Geopolitica
Trump: «stupido» che Biden abbia acconsentito attacchi a lungo raggio sulla Russia. Poi dice di voler parlare con Putin
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha fatto «una cosa molto stupida» consentendo all’esercito ucraino di utilizzare missili americani per attacchi in profondità dietro i confini della Russia, ha affermato il presidente eletto Donald Trump.
«Non credo che avrebbero dovuto permettere che i missili venissero lanciati a 200 miglia dalla Russia», ha detto Trump ai giornalisti durante una conferenza stampa nella sua tenuta di Mar-a-Lago lunedì. «Non credo che ciò avrebbe dovuto essere permesso. Non quando c’è una possibilità… e certamente non solo poche settimane prima che io prenda il potere, perché avrebbero dovuto farlo senza chiedermi cosa ne pensassi?»
Biden ha concesso all’Ucraina il permesso di usare missili ATACMS forniti dagli americani per attaccare obiettivi nel territorio russo riconosciuto a livello internazionale il mese scorso, sapendo che il presidente in arrivo si sarebbe opposto a tale mossa. Da allora, le forze di Kiev hanno effettuato molteplici attacchi usando i missili, bombardando un aeroporto militare vicino alla città meridionale di Taganrog la scorsa settimana. Secondo il Ministero della Difesa russo, due dei sei missili lanciati dalle forze di Kiev sono stati intercettati dalla difesa aerea, mentre i restanti sono stati dirottati usando la guerra elettronica.
«Ho pensato che fosse una cosa molto stupida da fare», ha continuato il presidente eletto, aggiungendo che «potrebbe» revocare l’autorizzazione una volta entrato in carica il mese prossimo.
Trump ha ripetutamente accusato Biden di trascinare gli Stati Uniti in una guerra aperta con la Russia e i commenti di lunedì hanno segnato la seconda volta in una settimana in cui ha condannato la decisione del presidente di autorizzare attacchi ATACMS a lungo raggio.
pic.twitter.com/B85Gmw7p8M#Trump says it was a big mistake to use US made missiles inside Russia
— Bluebugaboo (@Bluebugaboo2) December 17, 2024
«La cosa più pericolosa in questo momento», ha detto giovedì a TIME Magazine, è il fatto che «Zelens’kyj ha deciso, con l’approvazione, presumo, del presidente, di iniziare a lanciare missili verso la Russia».
«Penso che sia una grande escalation. Penso che sia una decisione folle», ha sottolineato.
La Russia considera tali attacchi un’escalation importante, poiché queste armi non possono essere sparate «senza il coinvolgimento diretto di esperti militari delle nazioni produttrici», ha osservato il presidente russo Vladimir Putin in un discorso del mese scorso. La Russia ha risposto al primo attacco di questo tipo, su una struttura militare nella regione di Bryansk, utilizzando un missile balistico ipersonico Oreshnik di recente sviluppo per far piovere più testate su una struttura militare industriale ucraina nella città di Dnepr.
Il ministero della Difesa russo ha affermato che anche l’attacco a Taganrog incontrerà una risposta adeguata.
Parlando ai giornalisti venerdì, il portavoce del Cremlino Demetrio Peskov ha affermato che Mosca concorda con la posizione di Trump sulla pericolosità degli attacchi e che «è ovvio che Trump capisce esattamente cosa sta facendo degenerare la situazione attorno al conflitto».
Trump ha ripetutamente promesso di porre fine al conflitto in Ucraina entro 24 ore dall’insediamento, un’affermazione su cui sia Kiev che Mosca hanno messo in dubbio. Durante la conferenza stampa di lunedì, il presidente in arrivo ha riconosciuto che risolvere «la situazione Russia-Ucraina» potrebbe rivelarsi «più difficile» che porre fine al conflitto in Medio Oriente.
Trump ha quindi dichiarato che parlerà sia con Putin sia con Zelens’kyj nel tentativo di fermare la «carneficina» tra Mosca e Kiev.
Durante una conferenza stampa nella sua tenuta di Mar-a-Lago lunedì, Trump si è rifiutato di commentare quando gli è stato chiesto se avesse parlato con Putin da quando ha vinto le elezioni presidenziali del mese scorso. Tuttavia, Trump ha detto che intende farlo.
«Parleremo con il presidente Putin e parleremo con i rappresentanti, Zelens’kyj e i rappresentanti dell’Ucraina», ha detto. «Dobbiamo fermarla. È una carneficina», ha aggiunto, riferendosi al conflitto quasi triennale tra Russia e Ucraina.
«È una carneficina che non vedevamo dalla Seconda Guerra Mondiale», ha continuato. «Bisogna fermarla. E sto facendo del mio meglio per fermarla».
Trump ha giurato durante la campagna elettorale di porre fine al conflitto entro un giorno dall’insediamento, anche se da allora ha ammesso che farlo potrebbe essere «più difficile» di quanto pensasse in precedenza. Il presidente eletto ha incontrato Zelens’kyj a Parigi all’inizio di questo mese (anche se voci hanno detto che l’americano non voleva incontrare l’ucraino) e ha detto subito dopo le elezioni del mese scorso che probabilmente parlerà con Putin nel prossimo futuro.
Trump e i suoi potenziali funzionari di gabinetto si sono rifiutati di commentare le indiscrezioni dei media secondo cui sarebbero stati in contatto con Mosca, mentre il mese scorso il Cremlino ha smentito un articolo del Washington Post secondo cui Trump avrebbe contattato Putin telefonicamente subito dopo le elezioni.
Putin ha detto che le dichiarazioni di Trump sulla fine del conflitto «meritano attenzione» e che è aperto a colloqui con il presidente eletto. «Non sarebbe indegno di me chiamarlo io stesso», ha detto il presidente russo a un incontro del Valdai International Discussion Club a Sochi il mese scorso.
Il presidente russo si era complimentato con «Trump il coraggioso», altresì dichiarando che il presidente eletto «non è al sicuro».
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Poiché Trump non ha rivelato alcun dettaglio sul tipo di accordo che intende proporre a Putin e Zelens’kyj, i suoi piani sono rimasti oggetto di speculazioni mediatiche. La maggior parte dei notiziari americani ha previsto che Trump spingerà affinché il conflitto venga congelato lungo l’attuale linea di contatto, con l’Ucraina che abbandona le sue aspirazioni di adesione alla NATO in cambio di garanzie di sicurezza dall’Occidente.
Trump ha dichiarato esplicitamente che gli Stati Uniti lasceranno l’attuazione di tale accordo ai membri europei della NATO.
Mosca sostiene che qualsiasi accordo deve iniziare con la cessazione delle operazioni militari da parte dell’Ucraina e il riconoscimento della «realtà territoriale» che non riprenderà mai il controllo delle regioni di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporiggia, così come della Crimea. Inoltre, il Cremlino ripete che gli obiettivi della sua operazione militare, che includono la neutralità ucraina, la smilitarizzazione e la denazificazione, saranno raggiunti.
Come riportato da Renovatio 21, il rapporto tra Trump e Zelens’kyj è realtà molto teso. L’ucraino ha più volte espresso irritazione, ai limiti dell’insulto, riguardo l’idea di Trump di risolvere il conflitto in 24 ore; poi aveva attaccato il vicepresidente eletto JD Vance per il suo scetticismo riguardo l’Ucraina. Tre mesi fa, prima del risultato elettorale, lo Zelens’kyj aveva dichiarato che le promesse di Trump sulla fine del conflitto «non sono reali», spingendosi perfino a insultare l’allora candidato alla Casa Bianca come «presidente perdente».
Di suo Trump ha definito Zelens’kyj «il più grande venditore della storia» per la quantità di miliardi di dollari che si porta a casa ogni volta che arriva a Washington. In altre occasioni Trump ha detto che l’Ucraina è «andata» e Zelens’kyj «ha perso». L’incontro tra i due a Nuova York di due mesi fa è stato visibilmente teso, con la rigidità di The Donald più che visibile.
Contro l’ex comico divenuto presidente a Kiev si è scagliato spesse volte, e con sempre maggiore veemenza, il primogenito del presidente eletto, Don jr, che ha lamentato la persecuzione della Chiesa Ortodossa ucraina, definita «vergognosa» l’immagine di Zelens’kyj che autografa bombe in produzionein uno stabilimento americano. Don jr. ha poi trollato poche settimane fa Zelens’kyj dicendo che i tempi della «paghetta» sono finiti.
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Geopolitica
Vance in Israele critica la «stupida trovata politica»: il voto di sovranità sulla Cisgiordania è stato un «insulto» da parte della Knesset
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Geopolitica
Trump minaccia di togliere i fondi a Israele se annette la Cisgiordania
Israele «perderebbe tutto il sostegno degli Stati Uniti» in caso di annessione della Giudea e della Samaria, nome con cui lo Stato Ebraico chiama la Cisgiordania, ha detto il presidente USA Donald Trump.
Trump ha replicato a un disegno di legge controverso presentato da esponenti dell’opposizione di destra alla Knesset, il parlamento israeliano, che prevede l’annessione del territorio conteso come reazione al terrorismo palestinese.
Il primo ministro Benjamin Netanyahu, sostenitore degli insediamenti ebraici in quell’area, si oppone al provvedimento, poiché rischierebbe di allontanare gli Stati arabi e musulmani aderenti agli Accordi di Abramo e al cessate il fuoco di Gaza.
Netanyahu ha criticato aspramente il disegno di legge, accusando i promotori di opposizione di una «provocazione» deliberata in concomitanza con la visita del vicepresidente statunitense J.D. Vance. (Lo stesso Vance ha qualificato il disegno di legge come un «insulto» personale)
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«I commenti pubblicati giovedì dalla rivista TIME sono stati espressi da Trump durante un’intervista del 15 ottobre, prima dell’approvazione preliminare alla Knesset di mercoledì – contro il volere del primo ministro – di un disegno di legge che estenderebbe la sovranità israeliana a tutti gli insediamenti della Cisgiordania» ha scritto il quotidiano israeliano Times of Israel.
Evidenziando l’impazienza dell’amministrazione verso tali iniziative, il vicepresidente di Trump, J.D. Vance, ha dichiarato giovedì, lasciando Israele, che il voto del giorno precedente lo aveva «offeso» ed era stato «molto stupido».
«Non accadrà. Non accadrà», ha affermato Trump a TIME, in riferimento all’annessione. «Non accadrà perché ho dato la mia parola ai Paesi arabi. E non potete farlo ora. Abbiamo avuto un grande sostegno arabo. Non accadrà perché ho dato la mia parola ai paesi arabi. Non accadrà. Israele perderebbe tutto il sostegno degli Stati Uniti se ciò accadesse».
Vance ha precisato che gli era stato descritto come una «trovata politica» e «puramente simbolica», ma ha aggiunto: «Si tratta di una trovata politica molto stupida, e personalmente la considero un insulto».
Gli Emirati Arabi Uniti, che hanno guidato i Paesi arabi e musulmani negli Accordi di Abramo, si oppongono da tempo all’annessione della Cisgiordania, sostenendo che renderebbe vani i futuri negoziati di pace nella regione.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Geopolitica
Sanzioni sul petrolio, Trump ora è «completamente sul piede di guerra con la Russia»: parla Medvedev
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