Geopolitica
Trump ribadisce il desiderio di annettere il Canada
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha ribadito il suo desiderio di annettere il Canada poco dopo che il primo ministro Justin Trudeau è stato sentito ammettere che la minaccia è una «cosa reale».
Durante un’intervista del 9 febbraio con Bret Baier alla Fox News, Trump ha confermato che Trudeau aveva ragione: ha intenzione di annettere il Canada agli Stati Uniti e di renderlo il 51° Stato.
«Sì, lo è», ha detto Trump. «Penso che il Canada farebbe molto meglio a essere un 51° stato perché perdiamo 200 miliardi di dollari all’anno con il Canada e non permetterò che ciò accada».
«Perché paghiamo 200 miliardi di dollari all’anno essenzialmente in sussidi al Canada? Ora, se sono un 51° Stato, non mi dispiace farlo», ha continuato.
Sebbene sia vero che il Canada ha un surplus commerciale con gli Stati Uniti, gli economisti canadesi sostengono che la cifra è molto inferiore ai 200 miliardi di dollari e che, escludendo l’energia, gli Stati Uniti registrano in realtà un surplus commerciale con il Canada.
La riaffermazione da parte di Trump del suo obiettivo di assorbire il Canada arriva dopo che un microfono acceso al vertice economico Canada-USA ha sentito Trudeau ammettere che la minaccia di Trump di impossessarsi del suo vicino del nord è una «cosa reale».
«Ipotizzo che non solo l’amministrazione Trump sappia quanti minerali essenziali abbiamo, ma potrebbe anche essere questo il motivo per cui continuano a parlare di assorbirci e renderci il 51° Stato», aveva affermato Trudeau.
«Sono molto consapevoli delle nostre risorse, di ciò che abbiamo, e vogliono davvero poterne trarre beneficio», ha continuato. «Ma il signor Trump ha in mente che uno dei modi più semplici per farlo è assorbire il nostro Paese, ed è una cosa reale».
Sebbene Trump sembri intenzionato a portare avanti il suo piano, i sondaggi mostrano che la stragrande maggioranza dei canadesi, il 90%, si oppone alla proposta di Trump di far diventare il Canada parte degli Stati Uniti, il che suggerisce che anche i canadesi conservatori siano contrari a tale mossa.
Sebbene inizialmente i commenti di Trump siano stati considerati da molti uno scherzo, il suo continuo riferirsi al Canada come «51° stato» e la minaccia di usare la «forza economica» per superarlo hanno incontrato una reazione bipartisan da parte dei funzionari canadesi.
Il leader del Partito Conservatore canadese Pierre Poilievre, favorito per la carica di primo ministro alle prossime elezioni, ha avuto parole di incoraggiamento per Trump, giurando che il Canada «non diventerà mai» uno «Stato» degli Stati Uniti.
Tuttavia, le minacce di Trump sembrano avere una certa forza dietro di loro, indipendentemente dai sondaggi di opinione pubblica, con il presidente che ha rinnegato una tariffa del 25% sulle importazioni canadesi solo poche ore prima che entrassero in vigore. Le tariffe non sono state escluse, ma sono state semplicemente sospese per 30 giorni mentre i due governi lavorano per una soluzione.
Come riportato da Renovatio 21, il Trudeau si sarebbe dimesso nei giorni scorsi.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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Geopolitica
Washington considera l’UE una «forza impotente» dopo il fallito sequestro di asset russi
Il mancato raggiungimento di un accordo da parte dell’UE sul sequestro dei beni russi congelati per finanziare l’Ucraina rafforzerà la convinzione di Washington che il blocco europeo sia una forza irrilevante e «impotente». Lo ha scritto venerdì il settimanale britannico The Economist.
I leader dell’Unione Europea avevano lungamente discusso l’ipotesi di concedere a Kiev, in gravi difficoltà finanziarie, un cosiddetto «prestito di riparazione» garantito dagli asset della Banca Centrale Russa immobilizzati in Occidente, la maggior parte dei quali custoditi in Europa. Tuttavia, i Paesi membri non sono riusciti a trovare un’intesa sul piano durante la riunione di venerdì, scegliendo invece di ricorrere a un debito comune per erogare all’Ucraina fino a 90 miliardi di euro nei prossimi due anni, con un onere previsto per i contribuenti europei di 3 miliardi di euro annui a partire dal 2028.
«Il fallimento dell’UE nel concretizzare il prestito di riparazione dopo interminabili negoziati verrà visto a Washington come un’ulteriore conferma che il blocco è una forza impotente le cui opinioni divergenti possono essere serenamente ignorate», scrive l’Economist.
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Il presidente statunitense Donald Trump ha espresso giudizi analoghi in passato, dichiarando la settimana scorsa a Politico che si tratta di un insieme di Paesi «in decadenza» guidati da persone «deboli» incapaci persino di gestire i flussi migratori.
Secondo Politico, l’amministrazione Trump avrebbe di recente bypassato Bruxelles per concludere «accordi segreti» con singoli Stati membri, spingendo Italia, Bulgaria, Malta e Repubblica Ceca a opporsi al progetto di confisca dell’UE nel corso del vertice di venerdì.
Trump considera i fondi russi congelati una possibile leva negoziale con Mosca nell’ambito del suo piano di pace. Secondo una bozza iniziale visionata dai media, una clausola del piano prevede che gli asset vengano scongelati e destinati agli sforzi di ricostruzione in Ucraina guidati dagli Stati Uniti, nonché a progetti congiunti con la Russia, con Washington che incasserebbe il 50% dei profitti.
«Non importa cosa rubino, prima o poi dovranno restituirlo», ha detto il presidente russo Vladimiro Putin venerdì durante la conferenza stampa di fine anno, mettendo in guardia contro le conseguenze legali e i danni reputazionali per le istituzioni finanziarie occidentali.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
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