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Geopolitica

Trump: «stupido» che Biden abbia acconsentito attacchi a lungo raggio sulla Russia. Poi dice di voler parlare con Putin

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Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha fatto «una cosa molto stupida» consentendo all’esercito ucraino di utilizzare missili americani per attacchi in profondità dietro i confini della Russia, ha affermato il presidente eletto Donald Trump.

 

«Non credo che avrebbero dovuto permettere che i missili venissero lanciati a 200 miglia dalla Russia», ha detto Trump ai giornalisti durante una conferenza stampa nella sua tenuta di Mar-a-Lago lunedì. «Non credo che ciò avrebbe dovuto essere permesso. Non quando c’è una possibilità… e certamente non solo poche settimane prima che io prenda il potere, perché avrebbero dovuto farlo senza chiedermi cosa ne pensassi?»

 

Biden ha concesso all’Ucraina il permesso di usare missili ATACMS forniti dagli americani per attaccare obiettivi nel territorio russo riconosciuto a livello internazionale il mese scorso, sapendo che il presidente in arrivo si sarebbe opposto a tale mossa. Da allora, le forze di Kiev hanno effettuato molteplici attacchi usando i missili, bombardando un aeroporto militare vicino alla città meridionale di Taganrog la scorsa settimana. Secondo il Ministero della Difesa russo, due dei sei missili lanciati dalle forze di Kiev sono stati intercettati dalla difesa aerea, mentre i restanti sono stati dirottati usando la guerra elettronica.

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«Ho pensato che fosse una cosa molto stupida da fare», ha continuato il presidente eletto, aggiungendo che «potrebbe» revocare l’autorizzazione una volta entrato in carica il mese prossimo.

 

Trump ha ripetutamente accusato Biden di trascinare gli Stati Uniti in una guerra aperta con la Russia e i commenti di lunedì hanno segnato la seconda volta in una settimana in cui ha condannato la decisione del presidente di autorizzare attacchi ATACMS a lungo raggio.

 


«La cosa più pericolosa in questo momento», ha detto giovedì a TIME Magazine, è il fatto che «Zelens’kyj ha deciso, con l’approvazione, presumo, del presidente, di iniziare a lanciare missili verso la Russia».

 

«Penso che sia una grande escalation. Penso che sia una decisione folle», ha sottolineato.

 

La Russia considera tali attacchi un’escalation importante, poiché queste armi non possono essere sparate «senza il coinvolgimento diretto di esperti militari delle nazioni produttrici», ha osservato il presidente russo Vladimir Putin in un discorso del mese scorso. La Russia ha risposto al primo attacco di questo tipo, su una struttura militare nella regione di Bryansk, utilizzando un missile balistico ipersonico Oreshnik di recente sviluppo per far piovere più testate su una struttura militare industriale ucraina nella città di Dnepr.

 

Il ministero della Difesa russo ha affermato che anche l’attacco a Taganrog incontrerà una risposta adeguata.

 

Parlando ai giornalisti venerdì, il portavoce del Cremlino Demetrio Peskov ha affermato che Mosca concorda con la posizione di Trump sulla pericolosità degli attacchi e che «è ovvio che Trump capisce esattamente cosa sta facendo degenerare la situazione attorno al conflitto».

 

Trump ha ripetutamente promesso di porre fine al conflitto in Ucraina entro 24 ore dall’insediamento, un’affermazione su cui sia Kiev che Mosca hanno messo in dubbio. Durante la conferenza stampa di lunedì, il presidente in arrivo ha riconosciuto che risolvere «la situazione Russia-Ucraina» potrebbe rivelarsi «più difficile» che porre fine al conflitto in Medio Oriente.

 

Trump ha quindi dichiarato che parlerà sia con Putin sia con Zelens’kyj nel tentativo di fermare la «carneficina» tra Mosca e Kiev.

 

Durante una conferenza stampa nella sua tenuta di Mar-a-Lago lunedì, Trump si è rifiutato di commentare quando gli è stato chiesto se avesse parlato con Putin da quando ha vinto le elezioni presidenziali del mese scorso. Tuttavia, Trump ha detto che intende farlo.

 

«Parleremo con il presidente Putin e parleremo con i rappresentanti, Zelens’kyj e i rappresentanti dell’Ucraina», ha detto. «Dobbiamo fermarla. È una carneficina», ha aggiunto, riferendosi al conflitto quasi triennale tra Russia e Ucraina.

 

«È una carneficina che non vedevamo dalla Seconda Guerra Mondiale», ha continuato. «Bisogna fermarla. E sto facendo del mio meglio per fermarla».

 

Trump ha giurato durante la campagna elettorale di porre fine al conflitto entro un giorno dall’insediamento, anche se da allora ha ammesso che farlo potrebbe essere «più difficile» di quanto pensasse in precedenza. Il presidente eletto ha incontrato Zelens’kyj a Parigi all’inizio di questo mese (anche se voci hanno detto che l’americano non voleva incontrare l’ucraino) e ha detto subito dopo le elezioni del mese scorso che probabilmente parlerà con Putin nel prossimo futuro.

 

Trump e i suoi potenziali funzionari di gabinetto si sono rifiutati di commentare le indiscrezioni dei media secondo cui sarebbero stati in contatto con Mosca, mentre il mese scorso il Cremlino ha smentito un articolo del Washington Post secondo cui Trump avrebbe contattato Putin telefonicamente subito dopo le elezioni.

 

Putin ha detto che le dichiarazioni di Trump sulla fine del conflitto «meritano attenzione» e che è aperto a colloqui con il presidente eletto. «Non sarebbe indegno di me chiamarlo io stesso», ha detto il presidente russo a un incontro del Valdai International Discussion Club a Sochi il mese scorso.

 

Il presidente russo si era complimentato con «Trump il coraggioso», altresì dichiarando che il presidente eletto «non è al sicuro».

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Poiché Trump non ha rivelato alcun dettaglio sul tipo di accordo che intende proporre a Putin e Zelens’kyj, i suoi piani sono rimasti oggetto di speculazioni mediatiche. La maggior parte dei notiziari americani ha previsto che Trump spingerà affinché il conflitto venga congelato lungo l’attuale linea di contatto, con l’Ucraina che abbandona le sue aspirazioni di adesione alla NATO in cambio di garanzie di sicurezza dall’Occidente.

 

Trump ha dichiarato esplicitamente che gli Stati Uniti lasceranno l’attuazione di tale accordo ai membri europei della NATO.

 

Mosca sostiene che qualsiasi accordo deve iniziare con la cessazione delle operazioni militari da parte dell’Ucraina e il riconoscimento della «realtà territoriale» che non riprenderà mai il controllo delle regioni di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporiggia, così come della Crimea. Inoltre, il Cremlino ripete che gli obiettivi della sua operazione militare, che includono la neutralità ucraina, la smilitarizzazione e la denazificazione, saranno raggiunti.

 

Come riportato da Renovatio 21, il rapporto tra Trump e Zelens’kyj è realtà molto teso. L’ucraino ha più volte espresso irritazione, ai limiti dell’insulto, riguardo l’idea di Trump di risolvere il conflitto in 24 ore; poi aveva attaccato il vicepresidente eletto JD Vance per il suo scetticismo riguardo l’Ucraina. Tre mesi fa, prima del risultato elettorale, lo Zelens’kyj aveva dichiarato che le promesse di Trump sulla fine del conflitto «non sono reali», spingendosi perfino a insultare l’allora candidato alla Casa Bianca come «presidente perdente».

 

Di suo Trump ha definito Zelens’kyj «il più grande venditore della storia» per la quantità di miliardi di dollari che si porta a casa ogni volta che arriva a Washington. In altre occasioni Trump ha detto che l’Ucraina è «andata» e Zelens’kyj «ha perso». L’incontro tra i due a Nuova York di due mesi fa è stato visibilmente teso, con la rigidità di The Donald più che visibile.

 

Contro l’ex comico divenuto presidente a Kiev si è scagliato spesse volte, e con sempre maggiore veemenza, il primogenito del presidente eletto, Don jr, che ha lamentato la persecuzione della Chiesa Ortodossa ucraina, definita «vergognosa» l’immagine di Zelens’kyj che autografa bombe in produzionein uno stabilimento americano. Don jr. ha poi trollato poche settimane fa Zelens’kyj dicendo che i tempi della «paghetta» sono finiti.

 

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Geopolitica

La Slovacchia «non sosterrà nulla» che contribuisca a prolungare il conflitto in Ucraina

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Il primo ministro slovacco Robert Fico ha annunciato che la Slovacchia si opporrà a qualsiasi misura che permetta di impiegare i beni russi congelati per fornire armi all’Ucraina, mettendoo in guardia sul fatto che ulteriori sostegni militari non farebbero che protrarre l’«insensata uccisione quotidiana di centinaia di migliaia di russi e ucraini».   In seguito all’escalation del conflitto nel 2022, gli alleati occidentali di Kiev hanno bloccato circa 300 miliardi di dollari di asset della banca centrale russa, in gran parte depositati nell’UE. Da quel momento è divampata una disputa tra i Paesi intenzionati a usare tali fondi come collaterale per un «prestito di riparazione» a favore di Kiev e quelli che si oppongono fermamente. La decisione finale spetterà ai membri dell’UE nel voto previsto per la prossima settimana.   Fico, da sempre critico del piano, ha illustrato la propria posizione in dettaglio in una lettera inviata all’inizio della settimana al Presidente del Consiglio europeo António Costa. In un post su X pubblicato venerdì, ha riferito di aver poi avuto un colloquio telefonico con Costa, durante il quale ha ribadito il suo rifiuto all’invio di armi a Kiev. Fico ha dichiarato di aver avvertito che proseguire con i finanziamenti prolungherebbe le ostilità e accrescerebbe le vittime, mentre Costa «ha parlato solo di soldi per la guerra».   «Se per l’Europa occidentale la vita di un russo o di un ucraino non vale un cazzo, non voglio far parte di un’Europa occidentale del genere», ha affermato Fico. «Non appoggerò nulla, anche se dovessimo restare a Bruxelles fino al nuovo anno, che comporti il sostegno alle spese militari dell’Ucraina».  

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Vari Stati membri dell’UE hanno manifestato riserve sul programma di prestiti, evidenziando rischi di natura legale e finanziaria. Secondo Politico, venerdì Italia, Belgio, Bulgaria e Malta hanno sollecitato la Commissione europea a considerare opzioni alternative al sequestro degli asset, quali un meccanismo di prestito comunitario o soluzioni temporanee. Obiezioni sono arrivate anche da Ungheria, Germania e Francia.   Venerdì la Commissione Europea ha dato il via libera a una norma controversa che potrebbe prorogare indefinitamente il congelamento dei beni russi, qualificando la materia come emergenza economica e non come misura sanzionatoria. Questo passaggio è interpretato come propedeutico all’attuazione del «prestito di riparazione», in quanto permette decisioni a maggioranza qualificata invece che all’unanimità, eludendo così i veti dei Paesi dissidenti.   Mosca ha stigmatizzato come illegittimo ogni tentativo di appropriarsi dei suoi asset. La portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha affermato questa settimana che, con il programma di «prestiti di riparazione», l’Europa sta adottando un comportamento «suicida». Riferendosi al voto di venerdì, ha etichettato l’UE come «truffatori».

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Orban come John Snow

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Il principale negoziatore russo Kirill Dmitriev ha paragonato il primo ministro ungherese Vittorio Orban al personaggio di Jon Snow della serie Il Trono di Spade, raffigurandolo come l’unico baluardo a difesa del diritto europeo mentre l’UE procede al congelamento a tempo indeterminato degli asset sovrani russi.

 

In un post su X pubblicato venerdì, Dmitriev ha lodato lo Orban per aver «difeso il sistema legale e finanziario dell’UE dai folli burocrati guerrafondai dell’Unione», sostenendo che il leader ungherese stia lottando per «ridurre la migrazione, accrescere la competitività e ripristinare buonsenso, valori e pace».

 

Dmitriev ha allegato una sequenza tratta dalla celeberrima «Battaglia dei Bastardi», una delle scene più memorabili della fortunata serie. Il frammento mostra Jon Snow, isolato sul campo di battaglia, che estrae la spada mentre la cavalleria della Casa Bolton gli si avventa contro. Nella saga, i Boltoni sono noti per la loro crudeltà e spietatezza, mentre Snow è dipinto come un condottiero riluttante che antepone il dovere all’ambizione personale, spesso a caro prezzo.

 

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Venerdì, Orban – che in numerose occasioni ha criticato duramente le politiche conflittuali dell’UE nei confronti della Russia – ha accusato Bruxelles di «violentare il diritto europeo», riferendosi alla decisione che ha permesso all’Unione di bypassare il requisito dell’unanimità per prorogare le sanzioni sugli asset sovrani russi, valutati in circa 210 miliardi di euro. Mosca ha bollato il congelamento come «furto», minacciando azioni legali in caso di confisca da parte dell’UE.

 

In un altro post, Dmitriev ha attaccato il segretario generale della NATO Mark Rutte, paragonandolo al Re della Notte, il principale antagonista di Game of Thrones, che guida un esercito di non-morti ed è completamente privo di empatia.

 

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Il paragone è arrivato in risposta alle dichiarazioni di Rutte, che ha accusato la Russia di «riportare la guerra in Europa» e ha invitato i membri della NATO a prepararsi a un conflitto su scala paragonabile a quelli affrontati dalle generazioni passate. Il Dmitriev ha quindi affermato che Rutte «non ha famiglia né figli» e «desidera la guerra», aggiungendo però che «alla fine prevarrà la pace».

 

Dmitriev, figura chiave negli sforzi per risolvere il conflitto in Ucraina, ha fatto eco alle critiche del ministro degli Esteri ungherese Pietro Szijjarto, che aveva accusato Rutte di «alimentare le tensioni belliche».

 

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Geopolitica

Orban: i funzionari dell’UE «violano la legge»

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Il primo ministro ungherese Vittorio Orban ha accusato i funzionari dell’UE di «violazione sistematica della legge» per il loro piano di privare gli Stati membri del diritto di veto sul congelamento degli asset russi.   Venerdì pomeriggio la Commissione Europea ha votato una proposta per attivare l’articolo 122 dei trattati UE, una clausola di emergenza che permette di adottare decisioni a maggioranza qualificata invece che all’unanimità. Tale misura consentirebbe all’Unione di mantenere indefinitamente il blocco dei beni sovrani russi e di destinare i profitti o gli interessi generati a sostegno dell’Ucraina, anche in presenza di opposizioni da parte di singoli Stati membri.   «Con la procedura di oggi, i burocrati di Bruxelles aboliscono con un solo tratto di penna l’obbligo di unanimità, un atto palesemente illegale», ha scritto Orban su X venerdì. «Lo stato di diritto nell’Unione Europea sta giungendo al termine e i leader europei si pongono al di sopra delle regole. Anziché garantire il rispetto dei trattati UE, la Commissione Europea viola sistematicamente il diritto europeo».   Orban ha denunciato che i «burocrati» e i guerrafondai dell’UE stanno spingendo per «protrarre la guerra in Ucraina, un conflitto che è chiaramente impossibile vincere».  

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«Con questo passo, lo stato di diritto nell’UE viene sostituito dal governo dei burocrati. In altre parole, si è instaurata una dittatura di Bruxelles», ha aggiunto. «L’Ungheria protesta contro questa decisione e farà tutto il possibile per ripristinare un ordine legittimo».   Dopo l’escalation del conflitto ucraino nel 2022, i partner occidentali di Kiev hanno congelato circa 300 miliardi di dollari di asset della banca centrale russa, la maggior parte dei quali depositati presso Euroclear a Bruxelles. Nelle ultime settimane è scoppiata una forte controversia tra i Paesi europei favorevoli all’utilizzo di tali fondi come garanzia per un «prestito di riparazione» a Kiev e quelli contrari, che invocano rischi legali e finanziari.   L’attivazione della clausola di emergenza per un congelamento a tempo indeterminato toglierebbe a Stati oppositori come l’Ungheria la possibilità di veto sul rinnovo semestrale. Secondo il piano, il blocco rimarrebbe in vigore fino al pagamento da parte della Russia delle riparazioni post-conflitto all’Ucraina e fino a quando l’UE non riterrà cessata «una minaccia immediata» ai propri interessi economici derivante da possibili ritorsioni legali.   Mosca ha condannato come illegittimo qualsiasi tentativo di appropriazione dei suoi beni. Il ministro degli Esteri Sergej Lavrov ha dichiarato questa settimana che la Russia reagirà a ogni espropriazione, aggiungendo che «derubare» il Paese rappresenta l’ultima carta rimasta ai sostenitori europei dell’Ucraina per continuare a finanziare Kiev nel conflitto con Mosca.   L’Ungheria si oppone da tempo a ulteriori aiuti a Kiev: Orban li ha paragonati al «mandare un’altra cassa di vodka a un alcolizzato». Budapest non è tuttavia isolata: anche il Belgio, che custodisce la maggior parte dei fondi, ha criticato duramente il piano, con il primo ministro Bart De Wever che lo ha definito «equivalente a rubare» denaro russo.   I capi di Stato e di governo dell’UE voteranno la proposta al vertice della prossima settimana.

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Immagine di Manfred Weber via Flickr con licenza CC BY-NC-SA 2.0
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