Geopolitica
USA, più navi nell’Indo-Pacifico: crescono i rischi di un conflitto con la Cina
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di Asianews.
Washington interviene contro l’approccio «espansionista» di Pechino. Mar Cinese meridionale il fronte più caldo. Esperti USA: impedire che la Cina ottenga vantaggi immediati mentre si combatte un conflitto di lungo periodo. I cinesi si addestrano a invadere Taiwan, che rinforza le proprio difese. Anche il Giappone si tutela contro eventuali attacchi dal gigante asiatico.
Nei prossimi anni le forze navali USA saranno più «risolute» nel contrastare la Cina nell’Indo-Pacifico. È quanto emerge da un documento pubblicato ieri dal Pentagono, che individua il Mar Cinese meridionale come il teatro più caldo per le future operazioni in Asia della Marina statunitense, dei marines e della Guardia costiera: uno scenario che, secondo diversi osservatori, aumenta il rischio di un conflitto tra le due potenze.
Per i militari USA, i cinesi hanno adottato un «approccio espansionista»
Pechino rivendica la propria sovranità su quasi tutto il Mar Cinese meridionale. Le sue pretese territoriali sono contestate da diversi Paesi dell’area, sostenuti da Washington. Per i militari USA, i cinesi hanno adottato un «approccio espansionista», alimentato anche da progetti commerciali come la Belt and Road Initiative.
L’accusa principale rivolta al gigante asiatico è di violare in modo sistematico le regole internazionali sulla libera navigazione.
L’accusa principale rivolta al gigante asiatico è di violare in modo sistematico le regole internazionali sulla libera navigazione.
Malgrado la pandemia da coronavirus, gli Stati Uniti hanno intensificato le operazioni marittime nel Mar Cinese meridionale.
In agosto, nei pressi delle isole Paracel, un’unità navale Usa ha sfiorato l’incidente con una nave da guerra cinese.
Secondo gli esperti, lo scontro «accidentale» tra imbarcazioni è l’ipotesi più probabile per lo scoppio di un eventuale conflitto tra le due potenze. Graham Allison, docente della Harvard University, immagina così il deflagrare di una guerra tra una potenza emergente come Pechino e una declinante come Washington (la cosiddetta «trappola di Tucidide»).
Secondo gli esperti, lo scontro «accidentale» tra imbarcazioni è l’ipotesi più probabile per lo scoppio di un eventuale conflitto tra le due potenz
L’incremento delle operazioni navali Usa nel Pacifico occidentale va incontro alla domanda di quei settori politici e accademici statunitensi che invocano azioni per impedire che Pechino ottenga vantaggi geopolitici immediati. Tutto ciò mentre la potenza USA si attrezza per giocare una partita con i cinesi fino al termine del secolo, sul modello di quella vinta con i sovietici.
In questo senso, un altro fronte caldo è Taiwan. In un recente documentario, il canale statale CCTV ha mostrato la simulazione di uno scontro tra carri armati durante una possibile invasione dell’isola. Taiwan è considerata da Pechino una provincia «ribelle»; più volte la leadership cinese non ha escluso di riconquistarla con la forza.
Per trasportare truppe e mezzi corazzati sul suolo taiwanese, i cinesi hanno investito negli ultimi anni tempo e risorse per rafforzare le proprie unità da sbarco.
La potenza USA si attrezza per giocare una partita con i cinesi fino al termine del secolo, sul modello di quella vinta con i sovietici
Taipei ha risposto lanciandosi nella costruzione di otto moderni sottomarini e di una flotta di corvette da usare contro le portaerei e i mezzi anfibi cinesi. Il governo dell’isola ha ottenuto anche il via libera dagli Usa per l’acquisto di armi strategiche dal valore di miliardi di dollari.
Nonostante i recenti tentativi di ricucitura diplomatica, le dispute territoriali mantengono viva la possibilità anche di un conflitto tra Cina e Giappone (altro alleato di Washington).
Tokyo ha annunciato oggi che sta sviluppando un nuovo modello di missile anti-nave capace di colpire bersagli a grandissima distanza. Verrebbe impiegato per proteggere da un attacco della Cina la catena insulare di Okinawa e le Senkaku, atolli disabitati nel Mar Cinese orientale che i giapponesi amministrano, ma Pechino rivendica come propri (chiamandoli Diaoyu).
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Geopolitica
Thailandia e Cambogia firmano alla Casa Bianca un accordo di cessate il fuoco
Cambogia e Thailandia hanno siglato un accordo di cessate il fuoco ampliato per porre fine a un violento conflitto di confine scoppiato a inizio anno. La cerimonia di firma, tenutasi domenica, è stata presieduta dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che aveva mediato la tregua iniziale.
Le tensioni storiche tra i due Paesi del Sud-est asiatico, originate da dispute territoriali di epoca coloniale, sono esplose a luglio con cinque giorni di scontri armati, che hanno spinto centinaia di migliaia di persone a fuggire dalla zona di confine. Un incontro ospitato dalla Malesia aveva portato a una prima tregua, segnando l’inizio della de-escalation.
Trump ha dichiarato di aver sfruttato i negoziati commerciali con entrambi i paesi per favorire una riduzione delle tensioni.
HISTORIC PEACE BETWEEN THAILAND & CAMBODIA.
President Trump and Malaysia’s Prime Minister Anwar Ibrahim hosted the Prime Ministers of Thailand and Cambodia for the signing of the ‘Kuala Lumpur Peace Accords’—a historic peace declaration. pic.twitter.com/BZRJ2b2KLY
— The White House (@WhiteHouse) October 26, 2025
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Durante il 47° vertice dell’ASEAN in Malesia, il primo ministro cambogiano Hun Manet e il primo ministro thailandese Anutin Charnvirakul hanno firmato l’accordo, che amplia la tregua di luglio.
Il documento stabilisce un piano per ridurre le tensioni e assicurare una pace stabile al confine, prevedendo il rilascio di 18 soldati cambogiani prigionieri da parte della Thailandia, il ritiro delle armi pesanti, l’avvio di operazioni di sminamento e il contrasto alle attività illegali transfrontaliere.
Dopo la firma, il primo ministro thailandese ha annunciato l’immediato ritiro delle armi dal confine e il rilascio dei prigionieri di guerra cambogiani, insieme a un’intesa commerciale congiunta. Il primo ministro cambogiano ha lodato l’accordo, impegnandosi a rispettarlo e ringraziando Trump per il suo ruolo, proponendolo come candidato al Premio Nobel per la Pace del prossimo anno.
Trump ha definito l’accordo «monumentale» e «storico», sottolineando il suo contributo e descrivendo la mediazione di pace come «quasi un hobby». Dopo la cerimonia, ha firmato un accordo commerciale con la Cambogia e un importante patto minerario con la Thailandia.
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Geopolitica
La Cina snobba il ministro degli Esteri tedesco
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Geopolitica
Vance in Israele critica la «stupida trovata politica»: il voto di sovranità sulla Cisgiordania è stato un «insulto» da parte della Knesset
La proposta di applicare la sovranità israeliana sulla Cisgiordania occupata, considerata da molti come un’equivalente all’annessione totale del territorio palestinese, ha suscitato una forte condanna internazionale, incluso un netto dissenso da parte degli Stati Uniti.
Il disegno di legge ha superato di stretta misura la sua lettura preliminare martedì, con 25 voti a favore e 24 contrari nella Knesset, composta da 120 membri. La proposta passerà ora alla Commissione Affari Esteri e Difesa per ulteriori discussioni.
Una dichiarazione parlamentare afferma che l’obiettivo del provvedimento è «estendere la sovranità dello Stato di Israele ai territori di Giudea e Samaria (Cisgiordania)».
Il momento del voto è stato significativo e provocatorio, poiché è coinciso con la visita in Israele del vicepresidente J.D. Vance, impegnato in discussioni sul cessate il fuoco a Gaza e sul centro di coordinamento gestito dalle truppe statunitensi e dai loro alleati, incaricato di supervisionare la transizione di Gaza dal controllo di Hamas. Vance ha percepito la tempistica del voto come un gesto intenzionale, accogliendolo con disappunto.
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Anche il Segretario di Stato Marco Rubio, in visita in Israele questa settimana, ha espresso critiche prima di lasciare il Paese mercoledì, dichiarando che il disegno di legge sull’annessione «non è qualcosa che appoggeremmo».
«Riteniamo che possa rappresentare una minaccia per l’accordo di pace», ha detto Rubio, in linea con la promozione della pace in Medio Oriente sostenuta ripetutamente da Trump. «Potrebbe rivelarsi controproducente». Vance ha ribadito che «la Cisgiordania non sarà annessa da Israele» e che l’amministrazione Trump «non ne è stata affatto soddisfatta», sottolineando la posizione ufficiale.
Vance, considerato il favorito per la prossima candidatura presidenziale repubblicana dopo Trump, probabilmente ricorderà questo episodio come un momento frustrante e forse irrispettoso, specialmente in un contesto in cui la destra americana appare sempre più divisa sulla politica verso Israele.
Si dice che il primo ministro Netanyahu non sia favorevole a spingere per un programma di sovranità, guidato principalmente da politici oltranzisti legati ai coloni. In una recente dichiarazione, il Likud ha definito il voto «un’ulteriore provocazione dell’opposizione volta a compromettere i nostri rapporti con gli Stati Uniti».
«La vera sovranità non si ottiene con una legge appariscente, ma con un lavoro concreto sul campo», ha sostenuto il partito.
Tuttavia, è stata la reazione di Vance a risultare la più veemente, definendo il voto una «stupida trovata politica» e un «insulto», aggiungendo che, pur essendo una mossa «solo simbolica», è stata «strana», specialmente perché avvenuta durante la sua presenza in Israele.
Come riportato da Renovatio 21, Trump ha minacciato di togliere tutti i fondi ad Israele in caso di annessione da parte dello Stato Giudaico della West Bank, che gli israeliani chiamano «Giudea e Samaria».
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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