Pensiero
Twitter, gas, economia: oramai è chiaro che non lo fanno per denaro. Lo fanno per la vostra distruzione
Bisogna essere grati a Elon Musk e Vladimir Putin, perché in pochi giorni hanno mostrato il bluff del XXI secolo.
Ambedue, a loro modo, hanno fatto vedere a tutti qualcosa di pazzesco: a chi detiene il potere, il danaro non importa.
Ma come? Siamo cresciuti con i dogmi del materialismo. I liberali dicevano che tutto si fa per profitto, ci sta poi una mano visibile che governa la storia a seconda di come procedono i mercati, che sono mossi dalla voglia di far soldi. Ci siamo dovuti sciroppare per decenni anche i marxisti, che dicevano che l’economia è il motore della storia. Tutto avviene per soldi, punto.
Apprendiamo ora che non è così. Forse era così fino al XX secolo, il XXI, come stiamo vedendo, è diverso. Abbiamo tuttavia la percezione che così non è stato mai…
Andiamo con ordine.
Elon Musk, il patron di Tesla e SpaceX, tecnicamente l’uomo più ricco della Terra, sta cercando di comprare Twitter. Prima ha messo sul piatto 3 miliardi di dollari e si è preso circa il 10% delle azioni. Lo ha fatto, ha cominciato a dire, per la questione per la libertà di espressione, che vede lesa sulla sua piattaforma preferita, per la quale si è spesso messo nei guai – è stato portato in tribunale dal tizio che ha salvato i bambini tailandesi che stavano annegando nella grotta per avergli dato del pedofilo; l’ente di controllo della borsa USA, la SEC, lo ha mazzerato varie volte per i suoi tweet, lo ha multato, ha imposto che avesse perfino una supervisione.
Nelle ultime settimane aveva detto di essere un «free speech absolutist», un assolutista della libertà di espressione, che come sappiamo in USA è protetta, in maniera sacra e mistica, dal Primo Emendamento della Costituzione: a inizio del conflitto aveva twittato che un governo (non specifica quale, dice solo che non è stata Kiev) gli aveva chiesto di bloccare tutti i canali russi dai suoi satelliti, e lui si è rifiutato.
Ora è andato oltre. Dopo essere divenuto (momentaneamente, vedi sotto) il più grande detentore di azioni di Twitter, ha rifiutato di entrare nel board, rilanciando in modo ancora più pazzesco: mette sul piatto più di 40 miliardi di dollari – per capirci: il PIL della Moldavia è 12 miliardi – per comprare ogni singola azione di Twitter in circolazione, e quindi togliere la piattaforma dalla Borsa, far cessare la censura (oggi chiamata orwellianamente «moderazione dei contenuti») e il blocco degli utenti: ricorderete, Twitter riuscì a depiattaformare un presidente USA quando ancora era in carica, e il suo nome è Donald Trump.
La risposta del board di Twitter – i cui membri, si è scoperto, non raggiungono neanche lontanamente l’1% delle azioni, è stata quella di barricarsi e inventarsi una «poison pill»: in pratica, diluire il prezzo delle azioni artificialmente per impedire la scalata.
In pratica, una scelta anti-economica: i membri del consiglio di amministrazione dovrebbero (per legge!) fare gli interessi degli azionisti, e l’offerta di Musk è più che buona per una società che di fatto ha sempre avuto un problema di stagnazione nella creazione di valore.
Niente da fare: si sono asserragliati, forti degli incredibili segnali dell’intellighentsja della sinistra americana, totalmente nel panico: CNN e CNBC mandano in onda interventi che danno a Musk del razzista, ricordando le sue origini sudafricane. Il columnist Max Boot rievoca gli ultimi giorni dei caffè di Weimar prima dell’avvento del III Reich. Sul Washington Post, la capa di Reddit Ellen Pao (nota per lo più per scandali e denunce a sfondo sessuale dove lavorava in Silicon Valley) arriva a scrivere che bisogna impedire ai miliardari di controllare i mezzi di informazione, e lo fa, appunto, sul Washington Post, che è di Jeff Bezos, l’uomo di Amazon, il secondo più ricco del mondo dopo Musk e suo antagonista diretto nella corsa privata verso lo spazio.
Ancora più interessante, tuttavia, è stata la reazione, subitanea e poco strombazzata, che si è avuta ai massimi livelli della finanza di Wall Street.
Vanguard Group, con BlackRock una delle più grandi società d’investimento del pianeta, ha in grande rapidità e silenzio acquistato 82,4 milioni di azioni di Twitter divendo azionista per il 10,3% della società – in pratica, superando Musk di una manciata di azioni.
Vanguard gestisce circa 8 trilioni di dollari in asset, con partecipazioni massicce in una quantità record di società S&P 500, cioè le prime aziende americane per valore di borsa.
Di Vanguard si è parlato nel biennio pandemico per i suoi interessi variopinti: Vanguard possiede l’8,12% di Pfizer, il 3,5% di AstraZeneca, il 7,71% di Facebook – delle aziende che quindi durante la pandemia, ha scritto il Sole 24 ore, hanno avuto qualcosa in comune, citando quindi cospicue partecipazioni azionarie nella maggior parte delle multinazionali che producono armi, tra le quali possiamo citare Lockheed Martin Corporation, Raytheon RTN, Bae Systems, Northrop Grumman Corporation & Orbital ATK e General Dinamics». Il giornale di Confindustria scrive anche che, nel contesto italiano, «Vanguard ha un’esposizione a Piazza Affari per più di 9 miliardi»
Musk quindi non deve mettere le mani su Twitter, neanche se lo fa secondo le regole, neanche se strapaga per farlo. È il sistema stesso in tutti i suoi ingranaggi, dai giornali ierofanti ai decisori occulti che spostano trilionate, ad averlo stabilito.
Quindi: esiste qualcosa che vale più del danaro. E cosa saràmai?
È il controllo. Il controllo del pensiero, il controllo del discorso. Chi ha in mano Twitter, ha in mano una certa porzione dell’opinione pubblica – almeno, quella che ancora passa per i giornalisti, che – come diceva giustamente il conduttore-comico (non sempre divertentissimo) di Fox Greg Gutfeld – sono dipendenti da Twitter come da una droga. È il social delle dichiarazioni, delle informazioni dirompenti, del flusso continuo di parole e video di rilevanza immediata.
(Era, di fatto, il social di Donald Trump, che lo usò per disintermediare il sistema dei media che doveva sabotare la sua campagna 2016. Il valore di Twitter salì con Trump, crollò quando lo buttarono fuori: se mai servisse una riprova sul fatto che ai padroni del vapore non interessano i soldi)
Ecco quindi che, pur di mantenere le redini della narrazione, azionisti e membri del board accettano di perdere danaro. Tanto danaro. La grandezza di Elon Musk è stata anche l’aver messo un cartellino con il prezzo alla censura del libero pensiero: gli offri 40 miliardi, e rifiutano.
È così: l’obbedienza della popolazione, l’adesione delle genti alle storie che ci raccontano, vale molto, molto di più. L’intero si sistema (dai vaccini alla stabilità finanziaria) si regge sulla narrazione unica. Farla crollare significherebbe perdere tutto. Perdere trilioni, certo. Perdere il potere, per sempre. Perdere il controllo, soprattutto.
Non lo fanno per i soldi, quindi, no.
E lo stesso possiamo dire per il gas naturale, il diesel, l’economia, e perfino il cibo. Per la loro carenza, che a breve si farà sentire in modo preoccupante, viene oggi accusato Putin. Questo nonostante i problemi del gas, come segnalato da questo sito, fossero anche prima dell’inizio dell’Operazione Z, con geremiadi del ministro della transizione ecologica e exploit di russofobia anche quando Mosca, è riportato, quest’anno ci ha venduto più gas del solito – e al prezzo concordato.
La filiera globale era già in crisi totale causa follia dei lockdown mondiali durati due anni. Un amico industriale mi dice che lui sta pagando anche il blocco temporaneo che si ebbe a Suez.
L’inflazione già correva in USA, con prezzi della benzina al gallone che raggiungevano cifre distopiche, ben prima che i tank russi entrassero in Ucraina.
Tuttavia è la reazione successiva ad essere interessante: i governanti d’Occidente, da Draghi a Johnson a Scholz a Biden o chi per lui, pur sapendo da mesi dello tsunami inflattivo in arrivo, pur sapendo della crisi dell’approvvigionamento di combustibile, grano, fertilizzante, hanno deciso, con una mossa talmente immediata da far pensare che fosse studiata da tempo, di porre sulla Russia sanzioni totalizzanti, autoescludendosi di fatto da ogni materia prima russa, di cui c’era già carenza, e da cui si era dipendenti.
Pensateci: è semplicemente folle. Hai male ad un piede perché hai pestato un chiodo: prendi il fucile e ti spari sul piede, pensando pure di fare bella figura.
Cioè, esattamente come i tizi nel board di Twitter, i nostri politici, i nostri grand- commis, non stanno pensando nemmeno lontanamente agli interessi dei loro azionisti, cioè il popolo italiano, le aziende del territorio, etc.
Le aziende hanno bisogno di gas, di argilla, di grano, hanno bisogno non solo di comprare la marea di materie russe, ma anche (questo non dovremmo dimenticarlo mai) di esportare in Russia i nostri sempre apprezzati prodotti.
E il popolo ha bisogno di essere nutrito: a quanto sappiamo, stiamo per rischiare invece una crisi alimentare, seguita da un’ulteriore crisi migratoria di africani che fuggiranno dalle loro carestie per immettersi nelle nostre.
Lo vedete da voi: tutto questo non ha niente di economico. Nulla davvero: non c’è una decisione che sia una qui che abbia a che fare con lo sviluppo, con la protezione dell’economia, con il danaro.
Possono farci vedere mille volte in TV Draghi, Di Maio e l’amministratore ENI Descalzi che vanno con il cappello in mano in Algeria, in Azerbaigian, in Qatar, in Congo (!) per vedere se riescono a sostituire la quota di gas russo: sappiamo tutti che è impossibile, forse nemmeno solo nel breve periodo, è impossibile e basta. Impossibile e, soprattutto, antieconomico.
E allora, perché lo fanno? Perché operare scelte che vanno contro la popolazione?
Come possono prendere decisione che porteranno alla fame e alla morte?
La risposta è semplicissima, e chi legge Renovatio 21 già la conosce: perché è esattamente quello il programma.
Il programma è la decrescita. La decrescita dell’economia giocoforza è decrescita della popolazione.
La decrescita economica è sotto gli occhi di tutti noi. Questo sito cerca di elencarne i sintomi più visibili.
Le aziende stanno chiudendo, la filiera è distrutta. Quando chiude una fabbrica, il danno non è solo ai suoi proprietari, ai suoi operai, al suo territorio: è a tutto un sistema esteso. Amici agricoltori mi dicono di aver problemi a trovare le bottiglie per il vino o l’olio – i vetrai stanno chiudendo, perché il gas è troppo costoso.
I supermercati in vari Paesi d’Europa sono partiti con aumenti immani e razionamenti.
La fine del diesel, altra sostanza che prendevamo dalla Russia, non bloccherà solo i possessori di Volskswagen Golf, ma tutto il trasporto su gomma: i camion vanno a diesel, e senza camion in circolo non puoi spostare le merci o anche banalmente portare agli scaffali i prodotti alimentari (potete leggere, sull’argomento, l’articolo di William Engdahl appena pubblicato da Renovatio 21).
Le bollette sono alle stelle: non sono poche le persone che ci dicono che a causa dell’incapacità di far fronte a bollette irreali vogliono cambiare casa, andare a vivere, magari lasciando una casa che è della famiglia da generazioni in uno spazio più piccolo – appunto, praticare sulla propria vita una decrescita immobiliare per motivi inediti (il costo di luce e gas…)
La decrescita della popolazione è pura conseguenza. Alla devastazione economica si aggiunge il terrorismo, la diffusione nell’aria di una imbattibile disperazione di fondo, che agisce come anticoncezionale cognitivo.
Ricordate i dati della natalità durante il COVID? 22% di bambini in meno dopo nemmeno 9 mesi dal primo lockdowno.
In un mondo povero, che si prepara ad essere pervaso da masse di disoccupati e da una violenza conseguente (nella quale, statene certi, potranno dare una mano le milionate di africani importati per la bisogna, di loro abituati in partenza agli Stati al collasso), chi davvero vorrà fare figli?
È un mondo già terrorizzato dal babau del cambiamento climatico, che secondo alcune statistiche è uno dei motivi per cui le donne americane più scolarizzate (e quindi, magari, sfaccendate o intossicate dalla propaganda ecofascista) non vogliono più mettere al mondo dei bambini.
Della decrescita della popolazione i padroni del vapore parlano da anni apertis verbis.
Bill Gates, Warren Buffett, i Rockefeller, mettiamoci dentro anche George Soros, che va alle loro cene: non hanno fatto mistero di perseguire un’agenda di spopolamento del pianeta.
Di più: non solo ne parlano, ma ci investono anche i loro miliardi.
Ecco quindi, che abbiamo capito: i miliardi, a chi comanda, non interessano più. Ne hanno già tanti, forse perfino troppi.
La cosa che interessa loro, invece, è la vostra distruzione. È il collasso della Civiltà, e la consequenziale riduzione della popolazione terrestre.
È la guerra contro l’uomo, contro l’Imago Dei. Costi quello che costi: carestie, aborti e sterilizzazioni di massa, guerre etc.
Vogliono resettare il mondo, sì.
E renderlo simile alla casa del loro padrone: l’Inferno.
Roberto Dal Bosco
Immagine di JonasDeRo via Deviantart pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 3.0 Unported (CC BY-NC-ND 3.0)
Pensiero
Mons. Viganò: dissonanza cognitiva e rivelazione del metodo, il colpo da maestro di Satana
Renovatio 21 pubblica questo scritto dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò. Le opinioni degli scritti pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

Ex fructibus igitur eorum cognoscetis eos.
Mt 7, 20
Premessa
La crisi nella Chiesa è di natura teologica, non canonica. Non solo: questa non è una crisi tra le tante, ma la crisi dell’Autorità, perché è appunto l’Autorità ad essere oggetto di un sovvertimento che fino a sessant’anni fa non era nemmeno immaginabile in seno alla Chiesa Cattolica. Se infatti l’Autorità, quando è esercitata per il bene, è certamente lo strumento più idoneo ad assicurare il buon governo dell’istituzione che presiede, così essa si può mutare in uno strumento altrettanto efficace per distruggerla, nel momento in cui chi la ricopre rescinde il proprio vincolo di obbedienza verso Dio, che dell’Autorità è supremo garante (1).
Questo hanno fatto i Giacobini nel 1789, questo hanno ripetuto i fautori della rivoluzione conciliare nel 1965: appropriarsi illegittimamente dell’Autorità per costringere i sudditi ad accettare di obbedire a ordini iniqui, finalizzati ad un piano eversivo. E tanto i Giacobini quanto i Modernisti si sono avvalsi non solo della collaborazione attiva dei propri complici e dell’inazione dei codardi, ma anche del consenso di coloro che obbedivano in buona fede e da una massa progressivamente indotta ad accettare in nome dell’obbedienza qualsiasi cambiamento (2).
L’idealizzazione dell’autorità
Nelle scorse settimane «conservatori» come Riccardo Cascioli, Luisella Scrosati, Daniele Trabucco e Giovanni Zanone hanno sostenuto che laici e chierici, dinanzi alla crisi della Gerarchia cattolica, non dovrebbero adottare forme di resistenza nei confronti di cattivi Superiori; né dovrebbero mettere in discussione la loro Autorità, dal momento che essa promana direttamente da Nostro Signore.
Costoro affermano che l’indegnità di un vescovo o del papa non inficia la legittimità della loro autorità, ma questo può essere vero nel caso di un’indegnità personale che non coinvolge l’esercizio dell’autorità stessa. L’autorità, tuttavia non può essere esercitata legittimamente al di fuori dei confini che le sono dati né tantomeno contro i propri fini o contro la volontà del divino Legislatore. Un vescovo che coopera consapevolmente ad uno scopo iniquo con atti di governo, inficia la legittimità di quegli atti e la sua stessa autorità, proprio perché sono posti in fraudem legis.(3)
La visione idealista e sconnessa dalla realtà degli Autori citati, secondo la quale l’Autorità non perderebbe la propria legittimità nemmeno quando i suoi ordini sono volti al male, rende evidente il cortocircuito logico tra la realtà di papi e vescovi eretici – formali o materiali, poco importa: è comunque una cosa inaudita – e la teoria di un’Autorità immune dall’eresia e dalle cattive intenzioni di chi ricopre quell’Autorità.
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Una crisi sistemica
Chi si ostina a giudicare i singoli fatti prescindendo dall’evidente coerenza che li lega tra loro e dal quadro complessivo che se ne evince, falsifica la realtà dandone una rappresentazione ingannevole. Questa è una crisi che dura da sessant’anni, sempre nella medesima direzione, sempre con la connivenza dell’Autorità, sempre contraddicendo gli stessi articoli di Fede e sostenendo i medesimi errori già condannati.
I responsabili di questa crisi sono tutti accomunati dalla volontà eversiva di appropriarsi e mantenere il potere per raggiungere gli scopi che si prefiggono. E a riprova che deep state e deep church agiscono di concerto, basti vedere come gli artefici di questa sovversione in campo ecclesiastico agiscono specularmente ai loro omologhi nella sfera civile, giungendo a mutuarne il lessico e le tecniche di manipolazione di massa. L’evidenza dei risultati disastrosi ottenuti dai papi e dai vescovi conciliari non li ha indotti a tornare sui propri passi e a riparare al danno compiuto, ma al contrario li vediamo proseguire ostinatamente sulla medesima linea, confermando dolo e premeditazione, ossia la mens rea. (4)
Ci troviamo in una situazione di gravissimo conflitto istituzionale, dal quale emerge che la maggior parte dei vescovi costituiti in Autorità – senza alcuna ombra di dubbio – agisce con l’intenzione determinata e volontaria di commettere atti illeciti contro il bene della Chiesa e delle anime, nella consapevolezza delle loro conseguenze.
Se in costoro non vi fosse intenzione di compiere il male – se, cioè, essi fossero in buona fede – non si ostinerebbero a ripetere i medesimi errori, nel perseguimento dei medesimi risultati. Né cercherebbero con ogni mezzo di indurre fedeli e sacerdoti a rinnegare ciò che la Santa Chiesa ha insegnato per secoli, facendo loro abbracciare quanto essa condannava e puniva con le pene più severe.
L’accettazione della frode
Abbiamo dunque una Gerarchia composta da vescovi e papi traditori che pretende dai propri fedeli non solo il silenzio inerte dinanzi ai peggiori scandali dei suoi membri, ma anche l’entusiastica accettazione e condivisione di questo tradimento, secondo quel principio esoterico che il satanista Aleister Crowley aveva così riassunto agli inizi del Novecento: «Il male deve nascondersi alla luce del sole, poiché le regole dell’universo impongono che chi viene ingannato acconsenta al proprio inganno».
Questo è il modus operandi del demonio e dei suoi servi, che troviamo confermato dalla narrazione delle tentazioni cui Satana sottopone Nostro Signore nel deserto: «Tutto questo io ti darò – dice il Maligno a Cristo – se prostrato mi adorerai» (Mt 4, 9). Nel pretendere di essere adorato come Dio, Satana chiede anzitutto l’accettazione della frode, ossia della premessa – Tutto questo io ti darò – che è assolutamente falsa, in quanto Satana non può cedere ciò che non gli appartiene. Se per assurdo Nostro Signore si fosse prostrato a Satana adorandolo, Egli non avrebbe avuto da lui nemmeno un granello di polvere del deserto e questo baratto si sarebbe rivelato una frode.
er questo il Signore gli risponde «Vattene, Satana! Sta scritto infatti: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto» (ibid., 10). Con queste parole Nostro Signore svela l’identità del tentatore e i suoi inganni. Anche nell’Eden, tentando Eva, il Serpente aveva prospettato ai Progenitori di diventare sicut dii (Gen 3, 5).
Essi sapevano benissimo che Satana non sarebbe stato in grado di renderli come dèi e che avrebbero dovuto rispondere a Dio della loro orgogliosa disobbedienza, ma nonostante questo hanno consentito alla menzogna del Maligno come se fosse vera, rendendosi responsabili del sovvertimento di Bene e Male e agendo come se Dio non fosse onnipotente e in grado di punirli. È questa, in definitiva, la ὕβρις, la superbia che spinge l’uomo a sfidare Dio scegliendo di compiere il peccato, che ha come conseguenza la νέμεσις, ossia la punizione inevitabile che colpisce chi ha violato l’ordine divino oltrepassando i limiti imposti da Dio.
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La «Rivelazione del Metodo»
Lo storico ed esperto di ingegneria sociale Michael A. Hoffman ha affrontato il medesimo tema da una prospettiva differente, identificando un’élite nascosta che usa tecniche di manipolazione per controllare le masse. Essa non vuole solo conquistare il potere, ma intende condurre una guerra psicologica che trasforma la realtà in un rituale magico, alchemico (e in questo coincide con le parole di Crowley).
Questa élite non nasconde più tutto, ma rivela deliberatamente parti del suo piano (da qui la Rivelazione del Metodo), come atto di umiliazione dei sudditi e di affermazione della propria supremazia. Gli studi di psicologia sociale confermano che questo gioco crudele per soggiogare e dominare le vittime serve a provocare la dissonanza cognitiva, ossia quello stato di disagio psicologico che si verifica quando ci troviamo dinanzi a due affermazioni o fatti in conflitto tra loro, come ad esempio è avvenuto quando le autorità sanitarie sostenevano, mentendo, che il siero genico sperimentale fosse «sicuro ed efficace» ma allo stesso tempo chiedevano lo scudo penale per i medici inoculatori; o quando abbiamo sentito affermare da Jorge Bergoglio che «Dio non è cattolico».
Questa dissonanza cognitiva, questa percezione di una contradictio in terminis è voluta, perché ci demoralizza (siamo consapevoli della nostra impotenza), perché ci induce ad un consenso implicito (un consenso passivo, come dire: «Ti mostro cosa faccio, e tu non fai nulla, quindi acconsenti») e infine perché ci porta all’accettazione di un potere dispotico (anche se esso sbeffeggia le masse, rafforzando su di noi il proprio controllo psicologico).(5)
La «dissonanza cognitiva» e il «gaslighting» dei conservatori
Non ci deve dunque stupire se queste tecniche di manipolazione di massa sono usate anche nella sfera ecclesiastica, allo scopo di provocare la stessa dissonanza cognitiva nei fedeli, la stessa demoralizzazione, lo stesso consenso estorto, la medesima accettazione dell’autorità che ostenta la contraddizione ma pretende obbedienza. Pensiamo al paradosso di Leone che dichiara la libertà religiosa un diritto umano sulla base del Vaticano II e allo stesso tempo canonizza il Beato Bartolo Longo, che nei suoi scritti condanna l’indifferentismo religioso e il concetto di libertà religiosa (6); o che presiede incontri ecumenici con gli islamici, ma canonizza il Beato Ignazio Choukrallah Maloyan, vescovo armeno martirizzato dai maomettani per essersi rifiutato di apostatare la vera Fede.
Non ci deve stupire nemmeno che la Nuova Bussola si comporti esattamente come previsto in questi casi dai manuali di psicologia sociale, negando ostinatamente la contraddizione ancorché evidente, in un’operazione di vero e proprio gaslighting (7): «Ciò che hai visto non è mai successo».
Anche il ricorso a video o immagini generate dall’AI diventa strumento di destabilizzazione, perché queste contribuiscono a erodere la base sensibile della conoscenza della realtà, rendendo impossibile distinguere il vero dal falso e di fatto cancellando la nozione stessa di «reale» mediante la sua sostituzione con il «verosimile».
L’apparenza prende così il posto della sostanza, solo perché essendo veicolata dall’immagine che appare sul cellulare o sul computer noi non sappiamo se ciò che ci sembra vero lo è davvero o lo sembra soltanto. Come non vedere in questo nuovo fenomeno un attacco con cui Satana sfida con i suoi artifici teatrali e con i suoi effetti speciali la verità di Dio che è simplex, senza pieghe?
Questi sono test di massa per mettere alla prova la devozione alla religione sinodale, esattamente come in ambito civile avviene con la religiones anitaria o la religione green. E non è diverso chiedere al fedele di accettare la messa protestantizzata di Paolo VI se vuole avere il permesso di assistere alla Messa tridentina, che del Novus Ordo è l’antitesi.
Anche la «scomunica» che Jorge Bergoglio mi ha inflitto palesa una enorme contraddizione: da un lato io sono stato dichiarato scismatico per aver denunciato gli stessi errori che tutti i Papi fino a Pio XII incluso hanno condannato; dall’altro i veri eretici e scismatici sono ammessi alla communicatio in sacris con chi mi condanna, senza alcuna conseguenza canonica. Il messaggio è chiaro: «Possiamo mostrarti la contraddizione tra le nostre parole e le nostre azioni, e tu non farai nulla. Accetterai sia la menzogna che la prova di essa».
Ogni assurdità accettata indebolisce la capacità di discernimento dei fedeli e del Clero, per poter responsabilmente obbedire ai propri Pastori. Se la nostra Fede non è forte e convinta, questo ci porta ad una forma di apatia verso ogni nuova provocazione. È una forma di umiliazione rituale che funziona non più attraverso la segretezza, ma attraverso una sfacciata ostentazione, specialmente quando l’obbedienza all’Autorità che imparte ordini abusivi e addirittura criminali è richiesta come un sacrificio della propria razionalità, come un’immolazione della volontà mediante un concetto pervertito di autorità e di obbedienza.
Se l’Autorità della Gerarchia, fino ai suoi massimi vertici, si rende responsabile di questa manipolazione psicologica dei fedeli finalizzata a perpetuare il proprio potere per demolire la Chiesa, a chi dovrebbero rivolgersi, sacerdoti e laici, per veder condannati i colpevoli di tanto tradimento? A quegli stessi eretici manipolatori, incistati a Roma e in tutti gli organi e le istituzioni della Chiesa Cattolica?
Non stupisce che troppe vocazioni sacerdotali si perdano e che molti fedeli si rassegnino o abbandonino la pratica religiosa. È il risultato voluto e pianificato di questo crudele stillicidio.
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Il «colpo da maestro» di Satana
Il demonio vuole ottenere la nostra adesione al male non per inganno, ma portandoci ad accettare la menzogna con la quale egli definisce bene il male, e ad accettare la finzione mediante la quale ci presenta il bene come un male. Il colpo da maestro di Satana consiste in questo: nell’ottenere da noi un assenso irrazionale, pur dinanzi all’evidenza della frode e del sovvertimento che riconosciamo per tali ma che, in un atto di folle annientamento suicida, accettiamo come se fossero verità divinamente rivelate. Per il Cattolico la Fede non è mai irrazionale: rationabile sit obsequium vestrum, dice San Paolo (Rom 12, 1), perché Dio è autore della Fede e della ragione, e non vi può essere contraddizione nella Verità.
Satana, al contrario, essendo menzognero e padre della menzogna (Gv 8, 44) non può non dissimulare i propri inganni con la frode, per i quali pretende da noi non un’adesione razionale, ma un consenso superstizioso, un atto di fede al contrario, nel quale l’assenso dell’intelletto a errori e eresie evidenti è motivato non dall’autorità di un Dio verace, ma dall’usurpazione di quell’autorità da parte di una creatura ribelle, bugiarda e che sappiamo che ci vuole ingannare e perdere.
Satana vuole che abdichiamo alla ragione e allo stesso sensus fidei, trasformando l’atto di fede in una folle apostasia.
L’assolutizzazione dell’obbedienza
Assolutizzare l’obbedienza, scardinandola dalla necessaria coerenza che essa presuppone tra tutti i soggetti del corpo gerarchico in cui essa viene esercitata,[8] significa consegnare nelle mani dell’autorità vicaria della Gerarchia un potere che il supremo Legislatore non le ha mai concesso, ossia la facoltà di poter legittimamente legiferare contro la volontà del Legislatore stesso e in danno dei fedeli.
Qui non stiamo parlando di ordini incidentalmente sbagliati, o di singoli vescovi che abusano della propria autorità in un contesto ecclesiale in cui la Virtù è incoraggiata e il peccato condannato e punito. Qui stiamo parlando di un intero sistema gerarchico che è riuscito – nella Chiesa Cattolica come nella cosa pubblica – ad impossessarsi del potere, ottenendo riconoscimento e obbedienza dai sottoposti mediante l’uso di mezzi coercitivi.
Non solo: l’assolutizzazione dell’obbedienza nei riguardi dell’autorità finisce anche con l’essere deresponsabilizzante: un comodo alibi offerto ai tanti, troppi don Abbondio in veste filettata o in clergyman, ben attenti a non dispiacere ad alcuno, ad «evitare polarizzazioni» – secondo l’auspicio di Leone – a beneficiare dei favori del potente che si conosce come iniquo ma a cui si presta ossequio per viltà o interesse.
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Conclusione
La Sacra Scrittura, i Padri, i mistici e la stessa Vergine Maria a Fatima ci hanno messi in guardia su un’apostasia che la Chiesa dovrà affrontare negli ultimi tempi. Come possiamo pensare che questa apostasia si concretizzi, se non attraverso falsi pastori al posto di buoni pastori, e di pseudocristi e falsi profeti al posto di Cristo e dei Profeti? Come potrebbero gli eletti essere tratti in inganno dagli eretici e dagli scismatici (Mt 24, 24), se non nel momento in cui questi ricoprono ruoli d’autorità nella Chiesa? Ma la Chiesa è indefettibile, ripetono alcuni con petulanza.
E lo è davvero: nonostante la stragrande maggioranza dei suoi vescovi infierisca su di essa e agisca di concerto con nemici di Cristo. La Chiesa Cattolica è indefettibile nel senso che essa non può mai venir meno nella sua missione di custodire e trasmettere la Verità rivelata da Dio, né può cadere in errore definitivo nella sua Fede e nella sua Morale. E questo di fatto non accade nemmeno quando una Gerarchia eretica e corrotta cerca di oscurare o di sfigurare il sacro Deposito della Fede. Non dimentichiamo che la Chiesa non è solo quella militante su questa terra (hic) e oggi (nunc), ma è anche quella penitente in Purgatorio e trionfante in Paradiso.
La sua compagine celeste è garanzia di quell’indefettibilità che il suo divino Fondatore le ha promesso e che lo Spirito Santo le assicura. E se la chiesa conciliare-sinodale che oggi si presenta come militante contraddice quella di ieri, spezzando la continuità e l’unità nella Professione dell’unica Fede che la rende una e apostolica anche nel fluire del tempo e non solo nella sua diffusione nello spazio, essa non è più la stessa Chiesa.
Per questo il Signore non manca di suscitare una vox clamantis in deserto che rompa il muro di silenzio e di complicità dei congiurati: mi riferisco ai “dottori degli ultimi tempi” cui accenna Augustin Lémann (9) nel suo saggio L’Anticristo. Sono i nuovi Sant’Atanasio imprigionati, esiliati, perseguitati ma infine risarciti dalla Giustizia divina con la proclamazione della loro santità. Ecco come il grande Vescovo di Alessandria e Dottore della Chiesa si rivolge ai fedeli durante la grande eresia ariana (10):
Che Dio vi consoli! (…) Quello che rattrista (…) è il fatto che gli altri hanno occupato le chiese con violenza, mentre in questo periodo voi vi trovate fuori. È un dato di fatto che hanno la sede, ma voi avete la Fede apostolica. Possono occupare le nostre chiese, ma sono al di fuori della vera Fede. Voi rimanete al di fuori dei luoghi di culto, ma la Fede abita in voi. Vediamo: che cosa è più importante, il luogo o la Fede? La vera Fede, ovviamente. Chi ha perso e chi ha vinto in questa lotta – quella che mantiene la sede o chi osserva la Fede? È vero, gli edifici sono buoni, quando vi è predicata la Fede apostolica; essi sono santi, se tutto vi si svolge in modo santo… Voi siete quelli che sono felici, voi che rimanete dentro la Chiesa per la vostra Fede, che mantenete salda nei fondamenti come sono giunti fino a voi dalla Tradizione apostolica, e se qualche esecrabile gelosamente cerca di scuoterla in varie occasioni, non ha successo. Essi sono quelli che si sono staccati da essa nella crisi attuale. Nessuno, mai, prevarrà contro la vostra Fede, amati fratelli, e noi crediamo che Dio ci farà restituire un giorno le nostre chiese. Quanto più i violenti cercano di occupare i luoghi di culto, tanto più essi si separano dalla Chiesa. Essi sostengono che rappresentano la Chiesa, ma in realtà sono quelli che ne sono a loro volta espulsi e vanno fuori strada. Anche se i Cattolici fedeli alla Tradizione sono ridotti a una manciata, sono loro che sono la vera Chiesa di Gesù Cristo.
L’accusa ricorrente che tanto i Conservatori e i Sinodali rivolgono a chi rimane saldo nella Fede e denuncia i loro errori è di volersi creare una propria chiesa, separandosi con lo scisma dalla Chiesa Cattolica, visibile e gerarchica, di cui essi si sono però impossessati con un vero e proprio golpe e nella quale pretendono di esercitare una legittima Autorità per gli scopi opposti a quelli che Nostro Signore le ha affidato.
Ma non sono stati forse costoro, con i loro errori condannati da tutti i Papi preconciliari, a crearsi una chiesa parallela che contraddice il Magistero immutabile e sovverte il Papato? Come può un’autorità ribelle a Cristo Capo del Corpo Mistico pretendere di esercitare l’Autorità di Cristo per contraddire la Sua Parola?
Come può chi si è separato dalla comunione ecclesiale con la vera Chiesa Cattolica Apostolica Romana accusare di scisma chi le rimane fedele?
+ Carlo Maria Viganò
Arcivescovo
24 Ottobre MMXXV
S.cti Raphaëlis Archangeli
NOTE
1) Il termine auctoritas deriva da auctor, nell’accezione di autore e garante riferita a Dio.
2) San Pio X ricordava che il successo dei malvagi è possibile anzitutto grazie all’ignavia dei buoni.
3) L’espressione in fraudem legis si riferisce a un comportamento o un atto giuridico compiuto con l’intenzione di eludere una norma, aggirandone lo scopo o l’applicazione, pur rispettandone formalmente la lettera. In altre parole, si tratta di un’azione che, pur apparendo conforme alla legge, viene posta in essere per ottenere un risultato che la legge stessa intende vietare o limitare. Le caratteristiche di questo comportamento sono la conformità formale, l’intenzione elusiva e l’effetto contrario alla mens del legislatore.
4 – La mens rea designa la componente psicologica del reato, ossia l’intenzione o la consapevolezza di violare la legge.
5) Scrive Hoffman: «Il principio alchemico della Rivelazione del Metodo ha come componente principale una beffarda derisione delle vittime, simile a quella di un clown, come dimostrazione di potere e macabra arroganza. Quando viene eseguito in modo velato, accompagnato da certi segni occulti e parole simboliche, e non suscita alcuna risposta significativa di opposizione o resistenza da parte dei bersagli, è una delle tecniche più efficaci di guerra psicologica e violenza mentale». Cfr. Michael A. Hoffman II, Secret Societies and Psychological Warfare, 2001.
6) Scriveva Bartolo Longo: Innanzi a Dio l’uomo non ha vera libertà di coscienza, libertà di culto e libertà di pensiero, come oggi s’intende, cioè facoltà di scegliersi una religione ed un culto come gli talenta; ma solo la libertà dei figliuoli di Dio, come dice S. Paolo, cioè di lasciare l’errore e le seduzioni del secolo per correre liberamente al Cielo. L’affermare, perciò, che l’uomo ha il diritto innanzi a Dio di pensare e di credere in religione come gli piace, è un errore. Cfr. Bartolo Longo, San Domenico e l’Inquisizione al Tribunale della Ragione e della Storia, Valle di Pompei, Scuola tipografica editrice Bartolo Longo, 1888.
7) Il gaslighting è una forma di manipolazione psicologica in cui una persona (o un gruppo) fa dubitare un’altra della propria percezione della realtà, della memoria o della sanità mentale, con l’obiettivo di controllare, indebolire o destabilizzare la vittima.
8) Non vi può infatti essere vera obbedienza se chi è costituito in autorità nella Gerarchia esige di essere obbedito ma allo stesso tempo disobbedisce a Dio, che è il garante e la fonte stessa dell’Autorità. Né vi può essere legittima autorità se chi la esercita in nome di Dio non si sottomette a propria volta alla Sua suprema Autorità.
9) Augustin Lémann, L’Anticristo, Marietti, 1919, pag. 53. «Il secondo campione della verità cristiana contro l’Anticristo sarà una falange di dottori suscitata da Dio in quei tempi di prova. […] Questa falange di dottori riceverà, per la difesa e consolazione dei buoni, una maggiore intelligenza delle nostre sante Scritture». Cfr. https://www.rassegnastampa-totustuus.it/cattolica/wp-content/uploads/2014/07/LANTICRISTO-A-Lemann.pdf
Il Canonico Augustin Lémann, ebreo francese, si convertì al Cattolicesimo insieme al fratello Joseph. Divenuti amici di Pio IX, furono entrambi consultori del Concilio Vaticano I.
10) Sant’Atanasio, Epistolæ festales, Lettera XXIX, in: Coll. Selecta SS. Eccl. Patrum, a cura di Caillaud e Guillon, vol. 32, pagg. 411-412.
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Pensiero
Se la realtà esiste, fino ad un certo punto
I genitori si accorgono improvvisamente che la biblioteca scolastica mette a disposizione degli alunni strani libri «a fumetti» dove si illustra amabilmente il bello della liaison omoerotica.
L’intento degli autori è inequivocabile, quello di presentare un modello antropologico indispensabile per una adeguata formazione dell’individuo in crescita… Meno chiaro appare nell’immediato se la scuola, nel senso dei suoi responsabili vicini o remoti, di questa trovata educativa abbiano coscienza e conoscenza.
Di istinto, i genitori dell’incolpevole alunno si chiedono se tutto ciò sia proprio indispensabile per uno sviluppo armonico della psicologia infantile, magari in sintonia con i suggerimenti più elementari della natura e della fisiologia.
Tuttavia, poiché anche lo zeitgeist ha una sua potenza suggestiva, a frenare un po’ il comprensibile sconcerto, in essi affiora anche qualche dubbio sulla adeguatezza culturale dei propri scrupoli educativi, tanto che sono indotti a porsi il dubbio circa una loro eventuale inadeguatezza culturale rispetto ai tempi, votati come è noto, a sicure sorti progressive.
Ma il caso riassume bene tutto il paradosso di un fenomeno che ha segnato questo quarto di secolo e soltanto incombenti tragedie planetarie, mettono un po’ in sordina, finché dagli inciampi della vita quotidiana esso non riemerge con tutta la sua inaspettata consistenza.
Infatti la domanda sensata che si dovrebbero porre questi genitori, è come e perché una anomalia privata abbia potuto meritare prima una tutela speciale nel recinto sacro dei valori repubblicani, per poi ottenere il crisma della normalità e quindi quello di un modello virtuoso di vita; il tutto dopo essersi insinuata tanto in profondità da avere disattivato anche quella reazione di rigetto con cui tutti gli organismi viventi si difendono una volta attaccati nei propri gangli vitali da corpi estranei capaci di distruggerli.
Eppure, per quanto giovani possano essere questi genitori allarmati, non possono non avere avvertito l’insistenza con cui questa merce sia stata immessa di prepotenza sul mercato delle idee, quale valore riconosciuto, dopo l’adeguata santificazione dei cultori della materia ottenuta col falso martirio per una supposta discriminazione. Quella che già il dettato costituzionale impediva ex lege.
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Ma tutta l’impalcatura messa in piedi intorno a questo teatro dell’assurdo in cui i maschi prendono marito, le femmine si ammogliano nelle sontuose regge sabaude come nelle case comunali di remote province sicule, non avrebbe retto comunque all’urto della ragione naturale e dell’evidenza senza la gioiosa macchina da guerra attivata nel retrobottega politico con il supporto della comunicazione pubblica e lasciata scorrazzare senza freni in un mortificato panorama culturale e partitico.
Nella sconfessione della politica come servizio prestato alla comunità, secondo il criterio antico del bene comune, mentre proprio lo spazio politico è in concreto affollato da grandi burattinai e innumerevoli piccoli burattini, particelle di un caos capace di tenere in scacco «il popolo sovrano». Una parte cospicua del quale si sente tuttavia compensato dalla abolizione dei pronomi indefiniti, per cui tutte e tutti possono toccare con mano tutta la persistenza dei valori democratici.
Non per nulla proprio in omaggio a questi valori è installato nella anticamera della presidenza del Consiglio, da anni funziona a pieno regime un governo ombra, quello terzogenderista dell’UNAR. Un ufficio che ha lavorato con impegno instancabile, e indubbia coerenza personale, alla attuazione del «Piano» (sic) elaborato già sotto i fasti renziani e boschiani, per la imposizione capillare nella società in generale e nella scuola in particolare, di tutto l’armamentario omosessista.
Il cavallo di battaglia di questa benemerita entità governativa è la difesa dei «diritti delle coppie dello stesso sesso», dove sia il «diritto», che la «coppia» hanno lo stesso senso dei famosi cavoli a merenda.
Ecco dunque un esempio significativo ed eccellente di quella desertificazione della politica per cui il governo ombra guidato da interessi particolari in collaborazione e in sintonia con centri di potere radicati in istituzioni sovranazionali, possa resistere ad ogni cambio di governo istituzionale senza che ne vengano disinnescati potere e funzioni.
I partiti, dismessi gli apparati ideologici, e omogeneizzati nella sostanza, sono ridotti a «parti», alla moda di quelle fiorentine che pure un qualche ideale di fondo ce l’avevano, anche se tutte si assestavano su un gioco di potere.
Qui prevale il gioco dei quattro cantoni, dove tutti sono guidati dall’utile di parte che coincide a seconda dei casi con l’utile politico personale o ritenuto tale. Un utile calcolato tra l’altro senza vera intelligenza politica ovvero senza intelligenza tout court. Anche chi si è abbigliato di principi non negoziabili, alla bisogna può negoziare tutto, perché secondo il noto Principio della Dinamica Politica, «Tutto vale fino ad un certo punto».
Tajani, insieme a Rossella O’Hara ci ha offerto il compendio di tutta la filosofia occidentale contemporanea. Quindi dobbiamo stare sereni. Ma i genitori attoniti devono comprendere che quei libretti e questa scuola non sono caduti dal cielo. Sono il frutto di una politica diventata capace di tutto perché incapace a tutto sotto ogni bandiera.
Patrizia Fermani
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