Geopolitica
Un altro ucronazista glorificato da Zelens’kyj
Kiev ha rinominato un’unità militare in onore di Yevhen Konovalets, il simpatizzante fascista che guidò l’insurrezione nazionalista ucraina in Polonia negli anni ’20.
Il titolo onorifico è stato conferito dal presidente Volodymyr Zelens’kyj la settimana scorsa.
Secondo il decreto presidenziale pubblicato dall’ufficio di Zelens’kyj, al 131° battaglione di ricognizione dell’esercito è stato dato il nuovo nome come parte degli eventi legati alla Giornata dei difensori dell’Ucraina, celebrata domenica.
Yevhen Konovalets (1891-1938) era un veterano austriaco della Prima Guerra Mondiale nato in Galizia. Fu coinvolto marginalmente nella breve Repubblica Popolare Ucraina secessionista alla fine degli anni ’10.
Nel 1920, Konovalets si trasferì in Cecoslovacchia, dove lui e altri nazionalisti ucraini con esperienza di combattimento fondarono l’Organizzazione Militare Ucraina (UVO), un’organizzazione paramilitare coinvolta nella lotta armata in quella che oggi è l’Ucraina occidentale.
L’insurrezione ha condotto attacchi assassini contro funzionari polacchi, così come presunti collaboratori ucraini che sostenevano la sovranità di Varsavia sulla Galizia. L’UVO esistette fino al 1929, quando si fuse con altri gruppi nazionalisti e fascisti radicali nell’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini (OUN) di Stepan Bandera. Allora con sede in Svizzera, Konovalets fu il primo leader dell’OUN. Le attività terroristiche dell’UVO contro la Polonia sono state parzialmente finanziate dall’Intelligence militare tedesca dell’Abwehr, scrive RT.
«Konovalets mantenne i contatti con varie organizzazioni fasciste in Europa e incontrò personalmente Adolf Hitler all’inizio degli anni ’30 (…) Konovalets fu assassinato a Rotterdam nel 1938 da un agente dei servizi segreti sovietici» continua il sito governativo russo.
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Il 1° ottobre, la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha definito il decreto di Zelens’kyj «un’ulteriore conferma della natura nazista del regime di Kiev».
Nel 2006, l’amministrazione della città di Leopoli annunciò i piani per spostare i resti di Jevhen Oleksijovyč Konovalec’, Stepan Bandera, Andrij Melnyk e altri leader dell’OUN/UPA in una nuova sezione del cimitero cittadino di Lyčakivs’kyj dedicata agli eroi del movimento di liberazione ucraino.
Il 17 giugno 2011 a Vilnius, Lituania, si tenne una conferenza dedicata a Jevhen Konovalec’, un patriota ucraino. Il 120º anniversario della nascita di Konovalec’ fu commemorato con celebrazioni organizzate dal parlamento lituano e da diverse organizzazioni ucraine presenti in Lituania.
La commemorazione di tale «eroe» nazionalista antipolacco arriva nel momento in cui le relazioni tra Kiev e Varsavia hanno toccato il fondo.
La Polonia già in passato si era opposta a eventi commemorativi di figure del nazionalismo integrale ucraino (che fu collaboratore del nazismo) come Stepan Bandera, considerato responsabile di atti di pulizia etnica contro ebrei e polacchi.
A parte la questione della tensione con la Polonia, va notato come oramai vi sia sempre meno pudore a celebrare personaggi che hanno combattuto al fianco di Hitler, come testimonia il caso della Camera dei Comuni canadese che, presenti il premier Trudeau e il presidente ucraino Zelens’kyj, hanno di fatto celebrato ed applaudito un veterano delle SS.
Viene da pensare: che il mondo moderno, finalmente, stia arrivando a dare il giusto tributo al suo pargolo preferito del primo Novecento, Adolfo Hitler? Egli fu, nel concreto, finanziato da Wall Street (ossia, la stessa realtà che sta ora facendo affari con il regime Zelens’kyj) e mandato avanti a sperimentare politiche, come l’eugenetica, che gruppi di potere occidentali gli hanno inculcato e che ora distribuiscono all’intera popolazione mondiale.
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La Cina snobba il ministro degli Esteri tedesco
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Geopolitica
Vance in Israele critica la «stupida trovata politica»: il voto di sovranità sulla Cisgiordania è stato un «insulto» da parte della Knesset
La proposta di applicare la sovranità israeliana sulla Cisgiordania occupata, considerata da molti come un’equivalente all’annessione totale del territorio palestinese, ha suscitato una forte condanna internazionale, incluso un netto dissenso da parte degli Stati Uniti.
Il disegno di legge ha superato di stretta misura la sua lettura preliminare martedì, con 25 voti a favore e 24 contrari nella Knesset, composta da 120 membri. La proposta passerà ora alla Commissione Affari Esteri e Difesa per ulteriori discussioni.
Una dichiarazione parlamentare afferma che l’obiettivo del provvedimento è «estendere la sovranità dello Stato di Israele ai territori di Giudea e Samaria (Cisgiordania)».
Il momento del voto è stato significativo e provocatorio, poiché è coinciso con la visita in Israele del vicepresidente J.D. Vance, impegnato in discussioni sul cessate il fuoco a Gaza e sul centro di coordinamento gestito dalle truppe statunitensi e dai loro alleati, incaricato di supervisionare la transizione di Gaza dal controllo di Hamas. Vance ha percepito la tempistica del voto come un gesto intenzionale, accogliendolo con disappunto.
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Anche il Segretario di Stato Marco Rubio, in visita in Israele questa settimana, ha espresso critiche prima di lasciare il Paese mercoledì, dichiarando che il disegno di legge sull’annessione «non è qualcosa che appoggeremmo».
«Riteniamo che possa rappresentare una minaccia per l’accordo di pace», ha detto Rubio, in linea con la promozione della pace in Medio Oriente sostenuta ripetutamente da Trump. «Potrebbe rivelarsi controproducente». Vance ha ribadito che «la Cisgiordania non sarà annessa da Israele» e che l’amministrazione Trump «non ne è stata affatto soddisfatta», sottolineando la posizione ufficiale.
Vance, considerato il favorito per la prossima candidatura presidenziale repubblicana dopo Trump, probabilmente ricorderà questo episodio come un momento frustrante e forse irrispettoso, specialmente in un contesto in cui la destra americana appare sempre più divisa sulla politica verso Israele.
Si dice che il primo ministro Netanyahu non sia favorevole a spingere per un programma di sovranità, guidato principalmente da politici oltranzisti legati ai coloni. In una recente dichiarazione, il Likud ha definito il voto «un’ulteriore provocazione dell’opposizione volta a compromettere i nostri rapporti con gli Stati Uniti».
«La vera sovranità non si ottiene con una legge appariscente, ma con un lavoro concreto sul campo», ha sostenuto il partito.
Tuttavia, è stata la reazione di Vance a risultare la più veemente, definendo il voto una «stupida trovata politica» e un «insulto», aggiungendo che, pur essendo una mossa «solo simbolica», è stata «strana», specialmente perché avvenuta durante la sua presenza in Israele.
Come riportato da Renovatio 21, Trump ha minacciato di togliere tutti i fondi ad Israele in caso di annessione da parte dello Stato Giudaico della West Bank, che gli israeliani chiamano «Giudea e Samaria».
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Trump minaccia di togliere i fondi a Israele se annette la Cisgiordania
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