Terrorismo
Trump ordina la revisione della designazione di terrorista di al-Jolani e allenta le sanzioni alla Siria
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha smantellato gran parte del programma di sanzioni americano imposto alla Siria in decenni di attività e ha ordinato la revisione della qualifica di terrorista di Ahmed al-Sharaa, già noto come al-Jolani, che ha guidato la coalizione di forze islamiste che ha rovesciato il precedente governo di Bashar Assad.
Lunedì Trump ha firmato un ordine esecutivo che allenta le ampie restrizioni finanziarie, mantenendo però le sanzioni mirate contro Assad e il suo precedente governo, deposto alla fine dell’anno scorso da Hayat Tahrir al-Sham (HTS) e altri gruppi militanti.
Rimarranno in vigore anche le sanzioni statunitensi contro quelle che vengono definite organizzazioni terroristiche straniere. Tuttavia, l’ordine di Trump ordina al Segretario di Stato Marco Rubio di rivedere la designazione di HTS, nonché l’etichetta di al-Jolani come «Terrorista Globale Specialmente Designato».
Washington riconsidererà anche la designazione della Siria come Stato sponsor del terrorismo, imposta per la prima volta nel 1979.
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La decisione segue l’incontro di Trump con al-Jolani a Riyadh, tenutosi a maggio, dove le discussioni si sono concentrate sulla ricostruzione della Siria e sulla potenziale normalizzazione delle relazioni con Israele. All’epoca, Trump si era impegnato a dare alla nuova leadership di Damasco «una possibilità di grandezza».
Per supervisionare i crescenti legami di Washington con Damasco, ha nominato Thomas Barrack, suo ambasciatore in Turchia e suo confidente di lunga data, inviato speciale degli Stati Uniti per la Siria. Barrack, uomo della finanza di investimenti, è noto per aver venduto l’Hotel Plaza di Nuova York a Trump nei primi anni Ottanta, nonché per essere stato per un periodo «padrone» della Costa Smeralda.
Parlando ai giornalisti lunedì, Barrack ha riconosciuto la «controversia in atto, di qualcuno che era stato di al-Nusrah ed era considerato un cattivo che all’improvviso diventa il leader», tracciando un parallelo storico tra il cambiamento politico della Siria e i primi anni dell’indipendenza americana.
«Se ricordate, abbiamo avuto una guerra rivoluzionaria durata 14 mesi [sic] e abbiamo avuto brutalità… E dal 1776, quando abbiamo dichiarato l’indipendenza, ci sono voluti 12 anni prima che avessimo un presidente. E chi era il presidente? Il presidente era un generale… Era George Washington», ha detto Barrack ai giornalisti durante una chiamata informativa del dipartimento di Stato.
«Quindi, se prendiamo la Siria… abbiamo un generale che è passato dal periodo di guerra alla posizione di leader di un nuovo paese ristrutturato che ha bisogno di tutto, ed è fondamentalmente quello che sta succedendo».
Rubio aveva precedentemente avvertito che la Siria era diventata «un parco giochi per gruppi jihadisti, tra cui l’ISIS e altri», riconoscendo che la nuova leadership siriana «non aveva superato la verifica dei precedenti con l’FBI», ma aveva insistito sul fatto che gli Stati Uniti devono sostenerli per prevenire una maggiore instabilità regionale.
«Gli Stati Uniti stanno adottando ulteriori misure per sostenere una Siria stabile, unita e in pace con se stessa e con i suoi vicini», ha scritto Rubio in un post su X lunedì.
In passato Trump aveva dichiarato che il presidente Assad poteva essere la migliore opzione per la Siria, perché, diceva Trump, non sappiamo chi altri potrebbe andare al potere. Apparentemente, almeno a giudicare dalla foto fatta con Jolani e Mohammed bin Salmano in Arabia Saudita durante il suo «tour» di raccolta fondi e alleanze, dovrebbe aver cambiato idea.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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Terrorismo
L’afghano della sparatoria di Washington aveva collaborato con la CIA
Rahmanullah Lakanwal, il presunto responsabile dell’attentato mortale contro due militari della Guardia Nazionale a Washington DC, aveva collaborato con la CIA durante l’occupazione americana dell’Afghanistan.
Mercoledì l’uomo, cittadino afghano, ha aperto il fuoco a bruciapelo contro due appartenenti alla Guardia Nazionale della Virginia Occidentale che stavano effettuando un pattugliamento. Il giorno dopo è deceduta la specialista dell’Esercito Sarah Beckstrom, mentre il sergente maggiore dell’Aeronautica Andrew Wolfe versa ancora in condizioni critiche.
Secondo le autorità, Lakanwal è arrivato negli Stati Uniti nel settembre 2021 grazie a un visto speciale riservato agli afghani a rischio – inclusi quelli che avevano lavorato con le forze occidentali – dopo la riconquista talebana del Paese.
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Giovedì il direttore della CIA John Ratcliffe ha confermato che il sospettato era stato ammesso negli USA «in virtù del suo precedente impiego con il governo statunitense, compresa la CIA, come membro di una forza partner a Kandahar», rapporto terminato subito dopo l’evacuazione caotica dell’agosto 2021.
«Questo individuo – e purtroppo tanti altri come lui – non avrebbe mai dovuto mettere piede qui», ha dichiarato Ratcliffe, facendo eco alle dure critiche del presidente Donald Trump nei confronti del «disastroso» ritiro ordinato dall’amministrazione Biden.
Anche il direttore dell’FBI Kash Patel ha confermato che Lakanwal «manteneva rapporti in Afghanistan con forze alleate» e che tali legami sono attualmente oggetto di indagine.
Il servizio pashto della BBC ha intervistato un ex comandante che aveva operato accanto a Lakanwal: questi lavorava come specialista GPS in un’unità denominata Scorpion Forces, inizialmente sotto il controllo diretto della CIA e poi passata alla Direzione Nazionale per la Sicurezza afghana. Sempre secondo l’ex comandante, Lakanwal contribuì inoltre a proteggere le truppe USA all’aeroporto di Kabul nelle ultime, concitate settimane del ritiro.
Lakanwal ha lasciato Kandahar per Kabul cinque giorni prima dell’ingresso dei talebani nella capitale (agosto 2021) ed è stato evacuato in aereo verso gli Stati Uniti appena sei giorni dopo.
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Immagine screenshot da YouTube
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