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Politica

Trump tiene un comizio vestito da netturbino

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Il candidato presidente americano Donald J. Trump ha tenuto una conferenza stampa improvvisata dall’interno di un camion della spazzatura dotata di scritte della sua campagna e bandiere USA.

 

Si tratta di una risposta alla dichiarazione di Joe Biden secondo cui i sostenitori del MAGA sono «spazzatura». Biden aveva così definito gli elettori di Trump commentando la battuta del comico Tony Hinchcliff che aveva definito Porto Rico come una «grande isola di spazzatura che galleggia nell’oceano».

 

«Come vi sembra il mio camion della spazzatura?» ha chiesto il candidato repubblicano ai giornalisti. «Questo camion è in onore di Kamala e Joe Biden».

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Il camion della nettezza urbana ha poi seguito Trump al suo comizio di Green Bay, Wisconsin, dove ha indossato un gilet da netturbino arringando alla folla: «250 milioni di americani non sono spazzatura… Senza dubbio, i miei sostenitori sono di qualità molto più alta di Crooked Joe [Biden, ndr] o Lyin’ Kamala [Harris «bugiarda», ndr]».

 

Joe Biden non si è scusato per la sua dichiarazione, e la Harris ha dichiarato che il suo presidente avrebbe già precisato di non essersi rivolto agli elettori ma al singolo comico sostenitore. Kamala, tuttavia aveva definito Trump come «fascista» in recenti dichiarazioni pubbliche, supportata da una campagna dei media dell’establishment con ex collaboratori che riferivano di improbabili frasi di apprezzamento dello Hitler da parte del Trump e giornalisti che hanno ripetuto che 80 anni fa proprio al Madison Square Garten di Nuova York, dove ha Donald ha tenuto uno dei capitoli più trionfali della campagna, i simpatizzanti americani della Germania nazista avevano tenuto un evento.

 

Al Madison Square Garden Tony Hinchcliff, comico «roaster» (cioè, specializzato in battute cattive) noto per le sue serate dette «Kill Tony» in cui ospita aspiranti stand-up comedian, aveva fatto la battuta su Porto Rico come insieme di spazzatura dopo averla sottoposta alla campagna Trump, ha rivelato il collega Joe Rogan, che lo conosce bene e vi collabora, in un recente podcast, dove ha spiegato anche che la battuta nasce da un problema reale di smaltimento rifiuti dell’isola e che quando fa quella battuta durante gli spettacoli nei locali la gente ride.

 

Lo Hinchcliff era stato crocifisso, con accuse sul fatto che aveva rovinato la campagna Trump. Ora, dopo che la palla è stata ribattuta da Biden con il suo insulto all’intero elettorato di Trump, Hinchcliff, dopo la reazione poderosa da part del Trump-spazzino, rischia di aver servito alla campagna repubblicana un match point clamoroso.

 

I video circolanti in rete sono semplicemente irresistibili.

 

 

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La transizione dal suo jumbo privato – il «Trump Force One» – al camion della spazzatura è di per sé un capolavoro di surrealismo politico di livello inaudito.

 

 

Il comizio in tenuta da netturbino supera ogni limite e proietta The Donald nell’Olimpo della comunicazione politica. Trump, dopo essersi trasformato in commesso di McDonald’s, ora affonda definitivamente nella materia popolare americana, senza timore alcuno di associarsi direttamente all’immondizia, e anzi rivendicandone la tomistica realtà.

 

Al microfono Trump si è lasciato andare nel racconto della trovata, un racconto definito da alcuni più divertente di una serie Netflix. Dice di aver avuto paura di non riuscire a salire sul camion – trovato a tempo record da collaboratori a quanto pare eccezionali, sussurra – perché gli scalini erano troppo alti, ma per fortuna è riuscito a tirarsi su.

 

 

Poi spiega di essere entrato nell’arena del comizio con la giacchetta fluorescente da operatore ecologico, e di aver chiesto di avere invece la sua giacca. Epperò quando gli è stato detto che così sembrava più magro, ha deciso di tenersela addosso, minacciando di rinunziare per sempre alle giacche blu.

Esilarante.

 


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Nel frattempo, in un momento davvero orwelliano, la Casa Bianca ha tentato di cancellare la dichiarazione sugli elettori «spazzatura» di Joe Biden mercoledì, mentendo sul suo linguaggio in una trascrizione ufficiale del lapsus freudiano del presidente di martedì sera.

 

«L’unica spazzatura che vedo fluttuare là fuori è la demonizzazione dei suoi sostenitori, la sua, la sua demonizzazione dei latinoamericani è inaccettabile ed è antiamericana», recitava falsamente la trascrizione, aggiungendo un apostrofo a «sostenitori» per travisare il significato delle parole di Biden.

 

Un portavoce della Casa Bianca ha promosso la disinformazione dell’amministrazione, affermando erroneamente che «il presidente si è riferito alla “retorica d’odio” al raduno del Madison Square Garden come «spazzatura», non ai sostenitori di Trump.

 

La dichiarazione di Biden potrebbe rivelarsi la più grande «sorpresa di ottobre» di queste elezioni. Il veterano sondaggista Frank Luntz ha detto alla CNN mercoledì che la dichiarazione «spazzatura» di Joe Biden potrebbe essere il «punto di svolta» che porta alla vittoria di Trump, prevedendo che le ramificazioni dell’errore potrebbero essere «enormi».

 

«Sarà enorme perché non si tratta di un comico che dice qualcosa di stupido e offensivo a un comizio… Questo è il presidente degli Stati Uniti che appoggia il suo vicepresidente», ha detto Luntz. «E ho già visto Trump coglierlo. Il “paniere dei deplorevoli” era significativo, era significativo nel 2016» dice il sondaggista, ricordando la nota definizione di Ilaria Clinton dei trumpiani come «basket of deplorables». «Nel 2024, posso promettervi che questo guiderà l’affluenza di Trump… Sono sicuro che ci saranno annunci pubblicitari su questo argomento già stasera».

 

I democratici sono preoccupati che l’attacco di Biden possa alienare gli elettori indecisi, spingendoli a votare contro il suo vicepresidente per risentimento e dispetto. Le loro preoccupazioni sono giustificate.

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Nel frattempo, anche l’alleato di Trump ed ex candidato alle presidenziali Vivek Ramaswami si è dedicato alla nettezza urbana in quello che potrebbe diventare un trend inarrestabile.

 


Trasformare la spazzatura in grande spettacolo politico ed un ulteriore superpotere di Donald Trump, capace non solo di schivare le pallottole, ma pure di trasformare la rumenta in oro elettorale.

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Politica

Trump: Zelens’kyj deve indire le elezioni

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Il presidente statunitense Donald Trump ha invitato l’Ucraina a convocare elezioni, mettendo in dubbio le autentiche prerogative democratiche del Paese in un’intervista a Politico diffusa martedì.   Trump ha lanciato una nuova provocazione a Volodymyr Zelens’kyj, il cui quinquennio presidenziale è terminato a maggio 2024, ma che ha declinato di indire consultazioni elettorali presidenziali, invocando la legislazione di emergenza bellica.   Lo Zelens’kyj era stato scelto alle urne nel 2019 e, a dicembre 2023, ha annunciato che Kiev non avrebbe proceduto a elezioni presidenziali o legislative fintantoché perdurasse lo stato di guerra. Tale regime è stato decretato in seguito all’acutizzazione dello scontro con la Russia a febbraio 2022 e, da allora, è stato prorogato più volte dall’assemblea nazionale.   Trump ha dichiarato a Politico che la capitale ucraina non può più addurre il perdurante conflitto come pretesto per rinviare il suffragio. «Non si tengono elezioni da molto tempo», ha dichiarato Trump. «Sai, parlano di democrazia, ma poi si arriva a un punto in cui non è più una democrazia».   Rispondendo a un quesito esplicito sull’opportunità di un voto in Ucraina, Trump ha replicato «è il momento» e ha insistito che si tratta di «un momento importante per indire le elezioni», precisando che, pur «stiano usando la guerra per non indire le elezioni», gli ucraini «dovrebbero avere questa scelta».   Come riportato da Renovatio 21, il presidente della Federazione Russa Vladimiro Putin ha spesse volte dichiarato di considerare illegittimo il governo di Kiev, sostenendo quindi per cui firmare un accordo di pace con esso non avrebbe vera validità.

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Tentativo di colpo di Stato in Benin

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Un gruppo di militari del Benin, paese dell’Africa occidentale, ha proclamato la propria ascesa al potere attraverso la tv di stato SRTB. Tuttavia, diverse fonti hanno indicato che un assalto alla residenza presidenziale è fallito.

 

I soldati hanno sfruttato la rete televisiva per annunciare la sospensione delle istituzioni nazionali e della Costituzione beninese, ordinando la chiusura di tutte le frontiere aeree, terrestri e marittime. Hanno designato il tenente colonnello Pascal Tigri come presidente del Comitato Militare per la Rifondazione (CMR), «a partire da oggi». In seguito, il segnale del canale è stato tagliato.

 

Il ministro degli Esteri del Benin, Olushegun Adjadi Bakari, ha riferito all’agenzia Reuters che «un piccolo gruppo» di militari ha orchestrato un tentativo di golpe, ma le truppe leali al presidente Patrice Talon sono al lavoro per ristabilire la normalità. «C’è un tentativo in corso, ma la situazione è sotto controllo… La maggior parte dell’esercito rimane fedele e stiamo riprendendo il dominio della faccenda», ha precisato.

 

Il governo ha poco fa diffuso un video in lingua francese per spiegare l’accaduto. A parlare è Sig. Alassane Seidou, ministro dell’Interno e della Pubblica Sicurezza del Paese.

 

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«Cari concittadini, Nelle prime ore del mattino di domenica 7 dicembre 2025, un piccolo gruppo di soldati ha scatenato un ammutinamento con l’obiettivo di destabilizzare lo Stato e le sue istituzioni. Di fronte a questa situazione, le Forze Armate del Benin e i loro vertici, fedeli al giuramento, rimasero fedeli alla Repubblica».

 

«La loro risposta ha permesso loro di mantenere il controllo della situazione e di sventare la manovra. Di fronte a questa situazione, le Forze Armate del Benin e i loro vertici, fedeli al giuramento, rimasero fedeli alla Repubblica. Pertanto, il Governo invita la popolazione a continuare a svolgere le proprie attività come di consueto».

 

A Cotonou, la principale città del Benin, si sono sentiti spari sin dalle prime ore di domenica, sebbene le voci di un colpo di stato non siano ancora verificate, ha dichiarato Maxim Meletin, portavoce dell’ambasciata russa nel paese africano, all’agenzia African Initiative.

 

«Dalle 7 del mattino, abbiamo rilevato colpi d’arma da fuoco e detonazioni di granate nei dintorni della residenza presidenziale. Stando a indiscrezioni non confermate, militari beninesi si sono presentati alla tv nazionale per proclamare la destituzione del presidente», ha proseguito Meletin.

 

Una fonte vicina a Talon, interpellata da Jeune Afrique, ha raccontato che uomini in divisa hanno provato a irrompere nella residenza presidenziale intorno alle 6 del mattino ora locale, con il capo dello Stato ancora all’interno. L’incursione sarebbe stata sventata dalle guardie di sicurezza, e il presidente sarebbe illeso.

 

Tuttavia, questi dettagli non hanno ricevuto conferme indipendenti da canali ufficiali. Unità dell’esercito fedeli al regime in carica hanno risposto con una controffensiva. Si parla di elicotteri che pattugliano Cotonou, mentre varie zone del centro urbano risultano bloccate.

 

Talon è al timone del Benin dal 2016; il suo secondo e ultimo mandato scadrà nel 2026. La Carta Costituzionale ammette soltanto due quinquenni presidenziali, e le urne per il dopo-Talon sono in programma il 12 gennaio 2026.

 

Nell’agosto 2025, la maggioranza al governo ha sostenuto la corsa alla presidenza del ministro dell’Economia e delle Finanze, Romuald Wadagni.

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Studenti polacchi pestano i compagni di classe ucraini

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Alcuni studenti polacchi di un istituto tecnico di Słupsk, nel nord della Polonia, hanno aggredito e picchiato diversi compagni ucraini dopo che un docente li aveva apostrofati come «feccia», ha riferito martedì il portale Onet.   L’episodio si è verificato in una scuola professionale dove sono iscritti numerosi adolescenti ucraini in corsi di formazione. L’avvocato Dawid Dehnert, contattato dai familiari delle vittime, ha citato una registrazione in cui l’insegnante avrebbe definito gli ucraini «feccia» e li avrebbe minacciati di farli bocciare «perché vi farò vedere cosa significa essere polacchi».   I genitori dei ragazzi aggrediti hanno raccontato ai media che uno studente polacco era solito riprodurre in aula il rumore di bombe e razzi, rivolgendosi ai compagni ucraini con frasi come «è ora di nascondervi», senza che il docente intervenisse. «L’atteggiamento del professore ha non solo danneggiato gli studenti ucraini, ma ha anche incoraggiato e tollerato atteggiamenti xenofobi negli altri», ha commentato Dehnert.  

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La situazione è precipitata al termine delle lezioni, quando i giovani ucraini sono stati assaliti fuori dall’edificio da coetanei polacchi più grandi. «Uno degli aggressori ha prima sputato in faccia a un ragazzo ucraino gridando “in testa, puttana ucraina” e poi lo ha colpito con pugni», ha riferito l’avvocato.   A seguito del pestaggio, un sedicenne ucraino ha riportato la frattura della clavicola e un altro una sospetta commozione cerebrale. Un video circolato sui social riprende parzialmente la rissa, mostrando tre studenti che infieriscono su uno di loro fino a scaraventarlo a terra.   L’aggressione si è interrotta solo quando una passante ha minacciato di chiamare la polizia. Una madre ha dichiarato a Onet di essersi recata immediatamente alla stazione più vicina per denunciare i fatti, ma di essere stata respinta perché «non c’era nessun agente disponibile» e di aver potuto formalizzare la querela solo il giorno successivo.   L’episodio si colloca in un contesto in cui la Polonia resta una delle principali mete UE per gli ucraini in fuga dal conflitto: secondo Statista, quasi un milione di cittadini ucraini risultano registrati nel Paese sotto regime di protezione temporanea.

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