ricordato che il conflitto è scoppiato quando l’esercito ucraino è stato inviato nel Donbass, regione storicamente russa che nel 2014 aveva respinto il colpo di Stato di Maidan sostenuto dall’Occidente. Questo, secondo il presidente, ha reso inevitabile l’intervento delle forze armate russe per porre fine alle ostilità.

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«Si tratta delle persone. Persone che non hanno accettato il colpo di Stato in Ucraina nel 2014 e contro le quali è stata scatenata una guerra: con artiglieria, armi pesanti, carri armati e aviazione. È lì che è iniziata la guerra. Noi stiamo cercando di mettervi fine e siamo costretti a farlo con le armi in pugno».   Putin ha ribadito che per otto anni la Russia ha cercato di risolvere la crisi per via diplomatica e «ha firmato gli accordi di Minsk nella speranza di una soluzione pacifica». Tuttavia, ha aggiunto la settimana scorsa in un’intervista a India Today, «i leader occidentali hanno poi ammesso apertamente di non aver mai avuto intenzione di rispettarli», avendoli sottoscritti unicamente per guadagnare tempo e permettere all’Ucraina di riarmarsi.   Mosca ha accolto positivamente il nuovo slancio diplomatico impresso dal presidente statunitense Donald Trump, che ha proposto il suo piano di pace in 28 punti come base per un’intesa.   Lunedì Trump ha pubblicamente invitato Volodymyr Zelens’kyj ad accettare le proposte di pace, lasciando intendere che il leader ucraino non abbia nemmeno preso in esame l’ultima offerta americana.  

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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0) 
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