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Persecuzioni

Vescovo ortodosso arrestato durante il rito pasquale

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Al vescovo Marchel della Chiesa ortodossa moldava è stato impedito di lasciare il Paese venerdì sera, mentre tentava di nuovo di partire per Gerusalemme per partecipare alle celebrazioni pasquali. L’alto ecclesiastico ha perso il volo precedente dopo essere stato fermato dalla polizia di frontiera in aeroporto.

 

Il vescovo Marchel avrebbe dovuto inizialmente recarsi in Israele giovedì per partecipare al rito del Fuoco Sacro, un evento importante in vista della Pasqua ortodossa. Tuttavia, Marchel ha dichiarato all’agenzia di stampa TASS che la polizia moldava lo aveva fermato insieme ai due chierici che lo accompagnavano all’aeroporto con il pretesto di una perquisizione.

 

Secondo il vescovo, tutti e tre sono stati perquisiti due volte e, sebbene non siano stati trovati oggetti sospetti, i loro passaporti sono stati trattenuti fino alla partenza del volo.

 

Il vescovo ha anche tenuto un breve discorso a un gruppo di suoi sostenitori radunati fuori dall’aeroporto. I manifestanti portavano cartelli e gridavano «La Moldavia è con il vescovo Marchel», mentre il religioso proponeva loro un altro slogan.

 

«La Moldavia è con Dio! La Moldavia è con Cristo Risorto! E dobbiamo restare uniti, tutti insieme, perché uno per uno, sapete, possiamo essere semplicemente ridotti in polvere», ha affermato.

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Ilona Railean, portavoce della polizia di frontiera, ha affermato che il vescovo era arrivato in ritardo ed era stato sottoposto alle «procedure di controllo standard». Marchel ha accusato le autorità di mentire.

 

L’incidente ha suscitato un’ampia condanna. La Chiesa ortodossa russa, a cui si allinea la Chiesa ortodossa moldava, ha definito l’azione politicamente motivata e «una deliberata presa in giro dei fedeli». Anche i legislatori russi hanno denunciato le autorità moldave per la detenzione del religioso, mentre l’opposizione moldava ha condannato l’episodio come «un atto di terrore».

 

L’ex presidente moldavo Igor Dodon ha denunciato il governo di Maia Sandu che gli è succeduta per la decisione di arrestare il vescovo.

 

Il Dodon, che è anche a capo del Partito socialista all’opposizione, ha definito l’iniziativa «un atto di terrore» contro la comunità ortodossa della Moldavia.

 

«Quello che è successo ieri è un incidente eclatante… Non c’è mai stato un caso nella storia moderna della Moldavia in cui a un vescovo sia stato impedito di volare a Gerusalemme per riportare il Fuoco Sacro», ha detto Dodon in un video pubblicato sul suo account Instagram.

 

«È un atto di terrore contro la nostra fede ortodossa, contro tutti i credenti ortodossi del nostro Paese», ha continuato. «Maia Sandu e il suo governo dovrebbero ricordare che Dio non colpisce con un bastone. Devono fermare questa pressione sulla Chiesa».

 

Dodon ha suggerito che l’incidente potrebbe anche essere stato un «atto di vendetta personale» contro il vescovo Marchel, noto critico dell’amministrazione Sandu.

 

 

Oltre il 90% dei moldavi si identifica come cristiano ortodosso. Il paese ospita due principali confessioni ortodosse: la Chiesa ortodossa moldava, sotto il Patriarcato di Mosca, e la Metropolia di Bessarabia, affiliata alla Chiesa ortodossa rumena.

 

I rapporti tra i due sono tesi da anni, ma la situazione è peggiorata a causa dell’ardente posizione pro-UE di Sandu e delle sue forti critiche a Mosca.

 

Dodon ha precedentemente accusato il governo di aver tentato di fare pressione sulla Chiesa ortodossa moldava affinché spostasse la sua fedeltà alla Romania. Nelle sue ultime dichiarazioni, ha esortato le autorità a cessare di interferire nelle questioni religiose.

 

«Non interferite con la Chiesa. Non dividete la Chiesa», ha detto. «Oltre il 90% della popolazione di questo Paese è composta da cristiani ortodossi e con le vostre azioni di ieri li avete sfidati tutti. Che il Signore vi perdoni, perché non sapete quello che fate», ha aggiunto, citando la Bibbia.

 

Anche il partito di Dodon ha rilasciato una dichiarazione definendo l’incidente «un crimine» contro il popolo moldavo e «una violazione delle fondamenta dello Stato moldavo». La Chiesa ortodossa russa ha denunciato l’episodio come «oltraggioso» e politicamente motivato.

 

Marina Tauber, deputata di spicco dell’opposizione, ha dichiarato alla testata governativa russa RT che Bruxelles ha chiuso un occhio sul trattamento riservato alla Chiesa ortodossa moldava dal governo filo-europeo di Chisinau.

 

La Tauber, segretaria esecutiva della coalizione di opposizione Pobeda-Victoria, ha dichiarato di essere «scioccata» dal trattamento riservato al vescovo. «È una situazione scandalosa», ha detto, sostenendo che le autorità non hanno fornito spiegazioni adeguate. «Non avremmo mai pensato che una cosa del genere potesse accadere a un sacerdote in giorni così sacri».

 

Marina Tauber, immagini di pubblico dominio CC0 via Flickr

 

La deputata ha accusato la presidente moldava filo-europea, Maia Sandu, di reprimere la chiesa affiliata a Mosca. «Cosa sta facendo Maia Sandu? Sta cercando di fare pressione sulla nostra chiesa e sulla nostra religione», ha detto. «È davvero sorprendente che l’Unione Europea non reagisca a ciò che stanno facendo i suoi rappresentanti in Moldavia», ha aggiunto. «Bruxelles rimane in silenzio».

 

«Dobbiamo assolutamente pensare a cosa fare [dopo], perché questo è successo e domani potrebbero stabilire a quale tempio andare, quale fede è giusta e quale è sbagliata», ha detto.

 

Intanto il vescovo ha descritto il trattamento ricevuto dalle autorità come «opera del Maligno», ma ha esortato i fedeli ortodossi moldavi a mostrare la vera «calma cristiana».

 

«Questa, se vogliamo, è la lotta dell’Arcangelo Michele contro le forze del male, contro le forze oscure. Ebbene, questo campo di battaglia si sta svolgendo ora da qualche parte in Moldavia, si sta svolgendo in Moldavia. E in ogni caso, dietro a tutto questo, ovviamente, si cela l’opera del Maligno», ha affermato il vescovo.

 

Tuttavia, il vescovo Marchel ha osservato che i tentativi di interrompere le celebrazioni di quest’anno erano già falliti, poiché due alti prelati moldavi erano partiti per Gerusalemme prima che il pellegrinaggio del Fuoco Sacro attirasse «un’attenzione speciale» da parte delle autorità.

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«Sono stato onorato di tanta attenzione. In ogni caso, li perdono per tutto e invito tutti, me compreso, a mantenere la calma cristiana nonostante tutto. La vita continua, presto ci sarà una festa, spero che il Signore ci faccia gioire della sua risurrezione e ci renda partecipi di questa gioia eterna», ha detto.

 

La decisione di interrompere il trasporto della fiamma in Moldavia è stata probabilmente presa dai massimi funzionari del Paese, ha suggerito il religioso senza fornire ulteriori dettagli. La Moldavia potrebbe in realtà essere usata come «banco di prova» per una più ampia decostruzione del cristianesimo, ordita da forze sinistre più globali, ha affermato.

 

«Stanno cercando di capire come far funzionare tutto in Moldavia, in modo da poterlo poi applicare in altri Paesi. Spero davvero che non ci riescano», ha detto il vescovo, esprimendo la speranza che la Moldavia possa mantenere la sua identità e sopravvivere come Paese cristiano ortodosso.

 

La vicenda si iscrive nel mentre nella adiacente ucraina la Chiesa Ortodossa subisce da tre anni una ferale repressione.

 

L’ONU ha avviato un’indagine sul caso, ha dichiarato venerdì a RIA Novosti Tamin Al-Kitan, portavoce dell’Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR).

 

Il vescovo Marchel nel 2014 era stato multato dal tribunale per aver fatto dichiarazione anti-gay

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Immagine di scottgunn via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC 2.0

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Vescovi indiani: «Angoscia e condanna» per l’aumento di attacchi ai cristiani a Natale

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.   In una nota la Conferenza episcopale condanna l’escalation «allarmante» di assalti e violenze alla vigilia della festa. Fra gli episodi anche insulti e molestie contro una donna ipovedente. Nel Kerala arrestato un 24enne legato al Rashtriya Swayamsevak Sangh che ha aggredito bambini che intonavano canti natalizi.   Profonda angoscia e una ferma condanna. È quanto esprime in una nota la Conferenza episcopale indiana (CBCI), in riferimento a quello che definiscono «allarmante aumento» di attacchi contro i cristiani »in vari Stati del nostro Paese durante il periodo natalizio».

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«Questi episodi mirati, in particolare contro cori natalizi pacifici e congregazioni riunite nelle chiese per pregare, minano gravemente» prosegue la dichiarazione dei vescovi «le garanzie costituzionali indiane di libertà di religione e il diritto di vivere e praticare il proprio culto senza timore». La CBCI si dice «sconvolta» da un filmato diventato virale in rete e proveniente da Jabalpur, nel Madhya Pradesh. »Una donna ipovedente» denunciano i prelati «che partecipava a un programma natalizio è stata pubblicamente insultata e molestata fisicamente» dal vice-presidente locale del BJP (Bharatiya Janata Party) Anju Bhargava e da gruppi di facinoroso che «hanno interrotto le riunioni natalizie».   «Alla luce di tale condotta egregia e disumanizzante, la CBCI» prosegue la nota «chiede l’immediata espulsione di Anju Bhargava dal BJP». Altrettanto inquietante è la diffusione di manifesti pieni di odio nel Chhattisgarh, che invitano a un bandh [forma di protesta pubblica] il 24 dicembre contro i cristiani, che può inasprire le tensioni e fomentare ulteriori violenze.   I vescovi condannano «questi atti di odio» e si appellano ai governi degli Stati e all’esecutivo centrale perché adottino «misure urgenti e visibili contro tutti gli individui e le organizzazioni che diffondono odio e violenza». La CBCI, conclude la dichiarazione a firma di padre Robinson Rodrigues, chiede al ministro degli Interni Shri Amit Shah jj «di garantire la rigorosa applicazione della legge e la protezione delle comunità cristiane» perché la festa del Natale sia celebrata in un clima di pace, armonia e sicurezza.   Nel frattempo la polizia del Kerala ha arrestato un membro del Rashtriya Swayamsevak Sangh (RSS), legato anche al BJP, con l’accusa di aver aggredito un gruppo di bambini che intonavano canti natalizi nel distretto di Palakkad. Secondo quanto riferito, l’indagato avrebbe spaventato i bambini dopo averne aggrediti un paio e aver danneggiato il tamburo che il gruppo stava utilizzando. La persona arrestata è stata identificata come Ashwin Raj, 24enne originario di Kalandithara, Puthussery. L’incidente è avvenuto la sera di domenica 21 dicembre, quando un gruppo di dieci studenti è arrivato nella zona fra canti natalizi e note di strumenti musicali.   Secondo la denuncia, gli attivisti RSS-BJP che si erano radunati nella zona hanno fermato gli studenti, li hanno minacciati e hanno chiesto che i gruppi di piccoli cantori non entrassero nella cittadina. Durante il confronto, Ashwin Raj avrebbe aggredito alcuni di loro e danneggiato gli strumenti musicali. Terrorizzati, i bambini hanno immediatamente informato i familiari e, insieme a loro, si sono recati alla stazione di polizia per sporgere denuncia. A seguito di un’inchiesta, la polizia ha arrestato l’imputato che si trova ora in custodia cautelare con accuse previste ai sensi della Sezione 308 del Bharatiya Nyay Sanhita (il nuovo Codice penale indiano).   Domenica, il ministro dell’Istruzione del Kerala V. Sivankutty ha segnalato alcuni episodi in cui le direzioni scolastiche hanno annullato le celebrazioni natalizie sotto pressione, presumibilmente da parte di gruppi dell’estrema destra indù fedeli al Rashtriya Swayamsevak Sangh (RSS). L’alto funzionario ha reagito con veemenza dopo che il quotidiano Deshabhimani, organo di stampa del CPM(Communist Party of India), ha affermato che alcune scuole gestite dal Sangh Parivar e un’altra con una «direzione indù» hanno deciso di non organizzare programmi natalizi.

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Secondo quanto riferito dal Times of India (TOI), almeno un istituto avrebbe raccolto contributi prima di revocare la decisione. Alcuni genitori hanno presentato una petizione congiunta al ministro contro una scuola di Thiruvananthapuram che ha annullato le celebrazioni dopo averle pianificate, mentre gruppi indù di estrema destra sui social media hanno preso di mira i cristiani: fra intimidazioni e minacce, il monito ricorrente è di interrompere le feste dei Natale per non incorrere in «conseguenze non specificateÐ.   Sivankutty ha accusato l’RSS e le sue affiliate di cercare di espellere le pratiche religiose e le celebrazioni delle minoranze cristiane e musulmane dalla vita culturale del Kerala, per «creare divisioni nella società». Per il ministro i radicali indù vorrebbero replicare nel Kerala il «modello del Nord» di «emarginazione delle minoranze» ma ha aggiunto che ogni tentativo di divisione o di odio verrà respinto con forza.   Il TOI riferisce inoltre che i vertici della scuola “filo-indù” citata nell’articolo non avrebbero vietato di celebrare i Natale. «Tuttavia» prosegue il racconto « stata imposta una restrizione sul taglio della torta in considerazione dei timori di possibili intossicazioni alimentari. Le celebrazioni natalizie si terranno comunque», ha affermato un funzionario.   Invitiamo i lettori di Renovatio 21 a sostenere con una donazione AsiaNews e le sue campagne. Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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Immagine della cattedrale di San Tommaso a Madras Immmagine di Joe Ravi via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
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Una proposta di legge canadese potrebbe condannare la Bibbia come «discorso d’odio»

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I vescovi canadesi hanno reagito con forza a un emendamento al disegno di legge C-9, o «legge sull’odio», che potrebbe criminalizzare la diffusione di passi della Sacra Scrittura.

 

In una lettera indirizzata al primo ministro liberale Mark Carney il 4 dicembre, la Conferenza Episcopale Canadese (CCCB) si è espressa contro gli emendamenti proposti al disegno di legge C-9, la «legge sull’odio», che consentirebbe ai canadesi di essere puniti per aver citato la Sacra Scrittura. La lettera è stata firmata dal Presidente della CCCB, Pierre Goudreault, Vescovo della Diocesi di Sainte-Anne-de-la- Pocatière.

 

Il vescovo ha spiegato: «La proposta di rimuovere la protezione dei testi religiosi in “buona fede” solleva serie preoccupazioni». Questa esenzione, che ha una portata limitata, è servita per molti anni come garanzia cruciale per garantire che i canadesi non vengano perseguiti per l’espressione sincera e veritiera delle loro convinzioni, fatta senza animosità e radicata in tradizioni religiose di lunga data.

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Il vescovo Goudreault aggiunge che «la rimozione di questa disposizione rischia di creare incertezza per le comunità religiose, il clero, gli educatori e altri soggetti che potrebbero temere che l’espressione di insegnamenti morali o dottrinali tradizionali possa essere erroneamente interpretata come incitamento all’odio ed esporre chi la esprime a procedimenti giudiziari con una pena fino a due anni di carcere».

 

La lettera prosegue: «Come hanno sottolineato gli esperti legali, la comprensione pubblica dell’incitamento all’odio e delle sue implicazioni legali è spesso molto più ampia di quanto effettivamente previsto dal Codice penale. L’eliminazione di una chiara tutela legale avrà quindi probabilmente un effetto paralizzante sull’espressione religiosa, anche se, nella pratica, l’azione penale rimane improbabile».

 

In conclusione, il vescovo Goudreault ha raccomandato ai liberali di ritirare l’emendamento proposto o di rilasciare una dichiarazione in cui chiarisca che «l’espressione religiosa, l’insegnamento e la predicazione in buona fede non saranno soggetti a procedimenti penali ai sensi delle disposizioni relative alla propaganda d’odio».

 

Come riportato da LifeSiteNews, fonti governative hanno rivelato che i liberali hanno accettato di rimuovere le esenzioni religiose dalle leggi canadesi sull’incitamento all’odio come parte di un accordo con il Bloc Québécois volto a mantenere i liberali al potere.

 

Secondo lo stesso sito web, il «Bill C-9» è stato duramente criticato dagli esperti costituzionali perché conferisce alle forze dell’ordine e al governo il potere di agire contro coloro che, a loro avviso, hanno ferito i sentimenti di qualcuno in modo «odioso».

 

«L’emendamento proposto dal Bloc Québécois mira a limitare ulteriormente la libertà di espressione, poiché eliminerebbe la cosiddetta difesa dell’«esenzione religiosa», che ha protetto gli individui dalle condanne per incitamento deliberato all’odio quando le dichiarazioni sono fatte «in buona fede» e basate su un «tema religioso» o su un’interpretazione «sinceramente sostenuta» di testi religiosi.

 

Di conseguenza, citare la Bibbia, il Corano o la Torah per condannare l’aborto, l’omosessualità o la propaganda LGBT potrebbe essere considerato un’attività criminale.

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Un odio per la Bibbia

A ottobre, il deputato liberale Marc Miller ha dichiarato che alcuni passaggi della Bibbia erano «odiosi» per ciò che dicevano sull’omosessualità e che coloro che li recitavano avrebbero dovuto essere imprigionati.

 

«Ci sono chiaramente situazioni in questi testi in cui queste affermazioni sono odiose», ha affermato Miller. «Non dovrebbero essere usate per invocare o fungere da difesa», ha aggiunto, scatenando immediatamente un’ondata di proteste da parte dei conservatori in tutto il Canada.

 

Questo attacco non è di poco conto, perché un’analisi delle biblioteche storiche rivela numerosi testi che potrebbero rientrare nell’ambito di applicazione di questo emendamento, eppure solo la Bibbia è presa di mira, a dimostrazione di un chiaro «incitamento all’odio» da parte del signor Miller. Logicamente, dovrebbe quindi essere il primo a soccombere a questa proposta di legge.

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.News

 

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia


 

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Liberati 100 studenti cattolici in Nigeria

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Il governo nigeriano ha liberato 100 degli studenti rapiti il 21 novembre dal collegio cattolico St. Mary di Papiri, nello Stato del Niger.   In un comunicato diffuso lunedì, il presidente Bola Tinubu ha ringraziato le forze di sicurezza per l’operazione e ha promesso di proseguire fino al rilascio dei rimanenti 115 ostaggi.   «Sono stato informato del rientro in sicurezza di 100 studenti della scuola cattolica nello Stato del Niger», ha dichiarato il Tinubu. «Mi congratulo con il governatore Umar Bago e con le nostre agenzie di sicurezza per l’impegno profuso nel riportare questi ragazzi dalle loro famiglie dopo il drammatico rapimento del 21 novembre».   Secondo la diocesi cattolica di Kontagora, altri 50 scolari erano già riusciti a fuggire autonomamente e a ricongiungersi con i familiari, come riportato da Aiuto alla Chiesa che Soffre.

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Le prime stime parlavano di circa 315 persone prese in ostaggio, la maggior parte trascinate via da uomini armati su una cinquantina di motociclette. In un’intervista alla BBC, il padre di uno degli studenti ha descritto l’orrore vissuto dai ragazzi.   «Li costringevano a marciare a piedi come bestiame», ha raccontato l’uomo sconvolto. «Quando qualcuno cadeva per la stanchezza, lo prendevano a calci e gli ordinavano di rialzarsi. I banditi erano in sella a decine di moto e li sorvegliavano».   Papa Leone XIV, subito dopo la messa per la solennità di Cristo Re, aveva lanciato un appello accorato per la loro liberazione, esprimendo «immensa tristezza» per l’ennesimo rapimento di massa in una regione già duramente colpita dalla persecuzione. «Provo profondo dolore soprattutto per i tantissimi bambini e ragazzi rapiti e per le loro famiglie angosciate», aveva detto il Pontefice. «Rivolgo un appello urgente affinché gli ostaggi vengano rilasciati immediatamente e invito le autorità a prendere decisioni rapide ed efficaci per la loro liberazione».   Poiché la maggior parte degli studenti risulta ancora nelle mani dei sequestratori, il presidente Tinubu ha ordinato di intensificare gli sforzi per salvarli tutti e per prevenire nuovi rapimenti.   «La mia direttiva alle forze di sicurezza è chiara: ogni studente e ogni cittadino nigeriano rapito deve tornare a casa sano e salvo», ha dichiarato. «Dobbiamo rendere conto di tutte le vittime».   «I nostri figli non possono più essere prede facili per terroristi senza scrupoli che vogliono interrompere la loro istruzione e infliggere traumi indicibili a loro e alle loro famiglie».   Come riportato da Renovatio 21, il presidente statunitense Donald Trump ha promesso di «annientare» i terroristi islamici in Nigeria, mentre l’ambasciatore USA all’ONU ha qualificato il massacro in atto contro i cristiani nel Paese come un «genocidio camuffato dal disordine».   Le angherie contro i cristiani in Nigeria si sono acuite dal 1999, quando 12 stati settentrionali hanno introdotto la sharia. L’emergere di Boko Haram nel 2009 ha innescato un’escalation drammatica, con il gruppo noto per il rapimento di centinaia di studentesse nel 2014 – 87 delle quali rimangono «sconosciute».   Tra il 2009 e il 2022, oltre 50.000 cristiani sono stati eliminati, secondo Open Doors. Un’analisi del 2024 registra più di 8.000 omicidi e migliaia di sequestri di fedeli nigeriani nel 2023, l’annata più cruenta per gli assalti islamici contro i cristiani.   Gli episodi recenti includono sequestri e uccisioni di preti e seminaristi cattolici. In un comunicato di luglio, la diocesi di Auchi (Edo) ha denunciato l’assalto armato al Seminario Minore dell’Immacolata Concezione, con la morte di una sentinella e il rapimento di tre seminaristi. L’International Society for Civil Liberties & Rule of Law ha documentato nella primavera 2023 oltre 50.000 vittime per motivi di fede cristiana dal 2009.   Sorprendentemente, nel discorso al Vaticano del mese scorso, il segretario di Stato vaticano Pietro Parolin ha attenuato il ruolo dell’islam negli attacchi. La violenza «non è un contrasto religioso, bensì sociale, come i conflitti tra pastori e contadini. Va riconosciuto che molti musulmani nigeriani sono pure vittime di questa intolleranza», ha sostenuto.

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Parolin ha quindi insistito che «si tratta di frange estremiste che non distinguono nel colpire i loro bersagli. Impiegano la brutalità contro chiunque ritengano ostile».   L’arcivescovo Carlo Maria Viganò, nunzio in Nigeria dal 1992 al 1998, ha contestato aspramente le parole di Parolin.   «Le parole vergognose del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin sul presunto “conflitto sociale” in Nigeria mistificano la realtà di una persecuzione feroce e genocida contro i Cattolici, martirizzati mentre Roma vaneggia di sinodalità e inclusività».   «No, Eminenza: i Cattolici nigeriani sono uccisi in odio alla Fede che essi professano, da parte di mussulmani e in obbedienza al Corano. Quegli stessi mussulmani che stanno trasformando le vostre chiese in moschee, con la vostra vile e cortigiana complicità, e che presto rovesceranno i governi per imporre la sharia agli “infedeli”» continua l’arcivescovo.   I dati della Commissione USAper la libertà religiosa internazionale (USCIRF) evidenziano numerosi assalti statali contro i cristiani. Nel suo report 2025, l’USCIRF ha caldeggiato la classificazione della Nigeria come «paese di particolare preoccupazione». Ha rilevato inoltre che «il governo nigeriano è lento o talora appare restio a reagire a questa violenza, fomentando un’atmosfera di impunità per i perpetratori».   La persecuzione anticristiana in Nigeria si è aggravata dopo il 1999, quando 12 stati del Nord hanno adottato la sharia. L’ascesa di Boko Haram nel 2009 ha segnato un’ulteriore escalation, con il gruppo noto per il rapimento di centinaia di studentesse nel 2014, di cui 87 risultano ancora disperse.   Come riportato da Renovatio 21, gli ultras della nazionale romena, a quanto pare più cristiani di Parolin, durante una recente partita di qualificazione ai mondiali a Bucarest hanno esposto un grande striscione con la scritta «DIFENDETE I CRISTIANI NIGERIANI».

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