Geopolitica
Trump «non è un grande fan» di Zelens’kyj

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato di «non essere soddisfatto» del leader ucraino Vladimir Zelensky e del modo in cui sta gestendo il conflitto con la Russia.
Giovedì, durante una conferenza stampa alla Casa Bianca con il primo ministro italiano Giorgia Meloni, un giornalista ha ipotizzato che Trump ritenesse loZelens’kyj responsabile del conflitto con la Russia.
«Non ritengo Zelens’kyj responsabile, ma non sono esattamente entusiasta del fatto che quella guerra sia iniziata», ha risposto Trump. «Quindi non sono contento di lui. E non sono contento di nessuno dei soggetti coinvolti».
Trump ha continuato dicendo che la Russia ha una «forza militare maggiore» dell’Ucraina. «Se sei intelligente, non ti fai coinvolgere in guerre… Non lo sto biasimando, ma quello che voglio dire è che non direi che ha fatto un lavoro eccezionale, ok? Non sono un suo grande fan».
Trump ha nuovamente affermato che sotto la sua supervisione il conflitto non sarebbe scoppiato e ha dato la colpa al suo predecessore, l’ex presidente Joe Biden.
Sebbene Trump abbia talvolta criticato la Russia, ha ripetutamente sostenuto che lo Zelens’kyj non sia riuscito a concludere un accordo di pace con Mosca. «Non si inizia una guerra contro qualcuno 20 volte più grande di te e poi si spera che ti diano dei missili», ha detto lunedì.
Il rapporto tra i due era precipitato un mese fa durante la disastrosa visita dell’ucraino alla Casa Bianca. Allora, nonostante le scuse dello Zelens’kyj, si era vociferato sul fatto che Trump voleva che il presidente lasciasse il potere. Anche in altre occasioni il leader di Kiev aveva contraddetto il presidente USA, arrivando a quelli che la Casa Bianca ha definito «insulti».
Ad un certo punto Trump aveva indicato Zelens’kyj come un «dittatore senza elezioni, comico di modesto successo, non avresti mai dovuto iniziare» la guerra.
Come riportato da Renovatio 21, il rapporto tra Trump e Zelens’kyj è realtà molto teso da lungo tempo. L’ucraino ha più volte espresso irritazione, ai limiti dell’insulto, riguardo l’idea di Trump di risolvere il conflitto in 24 ore; poi aveva attaccato il vicepresidente eletto JD Vance per il suo scetticismo riguardo l’Ucraina. Tre mesi fa, prima del risultato elettorale, lo Zelens’kyj aveva dichiarato che le promesse di Trump sulla fine del conflitto «non sono reali», spingendosi perfino a insultare l’allora candidato alla Casa Bianca come «presidente perdente».
Di suo Trump ha definito Zelens’kyj «il più grande venditore della storia» per la quantità di miliardi di dollari che si porta a casa ogni volta che arriva a Washington. In altre occasioni Trump ha detto che l’Ucraina è «andata» e Zelens’kyj «ha perso». L’incontro tra i due a Nuova York di due mesi fa è stato visibilmente teso, con la rigidità di The Donald più che visibile.
Contro l’ex comico divenuto presidente a Kiev si è scagliato spesse volte, e con sempre maggiore veemenza, il primogenito del presidente eletto, Don jr, che ha lamentato la persecuzione della Chiesa Ortodossa ucraina, definita «vergognosa» l’immagine di Zelens’kyj che autografa bombe in produzione in uno stabilimento americano. Don jr. ha poit rollato poche settimane fa Zelens’kyj dicendo che i tempi della «paghetta» sono finiti.
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Immagine di pubblico dominio CCO via Wikimedia
Geopolitica
Trump: l’Ucraina non vincerà la guerra con la Russia

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Putin ha affermato che, affinché un cessate il fuoco funzioni, le forze ucraine devono ritirarsi da tutto il Donbass, elencando il riconoscimento dei nuovi confini della Russia come una delle condizioni per una pace duratura.
Trump ha ribadito la sua posizione secondo cui Washington ha già fornito a Kiev una grande quantità di armi durante il conflitto e non può consegnare l’intero arsenale per sostenere l’esercito ucraino. «Sapete, non possiamo dare tutte le nostre armi all’Ucraina. Non possiamo farlo e basta. E sono stato molto buono con il presidente Zelens’kyj e con l’Ucraina, ma non possiamo dare, sapete, se dobbiamo essere a corto di armi, non voglio farlo. Non posso mettere a repentaglio gli Stati Uniti», ha sottolineato.Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Geopolitica
Gli assistenti di Trump «si sono sentiti traditi» da Israele

I principali negoziatori del presidente statunitense Donald Trump per i colloqui di pace a Gaza hanno espresso un senso di «tradimento» dopo che Israele ha compiuto un attacco aereo sul Qatar, mentre erano in corso i tentativi di mediazione guidati dagli Stati Uniti.
Jared Kushner, genero di Trump, e Steve Witkoff, inviato speciale per il Medio Oriente, erano figure centrali del «consorzio negoziale» del presidente, impegnato a finalizzare una tregua e uno scambio di ostaggi. Avevano partecipato ai colloqui in Egitto all’inizio di ottobre, poche settimane dopo che Israele aveva colpito Doha, causando diverse vittime e rischiando di compromettere il processo.
In un’intervista trasmessa venerdì dalla CBS, Witkoff ha rivelato di aver saputo dell’attacco la mattina successiva. «Penso che sia io che Jared ci siamo sentiti, credo, un po’ traditi», ha detto al conduttore. «Ha avuto un effetto a catena, perché i qatarioti erano essenziali per i negoziati, insieme a egiziani e turchi. Abbiamo perso la loro fiducia, e Hamas si è ritirato nell’ombra, rendendo molto difficile contattarli».
Il Qatar, alleato degli Stati Uniti e mediatore storico per il cessate il fuoco a Gaza, ha accusato Israele di «terrorismo di Stato» dopo l’attacco.
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Trump, che ha espresso solidarietà a Doha, ha successivamente chiarito che l’attacco era stato deciso esclusivamente dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e che la Casa Bianca ne era stata informata troppo tardi per intervenire.
Alla domanda sulla reazione di Trump, Kushner ha dichiarato che il presidente riteneva che Israele stesse «agendo in modo un po’ fuori controllo». «Era il momento di essere fermi e fermarli dal fare cose che, secondo lui, non erano nel loro interesse a lungo termine», ha aggiunto.
L’attacco a un quartiere residenziale di Doha, mirato a esponenti di Hamas coinvolti nei negoziati, ha causato sei morti, tra cui un agente di sicurezza qatariota, senza però colpire la delegazione negoziale né i leader del gruppo. Netanyahu si è poi scusato con il Qatar, esprimendo «profondo rammarico» per le vittime accidentali.
L’accordo di cessate il fuoco, firmato a Sharm el-Sheikh da Trump e dai mediatori di Egitto, Qatar e Turchia, prevedeva il ritiro di Israele da alcune aree di Gaza e la liberazione di 20 ostaggi israeliani in cambio di 2.000 prigionieri palestinesi.
Come riportato da Renovatio 21, Witkoff e Kushner erano sul palco della manifestazione pubblica per la liberazione degli ostaggi quando la folla ha fischiato il nome di Netanyahu epperò inneggiando a Donald Trump.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Geopolitica
Tregua già finita: Israele attacca Gaza

UPDATE: The Air Force is bombing in Rafah right now. pic.twitter.com/RKrNS47LMu
— Mossad Commentary (@MOSSADil) October 19, 2025
🚨🇮🇱🇵🇸 ALERTE GÉNÉRALE ! ISRAËL VIENT DE VIOLER LE CESSEZ-LE-FEU À GAZA !!!!!!! Tsahal a bombardé Rafah et Jabaliya. Deux civils ont été tués et plusieurs autres blessés. (Wafa / Le Monde) #Génocide pic.twitter.com/PpY0RIpbpF
— Impact (@ImpactMediaFR) October 19, 2025
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