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Guerra cibernetica

Vietato ai militari ucraini l’uso Telegram

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Secondo un post ufficiale su Facebook pubblicato venerdì, le autorità ucraine hanno vietato ai funzionari governativi, al personale militare e ad altri lavoratori della difesa e delle infrastrutture critiche di utilizzare l’app di messaggistica Telegram sui dispositivi forniti dallo Stato.

 

Il divieto, annunciato dal Consiglio di sicurezza e difesa dell’Ucraina, si dice sia necessario per la sicurezza nazionale del paese durante il conflitto con la Russia. Le persone che utilizzano la piattaforma di messaggistica istantanea nei loro doveri ufficiali sono esentate, si legge nel post.

 

«Telegram è utilizzato attivamente dalla Russia per attacchi informatici, phishing, diffusione di malware, determinazione delle posizioni degli utenti e calibrazione di attacchi missilistici», hanno affermato il Servizio di sicurezza dell’Ucraina e lo Stato maggiore delle Forze armate dell’Ucraina.

 

Secondo il capo dell’intelligence ucraina, Kirill Budanov, i servizi segreti russi sono in grado di accedere ai messaggi personali degli utenti dell’app, compresi quelli eliminati, nonché ai loro dati personali.

 

«Ho sempre sostenuto e continuo a sostenere la libertà di parola, ma la questione di Telegram non è una questione di libertà di parola, bensì una questione di sicurezza nazionale», aveva affermato il Budanov, che era tornato sull’argomento appena due settimane fa.

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Il capo dell’Intelligence chiede da mesi di regolamentare il servizio di messaggistica, pur riconoscendo che chiudere Telegram sarebbe difficile, dal momento che è diventata la principale fonte di informazione nel Paese.

 

Creato dagli imprenditori tecnologici russi Pavel e Nikolaj Durov, Telegram consente agli utenti non solo di scambiare messaggi di testo e multimediali, ma anche di creare canali di trasmissione pubblici e gruppi di discussione.

 

Telegram ha dovuto affrontare numerose sfide legali sin dal suo lancio nel 2013, con diversi Paesi, tra cui la Russia, che hanno contestato le sue policy sulla privacy. È stato bandito in diverse giurisdizioni per il suo rifiuto di collaborare con le autorità locali.

 

Come riportato da Renovatio 21, l’anno scorso anche il segretario del Consiglio di sicurezza e difesa nazionale dell’Ucraina Oleksij Danilov aveva definito Telegran un sistema «pericoloso» che viene attivamente sfruttato per campagne di sorveglianza e influenza.

 

«Non si tratta di giornalismo, si tratta di influenza» aveva detto Danilov in un’intervista ad un quotidiano quando gli è stato chiesto di Telegram. La piattaforma offre uno spazio per «sistemi di influenza in cui le persone iniziano a promuovere determinate questioni in cambio di denaro. È una cosa molto pericolosa dal punto di vista della sicurezza nazionale»

 

Come riportato da Renovatio 21, nei mesi della pandemia la Germania ha apertamente valutato la possibilità di chiudere Telegram, unico social che – di origine russa con server negli Emirati – pareva non censurare le opinioni degli utenti come invece facevano tutte le altre piattaforme.

 

Telegram cinque mesi fa è stato sospeso in Spagna. L’app è stata vietata in Somalia assieme a TikTok per «terrorismo».

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Guerra cibernetica

Airbus molla Google per problemi di sicurezza

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La multinazionale aerospaziale europea Airbus ha deciso di trasferire i propri sistemi digitali critici dai servizi cloud di Google. I vertici dell’azienda motivano la scelta con timori legati alla sicurezza e alla sovranità dei dati, derivanti dalla giurisdizione statunitense su informazioni industriali particolarmente sensibili.   La decisione giunge mentre Google è coinvolta in una class action negli Stati Uniti per presunte violazioni della privacy legate al suo assistente AI Gemini. Lo riporta Bloomberg.   L’accusa sostiene che lo strumento sia stato attivato in modo silenzioso su Gmail, Chat e Meet a ottobre, permettendo a Google di accedere a email, allegati e videochiamate senza il consenso degli utenti. Google ha respinto le accuse.

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Airbus si sta ora preparando a indire un’importante gara d’appalto per migrare i carichi di lavoro mission-critical verso un cloud europeo digitalmente sovrano. L’azienda, che al momento utilizza Google Workspace, intende riportare i sistemi principali on-premise dopo aver consolidato i propri data center.   Il trasferimento riguarderà i sistemi core, compresi i dati relativi a produzione, gestione aziendale e progettazione degli aeromobili. Airbus ha valutato solo all’80% la probabilità di individuare un fornitore europeo in grado di soddisfare i suoi requisiti tecnici e normativi.   «Ho bisogno di un cloud sovrano perché parte delle informazioni è estremamente sensibile sia a livello nazionale che europeo», ha dichiarato a The Register Catherine Jestin, vicepresidente esecutivo per il digitale di Airbus. «Vogliamo garantire che queste informazioni rimangano sotto il controllo europeo».   La gara, il cui valore supera i 50 milioni di euro, dovrebbe essere lanciata all’inizio di gennaio, con una decisione prevista prima dell’estate. Airbus, che negli ultimi sei anni ha dominato la classifica mondiale degli ordini di aeromobili, ha ammesso all’inizio di questo mese che la concorrente statunitense Boeing probabilmente la supererà nell’anno in corso.   L’amministratore delegato Guillaume Faury ha affermato che Boeing ha tratto vantaggio dal sostegno politico durante le trattative commerciali che includevano rilevanti acquisizioni di velivoli.   Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha pubblicamente rivendicato il merito di aver potenziato le vendite di Boeing, dichiarando all’inizio del mese di aver ricevuto un riconoscimento dal produttore per essere stato «il più grande venditore nella storia di Boeing».  

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Guerra cibernetica

Paesi NATO valutano la guerra cibernetica contro Mosca

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Stati europei dell’Alleanza Atlantica stanno esaminando l’opportunità di lanciare azioni cibernetiche offensive coordinate contro Mosca, come indicato da due alti esponenti governativi dell’UE e tre addetti diplomatici. Lo riporta Politico.

 

La testata ha precisato che le cancellerie d’Occidente stanno ponderando soluzioni cibernetiche e di altra natura come replica ai supposti «assalti ibridi» perpetrati dal Cremlino.

 

La titolare della diplomazia lettone Baiba Braze ha confidato a Politico che la NATO è chiamata a «mostrarsi più incisiva nell’offensiva cibernetica» e a sincronizzare con maggiore efficacia i propri apparati di Intelligence. «Non sono le dichiarazioni a trasmettere un monito, bensì le azioni concrete», ha puntualizzato.

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Sul finire del 2024, l’Alleanza Atlantica aveva annunciato l’avvio di un innovativo polo unificato per la difesa cibernetica all’interno della propria sede belga, previsto in funzione entro il 2028. S

 

I partner della NATO avevano in precedenza attribuito alla Russia l’infiltrazione di server istituzionali, l’interferenza sui segnali GPS di velivoli e l’intrusione di droni nei loro cieli territoriali. Il governo russo ha rigettato le imputazioni come belliciste, qualificando invece le restrizioni e gli apporti occidentali a Kiev come «aggressione ibrida».

 

A giudizio di RED Security, nel corso di quest’anno gli strike informatici contro la Federazione Russa sono cresciuti del 46%. Tra gli episodi di spicco, a luglio ha avuto luogo la violazione del database dell’Aeroflot, l’aviolinea nazionale russa, attribuita da due collettivi pro-ucraini.

 

Come riportato da Renovatio 21, nelle ore successive all’attacco contro la compagnia aerea di bandiera russa, il Roskomnadzor ha bloccato lo strumento di misurazione delle prestazioni di Internet Speedtest, gestito dalla società statunitense Ookla, citando minacce all’infrastruttura digitale nazionale.

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Guerra cibernetica

Internet down in tutto il mondo a causa del crash del sistema di Cloudfare

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Martedì, piattaforme di rilievo come X e ChatGPT hanno subito un’interruzione temporanea a causa di un guasto al servizio del fornitore di infrastrutture internet Cloudflare. Anche downdetector.com, tool diffuso per monitorare i disservizi online, è stato colpito dal malfunzionamento.   Poco prima di mezzogiorno UTC, l’azienda ha comunicato sulla sua pagina di stato di aver rilevato un «degrado interno del servizio» e di essere al lavoro per chiarirne le cause.   «L’interruzione di Cloudflare ha avuto ripercussioni sui servizi in tutto il mondo. Durante questo periodo, Downdetector ha ricevuto oltre 2,1 milioni di segnalazioni su tutti i servizi interessati», ha scritto il sito web di monitoraggio Downdetector su X.   I server di Cloudflare operano come «reverse proxy», deviando il flusso di traffico web attraverso la propria infrastruttura per schermare i clienti da rischi cibernetici. Tutelano quasi un quinto di tutti i siti globali.

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I principali portali che ne fanno uso hanno registrato disagi sporadici.   Come riportato da Renovatio 21, il mese scorso, un guasto esteso a Amazon Web Services (AWS) aveva provocato blackout diffusi sui servizi digitali. Un singolo intoppo può ripercuotersi su milioni di fruitori.   Il co-fondatore ed ex CEO di Binance, Changpeng «CZ» Zhao, ha commentato su X l’interruzione di Cloudflare: «la blockchain ha continuato a funzionare».   Non è ancora chiaro cosa possa essere successo. Alcuni ipotizzano che potrebbe essere stato un attacco alla schermatura offerta da Cloudfare di modo da fare disaccoppiare un particolare sito o sistema dal servizio, così da poter attaccare quest’ultimo, ma si tratta, come sempre nell’ambito cibernetico, di pure speculazioni.  

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