Politica
Vandalizzata la tomba di Le Pen: la croce celtica distrutta con una mazza

La tomba di Jean-Marie Le Pen, defunto patriarca della destra francese, è stata vandalizzata nella parte nord-occidentale del Paese. Lo riporta la stampa francese, con varie foto che circolano sui social.
Secondo il quotidiano parigino Le Figaro, la tomba del fondatore del partito National Front nella città di La Trinite-sur-Mer, in Bretagna, è stata profanata durante la notte tra giovedì sera e venerdì mattina. Una fonte della polizia ha riferito al quotidiano francese che la croce celtica sulla tomba della famiglia Le Pen era stata distrutta con una mazza.
Le immagini che circolano sui social media mostrano frantumi a terra, con la targa spostata e fiori sparsi. L’ufficio del procuratore locale ha aperto un’indagine per «violazione di una tomba, tomba, urna cineraria o monumento eretto in memoria dei defunti», ha riferito il Figaro, aggiungendo che il cimitero è stato chiuso.
Saccager la tombe de Jean-Marie Le Pen est ouvertement barbare. C’est un acte agressif, aveugle, imbécile, vulgaire, démontrant à quel point ses auteurs manquent de toutes les qualités et les vertus qui font la civilisation. Je transmets à la famille du défunt toute ma… pic.twitter.com/MmdyTHlDUa
— Eric Zemmour (@ZemmourEric) January 31, 2025
«Pensate di poterci spezzare il cuore, intimidirci, scoraggiarci? La nostra risposta sarà quella di combattervi sempre più duramente, generazione dopo generazione» ha dichiarato Marion Marechal, nipote di Le Pen e leader del partito Identité Libertés.
Jordan Bardella, leader del Rassemblement National – partito erede dal Front Nationale fondato nel 1972 dal Le Pen – ha condannato l’atto come «indicibile», aggiungendo che «la moralità più universale condanna già i suoi autori: spero che vengano anche loro trovati e severamente puniti dalla giustizia».
Eric Zemmour, intellettuale e leader politico anti-immigrazionista ha scritto su X che «distruggere la tomba di Jean-Marie Le Pen è una vera e propria barbarie. Si tratta di un atto aggressivo, cieco, stupido e volgare, che dimostra fino a che punto i suoi autori siano privi di tutte le qualità e le virtù che costituiscono la civiltà. Esprimo la mia solidarietà alla famiglia del defunto».
Alcuni sono arrivati a definire l’attacco alla tomba di Le Pen come «un atto di guerra civile».
Al momento di scrivere non è stata resa pubblica la reazione alla profanazione da parte della figlia Marine Le Pen.
La tomba era carica di fiori: Giammaria è morto poche settimane fa.
La nuit tombe … et nous continuerons. #LePen pic.twitter.com/y7vIpWpJnk
— Marie Caroline Le Pen (@MCarolineLePen) January 11, 2025
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Orban dice che l’UE potrebbe andare al «collasso» e chiede accordi con Mosca

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Politica
Il passo indietro di Ishiba: nuovo capitolo nella lunga crisi del centro-destra giapponese

Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Il primo ministro giapponese ha annunciato ieri le dimissioni dopo settimane di tensioni con i membri del Partito Liberaldemocratico, in difficoltà di fronte alla perdita di consenso tra gli elettori conservatori. Diversi candidati si sono già fatti avanti segnalando la volontà di succedere a Ishiba nella presidenza del partito, ma resta il nodo della guida del governo senza la maggioranza in parlamento.
A meno di un anno dal suo insediamento, il primo ministro giapponese Shigeru Ishiba ha annunciato ieri le dimissioni, aprendo una nuova fase di incertezza politica. La decisione è una conseguenza delle crescenti pressioni all’interno del suo stesso partito, il Partito Liberaldemocratico (LDP), che alle ultime elezioni ha subito significative sconfitte, arrivando a perdere la maggioranza in entrambe le Camere.
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Ishiba si è assunto la responsabilità per i pessimi risultati dell’LDP alle elezioni della Camera dei Consiglieri a luglio e ha sottolineato che le sue dimissioni servono a prevenire un’ulteriore spaccatura all’interno del partito. Già a luglio, il quotidiano giapponese Mainichi aveva per primo riportato che Ishiba si sarebbe dimesso, basandosi su informazioni raccolte tra il premier e i suoi più stretti collaboratori.
Le prime indiscrezioni indicavano che i preparativi per la corsa alla presidenza dell’LDP sarebbero iniziati entro agosto. Ishiba, tuttavia, aveva pubblicamente smentito queste notizie e nelle sue affermazioni aveva sottolineato l’importanza di portare a termine le trattative sui dazi con il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che aveva imposto il primo agosto come scadenza ultima.
Nel suo discorso di ieri, Ishiba ha spiegato che l’annuncio delle dimissioni a luglio avrebbe indebolito la posizione del Giappone: «chi negozierebbe seriamente con un governo che dice “ci dimettiamo”?», ha detto.
Ishiba ha poi cercato di placare le pressioni interne all’LDP minacciando di sciogliere la Camera dei Rappresentanti e indire elezioni anticipate, una mossa che ha esacerbato le divisioni e spinto il principale partner di coalizione, il partito Komeito, a ritenere inaccettabile la decisione. Secondo l’agenzia di stampa Kyodo, l’ex primo ministro Yoshihide Suga e il ministro dell’Agricoltura Shinjiro Koizumi entrambi tenuto colloqui con il premier sabato, evitando una scissione all’interno del partito e aprendo la strada all’annuncio delle dimissioni di ieri.
Ora l’attenzione si sposta sulla scelta del prossimo leader dell’LDP, che potrebbe assumere anche la carica di primo ministro se ci fosse una qualche forma di sostegno o di accordo anche con le opposizioni. Tra i principali contendenti ci sono membri del partito che avevano già sfidato Ishiba in passato, tra cui Sanae Takaichi, ex ministra per la sicurezza economica, che ha ricevuto il 23% dei consensi in un recente sondaggio di Nikkei. Takaichi fa parte dell’ala conservatrice e ha una forte base di sostegno tra i fedelissimi dell’ex primo ministro Shinzo Abe, di cui è considerata l’erede, soprattutto per quanto riguarda le politiche economiche, che potrebbero favorire una ripresa dei mercati azionari. Takaichi ha inoltre la reputazione di andare d’accordo con il presidente Donald Trump.
Anche Shinjiro Koizumi, attuale ministro dell’Agricoltura e figlio dell’ex leader Junichiro Koizumi, è un altro papabile candidato, dopo essere riuscito ad abbassare i prezzi del riso appena entrato in carica. Il sondaggio di Nikkei ha registrato un 22% dei consensi nei suoi confronti.
Altri membri del partito hanno segnalato la volontà di candidarsi, tra cui Yoshimasa Hayashi, attuale segretario capo del Gabinetto e portavoce principale del governo Ishiba, che si è classificato quarto nella corsa per la leadership del partito del 2024. Tra gli altri contendenti figurano Takayuki Kobayashi, un altro ex ministro per la sicurezza economica che gode di un maggiore sostegno all’interno dell’ala centrista, e Toshimitsu Motegi, ex segretario generale dell’LDP e il più anziano tra i candidati con i suoi 69 anni.
L’LDP oggi si trova in una posizione di forte debolezza. Molti elettori conservatori alle ultime elezioni hanno preferito il partito di estrema destra Sanseito anche a causa dell’allontanamento di Ishiba dall’ala conservatrice.
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Secondo un sondaggio di Kyodo, condotto prima che fossero riportate le dimissioni di Ishiba, l’83% degli intervistati ha dichiarato che un chiarimento pubblico del partito sulle ultime sconfitte non avrebbe comunque aumentato la fiducia degli elettori. È chiaro, quindi, che il compito del prossimo presidente di partito sarà quello di ripristinare la credibilità del centrodestra.
Chiunque verrà scelto si troverà davanti a un’importante decisione: se indire elezioni anticipate per cercare di riconquistare la maggioranza alla Camera bassa o rischiare di perdere il potere del tutto. Quest’ultima scelta rischierebbe di aprire una nuova fase di instabilità politica senza precedenti, che richiederebbe la ricerca di sostegno anche tra i partiti dell’opposizione per approvare le leggi e i bilanci.
Secondo diversi commentatori, il prossimo leader dovrà prima di tutto godere di una genuina popolarità sia all’interno che all’esterno del partito per affrontare sfide come l’invecchiamento della società, la forza lavoro in calo, l’inflazione e i timori che gli Stati Uniti possano abbandonare il loro ruolo di garanti della sicurezza nella regione asiatica.
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Politica
Il governo francese collassa

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