Spirito
Vescovo dichiara «interdetto» prete tradizionalista: lettera ai fedeli e al clero

L’arcivescovo di Reggio Emilia – Guastalla monsignor Giacomo Morandi ha scritto una lettera indirizzata ai parroci, ai sacerdoti, ai diaconi permanenti e a tutti i fedeli intitolata «Don Claudio Crescimanno domiciliato a Casalgrande Alto presso la denominata “Città della divina misericordia”: interdetto per inosservanza del Precetto penale».
La lettera è stata pubblicata dal settimanale cattolico reggiano La Libertà.
Si tratta di un nuovo capitolo del «caso Casalgrande», la querelle tra la diocesi e la comunità di fedeli emiliani chiamata «Città della Misericordia», di cui Renovatio 21 aveva dato conto in passato. Ad essere interessati direttamente sono due sacerdoti che celebrano la Santa Messa in rito antico, don Claudio Crescimanno e don Andrea Maccabiani. I due preti vivono in una fattoria sui monti presso Casalgrande, dove vi è una cappella frequentata da vari fedeli cattolici.
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«Carissimi Parroci, Carissimi Sacerdoti e fedeli tutti, è con animo afflitto che ora mi posso rivolgere a ciascuno di voi per dar conto di un passaggio eccezionale per il protrarsi di una grave situazione che ha provocato da tempo una ferita nel corpo ecclesiale» scrive monsignor Morandi. «A seguito dei diversi passaggi secondo le disposizioni del diritto canonico, faccio proprio e qui rendo pubblico il provvedimento emesso in data 28 agosto 2024 dall’organo giudiziale, e divenuto definitivo».
«Il 17 ottobre 2023, infatti, emettevo a carico del Rev. Claudio Crescimanno il Precetto penale con il quale era fatto divieto di esercitare qualsiasi attività ministeriale, sotto ogni forma, nel territorio della Diocesi di Reggio Emilia – Guastalla, revocata la facoltà di ricevere le confessioni nel territorio della medesima Diocesi» ricorda il vescovo reggian-guastallese.
«Al contempo rendevo pubblici i divieti e le relative conseguenze, invitando una volta di più il sacerdote a ravvedersi anche con l’ammonizione del 24 aprile 2024. A seguito del procedimento penale al quale, pur regolarmente citato, non ha voluto prendere parte, comunque assistito da un avvocato d’ufficio, è stata accertata l’inosservanza a tali divieti e ne è conseguito il seguente decreto: “si dichiara colpevole il Rev. Claudio Crescimanno in ordine alla commissione del delitto ascrittogli e, pertanto, allo stesso viene inflitta la pena dell’interdetto ex can. 1332 CIC [Codice di diritto canonico, ndr]. All’interdetto è proibito: di celebrare il Sacrificio dell’Eucaristia e gli altri sacramenti; di ricevere i sacramenti; di amministrare i sacramentali e di celebrare le altre cerimonie di culto liturgico; di avere alcuna parte attiva nelle celebrazioni sopra enumerate».
Forse un po’ ingenuamente, Renovatio 21 si chiede se la proibizione di ricezione dei sacramenti includa anche l’Eucarestia, e quindi sia assimilabile materialmente ad una «scomunica»: esperti ci hanno assicurato che si tratta tuttavia di una faccenda giuridica diversa, essendo l’excommunicatio – inflitta dal Sant’Uffizio all’arcivescovo Carlo Maria Viganò pochi mesi fa – un provvedimento ben più grave.
Il vescovo prosegue nella sua lettera scrivendo che: «Essendo stata riscontrata un’attività relativa al Sacramento della Confessione, pur in assenza della facoltà di assolvere validamente i fedeli sin dal 17 ottobre 2023, di tale profilo verrà investita la Santa Sede per l’accertamento del delitto di attentata assoluzione sacramentale (can. 1379 §1, 2° CIC e art. 4 §1, 2° delle Norme sui delitti riservati alla Congregazione per la Dottrina della Fede). Al predetto sacerdote sono assicurate le ulteriori tutele previste dall’ordinamento canonico e anche qui è ribadito l’invito a cogliere in tale provvedimento il significato medicinale».
Inoltre ve ne è anche per un altro sacerdote di Casalgrande, don Andrea Maccabiani.
«Circa il collaboratore del Rev. Crescimanno, sig. Andrea Maccabiani, va rimarcato che questi non è prete cattolico essendo stato ordinato illegittimamente da un vescovo scismatico e qualsiasi forma di culto esercitato dal medesimo è illegittima in quanto sospeso dall’ordine ricevuto; egli non ha mai avuto la facoltà di assolvere validamente i fedeli».
Don Maccabiani è stato ordinato sacerdote nel settembre 2019 dal vescovo tradizionalista Richard Williamson.
Qualcuno non ha mancato di notare che in un comunicato stampa precedente, sempre pubblicato da La Libertà il 19 ottobre 2023, il riferimento era al «sacerdote Andrea Maccabiani», che nell’ultima lettera invece viene chiamato diversamente «sig.».
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Nell’ultima lettera arriva in cauda un severo avvertimento ai fedeli della Santa Messa tradizionale di Casalgrande: «Quanti ancora frequentano le celebrazioni del Rev. Crescimanno e del sig. Andrea Maccabiani sono pertanto avvertiti della grave situazione in cui possono incorrere» avverte monsignor Morandi.
Negli ultimi tempi la zona emiliana ha prodotto, tra scandali ed incidenti, numerosi episodi degni di nota.
Come riportato da Renovatio 21, a Carpi, nei luoghi della diocesi guidata da monsignor Erio Castellucci si è tenuta una mostra giudicata blasfema da gruppi cattolici, che hanno offerto una partecipatissima processione di riparazione per le strade della cittadina.
Renovatio 21 pubblica di seguito un commento di Cristiano Lugli, fedele tradizionalista emiliano, alla lettera del vescovo Morandi e alla situazione ingeneratasi a Casalgrande, che è spia di fenomeni ben più grandi che interessano il nucleo della Chiesa cattolica.
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Mons. Viganò: «non c’è paradiso per i codardi!»


Non c’è paradiso per i codardi!
La Vittoria della Lega Santa a Lepanto Intervento al Convegno dell’Associazione culturale «Veneto Russia» Settimo di Pescantina (VR), 11 Ottobre 2025
Salve, Regina, rosa de spina, rosa d’amor, Madre del Signor. Fa’ che mi no mora e che no mora pecador, che no peca mortalmente e che no mora malamente.
Preghiera del marinaio, recitata da tutta la flotta veneziana prima di muovere battaglia nelle acque di Patrasso.
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Spirito
Il cardinale Müller avverte che la Chiesa non deve essere sfruttata per l’ideologi» sotto la bandiera dell’«inclusività»

Il cardinale Gerhard Müller ha messo in guardia dagli eccessi nell’enfatizzare l’«inclusione» e ha commentato le controversie sulla messa latina tradizionale in un’intervista del 6 ottobre a Il Giornale.
Müller, prefetto emerito della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha affermato che la Chiesa non deve essere strumentalizzata a fini ideologici, rifiutando quella che ha definito la politicizzazione della fede sotto la bandiera dell’inclusività.
«Tanti vogliono che la Chiesa parli solo di questioni della vita sociale, della politica. Certo, anche questi sono temi della missione, ma la sua missione primaria è predicare il Vangelo della salvezza e la vita eterna per tutti gli uomini»
Alla domanda sulle lettere di protesta indirizzate a Papa Leone XIV contro il cosiddetto «Giubileo LGBTQ», la risposta del cardinale è stata inequivocabile.
«Non so se il Papa dirà qualcosa, ma la situazione è molto chiara, non si può strumentalizzare l’Anno Santo e la Porta Santa per un’ideologia di questo tipo» ha dichiarato il porporato. «La Chiesa, in nome di Gesù Cristo, accetta tutti gli uomini e i loro problemi, ma Dio ha creato uomo e donna e solo questo matrimonio è l’unica possibilità di vivere coniugalmente. La Porta Santa non può essere usata per questioni politiche».
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Interrogato sull’adesione di Papa Leone al motto di Francesco «Todos, todos, todos» («tutti, tutti, tutti»), il cardinale Müller ha messo in guardia dall’uso improprio di questa frase come licenza morale.
«Tutti gli uomini sono chiamati a trovare Gesù Cristo, unico salvatore del mondo, ma con un cambiamento della propria vita. Il problema è che molti vogliono intendere questo tutti, tutti, tutti, come l’accettazione di uno stile di vita che va contro lo stile della vita cristiana», ha affermato il cardinale.
Passando alle controversie liturgiche, Müller ha affermato che la questione della Messa in latino non può essere risolta «risolvere con autoritarismo». Una soluzione, ha insistito, deve essere fondata sulla fede piuttosto che sulla politica. «Serve una riflessione chiara, teologica e non solo politica».
Il porporato ha anche messo in guardia dal trattare il papato come una performance o un ufficio politico. «Il Papa come Vescovo di Roma non è isolato come un autocrate, ma ha un collegio di cardinali che è il suo senato. I consigli che danno i cardinali sono molto importanti, non per i propri interessi, ma per aiutare intellettualmente e moralmente il Papa e la sua missione».
« Il Papa non è una figura per l’interesse pubblico, non si presenta secondo le regole di una star di Hollywood, ma come un buon pastore, che dà la sua vita per le pecore di Cristo».
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Stato USA non applicherà la legge che obbliga i sacerdoti a violare il segreto confessionale

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