Arte
«Un insulto alla vita stessa»: Hayao Miyazaki contro l’Intelligenza Artificiale
Ha ripreso a circolare in rete un video in cui il genio dell’animazione mondiale premio Oscar Hayao Miyazaki ad una presentazione di un software di Intelligenza Artificiale visiva raggela tutti definendola «un insulto alla vita stessa».
Il filmato, che risale a diversi anni fa, mostra il maestro nipponico ad un meeting in cui gli viene presentato un filmato generato dagli algoritmi. I giovani della società di telecomunicazione e media Dwango presentano al Miyazaki – non esattamente conosciuto per le sue capacità diplomatiche (chiedere a Hideaki Anno) – mostrano di essere in grado di far fare al computer una scena in cui una figura vagamente antropomorfa cammina sulla testa.
Dopo aver ricordato di quando andava a trovare tutti i giorni un amico disabile, il Miyazaki si irrigidisce. si dice quindi «davvero disgustato».
Un apocalittico Hayao Miyazaki contro l’Intelligenza Artificiale. Video di diversi anni fa, subbato da Renovatio 21 pic.twitter.com/0BWnLwFcte
— Renovatio 21 (@21_renovatio) May 27, 2024
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«Chiunque ha fatto questo non ha alcuna cognizione del dolore. È davvero spiacevole» continua il premio Oscar. «Potete fare cose orribili se volete, ma non ci voglio avere niente a che fare».
«È un orrendo insulto alla vita» tuona il genio.
Il produttore dello studio Ghibli Toshio Suzuki a questo punto chiede ai giovani tecnologi «qual è il vostro vero fine». Uno – non quello che aveva fatto la presentazione fino a un secondo prima col sorriso sulle labbra – risponde che vogliono creare «una macchina che disegni film come fanno gli esseri umani».
Il filmato finisce con Miyazaki che borbotta: «ho paura che la fine del mondo sia vicina».
Chi conosce l’opera del maestro – che per qualche ragione non è ancora stato nominato Ningen Kokuho cioè «tesoro nazionale vivente», titolo monumentale che il governo nipponico assegna ai suoi irripetibili artisti (della calligrafia, del teatro kabuki, delle tanti arti in cui il Sol Levante eccelle) – sa bene che la fine del mondo è, in effetti, qualcosa alla quale egli ha pensato, forte anche della sua esperienza personale di bambino cresciuto tra le macerie fumanti delle città giapponesi bombardate dagli americani fino alla nuclearizzazione.
Molti italiani della generazione nata tra gli anni Settanta e Ottana ricordano la serie Conan, di cui Miyazaki non può vantare, per qualche ragione di diritti supponiamo, la produzione (al Ghibli Museum, incantevole casetta fuori Tokyo che da luogo dove si lavorava alacremente ai film è diventato museo miyazakiano, Conan è del tutto assente). La storia, tratta dal romanzo dello scrittore di fantascienza statunitense Alexander Key (1904-1979) The Incredible Tide (tradotto in italiano come Conan il ragazzo del futuro), narrava di un modo post-apocalittico dove le città sono state sommerse dopo una guerra immane scatenata dalle tecnologie distruttive.
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Tuttavia, se pensiamo all’Intelligenza Artificiale e alla fine del mondo, può venirci in mente una scena, un po’ accennata, su cui verte l’ulteriore capolavoro miyazakiano Nausicaa della Valle del Vento (1984). Nel mondo descritto dal film – anche qui post-apoc – una guerra ha azzerato la civiltà e sconvolto l’ecosistema terrestre. A perpetrarla gli Dei Guerrieri, detti anche Guerrieri Invincibili, titanici androidi biologici in grado di sparare raggi termonucleari.
«Gli esseri umani hanno perduto la fiducia in loro stessi» dice amaramente Miyazaki alla fine del filmato.
Tutto vero.
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Immagine: robot da Laputa Il Castello nel cielo presente sul tetto del Ghibli Museum a Mitaka, Tokyo
Immagine di Tokyo Times via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic
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Quattro Stati UE boicotteranno l’Eurovision 2026 a causa della partecipazione di Israele
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Bibita col DNA di Ozzy Osbourne disponibile con pagamento a rate
Una nuova partnership kitsch tra John «Ozzy» Osbourne e Liquid Death, il marchio di acqua in lattina, ha lanciato sul mercato una serie limitata di lattine di tè freddo infuso con il DNA del «reverendo rock».
Ovviamente il prodotto è andato subito a ruba ed è esaurito. Le lattine sono state tutte tracannate e schiacciate da Osbourne in persona, lasciando «tracce di DNA della sua saliva che ora potete possedere», secondo il sito web di Liquid Death.
Ma diciamoci la verità, non si compra lo scarto salivare di una rockstar per dissetarsi: lo si compra per fare necro-collezionismo probabilmente. Le leggende attorno al personaggio sono molteplici: si diceva che Ozzy fosse un mutante genetico, capace di resistere a secchiate di droga, alla rabbia per aver morso un pipistrello vivo e a un incidente quasi mortale in quad.
«Ozzy Osbourne è 1 su 1», recita il testo pubblicitario del sito, «ma stiamo vendendo il suo vero DNA così potrete riciclarlo per sempre».
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Ogni lattina viene consegnata in un «barattolo per campioni sigillato in laboratorio», etichettato con il nome del donatore, il numero del campione (su dieci) e la data del prelievo. Ozzy ha persino firmato il contenitore, apparentemente dando un assegno in bianco per qualsiasi futura clonazione.
«Ora, quando la tecnologia e la legge federale lo consentiranno, potrete replicare Ozzy Osbourne e godervi la sua musica per centinaia di anni nel futuro», si legge sul sito web. I pezzi disponibili sono solo 10 e sono stati venduti a 450 dollari ciascuno, anche in comode rate.
Vista la rarità del prodotto, il «bagarinaggio online» non poteva mancare: su eBay ce ne sono state due in vendita, ciascuna a migliaia di dollari.
Sui social media, i fan erano entusiasti della partnership di Ozzy con il suo brand, anche se il prezzo ha fatto storcere il naso a qualcuno. «Accidenti, avrei dovuto salvare il tuo DNA quando mi hai sputato addosso nell’84 durante un concerto alla LB Arena», ha scritto un fan su X.
Ozzy Osbourne, che da giovane sul palco aveva pure mangiato un pipistrello, è perito quattro mesi fa. Il fatto che fosse stato iniettato col vaccino COVID, che ci dicono venire da un chirottero di Wuhano, lo rende in qualche modo un personaggio simbolico della pandemica, e non solo di quella: alcuni hanno ipotizzato che la morte, avvenuta dopo una «lunga battaglia» (in genere dicono per qualche ragione così) contro il morbo di Parkinson, potrebbe costituire un caso di eutanasia.
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Carlos Varela via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
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Arruolamento forzato anche per l’autista ucraino di Angelina Jolie
🇺🇸🇺🇦 Angelina Jolie arrived in Ukraine, and on her way to a meeting with fans and for charitable purposes, she was forced to stop at a military recruitment center in Mykolaiv. pic.twitter.com/GURIhEBtVm
— Маrina Wolf (@volkova_ma57183) November 5, 2025
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