Immigrazione
Uomo britannico accoltellato al collo da un migrante mentre cammina per strada
Lo scorso sabato sera un cittadino britannico è stato aggredito violentemente da un uomo armato di coltello mentre camminava a Birmingham, in Inghilterra.
L’aggressore e i suoi amici sembrano ridere mentre trasmettono in diretta l’aggressione sui social media.
Nel video si vede il gruppo, presumibilmente di origine caraibica, affrontare l’uomo; uno di loro gli taglia il collo, facendo uscire sangue dalle ferite.
L’uomo tenta di difendersi, ma si rende subito conto della gravità della ferita e si ritira.
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Nel filmato si sentono gli aggressori ridere, e uno di loro dichiara che la prossima inquadratura del loro video mostrerà la vittima morta in strada.
Infatti, l’inquadratura successiva mentre si allontanano in auto mostra l’uomo accasciato a terra, coperto di sangue, che cerca disperatamente di rialzarsi.
Arriva un’ambulanza e si sentono i ragazzi lamentarsi che quel tizio è fortunato.
Il filmato è accompagnato da emoji che ridono e dalle parole «U muda skunt», un insulto nello slang caraibico.
This is Birmingham, UK. A father protecting his family got stabbed in the neck by three “youths” who recorded the whole thing and mocked him as he bled out on the street. pic.twitter.com/j7sjTh5Fyo
— Ian Miles Cheong (@stillgray) August 25, 2024
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L’orribile incidente sembra essere stato un attacco del tutto casuale, ma non ha fatto quasi notizia, con solo un piccolo articolo della BBC locale che ha notato che «quattro persone sono state arrestate con l’accusa di tentato omicidio».
Il servizio BBC notava inoltre che «la vittima, un uomo sulla quarantina, è stato portato in ospedale con una ferita da taglio, ma le sue condizioni sono stabili, ha affermato la polizia delle West Midlands».
Gli arrestati sono tre uomini di 34, 29 e 26 anni e una donna di 22 anni.
Inizialmente le persone che hanno visto il video credevano che la vittima stesse spingendo un passeggino con dentro un bambino, ma la polizia ha negato che fosse così.
Le persone che hanno commentato il video su X hanno notato che il luogo dell’attacco era proprio accanto a un ospedale e che l’ambulanza stava probabilmente passando di lì. Se non fosse stato per questo, l’uomo sarebbe sicuramente morto.
Tutto questo accade mentre chi partecipa alla protesta anti-immigrazione in corso in Gran Bretagna viene additato come «estremista di destra» e perseguito penalmente – perfino per messaggi postati o addirittura ripostati online sui social.
Si tratta dell’ennesimo esempio della two tier policy, la «politica a due livelli» applicata in Gran Bretagna per favorire gli immigrati, che vivono da anni e anni in un’impunità incredibile ed impossibile per gli autoctoni.
Come riportato da Renovatio 21, nel land tedesco della Turingia si è appena avuta una strage, peraltro consumatasi proprio ad un «Festival della diversità», ad opera di un immigrato islamico.
Vediamo qui che anche l’immigrazione da altre località del Terzo Mondo non fa una grande differenza: il risultato è sempre, come programmato, il teatro della crudeltà dell’anarco-tirannia.
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Immagine screenshot da Twitter
Immigrazione
Musk torna a dire che «la guerra civile in Gran Bretagna è inevitabile»
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Civil war in Britain is inevitable.
Just a question of when. https://t.co/SpmcPkziZr — Elon Musk (@elonmusk) October 29, 2025
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Enough is enough https://t.co/DiD1umOc53
— Elon Musk (@elonmusk) October 29, 2025
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Immigrazione
Il 72% dei condannati per crimini di gruppo in Danimarca ha origini non occidentali
Un rapporto governativo danese ha evidenziato che circa il 72% delle persone condannate in Danimarca ai sensi della «sezione gang» sono immigrati o discendenti di origine non occidentale.
I dati, resi pubblici dal ministero della Giustizia di Copenhagen in risposta a un’interrogazione della deputata conservatrice Mai Mercado, rivelano che tra il 2018 e il 2025, 213 individui sono stati condannati ai sensi dell’articolo 81a del Codice penale, una norma che permette ai tribunali di raddoppiare le pene per reati che rischiano di alimentare la violenza tra bande.
Basandosi sui dati di Statistics Denmark e del Procuratore Generale, Remix News scrive che 54 condannati erano di origine danese, 36 erano immigrati da paesi non occidentali e 117 erano discendenti di immigrati non occidentali. Questo indica che il 72% delle condanne per reati legati alle gang riguarda persone con radici non occidentali.
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Le statistiche, riportate inizialmente da Berlingske, hanno sorpreso Frederik Bloch Münster, portavoce conservatore per l’immigrazione, che ha definito la percentuale «notevolmente alta».
Lars Højsgaard Andersen, ricercatore della Rockwool Foundation, ha osservato che Paesi come Iraq, Turchia, Somalia e Libano emergono con chiarezza nelle statistiche, suggerendo che atteggiamenti culturali verso la legge e l’autorità possano influire.
Significativamente, solo il 15% della popolazione danese è composto da stranieri o persone con background straniero, rendendo ancora più rilevante il fatto che il 72% dei condannati per reati di gang abbia un’origine migratoria.
Secondo Statistics Denmark, il Libano è il Paese di origine più frequente tra i condannati per reati di gang, con 35 casi, seguito da Somalia (29), Iraq (23) e Turchia (17).
Il primo ministro Mette Frederiksen ha più volte indicato l’immigrazione incontrollata come la «minaccia più grande» per la Danimarca. A maggio, ha dichiarato: «Se arrivano troppe persone che commettono crimini, non rispettano i valori democratici e mettono a rischio la nostra società aperta e fiduciosa, questo rappresenta il pericolo maggiore».
I dati emergono mentre il Partito Popolare Danese (DF) promuove uno dei programmi sull’immigrazione più rigidi d’Europa in vista delle elezioni generali del prossimo anno. Nel suo ultimo manifesto, il DF propone rimpatri di massa, revisioni delle cittadinanze e divieti di pratiche islamiche, sostenendo che l’immigrazione di massa dal Medio Oriente e dal Nord Africa abbia portato «criminalità, società parallele e cambiamenti culturali».
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Il partito avverte che l’immigrazione da Paesi come Turchia, Siria, Iraq, Libano, Pakistan, Afghanistan e Somalia ha causato «il più grande cambiamento demografico nella storia danese» e insiste affinché «le condizioni mediorientali siano ridimensionate per permettere a tutti nel paese di sentirsi a casa».
A differenza di paesi come Germania e Francia, la Danimarca raccoglie dati sulla criminalità legati al background migratorio. Questi dati consentono di monitorare meglio gli sforzi di integrazione di chi ha ottenuto la cittadinanza danese ma ha genitori stranieri.
I risultati sono sorprendenti: i migranti di seconda generazione presentano tassi di criminalità più elevati rispetto a quelli di prima generazione, che già superano di gran lunga quelli dei danesi etnici.
Come riportato da Renovatio 21, la scorsa estate era emerso un rapporto del governo tedesco che rivelava tassi di criminalità astronomici tra i giovani stranieri rispetto ai giovani autoctoni.
Nel frattempo, in Francia è stata proposto un emendamento per censurare gli articoli sui crimini degli immigrati. In Italia i discorsi sulla stampa sugli immigrati da diversi anni sono limitati dalla Carta di Roma, il «Protocollo deontologico concernente richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti» oggi parte integrante del «Testo unico dei doveri del giornalista», e implementata sugli iscritti all’Ordine dei Giornalisti con corsi deontologici obbligatori.
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Immigrazione
La Svizzera vieta agli stranieri di fare avanti e indietro dai loro Paesi
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