Geopolitica
Tucker Carlson riflette sull’intervista a Putin. E sulla bellezza «radicalizzante» della città di Mosca contro la decadenza urbana occidentale
Dopo l’intervista di due ore con il presidente russo Vladimir Putin a Mosca, Tucker Carlson ha parlato della sua esperienza al vertice mondiale del governo di Dubai.
In un’intervista di un’ora con il presentatore televisivo Emad Eldin Adeeb, il popolarissimo giornalista americano ha spiegato, tra le altre cose, perché la conversazione con Putin non ha toccato alcuni argomenti, come ha reagito l’establishment politico americano e perché Washington non è riuscita a capire Mosca.
Carlson ha affermato di aver avuto una conversazione ufficiosa con Putin dopo la loro intervista, ma non ha comunque voluto rivelare ciò di cui si è discusso, dicendo che Putin sembrava disposto a negoziare con l’Occidente sia sulla fine del conflitto in Ucraina che su un nuovo equilibrio di potere nel mondo. La diplomazia è l’arte del compromesso, e quasi tutti «tranne forse gli Stati Uniti durante il periodo unipolare» lo capiscono, ha detto Carlson. Ma mentre Putin vuole che il conflitto finisca, la sua posizione non farà altro che rafforzarsi man mano che il conflitto andrà avanti, ha aggiunto.
Una delle rivelazioni più importanti nell’intervista per Carlson è stato che la Russia aveva chiesto di aderire alla NATO – e mentre l’allora presidente degli Stati Uniti Bill Clinton sembrava ricettivo, i suoi collaboratori si opposero all’idea e alla fine fallì.
Poiché lo scopo principale della NATO era quello di tenere l’Unione Sovietica fuori dall’Europa occidentale, ha detto Carlson a Dubai, «se i russi chiedessero di unirsi all’alleanza, ciò significherebbe che avete risolto il problema e potete passare a fare qualcosa di costruttivo con la nostra vita. Ma abbiamo rifiutato».
«Vai a sederti nella sauna per un’ora e pensa a cosa significa», ha aggiunto.
Tucker's first discussion since the Vladimir Putin interview. pic.twitter.com/t4O4NRYSV1
— Tucker Carlson (@TuckerCarlson) February 12, 2024
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Carlson ha quindi dichiarato che i politici occidentali non si pongono obiettivi «raggiungibili».
«Ho sentito personalmente funzionari del governo americano dire che dobbiamo semplicemente restituire la Crimea all’Ucraina», ha detto. «Questo non accadrà, a meno di una guerra nucleare. È pazzesco, in realtà». Perché, dice, anche solo avanzare un’idea del genere «dimostra che sei un bambino, che non capisci affatto il territorio e non hai la reale idea di ciò che è possibile fare», ha concluso il giornalista.
Secondo Carlson, uno dei maggiori problemi negli Stati Uniti e in Occidente in generale è la tendenza a ridurre tutto alla conferenza di Monaco del 1938, in cui Gran Bretagna e Francia cercarono di «placare» la Germania nazista donandole una parte della Cecoslovacchia.
«Il modello storico del politico americano è minuscolo, in realtà ce n’è solo uno, e si tratta di un periodo di due anni alla fine degli anni ’30, e tutto si basa su quella comprensione della storia e della natura umana. È pazzesco», ha detto Carlson, dicendo che ogni discorso sulla regione inizia e finisce con «un discorso su Chamberlain, Biden e Hitler». Per questo, ha spiegato, i funzionari americani si sono convinti che Putin avrebbe invaso la Polonia.
Carlson ha quindi fatto considerazioni riguardo all’urbanistica, sottolineando che ha 54 anni ed è cresciuto in un’America che aveva città belle, sicure e belle, «e noi non le abbiamo più», mentre trova «radicalizzante» l’esperienza di vedere Mosca «più pulita, più sicura e più bella» delle città americane.
Negli Stati Uniti non si può prendere la metropolitana a New York perché è «sporco e pericoloso (…) questa è una scelta volontaria», ha detto. «Non è necessario che ci sia criminalità, in realtà». Città come Nuova York e Parigi sono degradate anche a causa dei graffiti che invitano all’incuria e alla disobbedienza, ha suggerito. .
Alla domanda sul perché non avesse sollevato alcuni argomenti con Putin, Carlson ha detto che voleva fare l’intervista perché era interessato a come il leader russo vedeva il mondo – e non per inserirsi nella discussione.
La maggior parte dei giornalisti che intervistano i leader che gli Stati Uniti non amano, tendono a parlare di se stessi, ha aggiunto Carlson, e poiché gli importa solo dell’approvazione di Dio, di sua moglie e dei quattro figli, non ha bisogno di mandare segnali riguardo la sua virtù a chicchessia.
Alla richiesta di commentare l’ex candidata presidenziale americana Hillary Clinton definendolo un «utile idiota» per la Russia, il Carlson si è messo a ridere. «È una bambina, non la ascolto», ha detto. «Come sta la Libia?»
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Geopolitica
Putin sostiene Maduro nella situazione di stallo con gli Stati Uniti
Il presidente russo Vladimir Putin ha rinnovato il suo pieno appoggio al presidente venezuelano Nicolás Maduro, nonostante l’intensificazione della presenza militare statunitense nei Caraibi.
I due leader hanno evidenziato l’eccezionale solidità dei rapporti tra Mosca e Caracas nel corso di una telefonata avvenuta giovedì. Secondo quanto riferito dal Cremlino, Putin «ha espresso solidarietà al popolo venezuelano e ha ribadito il proprio sostegno alla ferma determinazione del governo guidato da Maduro nel difendere la sovranità nazionale e gli interessi del Paese dalle ingerenze esterne».
I presidenti hanno confermato l’impegno a dare piena attuazione al trattato di partenariato strategico firmato lo scorso maggio.
Dal canto suo, il governo venezuelano ha fatto sapere che Putin e Maduro hanno sottolineato «la natura strategica, solida e in costante crescita delle relazioni bilaterali» e che il leader russo ha manifestato il proprio sostegno agli sforzi di Maduro volti a «rafforzare la pace, la stabilità politica e lo sviluppo economico».
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La telefonata è arrivata pochi giorni dopo il sequestro, da parte degli Stati Uniti, di una petroliera salpata da un porto venezuelano all’inizio del mese. La procuratrice generale statunitense Pam Bondi ha dichiarato che la nave era già stata sanzionata in passato per aver presumibilmente trasportato petrolio iraniano.
Caracas ha definito l’operazione «un atto di pirateria» e ha accusato Washington di voler «saccheggiare» le risorse naturali venezuelane.
Da settembre gli Stati Uniti hanno dispiegato una flotta navale nei Caraibi e hanno fermato oltre venti imbarcazioni sospettate di traffico di droga in acque internazionali. Secondo quanto riportato da Reuters, l’amministrazione americana si starebbe preparando a intercettare ulteriori navi che trasportano greggio venezuelano nell’ambito della campagna di massima pressione contro Maduro, accusato dal presidente Donald Trump di collusione con i cartelli della droga.
Maduro ha respinto categoricamente ogni legame del suo governo con il narcotraffico, ha promesso di difendere il Paese da una eventuale invasione e ha bollato le azioni di Washington come «colonialiste», avvertendo che potrebbero scatenare «una guerra folle» nella regione.
Come riportato da Renovatio 21, due settimane fa si era parlato di una telefonata segreta tra Trump e Maduro.
Gli Stati Uniti hanno offerto una taglia di 50 milioni di dollari per informazioni che conducano all’arresto o alla condanna di Maduro, ritenuto dagli americani a capo di una ghenga narcoterrorista.
Diverse notizie della scorsa settimana indicano che Washington stia pianificando operazioni in Venezuela e abbia identificato potenziali bersagli legati al presunto narcotraffico. Gli USA avrebbero schierato nella zona circa 16.000 soldati e otto navi da guerra della Marina.
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Il Venezuela ha stigmatizzato il rinforzo militare come violazione della sovranità e tentativo di golpe. Il governo venezuelano starebbe cercando appoggio da Russia, Cina e Iran. Mosca ha di recente riaffermato la sua alleanza con Caracas, esprimendo pieno sostegno alla leadership del Paese nella difesa della propria integrità. Mosca ha accusato il mese scorso Washington di preparare il golpe in Venezuela.
Come riportato da Renovatio 21, Maduro, che avrebbe offerto ampie concessioni economiche agli USA per restare al potere, sarebbe stato oggetto di un tentativo di rapimento tramite il suo pilota personale.
Trump nelle scorse settimane ha ammesso di aver autorizzato le operazioni CIA in Venezuela. Di piani CIA per uccidere il presidente venezuelano il ministro degli Interni del Paese aveva parlato lo scorso anno.
Come riportato da Renovatio 21, Maduro aveva denunciato l’anno scorso la presenza di mercenari americani e ucraini in Venezuela. «Gli UA finanziano Sodoma e Gomorra» aveva detto.
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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
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