Geopolitica
Zelens’kyj attacca Trump
Il presidente ucraino Zelens’kyj, arrivato su suolo americano, attacca l’ex presidente statunitense Donald J. Trump.
Se l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump crede davvero che il suo piano dichiarato per risolvere la crisi ucraina in 24 ore sia fattibile, dovrebbe presentarlo al mondo piuttosto che lasciare che le ostilità continuino a costo delle vite ucraine, ha detto il presidente Vladimiro Zelens’kyj.
Trump ha ripetutamente affermato che sarebbe in grado di risolvere rapidamente il conflitto concludendo un «accordo equo», dicendo che il suo approccio comporterebbe pressioni sia sulla Russia che sull’Ucraina affinché facciano delle concessioni.
Lo Zelens’kyj è stato interrogato sull’idea da Wolf Blitzer della CNN durante un’intervista martedì. «Se ha questo piano, perché avere paura e aspettare» ha risposto in ucraino, prima di passare all’inglese. «Se avesse qualche idea intelligente, potrebbe condividerla con noi».
«Ora può condividere pubblicamente la sua idea, senza perdere tempo, senza perdere persone, e dire: “la mia formula è fermare la guerra, fermare tutta questa tragedia e fermare l’aggressione russa”», ha continuato il presidente ucraino.
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Zelens’kyj ha quindi chiarito che rifiuterà qualsiasi piano Trump che implichi concessioni territoriali da parte dell’Ucraina o che non si concluda con l’espulsione delle truppe russe dalla «nostra terra».
«Altrimenti non presenta l’idea globale di pace. Quindi [se] l’idea è come prendere una parte del nostro territorio e darla a Putin, questa non è la formula della pace».
Zelensky strides through the UN headquarters building with his band of goons like he owns the place and not like he's there to beg for money. pic.twitter.com/dVAXllWBfZ
— Ian Miles Cheong (@stillgray) September 19, 2023
Zelens’kyj ha poi insinuato che lo stesso Trump potrebbe non essere la persona che ha formulato il suo piano. Ha esortato gli Stati Uniti come Paese a considerare cosa «darebbero a Putin dai vostri territori» in cambio del fatto che la Russia non utilizzi armi nucleari.
Il presidente ucraino è arrivato negli Stati Uniti lunedì per partecipare all’Assemblea generale delle Nazioni Unite e incontrare alti funzionari statunitensi per convincerli a mantenere il flusso di aiuti militari al suo Paese e a fornire armi più avanzate dalle scorte del Pentagono.
Nel suo discorso all’ONU, tenuto in inglese con il costume militare d’ordinanza, Zelens’kyj ha redarguito il mondo perché non fa abbastanza per il cambiamento climatico. La parola «grottesco» non comincia nemmeno a spiegare il cortocircuito di senso conseguente.
You can’t make this up. Zelensky is worried about Climate Change.
Is he going to ask for money for the Ukrainian Pregnant Men as well?
Zelensky is protecting the Politicians that are GUILTY of War Crimes for investing in Ukrainian Biological Labs to kill their own Citizens. pic.twitter.com/Y10yXeRdSz
— Liz Churchill (@liz_churchill10) September 19, 2023
Ora Zelens’kyj dirige verso Washington, per elemosinare più armi e danari. Potrebbe cominciare a vedere, tuttavia, che i cordoni della borsa si stanno chiudendo, quantomeno nel Partito Repubblicano: il rappresentante trumpiano Matt Gaetz sta chiedendo la destituzione dello speaker della camera, il repubblicano Kevin McCarthy, che è uno che se ne va in giro con la spilletta della bandiera ucraina sul bavero.
I malumori nel Partito duravano da tempo. Come questo si tradurrà in una fine della filiera finanziario-militare verso Kiev, non è chiare. In molti ritengono che l’intero sistema è uno schema per arricchire il sistema di appaltatori e faccendieri della «palude» politica di Washington.
Il caso FTX, il banco di criptovalute fallito, può essere un esempio: Sam Bankman-Fried, il giovane CEO che divenne secondo donatore del Partito Democratico dopo Soros, aveva in piedi uno strano progetto di donazioni in criptovalute pro-Ucraina. Differentemente da Bernie Madoff (e la bancarotta è, per proporzioni, simile) il ragazzo non è stato sbattuto in gattabuia subito, e la stampa sembra non volergli torcere un capello.
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Immagine screenshot da YouTube
Geopolitica
Putin: la Russia raggiungerà tutti i suoi obiettivi nel conflitto ucraino
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Geopolitica
Lavrov elogia la comprensione di Trump delle cause del conflitto in Ucraina
Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha dichiarato che il presidente statunitense Donald Trump rappresenta l’unico leader occidentale in grado di cogliere le vere motivazioni alla base del conflitto ucraino.
Parlando mercoledì al Consiglio della Federazione, la camera alta del parlamento russo, Lavrov ha spiegato che, mentre gli Stati Uniti manifestano una «crescente impazienza» verso il percorso diplomatico mirato a cessare le ostilità, Trump è tra i pochissimi esponenti occidentali a comprendere le dinamiche che hanno originato la crisi.
«Il presidente Trump… è l’unico tra tutti i leader occidentali che, subito dopo il suo arrivo alla Casa Bianca nel gennaio di quest’anno, ha iniziato a dimostrare di aver compreso le ragioni per cui la guerra in Ucraina era stata inevitabile», ha dichiarato.
Lavrov ha proseguito sottolineando che Trump possiede una «chiara comprensione» delle dinamiche che hanno forgiato le politiche ostili nei confronti della Russia da parte dell’Occidente e dell’ex presidente statunitense Joe Biden, strategie che, a suo dire, «erano state coltivate per molti anni».
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Il ministro ha indicato che «si sta avvicinando il culmine dell’intera saga» ucraina, affermando che Trump ha sostanzialmente ammesso che «le cause profonde identificate dalla Russia devono essere eliminate».
Il vertice della diplomazia russa ha menzionato in modo specifico le storiche riserve di Mosca sull’aspirazione ucraina all’adesione alla NATO e la persistente violazione dei diritti della popolazione locale.
Lavrov ha poi precisato che Trump resta «l’unico leader occidentale a cui stanno a cuore i diritti umani in questa situazione», contrapposto ai governi dell’UE che, secondo Mosca, evadono il tema. Ha svelato che la roadmap statunitense per un’intesa includeva esplicitamente la tutela dei diritti delle minoranze etniche e delle libertà religiose in Ucraina, «in linea con gli obblighi internazionali».
Tuttavia, sempre secondo Lavrov, tali clausole sono state indebolite nel momento in cui il documento è stato sottoposto all’UE: il testo è stato modificato per indicare che l’Ucraina dovrebbe attenersi agli standard «adottati nell’Unione Europea».
Da tempo Mosca denuncia la soppressione della lingua e della cultura russa da parte di Kiev, oltre ai sforzi per limitare i diritti delle altre minoranze nazionali, e al contempo accusa i leader ucraini di fomentare apertamente il neonazismo nel paese.
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Immagine dell’Ufficio stampa della Duma di Stato della Federazione Russa via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International
Geopolitica
Gli europei sotto shock per la strategia di sicurezza nazionale degli Stati Uniti per il 2025
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