Connettiti con Renovato 21

Immigrazione

Violenza degli immigrati alla Stazione Centrale di Milano

Pubblicato

il

Immagini raccapriccianti da Piazza Duca d’Aosta, davanti al palazzo della Stazione Centrale di Milano.

 

Il video è impressionante.

 

Un ragazzo di etnia levantina, che poi sarebbe risultato un homeless minorenne tunisino secondo quanto riportato, si aggira coperto di sangue.

 

D’un tratto, da fuori l’inquadrature giunge un uomo di colore, che colpisce il ragazzo con un potente calcio volante. Il ragazzo crolla al suolo.

 

Non è finita: l’africano, mentre l’altro è a terra sotto shock,  gli lancia in testa una bottiglia birra, spaccandola in mille pezzi.

 

Le immagini di questa violenza belluina, avvenuta in pieno giorno, circolano in rete.

 

 


Il diavolo è nel dettaglio, si usa dire. Qui di dettagli ce ne sono una marea, e di fatto la cosa ci pare un inferno.

 

Perché il ragazzo circolava seminudo per la piazza antistante la Stazione?

 

Perché l’uomo di colore che lo attacca è scalzo?

 

Particolare anche le brave soccorritrici accorse sul luogo: una sembra cinese, l’altra, quella più attiva, potrebbe essere anche lei immigrata, o forse no?

 

Insomma cosa sta succedendo in quella piazza?

Da tenere a mente anche un’altra cosa: riporta il Corriere che «la polizia è intervenuta intorno alle 20 di venerdì 22 luglio, su segnalazione delle pattuglie dell’esercito che presidiano lo scalo ferroviario».

 

Cioè, fateci capire: c’erano lì i militari? In effetti sì, li ricordiamo. E noi non stiamo pensando al fatto che potevano intervenire loro: no, noi stiamo realizzando che oramai la massa di immigrati senza legge procedono a commettere crimini anche dinanzi a militari armati.

 

Anzi, ci viene in mente quanto successo questo mese a Napoli: la massa africana attacca direttamente le forze dell’ordine, cosa che è successa, di fatto, anche contro la celere schierata contro l’invasione («colonizzazione», la definivano i ragazzini immigrati organizzatori) di Peschiera del Garda.

 

Bisogna tuttavia stare tranquilli: a Milano c’è Beppe Sala, il sindaco già top manager con il calzino LGBT, amatissimo dall’élite dei radical chic ereditieri del capoluogo lombardo, così come dagli avanzi dei centri sociali, che – abbiano o meno i soldi di papà – rappresentano nel loro sostegno a Sala il loro imbarazzante  fallimento storico, personale e generazionale.

 

La grande débacle, per la metropoli progressista e quindi femminista, è stata il capodanno con violenze sessuali di massa – la cosa ha un nome arabo: Taharrush gamea – in Piazza Duomo ai danni di povere ragazze. Gli autori, ma ci sono voluti giorno perché ciò emergesse, erano bande di ragazzini immigrati.

 

Come riportato da Renovatio 21, è curioso anche il caso della Bocconi, dove ad una certa ora gli studenti (cioè, le studentesse) devono essere accompagnate perché rischiano molestie nell’adiacente Parco Ravizza da parte di personaggi non precisati etnicamente da giornalisti e politici.

 

Chissà di dove sono originari.

 

Chissà perché si comportano così.

 

Ah, beh, sì, certo. Come nella violenza in Stazione, forse si sentono davvero, davvero impuniti. Altrimenti non commetterebbero crimini spudoratamente in pubblico, perfino dinanzi ai nostri soldati.

 

 

 

 

Immagine screenshot da Twitter

 

Continua a leggere

Immigrazione

Il 72% dei condannati per crimini di gruppo in Danimarca ha origini non occidentali

Pubblicato

il

Da

Un rapporto governativo danese ha evidenziato che circa il 72% delle persone condannate in Danimarca ai sensi della «sezione gang» sono immigrati o discendenti di origine non occidentale.

 

I dati, resi pubblici dal ministero della Giustizia di Copenhagen in risposta a un’interrogazione della deputata conservatrice Mai Mercado, rivelano che tra il 2018 e il 2025, 213 individui sono stati condannati ai sensi dell’articolo 81a del Codice penale, una norma che permette ai tribunali di raddoppiare le pene per reati che rischiano di alimentare la violenza tra bande.

 

Basandosi sui dati di Statistics Denmark e del Procuratore Generale, Remix News scrive che 54 condannati erano di origine danese, 36 erano immigrati da paesi non occidentali e 117 erano discendenti di immigrati non occidentali. Questo indica che il 72% delle condanne per reati legati alle gang riguarda persone con radici non occidentali.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

Le statistiche, riportate inizialmente da Berlingske, hanno sorpreso Frederik Bloch Münster, portavoce conservatore per l’immigrazione, che ha definito la percentuale «notevolmente alta».

 

Lars Højsgaard Andersen, ricercatore della Rockwool Foundation, ha osservato che Paesi come Iraq, Turchia, Somalia e Libano emergono con chiarezza nelle statistiche, suggerendo che atteggiamenti culturali verso la legge e l’autorità possano influire.

 

Significativamente, solo il 15% della popolazione danese è composto da stranieri o persone con background straniero, rendendo ancora più rilevante il fatto che il 72% dei condannati per reati di gang abbia un’origine migratoria.

 

Secondo Statistics Denmark, il Libano è il Paese di origine più frequente tra i condannati per reati di gang, con 35 casi, seguito da Somalia (29), Iraq (23) e Turchia (17).

 

Il primo ministro Mette Frederiksen ha più volte indicato l’immigrazione incontrollata come la «minaccia più grande» per la Danimarca. A maggio, ha dichiarato: «Se arrivano troppe persone che commettono crimini, non rispettano i valori democratici e mettono a rischio la nostra società aperta e fiduciosa, questo rappresenta il pericolo maggiore».

 

I dati emergono mentre il Partito Popolare Danese (DF) promuove uno dei programmi sull’immigrazione più rigidi d’Europa in vista delle elezioni generali del prossimo anno. Nel suo ultimo manifesto, il DF propone rimpatri di massa, revisioni delle cittadinanze e divieti di pratiche islamiche, sostenendo che l’immigrazione di massa dal Medio Oriente e dal Nord Africa abbia portato «criminalità, società parallele e cambiamenti culturali».

Aiuta Renovatio 21

Il partito avverte che l’immigrazione da Paesi come Turchia, Siria, Iraq, Libano, Pakistan, Afghanistan e Somalia ha causato «il più grande cambiamento demografico nella storia danese» e insiste affinché «le condizioni mediorientali siano ridimensionate per permettere a tutti nel paese di sentirsi a casa».

 

A differenza di paesi come Germania e Francia, la Danimarca raccoglie dati sulla criminalità legati al background migratorio. Questi dati consentono di monitorare meglio gli sforzi di integrazione di chi ha ottenuto la cittadinanza danese ma ha genitori stranieri.

 

I risultati sono sorprendenti: i migranti di seconda generazione presentano tassi di criminalità più elevati rispetto a quelli di prima generazione, che già superano di gran lunga quelli dei danesi etnici.

 

Come riportato da Renovatio 21, la scorsa estate era emerso un rapporto del governo tedesco che rivelava tassi di criminalità astronomici tra i giovani stranieri rispetto ai giovani autoctoni.

 

Nel frattempo, in Francia è stata proposto un emendamento per censurare gli articoli sui crimini degli immigrati. In Italia i discorsi sulla stampa sugli immigrati da diversi anni sono limitati dalla Carta di Roma, il «Protocollo deontologico concernente richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti» oggi parte integrante del «Testo unico dei doveri del giornalista», e implementata sugli iscritti all’Ordine dei Giornalisti con corsi deontologici obbligatori.

 

 

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


 

Continua a leggere

Immigrazione

La Svizzera vieta agli stranieri di fare avanti e indietro dai loro Paesi

Pubblicato

il

Da

La Svizzera ha comunicato un rafforzamento delle restrizioni di viaggio per i richiedenti asilo. Secondo una nuova disposizione governativa, a queste persone sarà generalmente vietato viaggiare verso i loro Paesi d’origine o altri Stati.   Le autorità potranno autorizzare i viaggi solo in casi eccezionali, come confermato dal governo mercoledì 22 ottobre.   Il governo ha precisato che servono ulteriori chiarimenti prima dell’entrata in vigore delle nuove norme, tra cui la definizione di quali siano i «motivi personali» sufficienti per approvare un viaggio e le circostanze in cui saranno consentiti viaggi di ritorno per organizzare una partenza definitiva.   Il partito austriaco di destra FPÖ ha definito la decisione svizzera «assolutamente corretta», sottolineando che «chi cerca protezione non ha certo bisogno di tornare nel Paese da cui fugge».

Iscriviti al canale Telegram

La misura svizzera si pone in netto contrasto con i recenti sviluppi in Germania, dove all’inizio dell’anno il governo ha permesso ai rifugiati siriani di viaggiare in Siria per le vacanze senza perdere lo status di protezione. Tale misura, considerata «assurda» dal partito di centro-destra Unione Cristiano-Sociale (CSU), ha suscitato polemiche.   L’anno scorso, i media tedeschi hanno riportato che migliaia di cittadini afghani richiedenti asilo in Germania erano tornati in patria per le vacanze, per poi rientrare in Germania.   Il fenomeno del turismo nei Paesi nativi da cui scappano per chiedere protezione è stato al centro di discussioni anche in Isvezia.   In Italia la finzione migratoria, anche sotto il governo sedicente sovranista (che, di fatto, ha visto aumentare gli sbarchi) la questione non sembra essere troppo considerata. La Meloni, negli anni di opposizione, aveva promesso il blocco navale.   Nel frattempo continua l’esempio di remigrazione diretta di Trump, che, anche con l’aiuto delle forze armate, ne sequestra i beni e li deporta in Paesi terzi come l’Uganda.  

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
 
Continua a leggere

Immigrazione

Dublino ancora in rivolta dopo che un immigrato è stato accusato di aver violentato una bambina di dieci anni

Pubblicato

il

Da

Martedì è scoppiata una rivolta fuori da un centro per immigrati in un sobborgo di Dublino, scatenata dal presunto stupro di una bambina di dieci anni.

 

Sebbene le autorità non abbiano rivelato l’identità del sospettato, l’Irish Times ha riferito che si tratta di un richiedente asilo respinto, arrivato da un paese africano circa sei anni fa. Diverse migliaia di manifestanti si sono radunati a Saggart, dove alcuni hanno lanciato proiettili contro gli agenti, sparato fuochi d’artificio e dato fuoco ad almeno un furgone della polizia. La polizia ha schierato rinforzi e un cannone ad acqua per contenere i disordini.

 

Secondo la Child and Family Agency (TUSLA), l’aggressione è avvenuta nel fine settimana nei pressi dell’ex Citywest Hotel, trasformato in un rifugio permanente per migranti. La vittima, che era sotto tutela statale, è stata aggredita dopo essere «fuggita dal personale durante una gita ricreativa programmata con il personale nel centro città», ha dichiarato l’agenzia.

 

 

 

 

 

Iscriviti al canale Telegram

La TUSLA ha aggiunto che la vittima era stata affidata alle sue cure all’inizio di quest’anno a causa di «gravi problemi comportamentali». La polizia ha dichiarato che il sospettato è stato fermato per essere interrogato. Gli agenti hanno 24 ore di tempo per incriminarlo o rilasciarlo.

 

Il Taoiseach (Primo Ministro) Micheal Martin ha affermato che le autorità hanno deluso la vittima. «È dovere fondamentale dello Stato proteggere i figli dello Stato e, indipendentemente dalla complessità o dalla gravità di ogni caso, tale dovere deve essere adempiuto», ha dichiarato. Il vice primo ministro Simon Harris ha definito il caso «orribile», ma ha esortato l’opinione pubblica alla moderazione.

 

«È importante che abbiamo l’opportunità di stabilire i fatti e che anche le agenzie abbiano l’opportunità di presentarli», ha affermato. Il ministro della Giustizia Jim O’Callaghan ha condannato gli attacchi alla polizia, affermando: «La protesta pacifica è un pilastro della nostra democrazia. La violenza non lo è».

 

Le proteste anti-immigrati in Irlanda, Paese dove interi paesini sono stati soppiantati dall’invasione programmatica di stranieri, continuano da mesi, coinvolgendo anche l’Irlanda del Nord. Un attacco con coltello al grido «Allah akbar» si è avuto a Dublino anche tre mesi fa.

 

Il caso scatenante si registrò nel novembre 2023 quando nella capitale un immigrato aveva accoltellato una donna e dei bambini. Seguirono rivolte massive e violente.

 

Come riportato da Renovatio 21, l’episodio aveva portato alla possibilità che il lottatore MMA Conor McGregor, critico vocale della situazione, venisse attaccato con un’indagine delle autorità per discorso d’odio. Lui ha risposto ventilando la possibilità di candidarsi a Taoiseach, cioè primo ministro del Paese.

 

 

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine screenshot da Twitter

Continua a leggere

Più popolari