Ambiente
Una «piccola era glaciale» in caso di guerra nucleare: studio scientifico
La testata economica americana Bloomberg lo scorso 7 luglio ha pubblicato un articolo intitolato «Studio dimostra che la guerra nucleare costringerebbe la Terra a entrare in una piccola era glaciale».
«Un nuovo studio sull’impatto globale di una guerra nucleare ha concluso che qualsiasi conflitto farebbe precipitare il mondo nell’oscurità, farebbe precipitare le temperature e cancellerebbe gran parte della vita marina del mondo», riferisce Bloomberg.
Lo studio in oggetto, intitolato «Un nuovo stato dell’Oceano dopo la guerra nucleare» è stato redatto da un gruppo di ricercatori della Louisiana State University.
Gli scienziati hanno effettuato simulazioni al computer sugli impatti climatici in due casi distinti, poi confrontati: uno scambio nucleare tra India e Pakistan; quindi uno scambio nucleare tra USA e Russia.
Secondo il pezzo, i ricercatori «hanno scoperto che in tutti gli scenari, le tempeste di fuoco rilascerebbero fuliggine e fumo nell’atmosfera superiore, bloccando il Sole e costringendo le temperature a scendere in media di 10,5° C nel primo mese. Ciò, a sua volta, causerebbe l’abbassamento delle temperature oceaniche e l’espansione del ghiaccio marino di oltre 6 milioni di miglia quadrate, bloccando i principali porti tra cui Tianjin, Copenaghen e San Pietroburgo in Cina».
I ricercatori hanno affermato che le modifiche al ghiaccio marino artico dureranno probabilmente migliaia di anni, descrivendo l’evento come una «piccola era glaciale nucleare».
A questo punto, capiamo che il lettore sta facendo un pensiero: arriveranno a proporre gli scontri atomici per risolvere il Global Warming? Del resto, se sono già disposti – da Bill Gates all’ONU – a spruzzare in cielo solfato con gli aerei per oscurare i raggi del Sole…
L’abstract della ricerca degli scienziati scrive che «come le eruzioni vulcaniche e i grandi incendi boschivi, le tempeste di fuoco della guerra nucleare trasporterebbero aerosol che bloccano la luce nella stratosfera, con conseguente raffreddamento globale».
Si tratta della vecchia teoria dell’inverno nucleare, ossia un periodo di calo delle temperature conseguente a detonazioni atomiche, notato a Hiroshima, Nagasaki e Chernobyl – ma calibrato sugli oceani con i mezzi computazionali disponibili oggi.
«L’oceano risponde su due scale temporali: un rapido evento di raffreddamento e un lungo recupero, indicando una risposta di isteresi dell’oceano al raffreddamento globale. Il raffreddamento della superficie guida l’espansione del ghiaccio marino, un capovolgimento meridionale della circolazione potenziato e un’intensificazione della miscelazione verticale dell’oceano che è espansa, più profonda e più duratura».
«La produzione di fitoplancton e la struttura della comunità sono fortemente modificate dalle perturbazioni della luce, della temperatura e dei nutrienti, con conseguente decimazione iniziale della produzione, specialmente alle alte latitudini. Ne risulta un nuovo stato dell’Oceano a livello fisico e biogeochimico».
«Nel più grande scenario USA-Russia (150 teragrammi), il recupero degli oceani è probabile nell’ordine di decenni in superficie e centinaia di anni in profondità, mentre i cambiamenti del ghiaccio marino artico dureranno probabilmente migliaia di anni, effettivamente una “piccola era glaciale nucleare”».
L’autore principale del rapporto scientifico, la dottoressa Cheryl Harrison del Dipartimento di scienze oceaniche e costiere della Louisiana State University, Center for Computation and Technology, ha inoltre affermato: «Non importa chi sta bombardando chi. Può essere l’India e il Pakistan o la NATO e la Russia. Una volta che il fumo viene rilasciato nell’atmosfera superiore, si diffonde a livello globale e colpisce tutti».
Bloomberg fa riferimento anche al ministro degli Esteri russo Sergeij Lavrov, che ha avvertito che esiste un rischio «serio» di guerra nucleare a causa della guerra per procura della NATO contro la Russia in Ucraina.
La testata economica americana dimentica che anche in USA in moltissimi stanno soffiando sul fuoco atomico, da sconsiderati senatori a varie figure del Deep State e dell’apparato neocon, con l’immancabile contorno del complesso militare-industriale.
E non ricorda neppure le parole di Putin appena prima della guerra: una guerra nucleare in Europa sarebbe «senza vincitori».
Abbiamo visto il mese scorso la stupida incoscienza dei politici polacchi che hanno chiesto la possibilità di un fornimento di armi atomiche a Kiev – e dobbiamo ricordarci che il revanscismo ucraino con le sue voglie atomiche, dichiarate apertamente da Zelens’kyj alla conferenza di Monaco a fine 2021, sono alla radice del presente conflitto.
Come scritto da Renovatio 21, la guerra atomica, in tutti i Paesi e per la prima volta, è purtroppo entrata in una fase avanzata della finestra di Overton.
Immagine di daisukekuroneko via Deviantart pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 3.0 Unported (CC BY-NC-ND 3.0)
Ambiente
L’Iran prova la geoingegneria contro la siccità
Le autorità iraniane hanno lanciato sabato un’operazione di «inseminazione delle nuvole» sul bacino del lago Urmia, il più grande del Paese ormai quasi completamente prosciugato, nel disperato tentativo di contrastare la peggior siccità degli ultimi decenni.
Il processo consiste nel disperdere nelle nubi, tramite aerei o generatori a terra, sali chimici (principalmente ioduro d’argento o di potassio) per favorire la condensazione del vapore acqueo e provocare precipitazioni. Ulteriori interventi sono previsti nelle province dell’Azerbaigian orientale e occidentale, ha reso noto l’agenzia ufficiale Irna.
Le piogge sono ai minimi storici: secondo l’Organizzazione meteorologica iraniana, quest’anno le precipitazioni sono calate dell’89% rispetto alla media pluriennale, rendendo questo «l’autunno più secco degli ultimi 50 anni».
I bacini idrici sono quasi vuoti e molte dighe registrano livelli a una sola cifra percentuale. La scorsa settimana il presidente Masoud Pezeshkian ha ammonito che, senza piogge imminenti, si renderanno necessari razionamenti idrici a Teheran e persino l’evacuazione parziale della capitale.
Il direttore del Centro nazionale per la gestione delle crisi climatiche e della siccità, Ahmad Vazifeh, ha definito «preoccupante» la situazione delle dighe nelle province di Teheran, Azerbaigian occidentale, Azerbaigian orientale e Markazi.
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Venerdì centinaia di persone si sono riunite in una moschea della capitale per pregare per la pioggia. Sabato scorso, per la prima volta quest’anno, sono caduti fiocchi di neve in una stazione sciistica a nord di Teheran, mentre precipitazioni si sono verificate nelle regioni occidentali e nord-occidentali del Paese.
Le autorità hanno inoltre annunciato sanzioni per famiglie e imprese che superino i consumi idrici consentiti.
La geoingegneria – fenomeno chiamato da alcuni «scie chimiche» – è oramai alla luce del sole ed è sempre più gettonata dai Paesi mediorientali.
Come riportato da Renovatio 21, la scorsa settimana Emirati Arabi Uniti hanno fatto ricorso all’inseminazione delle nuvole (cloud seeding) per contrastare la cronica scarsità d’acqua. L’inseminazione delle nuvole è un’operazione costosa: gli Emirati spendono milioni di dollari l’anno per accrescere le riserve di acqua dolce.
Tuttavia, gli esiti della geoingegneria sembrano essere non sempre imprevedibili e potenzialmente catastrofici: l’anno passato Dubai, città nel deserto, subì un incredibile allagamento a seguito di un diluvio ritenuto essere provocato dal programma di modifica metereologica del governo emiratino.
Contrariamente a quanto si può pensare, tecnologia di controllo del meteo è in realtà vecchia di decenni. Da anni la Cina e gli USA stanno lavorando a tecnologie di controllo del clima che si sospetta abbiano la chiara possibilità di essere utilizzate come armi nei conflitti del futuro.
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Ambiente
Viganò: «non vi è alcuna emergenza climatica, Prevost profeta del globalismo massonico»
Se vi fosse veramente un’emergenza climatica – alla quale le organizzazioni globaliste rispondono con mezzi non adeguati, mentre la Chiesa Cattolica propone soluzioni ragionevoli e coerenti con il Vangelo e con la sua Dottrina sociale – si potrebbe credere che in questi appelli… pic.twitter.com/thIv4fsrKa
— Arcivescovo Carlo Maria Viganò (@CarloMVigano) November 18, 2025
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Ambiente
Gli Emirati continuano con la geoingegneria
Gli Emirati Arabi Uniti hanno fatto ricorso all’inseminazione delle nuvole per contrastare la cronica scarsità d’acqua, ha dichiarato un direttore di ricerca locale.
L’inseminazione delle nuvole è un’operazione costosa: gli Emirati spendono milioni di dollari l’anno per accrescere le riserve di acqua dolce. I piloti sorvolano nubi promettenti e rilasciano particelle di sale per stimolare le precipitazioni in un Paese che riceve meno di 100 mm di pioggia annui.
La tecnica rientra nella «strategia di adattamento del Paese al cambiamento climatico», ha spiegato lunedì al Financial Times Alya Al Mazrouei, direttrice del Programma di ricerca degli Emirati Arabi Uniti per la scienza del miglioramento della pioggia (UAEREP).
Il metodo, tuttavia, ha suscitato controversie: i critici temono che possa aggravare eventi meteorologici estremi, come inondazioni e siccità, alterando i modelli naturali. Esprimono inoltre preoccupazione per l’impatto ambientale delle sostanze chimiche impiegate e per le possibili conseguenze indesiderate della modifica artificiale del clima.
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Orestes Morfin, esperto senior della Climate and Water Initiative in Arizona, ha dichiarato al quotidiano che «l’inseminazione delle nuvole è considerata un ulteriore strumento potenziale per incrementare l’approvvigionamento idrico».
In uno studio del 2023, gli scienziati del Centro nazionale di meteorologia degli Emirati Arabi Uniti hanno stimato che l’inseminazione delle nuvole potrebbe aggiungere fino a 419 milioni di metri cubi di acqua raccoglibile all’anno.
La scarsità d’acqua è una sfida storica per gli Emirati, che dipendono in larga misura dalla desalinizzazione per l’acqua potabile. Dall’inizio degli anni 2000, le autorità emiratine si sono impegnate per aumentare le precipitazioni con mezzi artificiali. Attualmente, il programma di miglioramento delle precipitazioni degli Emirati è operativo con dieci piloti e quattro velivoli, pronti a intervenire 24 ore su 24.
«Ogni volta che abbiamo l’opportunità di farlo… di solito non ne perdiamo nessuna», ha detto Al Mazrouei.
L’operazione è costosa: 8.000 dollari per ora di volo, con una media di 1.100 ore annue, per un totale di quasi 9 milioni di dollari. Tuttavia, Al Mazrouei sostiene che «il costo per metro cubo di acqua aggiuntiva è inferiore a quello della desalinizzazione». Gli Emirati hanno investito 22,5 milioni di dollari in sovvenzioni per la ricerca per perfezionare la tecnologia.
Come riportato da Renovatio 21, l’anno passato Dubai, città nel deserto, subì un incredibile allagamento a seguito di un diluvio ritenuto essere provocato dal programma di modifica metereologica del governo emiratino.
«Il cloud seeding mira a migliorare e accelerare il processo di precipitazione. Soprattutto nelle aree in cui non piove da molto tempo, precipitazioni così intense possono portare a un flusso eccessivo di infiltrazioni, con conseguenti potenziali inondazioni improvvise», ha dichiarato John Jaques, meteorologo della società di tecnologia ambientale Kisters, secondo il settimanale americano Newsweek.
«Le inondazioni di Dubai fungono da forte avvertimento sulle conseguenze indesiderate che possiamo scatenare quando utilizziamo tale tecnologia per alterare il clima». «Inoltre, abbiamo poco controllo sulle conseguenze dell’inseminazione delle nuvole. Dove esattamente pioverà effettivamente? L’uso di tecniche come il cloud seeding per portare le piogge tanto necessarie in un’area può causare inondazioni improvvise e siccità in un’altra».
Contrariamente a quanto si può pensare, tecnologia di controllo del meteo è in realtà vecchia di decenni. Da anni la Cina e gli USA stanno lavorando a tecnologie di controllo del clima che si sospetta abbiano la chiara possibilità di essere utilizzate come armi nei conflitti del futuro.
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