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Immigrazione

Una canzone dance diviene l’inno dei giovani tedeschi contro l’immigrazione massiva. Ora è proibita

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I video che circolano sui social media mostrano che i giovani tedeschi ballare e cantare sorridenti una canzone del DJ dance italiano Gigi D’Agostino, «L’amour toujours» (1999), solo che il testo viene cambiato in «Ausländer Raus» («fuori gli stranieri»), divenendo una sorta di un inno che esprime l’opposizione all’immigrazione di massa che ha investito le città tedesche ed europee.

 

Un primo video, dove almeno uno di questi giovani si toccava il labbro superiore nel probabile intento di evocare l’immagine caricaturale dello Hitler, ha sconvolto il Paese. Le cronache riportano che alcune delle persone riprese, mentre si divertono nella non irresistibile località turistica di Sylt nel Mar del Nord, sarebbero state denunziate.

 

«Ausländer raus! Ausländer raus! Deutschland den Deutschen, Ausländer raus!».

 

«Fuori gli stranieri» cantano i teutonici ventenni seguendo il tunza-tunza. «La Germania ai tedeschi, fuori gli stranieri».

 

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Sui giovani, definiti dalla stampa tedesca con un’espressione inglese «Rich Kids von Sylt» («i ragazzi ricchi di Sylt») sta indagando la polizia federale di sicurezza tedesca, che normalmente si occupa di terrorismo e di bande criminali internazionali, riferisce Die Welt.

 

La giornalista tedesca e «consulente per la diversità» Ferda Ataman, nominata commissaria federale del governo per la lotta alla discriminazione nel 2022, ha affermato che la canzone cantata mostra che «le persone vengono discriminate e degradate».

 

La canzone, ha detto Ataman, è «puro razzismo, che si sta sempre più radicando in tutti i gruppi sociali e in tutte le fasce d’età e viene espresso apertamente».

 

Die Welt ha anche citato il ministro per l’Integrazione del governo statale del Partito Verde, Aminata Touré, la quale ha espresso la sua opinione secondo cui cantare la canzone non può essere liquidato come uno «scherzo da ragazzi», ma che deve essere visto come «urla naziste… Dovrebbero vergognarsi di se stessi! Ora devono seguire le indagini penali».

 

 

In un men che non si dica, il video, la musichetta, la questione stessa sono divenuti, come si usa dire, virali.

 


Ora è arrivata la scomunica di una delle più importanti istituzioni tedesche, l’Oktoberfest, la cui organizzazione ha annunciato che la canzone di dance elettronica del popolarissimo DJ torinese (il quale è innocente, nulla può fare dinanzi ad usi ulteriori della sua musica) divenuta segnale anti-immigrazionista quest’anno tra i boccali di birra monacensi sarà proibita.

 

Nonostante la repressione, la canzone si sta diffondendo a macchia d’olio, come attestano un video effettuato a Stoccarda, in Germania, dopo la vittoria della squadra di calcio turca del Galatasaray durante il fine settimana. Nel filmato diversi tifosi che cantano il nuovo inno popolare dopo la partita. (Va detto che alcuni tifosi dello Stoccarda nel video sembrerebbero turchi…)

 

 

 

Giovani tedeschi sono stati osservati divertirsi con «Ausländer Raus» anche in una delle destinazioni turistiche preferite dal turismo di massa tedesco, l’isola di Maiorca.

 

 

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La rete si è ovviamente scatenata con video, remix e meme di tutti i tipi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Alcuni mettono in relazione il successo della canzonetta manipolata, e la conseguente repressione da parte delle autorità della Repubblica Federale, con l’ascesa del partito Alternativa per la Germania (AfD), che si oppone, oltre che all’Europa (per uscire dalla quale promette un referendum) e alla guerra alla Russia, all’immigrazione massiva, tema per il quale parla utilizzando il termine remigrazione, cioè la deportazione degli immigrati arrivati nel Paese.

 

Come riportato da Renovatio 21, un dirigente parlamentare AfD ha recentemente promesso la remigrazione di milioni di stranieri. Un documento politico dell’AfD vergato lo scorso anno scriveva che le politiche migratorie, climatiche e monetarie della UE avevano «completamente fallito».

 

Il mese scorso una giovane sponente AfD è stata condannata in tribunale per aver denunciato il problema degli stupri da parte di un gruppo etnico di immigrati citando dati forniti dal governo tedesco.

 

L’establishment politico tedesco sta tentando di bandire completamente l’AfD come entità politica, designata come «estremista» proprio nel nome della «protezione della democrazia», nonostante il sostegno al partito non cresca solo nei sondaggi – AfD sarebbe arrivato ora al 24%, con un distacco di 9 punti sui socialisti dell’SPD al governo – ma anche con le continue vittorie alle elezioni locali.

 

Nel mese di ottobre, l’AfD ha registrato la sua migliore performance di sempre in uno land della Germania occidentale, ottenendo il 18,4% dei voti alle elezioni regionali dell’Assia. La Sassonia è diventata la terza regione tedesca ad agire contro l’AfD, dopo la Turingia e la Sassonia-Anhalt. Il partito aveva già ottenuto il 27,5% dei voti nelle ultime elezioni regionali in Sassonia nel 2019.

 

Il leader AfD Tino Chrupalla è stato assaltato e punto con una misteriosa siringa. Poco prima, aveva rivelato di essere stato debancarizzato: Postbank, una divisione bancaria al dettaglio del grande istituto finanziario Deutsche Bank, avrebbe chiuso il suo conto perché membro dell’AfD, ha lamentato il politico. Altri membri del partito hanno subìto la chiusura del conto corrente da parte delle banche.

 

Ad agosto 2023 la deputata AfD Beatrix von Storch è stata attaccato da un uomo che l’ha imbrattata di escrementi di cane durante un evento nel land della Renania-Palatinato.

 

Nel frattempo, la città di Dusseldorf ha la sua prima via con cartello stradale arabo, e Francoforte è la prima città tedesca ad installare luminaria per il Ramadan.

 

Come riportato da Renovatio 21, l’immigrazionismo istituzionale tedesco ha creato recenti episodi di grottesco spinto come l’elezione di una 39enne iraniana attivista pro-migranti come Miss Germania 2024.

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Immigrazione

Il 72% dei condannati per crimini di gruppo in Danimarca ha origini non occidentali

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Un rapporto governativo danese ha evidenziato che circa il 72% delle persone condannate in Danimarca ai sensi della «sezione gang» sono immigrati o discendenti di origine non occidentale.   I dati, resi pubblici dal ministero della Giustizia di Copenhagen in risposta a un’interrogazione della deputata conservatrice Mai Mercado, rivelano che tra il 2018 e il 2025, 213 individui sono stati condannati ai sensi dell’articolo 81a del Codice penale, una norma che permette ai tribunali di raddoppiare le pene per reati che rischiano di alimentare la violenza tra bande.   Basandosi sui dati di Statistics Denmark e del Procuratore Generale, Remix News scrive che 54 condannati erano di origine danese, 36 erano immigrati da paesi non occidentali e 117 erano discendenti di immigrati non occidentali. Questo indica che il 72% delle condanne per reati legati alle gang riguarda persone con radici non occidentali.

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Le statistiche, riportate inizialmente da Berlingske, hanno sorpreso Frederik Bloch Münster, portavoce conservatore per l’immigrazione, che ha definito la percentuale «notevolmente alta».   Lars Højsgaard Andersen, ricercatore della Rockwool Foundation, ha osservato che Paesi come Iraq, Turchia, Somalia e Libano emergono con chiarezza nelle statistiche, suggerendo che atteggiamenti culturali verso la legge e l’autorità possano influire.   Significativamente, solo il 15% della popolazione danese è composto da stranieri o persone con background straniero, rendendo ancora più rilevante il fatto che il 72% dei condannati per reati di gang abbia un’origine migratoria.   Secondo Statistics Denmark, il Libano è il Paese di origine più frequente tra i condannati per reati di gang, con 35 casi, seguito da Somalia (29), Iraq (23) e Turchia (17).   Il primo ministro Mette Frederiksen ha più volte indicato l’immigrazione incontrollata come la «minaccia più grande» per la Danimarca. A maggio, ha dichiarato: «Se arrivano troppe persone che commettono crimini, non rispettano i valori democratici e mettono a rischio la nostra società aperta e fiduciosa, questo rappresenta il pericolo maggiore».   I dati emergono mentre il Partito Popolare Danese (DF) promuove uno dei programmi sull’immigrazione più rigidi d’Europa in vista delle elezioni generali del prossimo anno. Nel suo ultimo manifesto, il DF propone rimpatri di massa, revisioni delle cittadinanze e divieti di pratiche islamiche, sostenendo che l’immigrazione di massa dal Medio Oriente e dal Nord Africa abbia portato «criminalità, società parallele e cambiamenti culturali».

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Il partito avverte che l’immigrazione da Paesi come Turchia, Siria, Iraq, Libano, Pakistan, Afghanistan e Somalia ha causato «il più grande cambiamento demografico nella storia danese» e insiste affinché «le condizioni mediorientali siano ridimensionate per permettere a tutti nel paese di sentirsi a casa».   A differenza di paesi come Germania e Francia, la Danimarca raccoglie dati sulla criminalità legati al background migratorio. Questi dati consentono di monitorare meglio gli sforzi di integrazione di chi ha ottenuto la cittadinanza danese ma ha genitori stranieri.   I risultati sono sorprendenti: i migranti di seconda generazione presentano tassi di criminalità più elevati rispetto a quelli di prima generazione, che già superano di gran lunga quelli dei danesi etnici.   Come riportato da Renovatio 21, la scorsa estate era emerso un rapporto del governo tedesco che rivelava tassi di criminalità astronomici tra i giovani stranieri rispetto ai giovani autoctoni.   Nel frattempo, in Francia è stata proposto un emendamento per censurare gli articoli sui crimini degli immigrati. In Italia i discorsi sulla stampa sugli immigrati da diversi anni sono limitati dalla Carta di Roma, il «Protocollo deontologico concernente richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti» oggi parte integrante del «Testo unico dei doveri del giornalista», e implementata sugli iscritti all’Ordine dei Giornalisti con corsi deontologici obbligatori.    

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Immigrazione

La Svizzera vieta agli stranieri di fare avanti e indietro dai loro Paesi

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La Svizzera ha comunicato un rafforzamento delle restrizioni di viaggio per i richiedenti asilo. Secondo una nuova disposizione governativa, a queste persone sarà generalmente vietato viaggiare verso i loro Paesi d’origine o altri Stati.

 

Le autorità potranno autorizzare i viaggi solo in casi eccezionali, come confermato dal governo mercoledì 22 ottobre.

 

Il governo ha precisato che servono ulteriori chiarimenti prima dell’entrata in vigore delle nuove norme, tra cui la definizione di quali siano i «motivi personali» sufficienti per approvare un viaggio e le circostanze in cui saranno consentiti viaggi di ritorno per organizzare una partenza definitiva.

 

Il partito austriaco di destra FPÖ ha definito la decisione svizzera «assolutamente corretta», sottolineando che «chi cerca protezione non ha certo bisogno di tornare nel Paese da cui fugge».

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La misura svizzera si pone in netto contrasto con i recenti sviluppi in Germania, dove all’inizio dell’anno il governo ha permesso ai rifugiati siriani di viaggiare in Siria per le vacanze senza perdere lo status di protezione. Tale misura, considerata «assurda» dal partito di centro-destra Unione Cristiano-Sociale (CSU), ha suscitato polemiche.

 

L’anno scorso, i media tedeschi hanno riportato che migliaia di cittadini afghani richiedenti asilo in Germania erano tornati in patria per le vacanze, per poi rientrare in Germania.

 

Il fenomeno del turismo nei Paesi nativi da cui scappano per chiedere protezione è stato al centro di discussioni anche in Isvezia.

 

In Italia la finzione migratoria, anche sotto il governo sedicente sovranista (che, di fatto, ha visto aumentare gli sbarchi) la questione non sembra essere troppo considerata. La Meloni, negli anni di opposizione, aveva promesso il blocco navale.

 

Nel frattempo continua l’esempio di remigrazione diretta di Trump, che, anche con l’aiuto delle forze armate, ne sequestra i beni e li deporta in Paesi terzi come l’Uganda.

 

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Immigrazione

Dublino ancora in rivolta dopo che un immigrato è stato accusato di aver violentato una bambina di dieci anni

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Martedì è scoppiata una rivolta fuori da un centro per immigrati in un sobborgo di Dublino, scatenata dal presunto stupro di una bambina di dieci anni.   Sebbene le autorità non abbiano rivelato l’identità del sospettato, l’Irish Times ha riferito che si tratta di un richiedente asilo respinto, arrivato da un paese africano circa sei anni fa. Diverse migliaia di manifestanti si sono radunati a Saggart, dove alcuni hanno lanciato proiettili contro gli agenti, sparato fuochi d’artificio e dato fuoco ad almeno un furgone della polizia. La polizia ha schierato rinforzi e un cannone ad acqua per contenere i disordini.   Secondo la Child and Family Agency (TUSLA), l’aggressione è avvenuta nel fine settimana nei pressi dell’ex Citywest Hotel, trasformato in un rifugio permanente per migranti. La vittima, che era sotto tutela statale, è stata aggredita dopo essere «fuggita dal personale durante una gita ricreativa programmata con il personale nel centro città», ha dichiarato l’agenzia.          

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La TUSLA ha aggiunto che la vittima era stata affidata alle sue cure all’inizio di quest’anno a causa di «gravi problemi comportamentali». La polizia ha dichiarato che il sospettato è stato fermato per essere interrogato. Gli agenti hanno 24 ore di tempo per incriminarlo o rilasciarlo.   Il Taoiseach (Primo Ministro) Micheal Martin ha affermato che le autorità hanno deluso la vittima. «È dovere fondamentale dello Stato proteggere i figli dello Stato e, indipendentemente dalla complessità o dalla gravità di ogni caso, tale dovere deve essere adempiuto», ha dichiarato. Il vice primo ministro Simon Harris ha definito il caso «orribile», ma ha esortato l’opinione pubblica alla moderazione.   «È importante che abbiamo l’opportunità di stabilire i fatti e che anche le agenzie abbiano l’opportunità di presentarli», ha affermato. Il ministro della Giustizia Jim O’Callaghan ha condannato gli attacchi alla polizia, affermando: «La protesta pacifica è un pilastro della nostra democrazia. La violenza non lo è».   Le proteste anti-immigrati in Irlanda, Paese dove interi paesini sono stati soppiantati dall’invasione programmatica di stranieri, continuano da mesi, coinvolgendo anche l’Irlanda del Nord. Un attacco con coltello al grido «Allah akbar» si è avuto a Dublino anche tre mesi fa.   Il caso scatenante si registrò nel novembre 2023 quando nella capitale un immigrato aveva accoltellato una donna e dei bambini. Seguirono rivolte massive e violente.   Come riportato da Renovatio 21, l’episodio aveva portato alla possibilità che il lottatore MMA Conor McGregor, critico vocale della situazione, venisse attaccato con un’indagine delle autorità per discorso d’odio. Lui ha risposto ventilando la possibilità di candidarsi a Taoiseach, cioè primo ministro del Paese.     SOSTIENI RENOVATIO 21
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