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Spirito

Vescovo tedesco afferma che le donne «predicano» nella sua diocesi nonostante il freno vaticano alle «diaconesse»

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Nonostante il cardinale Victor Manuel Fernàndez abbia dichiarato pochi giorni fa che la prospettiva di un diaconato femminile nella Chiesa cattolica «non è matura», il vescovo tedesco Franz-Josef Overbeck ha chiesto una «nuova risposta» per il ruolo delle donne nella Chiesa, aggiungendo di aver incaricato le donne nella sua diocesi di «predicare» e fornire «guida» ai fedeli come un modo per affrontare le lotte per adempiere ai doveri dei sacerdoti. Lo riporta LifeSite.

 

Nei commenti rilasciati dopo la sessione mattutina del Sinodo sulla sinodalità, tenutasi il 22 ottobre in Vaticano, l’Overbeck ha detto ai giornalisti che le donne hanno assunto ruoli selezionati a causa della carenza di sacerdoti operanti nella sua diocesi tedesca, unita alla presenza di «sacerdoti che non sanno parlare tedesco perché provengono da altri paesi e culture».

 

Monsignor Overbeck, che guida la diocesi di Essen ed è uno dei principali sostenitori del controverso Cammino sinodale tedesco, ha sottolineato che i cambiamenti culturali nel suo Paese natale – dove «metà è senza fede, senza religione e anche senza un’idea di chi sia Dio» – hanno fatto sorgere la necessità di «una nuova risposta sul ruolo delle donne nella Chiesa».

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Il vescovo ha quindi sostenuto che «dopo 2.000 anni (…) dobbiamo fornire una nuova risposta riguardo al ruolo delle donne nella Chiesa», aggiungendo che «finora, non abbiamo trovato una risposta alla mancanza di sacerdoti e, se non cambiamo, non avremo più sacerdoti nelle nostre parrocchie, e questo accadrà relativamente presto».

 

Nel 2023, i vescovi cattolici tedeschi hanno votato come parte del Synodale Weg, il «cammino sinodale» nazionale germanico per chiedere un diaconato femminile e una ricerca sulla possibilità di donne preti e vescovi nella Chiesa cattolica più ampia.

 

Il documento successivo affermava che i vescovi tedeschi «sostengono a Roma l’ammissione delle donne al diaconato sacramentale per tutte quelle Chiese particolari che lo desiderano sulla base della loro situazione pastorale».

 

L’appello si basava su un «testo fondativo» del 2022, nuovamente approvato dai membri del Cammino sinodale, che richiedeva ministeri femminili ordinati in Germania.

 

Lo stesso Overbeck ha promosso il programma, nominando 30 donne in due anni come «ministre pastorali» per la dispensazione del battesimo nelle rispettive parrocchie, con il vescovo che ha citato la mancanza di sacerdoti come ragione per portare le donne in questo ruolo.

 

In un’omelia pronunciata durante l’istituzione di un gruppo di 13 donne allo scopo di conferire il sacramento del battesimo nel 2022, Overbeck ha affermato che, dati i «tempi di crisi», sperava che la creazione di «ministre straordinarie del battesimo» donne avrebbe «fatto ulteriori passi nello sviluppo della teologia degli ordini sacri».

 

Ma la dichiarazione di lunedì di Fernández sembra frenare ogni sviluppo di un diaconato ordinato per le donne, se non addirittura escludere del tutto la possibilità, con il prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede che ha dichiarato che Papa Francesco «ha espresso che in questo momento la questione del diaconato femminile non è matura e ha chiesto di non soffermarci su questa possibilità al momento».

 

«Il diaconato per alcune donne non risolve il problema di milioni di donne nella Chiesa», ha affermato Fernández, che presiede un gruppo di studio vaticano sulla possibilità di un diaconato femminile.

 

Pur negando imminenti passi verso un diaconato femminile, il cardinale ha osservato che Papa Francesco ha creato il «nuovo ministero del catechista» nel 2021 in parte per consentire, «in assenza di sacerdoti», alle donne di «guidare le comunità e svolgere varie funzioni», ma che «pochissime» conferenze episcopali hanno perseguito questa idea.

 

Che le catechiste assumano tali ruoli è considerato «possibile», ha aggiunto il cardinale Fernandez, «perché il papa ha spiegato nei suoi documenti che il potere sacerdotale, legato ai sacramenti, non si esprime necessariamente come potere o autorità, e che ci sono forme di autorità che non richiedono l’ordine sacro».

 

Questo, unito al «ministero dell’accolitato per le donne (…) ci mostra che affrettarsi a chiedere l’ordinazione delle diaconesse non è la risposta più importante oggi per promuovere le donne», ha affermato il responsabile dottrinale.

 

Alla luce della dichiarazione del Fernandez, è stato chiesto a Overbeck in quali casi immagina che le donne possano predicare nella sua diocesi, dato che ciò costituisce parte del ministero diaconale ordinato.

 

«Dipende da cosa intendi per predicazione e dalla sua qualità», ha affermato l’Overbecko. «Nella mia diocesi, abbiamo pochissimi preti e ci sono alcuni servizi in cui l’unica guida è fornita dalle donne. E predicano anche, per esempio, quando ci sono servizi con bambini; sono gestiti da donne».

 

Il prelato in seguito ha lamentato «un’altra difficoltà» nell’adempimento dei doveri sacerdotali all’interno della sua diocesi, vale a dire che «a volte ci sono sacerdoti che non sanno parlare tedesco perché provengono da altri paesi e culture … in quel caso le donne predicano perché non c’è altro modo».

 

«Quindi, dipende dalla situazione, in realtà», ha concluso il vescovo.

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«Considerato il suo background e il sostegno personale alle diaconesse, i commenti di Overbeck evidenziano la forte spinta di alcuni membri della Chiesa ad aprire le porte all’ordinazione delle donne, contrariamente all’insegnamento della Chiesa» scrive LifeSite. «Fatti solo poche ore dopo che il cardinale Fernandez ha cercato di mettere in pausa le azioni di tali attivisti, i commenti di Overbeck evidenziano che il dibattito continuerà ininterrotto nel prossimo futuro».

 

Renovatio 21 ribadisce la sua analisi secondo cui che l’attuale via scelta dal Vaticano per scardinare gerarchia cattolica – e sessualità naturale – non passa per il sacerdozio femminile (reso sempre più improbabile anche da episodi come quello delle recenti «ordinazioni» di donne sul Tevere), ma attraverso l’accettazione del transessualismo.

 

Per il Vaticano occupato dai modernisti, verrà prima una sacerdote trans che un sacerdote donna. Con buona pace dei vescovi tedeschi, che forse non hanno capito che a Roma vi è qualcuno che corre più di loro.

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Immagine di ACBahn via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 3.0 Unported (CC BY-SA 3.0); immagine tagliata

 

 

 

 

 

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Arte

Vaticano, una nuova nomina controversa

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Sabato 6 settembre 2025, papa Leone XIV ha nominato la direttrice del Museo d’Arte Contemporanea di Roma (MACRO) Cristiana Perrella Presidente della Pontificia Accademia di Belle Arti e Lettere dei Virtuosi al Pantheon. Succede all’architetto Pio Baldi. Questa nomina, annunciata nel bollettino ufficiale della Santa Sede, ha sorpreso e turbato gli ambienti informati.  

Pontificia Accademia di Belle Arti e Lettere dei Virtuosi al Pantheon

L’Accademia, fondata nel XVI secolo, si propone, secondo i suoi statuti approvati nel 1995, di «promuovere lo studio, la pratica e lo sviluppo delle lettere e delle belle arti, con particolare riguardo alla letteratura di ispirazione cristiana e all’arte sacra in tutte le sue espressioni, e di promuovere l’elevazione spirituale degli artisti, in collaborazione con il Pontificio Consiglio della Cultura».   Riconosciuta da Papa Paolo III il 5 ottobre 1543, è la più antica associazione artistica nazionale italiana ancora esistente. È composta da circa cinquanta accademici ordinari nominati dal Papa (i «virtuosi»), suddivisi in cinque categorie: architetti, pittori e cineasti, scultori, musicisti e amanti dell’arte, scrittori e poeti, oltre a 49 accademici onorari.  

Il nuovo presidente

Nata a Roma nel 1965, Cristiana Perrella è curatrice di mostre, critica d’arte e docente di management ed economia dell’arte presso l’Università San Raffaele di Milano. Ha diretto il Centro Pecci di Prato fino al 2021, ha organizzato la mostra Panorama a L’Aquila nel 2023 e ha collaborato con il MAXXI, la Biennale di Valencia, l’IKSV di Istanbul e la Fondazione Prada.   Dal 2025 dirige il MACRO, dove programma stagioni artistiche che integrano arti visive, musica e progetti comunitari, evidenziando il ruolo sociale dell’arte. Tra i suoi progetti più importanti come curatrice c’è la mostra con l’artista Yan Pei-Ming per il Giubileo del 2025, incentrata sui temi dell’emarginazione e dell’inclusione sociale.   Perrella è membro della Pontificia Accademia dal 2022, nominata da papa Francesco, e nel 2024 è stata nominata curatrice delle mostre d’arte contemporanea per lo spazio Conciliazione 5 dal Dicastero per la Cultura e l’Istruzione del Vaticano.

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Cristiana Perrella è diventata particolarmente nota per aver organizzato «Nudes», una mostra di opere di una fotografa cinese. Sotto le spoglie dell’arte, la galleria ha esposto 90 fotografie la cui crudezza esplicita e provocatoria ha suscitato forti critiche.   Ha creato anche altre mostre di natura simile, sia esplorando la cultura dei nightclub come spazi di liberazione morale ed espressione personale all’interno della comunità LGBT+, sia elogiando questa stessa liberazione attraverso poster di film pornografici, promuovendo chiaramente valori contrari alla morale cattolica.   In un’intervista su Medium, spiega: «dovremmo riprendere il concetto di Rosi Braidotti e parlare del soggetto nomade. … In realtà sono interessata a temi legati alla femminilità e al femminismo, ma anche alla cultura queer e, in generale, a tutto ciò che sfugge alla semplificazione e allo schematismo. … Sono anche molto interessata al momento in cui il discorso postcoloniale si intreccia con quello di genere».   Tribune chrétienne, che ha riportato alla luce questa citazione, commenta: «invocando la filosofa postmoderna Rosi Braidotti, figura del femminismo radicale e del postumanesimo, la signora Perrella aderisce a una visione del mondo in cui l’uomo cessa di essere una persona creata a immagine di Dio e diventa un “soggetto nomade”, instabile, multiplo, dedito all’esplorazione della propria sessualità senza scopo né direzione».   «È un’antropologia che si oppone direttamente alla concezione cristiana della persona umana, una e indivisibile, chiamata alla santità e all’unità interiore. Il suo elogio del femminismo militante, della cultura queer e del postcolonialismo rivela un’agenda ideologica molto più che artistica. Tutto in essa traspira decostruzione: decostruzione del corpo, dell’identità, della tradizione».   «La Chiesa non può confondere l’arte autentica, che è ricerca della verità e della bellezza, con un attivismo che offusca deliberatamente i punti di riferimento fondamentali dell’antropologia cristiana. La nomina di una figura che sostiene la messa in discussione dei quadri morali e la dissoluzione dei punti di riferimento antropologici appare una rottura brutale con lo spirito di questa venerabile istituzione».   E il fatto che una tale nomina provenga dallo stesso Papa, allo scopo di ricoprire la presidenza di un’accademia pontificia, rende la decisione ancora più inspiegabile.   Nel caso in cui, nonostante l’operato dei segretari vaticani, Papa Leone XIV non fosse pienamente informato delle posizioni pubbliche della signora Perrella, così manifestamente contrarie al Vangelo e allo spirito cristiano, possiamo comprendere la confusione che questa decisione provoca e sperare che l’attuale Papa ponga saggiamente rimedio a tale confusione.   Articolo previamente apparso su FSSPX.News

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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Mons. Viganò: la chiesa conciliare-sinodale schierata con i nemici della Chiesa cattolica

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L’arcivescovo Carlo Maria Viganò ha affidato alla piattaforma social X un commento sul «World Meeting of Human Fraternity» organizzato dalla Diocesi di Roma, un appuntamento, giunto alla terza edizione, promosso dalla Basilica di San Pietro e da una fondazione che si chiama come la famigerata enciclica bergogliana Fratelli Tutti.

 

«Trovo a dir poco inconcepibile che, dinanzi all’evidenza del colpo di stato globalista nelle nazioni occidentali e alla aperta ostilità a Cristo e alla Sua Chiesa dell’élite globalista, la chiesa conciliare-sinodale insista ancora a schierarsi con i nemici della Chiesa Cattolica, ratificando le loro imposture climatiche, sanitarie, sociali e belliche» scrive monsignore.

 

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«Dinanzi all’evidenza dei disordini e della criminalità causati dall’immigrazione, perora l’accoglienza e coopera all’islamizzazione delle nazioni cristiane. Dinanzi alla dissoluzione morale dei giovani, si fa promotrice dell’ideologia LGBTQ+».

 

«Dinanzi al cinismo utilitarista dell’eutanasia e dell’aborto, alla predazione degli organi e alla manipolazione genetica, legittima i sieri sperimentali fatti con tessuti ricavati da feti abortiti».

 

«Dinanzi alle speculazioni dell’alta finanza usuraia e ai controlli dell’identità digitale e della valuta elettronica, installa i pos in chiesa per i pagamenti elettronici».

 

«Questa non è ingenuità, né sprovvedutezza: è deliberata cooperazione al Male, secondo un ben preciso copione sotto un’unica regia» tuona Viganò.

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Migliaia alla processione del Concilio dei Santi di Mosca

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Migliaia di cristiani ortodossi hanno preso parte domenica a una grande processione per celebrare il Concilio dei Santi di Mosca, una festa della Chiesa ortodossa russa in onore dei santi di Mosca. L’evento segna la rinascita di una tradizione interrotta dopo la Rivoluzione russa del 1917.   La marcia è stata guidata dal Patriarca Kirill, capo della Chiesa ortodossa russa, e vi hanno preso parte anche il clero della diocesi di Mosca, comunità monastiche e fedeli laici. Gli organizzatori hanno stimato la partecipazione di circa 40.000 persone.   I partecipanti provenivano da tutta la Russia, ma anche dalla Repubblica Ceca, dall’Uzbekistan, dalla Serbia, dall’Italia e da altri Paesi. La marcia è partita dalla Cattedrale di Cristo Salvatore nel centro di Mosca e si è diretta al Convento di Novodevichy, a 6 km di distanza.  

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I video condivisi online mostrano sacerdoti e fedeli che portano striscioni colorati raffiguranti santi, mentre la folla canta il tradizionale «Cristo è risorto» e i cori rispondono «Veramente è risorto».   Molti cantavano inni religiosi mentre i moscoviti si schieravano lungo le strade per assistere alla processione.   La processione è stata preceduta da una funzione celebrata dal Patriarca Cirillo nella Cattedrale di Cristo Salvatore. Parlando prima dell’evento, il Patriarca ha affermato che la marcia ha sottolineato il ruolo di Mosca come capitale dell’Ortodossia e ha espresso la speranza che possa ripristinare un’antica tradizione.   «Mosca è una capitale veramente ortodossa della nostra patria», ha detto ai giornalisti dopo la funzione. «Da un lato, è una città aperta ai nostri fratelli di altre religioni, riconoscendo il loro contributo alla nostra storia comune, ma allo stesso tempo è una città che non rinuncerà mai alla sua eredità cristiana».   La processione celebra lo storico trasferimento dell’icona di Smolensk della Santa Madre di Dio dalla Cattedrale dell’Annunciazione del Cremlino al Convento di Novodevichy, fondato dal Granduca Vasilij III dopo la presa di Smolensk nel 1525. In memoria del trasferimento dell’icona venne istituita una marcia annuale, che continuò per quasi quattro secoli fino alla Rivoluzione russa.

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