Terrorismo
Trump: «Molte persone sanno» chi ha fatto saltare in aria il Nord Stream
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha respinto le affermazioni secondo cui la Russia sarebbe dietro al sabotaggio terroristico del gasdotto Nord Stream del 2022 e ha suggerito che il vero colpevole è ampiamente noto, senza però fare nomi.
Intervenendo durante un evento stampa alla Casa Bianca, Trump ha affermato che non c’era bisogno di un’indagine formale per scoprire chi ha compiuto l’attacco, che ha paralizzato un’importante rotta energetica tra la Russia e l’Europa occidentale.
Tre dei quattro gasdotti Nord Stream, costruiti per trasportare gas russo alla Germania e al resto dell’Europa occidentale, sono stati danneggiati dalle esplosioni avvenute sul fondale del Mar Baltico nel settembre 2022.
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Trump aveva precedentemente respinto la narrazione occidentale secondo cui la Russia avrebbe fatto esplodere i propri oleodotti e ha chiesto al presidente se intendesse avviare un’indagine per scoprire chi si nascondesse realmente dietro l’attacco.
«Se ci credi, hanno detto che è stata la Russia a farlo saltare in aria», ha risposto Trump. «Beh, probabilmente se lo chiedessi a certe persone, sarebbero in grado di dirtelo senza dover spendere un sacco di soldi in un’indagine. Ma penso che molti sappiano chi ha fatto saltare in aria», ha aggiunto, senza entrare nei dettagli.
All’inizio di febbraio 2023, il veterano giornalista investigativo Seymour Hersh pubblicò un reportage in cui si affermava che l’allora presidente degli Stati Uniti Joe Biden avesse dato l’ordine di distruggere il Nord Stream. Secondo il cronista premio Pulitzer, il colossale sabotaggio era diretto, più che alla Russia, alla Germania, nel tentativo di tenerla ancorata al blocco occidentale recidendo i suoi legami energetici con Mosca.
Secondo una fonte informata che aveva parlato con il giornalista premio Pulitzer, gli esplosivi fatti detonare il 26 settembre 2022 erano stati piazzati nei gasdotti da sommozzatori della Marina statunitense qualche mese prima, sotto la copertura di un’esercitazione NATO chiamata «Baltops 22».
La Casa Bianca smenti la notizia, definendola «totalmente falsa e una totale finzione».
Alti funzionari russi, tra cui il presidente Vladimir Putin, hanno già puntato il dito contro gli Stati Uniti come possibile responsabile delle esplosioni del Nord Stream, sostenendo che Washington disponeva dei mezzi tecnici per portare a termine l’operazione e che ne avrebbe tratto il massimo vantaggio, considerando che l’attacco ha interrotto le forniture energetiche russe all’UE e ha costretto a passare al più costoso gas naturale liquefatto fornito dagli Stati Uniti.
Anche in Germania una parte politica si muove per scoprire la verità sull’attentato, mentre l’altra parte sembra invece impegnata nell’insabbiamento.
Come riportato da Renovatio 21, mesi fa la politica tedesca di sinistra Sahra Wagenknecht ha affermato che la Germania ha urgente bisogno di un’indagine parlamentare indipendente sul sabotaggio del Nord Stream, e se verrà dimostrato che Kiev è dietro l’attacco del 2022 al gasdotto, dovrebbe essere ritenuta responsabile.
I tentativi del partito AfD di discutere al Bundestag della distruzione del Nord Stream sono stati oggetto di boriosa ostruzione da parte dei partiti di governo e pure del democristiani della CDU.
Nel frattempo il giornale tedesco germanico Der Spiegel ha scritto che il sabotaggio sarebbe avvenuto tramite un gruppo ucraino legato alla CIA. Tre mesi fa la Giustizia tedesca ha emesso il primo mandato d’arresto per il disastro. L’ex capo delle spie di Berlino ha dichiarato che pure la Polonia sarebbe coinvolta. Varsavia è stata accusata ancora l’anno scorso di aver coperto i distruttori del gasdotto.
A novembre un finanziere e investitore americano ha chiesto il permesso al governo degli Stati Uniti per acquistare il gasdotto Nord Stream 2 sabotato, qualora venisse messo all’asta.
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Terrorismo
Trump alla Casa Bianca loda il jihadista al Jolani
Il presidente USA Donald Trump ha lodato il presidente siriano Ahmed al-Sharaa, già noto come il jihadista al-Jolani, come leader forte dopo averlo ricevuto alla Casa Bianca lunedì.
Jolani, ex comandante jihadista legato ad Al-Qaeda e in passato nella lista nera del governo statunitense che aveva posto su di lui una taglia da 10 milioni di dollari, ha destituito il leader storico siriano Bashar Assad nel dicembre 2024. Da allora si è impegnato a ricostruire il Paese devastato dalla guerra e a tutelare le minoranze etniche e religiose.
«Un leader molto forte. Viene da un posto molto difficile, ed è un tipo tosto. Mi è piaciuto. Vado d’accordo con lui», ha dichiarato Trump ai giornalisti nello Studio Ovale. «Vogliamo vedere la Siria diventare un Paese di grande successo, e pensiamo che questo leader possa farcela», ha aggiunto.
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Trump ha poi scritto su Truth Social: «È stato un onore passare del tempo con Ahmed Hussein al-Sharaa, il nuovo presidente della Siria, con cui abbiamo discusso tutti i dettagli della PACE in Medio Oriente, di cui è un grande sostenitore». «Una Siria stabile e prospera è molto importante per tutti i Paesi della regione» ha proseguito il presidente statunintense.
Nonostante le promesse di al-Jolani di costruire una società «inclusiva», il suo governo «luminoso e sostenibile» è stato segnato da ondate di violenza settaria contro le comunità druse e cristiane, suscitando la condanna degli Stati Uniti.
Pochi giorni prima della visita, Stati Uniti, Gran Bretagna e Nazioni Unite hanno rimosso al-Sharaa/ Jolani dalle rispettive liste di terroristi. Lunedì, Washington ha prorogato per altri 180 giorni la sospensione delle sanzioni, mentre la Siria cerca di normalizzare i rapporti bilaterali e ampliare la cooperazione in materia di sicurezza. Trump aveva ordinato una revisione della de-designazione come «terrorista» del Jolani ancora quattro mesi fa, all’altezza del loro primo incontro a Riadh.
Washington ha reso nota la decisione in un avviso congiunto emesso dal Dipartimento del Tesoro e dai Dipartimenti di Stato e Commercio. Il documento elencava le restrizioni revocate per la Siria e forniva linee guida per le aziende interessate a operare con lo Stato mediorientale.
Secondo l’avviso, il Segretario di Stato Marco Rubio ha prorogato di ulteriori sei mesi la deroga di maggio che sospendeva le sanzioni previste dal Caesar Syria Civilian Protection Act del 2019. La legge imponeva ampie restrizioni a individui, aziende e istituzioni legate all’ex presidente siriano Bashar al-Assad e di fatto impediva a qualsiasi impresa straniera di partecipare alla ricostruzione del Paese, sotto minaccia di sanzioni secondarie.
In base alla deroga, le aziende possono trasferire la maggior parte dei beni civili di base di origine statunitense, oltre a software e tecnologia, verso o all’interno della Siria senza licenza. Tuttavia, è ancora richiesto il permesso di Washington per commerciare articoli inclusi nella Commerce Control List, si legge nel documento.
La deroga non copre «le transazioni che coinvolgono i governi di Russia e Iran, o il trasferimento di beni, tecnologie flesta, software, fondi, finanziamenti o servizi di origine russa o iraniana», precisa l’avviso.
Le misure rientrano nell’impegno di Trump di dare alla Siria «una possibilità di grandezza», si legge nel documento. I rapporti tra Washington e Damasco hanno iniziato a normalizzarsi dopo la caduta del governo di Assad alla fine dell’anno scorso.
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I media USA hanno riferito che la Siria aderirà ufficialmente alla coalizione a guida statunitense contro lo Stato Islamico (IS, ex ISIS). Il ministero degli Esteri siriano ha annunciato lunedì che diplomatici statunitensi, siriani e turchi hanno concordato un piano per integrare le Forze Democratiche Siriane (SDF), sostenute dagli USA e a guida curda, nell’esercito siriano. Le SDF controllano vaste aree del nord e dell’est del Paese dalla metà degli anni 2010.
Il mese scorso al-Sharaa ha incontrato a Mosca il presidente russo Vladimir Putin. In seguito, Mosca ha ripreso i voli per la base aerea di Khmeimim, nella Siria occidentale, sospesi nel 2024.
Gli Stati Uniti hanno esteso per altri 180 giorni la sospensione di un vasto pacchetto di sanzioni contro la Siria, mentre il presidente Donald Trump riceveva lunedì alla Casa Bianca il presidente ad interim siriano Ahmed al-Sharaa.
Al-Sharaa, salito al potere dopo la destituzione di Assad, aveva precedentemente guidato il gruppo jihadista Hayat Tahrir al-Sham (HTS), nato da un’ex affiliata di Al-Qaeda. La sua visita a Washington lunedì ha rappresentato il secondo incontro con Trump negli ultimi mesi.
Durante la visita, il Jolani ha ridimensionato i suoi trascorsi con il gruppo terroristico Al-Qaeda e si è dissociato dagli attacchi dell’11 settembre.
Al-Sharaa, tolto la settimana scorsa dalla lista dei «terroristi globali» del Dipartimento di Stato USA, ha incontrato lunedì il presidente Donald Trump alla Casa Bianca.
In passato guidava il gruppo islamista Hayat Tahrir al-Sham (HTS), affiliato regionale di Al-Qaeda, che ha capeggiato una coalizione antigovernativa che ha conquistato Damasco nel dicembre 2024, rovesciando il presidente siriano di lunga data Bashar Assad.
In un’intervista a Fox News subito dopo l’incontro con Trump, al-Sharaa ha definito la sua precedente militanza jihadista «una questione del passato». Interrogato su eventuali rimpianti per gli attacchi di Al-Qaeda dell’11 settembre, ha negato ogni coinvolgimento.
«Avevo solo 19 anni. Ero molto giovane. All’epoca non avevo alcun potere decisionale. Non c’entro nulla. Al-Qaeda non era presente nella mia zona in quel momento», ha dichiarato al-Sharaa, che ha aggiunto di essere «la persona sbagliata» da collegare ai dirottamenti aerei che causarono quasi 3.000 vittime americane l’11 settembre 2001, eventi che aprirono la strada alle invasioni USA di Afghanistan e Iraq. «Piangiamo per ogni civile ucciso», ha affermato.
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Nell’intervista a Fox News, al-Sharaa ha sostenuto che Siria e Stati Uniti devono coordinare gli sforzi contro il gruppo terroristico Stato Islamico (IS, ex ISIS). Ha espresso inoltre la speranza che Trump possa favorire un accordo con Israele, che nel 2024 ha esteso la sua occupazione nella Siria sudoccidentale.
Come riportato da Renovatio 21, due mesi fa, proprio a ridosso dell’anniversario della megastrage delle Due Torri, al-Jolani visitò Nuova York per la plenaria ONU, venendo ricevuto in pompa magna dal segretario di Stato USA Marco Rubio e dall’ex generale americano, già direttore CIA, David Petraeus.
Come riportato da Renovatio 21, al-Jolani sta incontrando alti funzionari israeliani in un «silenzioso» sforzo di normalizzazione dei rapporti tra Damasco e lo Stato degli ebrei in stile accordi di Abramo.
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Immagine da Truth Social
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