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Vaccinazioni COVID, il governo britannico segnala 847 morti, 12 lesioni cerebrali, 112 ciechi a seguito delle iniezioni

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In Gran Bretagna, secondo i dati ufficiali, le iniezioni di COVID-19 sono state seguite da 847 morti e oltre 626.000 effetti avversi, inclusi oltre 11.000 disturbi psichiatrici, 771 convulsioni e 12 lesioni cerebrali. Lo riporta Lifesitenews.

 

Il governo del Regno Unito ha rilasciato il suo ultimo aggiornamento settimanale sugli effetti avversi e sui decessi in seguito alla somministrazione dei vaccini per il di COVID-19 sviluppati in fretta. Tra l’8 dicembre e il 5 aprile, sono state somministrate 31,6 milioni di prime dosi e 5,4 milioni di seconde dosi.

Nonostante le insistenti affermazioni dei ministri del governo e dei media mainstream sulla sicurezza delle iniezioni, i dati ufficiali presentano un quadro alquanto diverso

 

Nonostante le insistenti affermazioni dei ministri del governo e dei media mainstream sulla sicurezza delle iniezioni, i dati ufficiali presentano un quadro alquanto diverso.

 

Entro il 5 aprile, ci sono stati 314 decessi a seguito delle inoculazioni con il vaccino Pfizer, 521 a seguito di AstraZeneca e altri 12 decessi dopo un’iniezione che non è stata identificata come nessuna delle due, per un totale di 847 decessi dopo l’iniezione.

 

Si sono verificati un totale di 626.087 effetti collaterali avversi, con 132.528 segnalati per Pfizer e 492.105 per AstraZeneca. Questo totale è aumentato di quasi 70.000 dal rapporto della settimana precedente di 556.609 effetti collaterali negativi.

Entro il 5 aprile, ci sono stati 314 decessi a seguito delle inoculazioni con il vaccino Pfizer, 521 a seguito di AstraZeneca e altri 12 decessi dopo un’iniezione che non è stata identificata come nessuna delle due, per un totale di 847 decessi dopo l’iniezione

 

Dopo la vaccinazione con Pfizer si sono verificati 42 aborti spontanei, mentre dopo la vaccinazione con AstraZeneca si sono verificati 19 aborti spontanei, con altri due nati morti.

 

La vaccinazione con Pfizer è stata seguita da 38 attacchi di panico, 5 casi di autolesionismo o tentato suicidio e un totale di 2.115 disturbi psichiatrici.

 

Tuttavia, queste cifre sono minori di quelle a seguito di vaccinazione con AstraZeneca: 152 attacchi di panico, 8 casi di autolesionismo e tentato suicidio, 50 occasioni di “ideazione suicidaria”, 2 suicidi e un totale di 9.124 disturbi psichiatrici. Insieme, a seguito delle due iniezioni si sono verificati 11.239 disturbi psichiatrici, un aumento di 1.200 in più rispetto al conteggio della settimana precedente.

 

Sono stati registrati più di 2.200 disturbi riproduttivi e mammari, insieme a quasi 20.000 disturbi respiratori, inclusi 15 casi di edema polmonare e 456 casi di embolia polmonare. Sono stati necessari oltre 450 interventi chirurgici dopo la vaccinazione.

626.087 effetti collaterali avversi, con 132.528 segnalati per Pfizer e 492.105 per AstraZeneca. Questo totale è aumentato di quasi 70.000 dal rapporto della settimana precedente di 556.609 effetti collaterali negativi

 

I disturbi vascolari che si sono verificati dopo le iniezioni sono stati 6.877, con 360 casi di trombosi venosa profonda. Sono state inoltre registrate oltre 7.900 malattie del sangue. 

 

Sono stati 6.552 i disturbi cardiaci registrati a seguito delle iniezioni, con 125 arresti cardiaci, 166 infarti miocardici e 36 casi di insufficienza cardiaca e insufficienza cardiaca congestizia.

 

Inoltre si sono avuti 8.432 casi di disturbi agli occhi, con 112 persone diventate cieche e 10 persone che soffrivano di cecità temporanea.

 

Finora si sono verificati 119 casi di sindrome di Guillain-Barré (GBS), 472 ictus e 559 casi di “paralisi facciale”. Sono stati segnalati altri 13 casi di malattia di Parkinson, 771 convulsioni e 12 lesioni cerebrali. Si sono verificati oltre 131.000 disturbi del sistema nervoso, di cui 99 fatali.

 

Dopo le vaccinazioni sono state segnalate 12.892 infezioni, di cui 2 del virus Epstein-Barr, e oltre 600 casi di COVID-19.

Dopo la vaccinazione con Pfizer si sono verificati 42 aborti spontanei, mentre dopo la vaccinazione con AstraZeneca si sono verificati 19 aborti spontanei, con altri due nati morti

 

Oltre 4.100 “lesioni” si sono verificate dopo le iniezioni e 2.224 disturbi del sistema immunitario, con 84 casi di shock anafilattico e 646 reazioni anafilattiche.

 

L’iniezione con AstraZeneca è stata seguita anche da 4 casi di fibrosi cistica e 4 di paralisi cerebrale.

 

Le statistiche arrivano mentre il Regno Unito continua a utilizzare il siero prodotto da AstraZeneca, nonostante numerosi paesi ne sospendano l’uso a causa delle preoccupazioni su una connessione tra l’iniezione sperimentale e coaguli di sangue.

Sono stati registrati più di 2.200 disturbi riproduttivi e mammari, insieme a quasi 20.000 disturbi respiratori, inclusi 15 casi di edema polmonare e 456 casi di embolia polmonare. Sono stati necessari oltre 450 interventi chirurgici dopo la vaccinazione.

 

Dati recenti delle autorità europee, rivelano che ci sono stati 4.036 «esiti fatali» dopo l’iniezione con il vaccino COVID-19 di Pfizer, nonché 1.922 e 1.234 decessi dopo la somministrazione rispettivamente con Moderna e AstraZeneca.

 

Sono stati infine segnalati altri 20 decessi in seguito all’inoculazione con Johnson & Johnson, che hanno portato ad un totale di 7.212 decessi segnalati alle autorità europee dopo le vaccinazioni per COVID-19.

 

 

 

 

 

 

 

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Epidemie

Morti in casa anche per 8 giorni: emergenza ‘kodokushi’ tra gli anziani soli giapponesi

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

Secondo l’Agenzia nazionale di polizia, nel primo semestre del 2025 sono stati oltre 40mila in Giappone i casi di morte isolata in casa. Il 28% viene scoperto dopo più di una settimana. Tra le cause: invecchiamento della popolazione, indebolimento dei legami, riluttanza a chiedere aiuto. Padre Marco Villa, responsabile di un centro d’ascolto a Koshigaya: «Una persona mi ha appena detto: mi è rimasto un solo amico, ci sentiamo due volte all’anno… La solitudine il dramma più grande di questo Paese».

 

Kodokushi (孤独死): la morte in casa di persone circondate da una profonda aridità relazionale, che non viene scoperta anche per un lungo periodo di tempo dopo il decesso. È uno dei drammatici volti della solitudine in Giappone. Secondo i nuovi dati dell’Agenzia nazionale di polizia diffusi oggi, in Giappone solo nel primo semestre del 2025 sono stati 40.913 i decessi avvenuti in isolamento nelle abitazioni.

 

Una cifra che segna un aumento di 3.686 casi rispetto allo stesso periodo del 2024. Ma il dettaglio forse più inquietante è che almeno il 28% di essi (11.669 persone) è stato scoperto dopo almeno 8 giorni.

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Una delle principali cause è anzitutto l’invecchiamento della popolazione del Giappone: 1 persona su 4 ha più di 65 anni. «Inoltre, si tende sempre più a non avere legami significativi né con il territorio, né con la famiglia. La maggioranza della gente non vive nei luoghi dove è cresciuta, ma si trova a vivere dove c’è lavoro», spiega ad AsiaNews dal Giappone padre Marco Villa, missionario del PIME che opera a Koshigaya, cittadina nella periferia nord di Tokyo, nella diocesi di Saitama. «Quindi, si fa più fatica a intrecciare relazioni significative con gente che non si conosce. Ciò accade anche perché avere relazioni a volte è davvero una cosa faticosa, allora si decide di non impegnarsi».

 

Padre Marco Villa nel 2012 ha favorito la nascita a Koshigaya del Centro d’Ascolto Mizu Ippai («un bicchiere d’acqua») – di cui è responsabile – proprio con l’obiettivo di sostenere le persone affette dalla solitudine, comprese le persone hikikomori, che soffrono di isolamento patologico ed estraniamento. Nel suo servizio non è raro che venga a conoscenza di casi di kodokushi, l’ultimo solo pochi mesi fa. «Una signora che frequenta il centro è rientrata a casa la sera, dopo un incontro. Dopo circa due settimane, il figlio mi ha chiamato dicendo che non aveva contatti con la mamma, chiedendo se l’avessi sentita. È andato a vedere se si trovava a casa, e l’ha trovata morta», racconta p. Marco Villa.

Questo caso dimostra che anche le persone che riescono a curare dei legami, a uscire di casa, possono andare incontro a una morte isolata. «Vivendo da sola si è imbattuta in questi rischi», dice Villa. Rischi che aumentano in quelle persone che, invece, vivono una solitudine più estrema, perché non hanno dei familiari vicini, o perché non hanno degli amici.

 

Padre Marco Villa racconta anche di una telefonata avuta poco prima di essere contattato oggi da AsiaNews. «Una persona mi ha detto che è morto un suo amico; ora gli rimane un amico solo, che sente due volte all’anno: una per gli auguri di compleanno e una per gli auguri di buon anno. È l’unico amico che ha: mi ha chiesto di passare del tempo insieme. Queste sono situazioni che incontro regolarmente», aggiunge.

 

Oltre alla significativa quota di persone anziane in Giappone, favorisce il preoccupante fenomeno kodokushi anche «la ritrosia della persona giapponese a chiedere aiuto». Villa spiega che, culturalmente, nel domandare è insita «la preoccupazione di dare fastidio agli altri, di non voler dare preoccupazioni a causa delle proprie difficoltà».

 

La tendenza rilevata è la gestione in totale autonomia dei problemi personali. Ciò affievolisce inevitabilmente i legami con le persone della famiglia, così come con coloro che vivono nello stesso luogo. Un elemento che il missionario definisce «costante», basandosi sulla sua esperienza in Giappone. «La solitudine è il dramma principale del Paese», dice.

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Padre Marco Villa ammette di essere rimasto «sconvolto» dai casi di solitudine profonda incontrati nel Paese. Da questo sentimento nacque il Centro d’Ascolto Mizu Ippai di Koshigaya. «Chiesi al vescovo (della diocesi di Saitama, ndr) di poter iniziare un’attività a tempo pieno per cercare di alleviare la solitudine delle persone», racconta. Il Centro mette in campo le risorse del «volontariato dell’ascolto»: non professionisti all’opera, ma volontari e volontarie che offrono il proprio ascolto, nella struttura, così come alla stazione ferroviaria, luogo di aggregazione per la presenza di numerosi negozi.

 

Un’attività che affianca le iniziative istituzionali. «Lo Stato è consapevole di queste situazioni e cerca di essere sempre più capillare nel territorio attraverso strutture dedicate, cercando di creare delle occasioni di incontro per la gente. Questo è un tentativo, secondo me valido, che il Giappone porta avanti», spiega.

 

Come invertire la tendenza di questa drammatica e così diffusa esperienza umana? «La cosa fondamentale è creare delle occasioni di incontro, dei luoghi adatti per potersi trovare; fondamentalmente cercando di diventare amici delle persone che vivono in stato di solitudine», dice padre Marco Villa.

 

Solitudine che in alcuni casi viene «risolta» da lunghi dialoghi intrattenuti con l’intelligenza artificiale. «Ieri un ragazzo mi diceva che l’AI è l’unica persona che lo capisce, che riesce a capire i suoi problemi. Così crede di avere qualcuno, qualcosa con cui si relaziona, che però non è certamente un essere umano», aggiunge.

 

Per uscire da queste situazioni, ne è convinto il missionario, «basta poco: una via, una linea, un aggancio, capace di instaurare un minimo di relazione umana».

 

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Epidemie

Aumento delle infezioni da sifilide in Germania, soprattutto tra gli omosessuali

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I casi di sifilide in Germania hanno raggiunto un nuovo picco, con 9.519 infezioni registrate nel 2024, rispetto ai 1.697 del 2000. Lo scrive l’ultimo rapporto del Robert Koch Institute (RKI)   La malattia sessualmente trasmissibile, causata dal batterio Treponema pallidum, ha visto un costante aumento negli ultimi vent’anni. Dai 3.364 casi del 2004, il numero è cresciuto, soprattutto tra gli uomini omosessuali.   Il Bollettino Epidemiologico, pubblicato giovedì, ha riportato un incremento annuo del 3,9% rispetto al 2023. La comunità LGBT ha rappresentato la maggior parte dei contagi, con le donne che costituiscono solo il 7,6% dei casi. La trasmissione eterosessuale è leggermente aumentata rispetto all’anno precedente.

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L’età media dei pazienti è di circa 41 anni, con reinfezioni che rappresentano un rischio continuo. L’RKI ha evidenziato tassi di infezione più alti nelle grandi città, come Berlino, Amburgo, Colonia, Francoforte e Monaco.   Le epidemie tra gli uomini gay hanno contribuito significativamente all’aumento dei casi dalla fine degli anni ’90, con un primo picco rilevante ad Amburgo nel 1997. Nel 2003, l’incidenza tra gli uomini era dieci volte superiore rispetto alle donne.   Attualmente, circa tre quarti dei casi sono legati alla comunità LGBT, con dati che indicano che fino alla metà di questi pazienti è anche sieropositiva, spesso con coinfezioni da epatite C.   La diffusione delle infezioni sessualmente trasmissibili è stata associata all’uso di social media e app di incontri geolocalizzate, che hanno favorito un aumento dei partner sessuali, inclusi contatti nuovi e anonimi.   Come riportato da Renovatio 21, due anni fa si parlò di un mutamento del comportamento sessuale post-pandemia, con un incremento di malattie veneree nella UE.

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Immagine di NIAID via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic  
   
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Epidemie

L’ameba mangia-cervello uccide 19 persone in India

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Lo Stato indiano del Kerala, nel Sud del Paese, sta affrontando una crisi sanitaria in escalation a causa di un’epidemia di meningoencefalite amebica primaria (PAM), causata dall’ameba «mangia-cervello» la Naegleria fowleri.

 

Le autorità hanno confermato giovedì che l’infezione ha provocato 19 morti e decine di casi, colpendo persone di età compresa tra i tre mesi e i 91 anni, rendendo difficile individuare fonti di esposizione comuni o contenere la diffusione.

 

La PAM, generata da un’ameba presente in acque dolci calde e nel suolo, penetra nel corpo attraverso il naso, attaccando il tessuto cerebrale e causando un’infiammazione potenzialmente letale in pochi giorni.

 

Il ministro della Salute, Veena George, ha definito la situazione una «grave emergenza sanitaria». Intervistata da NDTV News, ha spiegato: «Non si tratta di focolai legati a un’unica fonte d’acqua, come in passato, ma di casi isolati, il che complica le indagini epidemiologiche».

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La George ha poi evidenziato l’importanza di una diagnosi precoce: «Il nostro tasso di sopravvivenza del 24% è ben superiore alla media globale, inferiore al 3%, grazie a interventi tempestivi e all’uso del farmaco miltefosina».

 

Un medico governativo, parlando con l’agenzia AFP, ha confermato che, nonostante il numero limitato di casi, «sono in corso test su vasta scala per identificare e trattare i contagi». Le autorità hanno intensificato le misure di controllo sull’igiene delle acque, invitando la popolazione a evitare fonti d’acqua dolce stagnanti o non trattate.

 

Secondo un rapporto governativo citato da News18, la PAM colpisce principalmente il sistema nervoso centrale, con un impatto sproporzionato su bambini, adolescenti e giovani adulti sani. Gli esperti chiariscono che l’infezione non avviene ingerendo acqua contaminata, ma attraverso il contatto con le vie nasali durante attività come nuoto o immersioni in acque non sicure.

 

Il lettore di Renovatio 21 conosce la minaccia dell’ameba mangia-cervello con dovizia.

 

Come riportato da Renovatio 21, l’anno passato un cittadino dello Stato americano della Georgia era morto per infezione dell’ameba mangia-cervello. Ancora più recente il caso di un giovane che è morto di encefalite in Israele pochi giorni dopo aver contratto l’ameba Naegleria fowleri.

 

Si trattava all’epoca della terza persona a morire negli Stati Uniti in un solo anno a causa della mostruosa creatura microscopica, che pare diffondersi sempre più a Nord.

 

Uno studio del CDC pubblicato nel 2020, ha rilevato che cinque dei sei casi di meningoencefalite amebica primaria (PAM), come viene chiamata l’infezione cerebrale causata da Naegleria fowleri, si sono verificati durante o dopo il 2010.

 

Come riportato da Renovatio 21, nel 2022 un cittadino del Missouri e un bambino del Nebraska sono stati ammazzati dall’ameba mangia-cervello.

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Come riportato da Renovatio 21, due anni fa è emersa la rilevazione di vibrio vulnificus, cioè di un tipo di batteri «carnivori», nelle spiagge della Florida.

 

Negli ultimi 15 anni, una malattia neurodegenerativa estremamente rara che mangia il cervello umano lasciando buchi è diventata sempre più comune in Giappone, ma il caso PAM statunitense sembra molto diverso.

 

Prioni sarebbero stati invece alla base di un’epidemia di cervi-zombie nel 2019.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia; rielaborata

 

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