Storia
Trump aveva minacciato di morte il capo dei talebani mostrandogli una foto satellitare della sua casa: il racconto di un deputato USA
Il deputato repubblicano texano Wesley Hunt e il deputato repubblicano della Florida Byron Donalds sono stati intervistati dall’ex conduttrice del canale sportivo ESPN Sage Steele nel suo podcast rivelando alcune storie inedite su Donald Trump.
Durante l’intervista, il deputato Hunt ha rivelato la sua «storia preferita sul presidente Trump», in cui Donald ha lanciato un severo avvertimento ai leader talebani mentre negoziava il ritiro militare degli Stati Uniti dall’Afghanistan.
«Ci sono il presidente Trump e Mike Pompeo, e stanno parlando con la leadership dei talebani nella stanza» ha raccontato il deputato. «Avevano un traduttore nella stanza. Il presidente Trump ha guardato il leader dei talebani e ha detto questo. “Voglio lasciare l’Afghanistan, ma sarà un ritiro basato su condizioni”».
Poi, Trump avrebbe aggiunto: «se torci anche un capello a un solo americano, ti uccido», prima di infilare la mano in tasca, tirare fuori una foto satellitare della casa del leader talebano, porgergliela e uscire dalla stanza.
Congressman Wesley Hunt Reveals Jaw-Dropping Trump Story
This is amazing.
In a tense meeting with Taliban leaders, Trump declared, “I want to leave Afghanistan, but it’s going to be a conditions-based withdrawal,” before issuing a stark warning.
“If you harm a hair on a single… pic.twitter.com/pxbiIa1znP
— The Vigilant Fox ???? (@VigilantFox) July 2, 2024
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Un’altra clip del podcast, diventata virale online, mostra il deputato Hunt, che è afroamericano, che smantella la bugia razziale del Partito Democratico secondo cui gli elettori conservatori sarebbero in qualche modo razzisti.
«Byron e io siamo due deputati di distretti a maggioranza bianca che il presidente Trump avrebbe vinto con più di 20 punti di scarto, e abbiamo vinto entrambi in modo schiacciante in quanto uomini di colore. Stiamo letteralmente vivendo il sogno del dottor Martin Luther King. Non siamo giudicati in base al colore della nostra pelle, ma in base al contenuto del nostro carattere», ha spiegato il deputato del Texas.
Ha continuato affermando che il motivo per cui due uomini di colore riescono a vincere le elezioni politiche in aree prevalentemente bianche e conservatrici è che «non parlano realmente di razza».
«Stiamo parlando del Paese e di ciò che è importante per tutti», ha affermato Hunt.
Come noto, il ritiro dall’Afghanistan sotto Biden fu un raccapricciante disastro senza precedenti, in cui gli americani subirono anche un sanguinoso attacco terroristico all’aeroporto, che uccise diversi soldati americani. Biden rispose disintegrando con un drone un’auto dove invece che i terroristi perpetratori della strage perì un’intera famiglia di innocenti. La mente dell’attentato, un militante affiliato allo Stato Islamico, fu in seguito eliminato dai talebani.
Il nuovo regime gode ora della smodata quantità di armamenti lasciata dagli USA, che lo rendono una vera potenza militare nella regione. È stato calcolato che Kabul dispone ora di più elicotteri militari dell’esercito australiano.
Il ritiro dall’Afghanistan fu talmente catastrofico e grottesco che l’allora portavoce degli Esteri cinese, il combattivo Zhao Lijian, canzonò senza pietà l’amministrazione Biden, e pure i talebani stessi si misero a trollare la passione del presidente statunitense per il gelato.
In questo, era stato profetico un afghano d’elezione, lo sceicco terrorista Osama Bin Laden, ora sempre più popolare su TikTok: in una lettera rinvenuta, Bin Laden diceva ai suoi uomini di lasciare in pace Biden e lasciarlo fare carriera, perché la sua incompetenza avrebbe portato «gli USA in una crisi».
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
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Le origini della CIA e la nascita delle operazioni coperte
Nel suo saggio storico Disciples lo scrittore e giornalista Douglas Waller racconta come Richard Helms (1913-2002), agente segreto e futuro direttore della CIA, spiegasse come la lega dei gentleman – come William J. «Wild Bill» Donovan (1883-1959) amava chiamarla – conteneva vari disadattati sociali e diversi annoiati uomini d’affari di Wall Street in cerca d’azione.
Secondo Helms probabilmente il servizio segreto americano OSS aveva avuto un minimo effetto sulla guerra, si sarebbe potuta vincere anche senza di esso ma nonostante questo Donovan aveva dato prova di essere un leader e un visionario. Il generale aveva avuto il merito di far conoscere il Pentagono e gli americani nel difficile mondo della guerra non convenzionale.
Con la fine della seconda guerra mondiale, il presidente Harry S. Truman (1884-1972) sciolse l’OSS. La battaglia per la gestione dell’Intelligence nel mondo tra Donovan e J. Edgar Hoover (1895-1972) si risolse in un pareggio a reti inviolate. Ne trasse vantaggio Allen W. Dulles (1893-1969) che inizialmente formò la parte più clandestina con l’aiuto di Frank Wisner (1909-1965) ed infine ne prese formale controllo diventandone direttore.
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Allen Dulles, assieme anche a suo fratello John Foster Dulles (1888-1959) che ricoprì parallelamente l’incarico di segretario di Stato con Dwight D. Eisenhower (1890-1966), concorse a determinare quasi due decenni di politica estera americana. La sua esperienza come spia però venne plasmata agli ordini di Donovan a capo dell’ufficio svizzero e come molti altri colleghi ebbe un rapporto difficile con Wild Bill nonostante la stima reciproca.
Un editorialista scrisse che Donovan aveva avuto una vita da cavaliere medievale, o forse quello che più poteva avvicinarsi per il mondo americano a quell’ideale romantico di stampo prettamente europeo. Scappato dalla povertà della comunità irlandese di Buffalo, visse gli anni del college come quarterback della squadra di football, si laureò alla Columbia in classe con Franklin Roosevelt (1882-1945), venne insignito della medaglia al valor militare per eroismo durante la Grande guerra e divenne miliardario come avvocato di Wall Street.
All’alba della seconda guerra mondiale Roosevelt gli diede l’incarico di formare i servizi segreti americani, quello che poi venne chiamato OSS. Sotto il suo comando assemblò una macchina da più di 10 mila spie, organizzazioni paramilitari, propagandisti e analisti che combatterono l’Asse ovunque nel mondo.
Donovan considerava Dulles, nell’immediato dopoguerra, la sua migliore spia. Ma allo stesso modo aveva sempre sospettato che Dulles pensasse di poter gestire meglio l’OSS di quanto non stesse facendo lui, e non a torto. Inoltre Donovan aveva sempre sospettato che Dulles pensasse di volergli prendere il posto prima o poi, e anche qui non a torto.
Allo stesso modo di Donovan, Dulles, era convinto che il fine giustificasse i mezzi ed era necessario violare le rigide strutture etiche della società per una giusta causa. Dulles reclutò le menti più brillanti, più idealiste, più avventurose d’America e le spedì in giro per il mondo a combattere il comunismo come Donovan aveva fatto per il nazismo qualche anno prima. Li accomunava lo stesso trasporto per le spericolate missioni clandestine e la stessa insofferenza per quelle che non reputavano interessanti. Nonostante non l’avrebbe mai ammesso, l’esperienza nell’OSS durante la guerra l’aveva formato per la vita.
Successivamente alla resa tedesca, Donovan mandò Dulles a Wiesbaden con l’ordine di gestire Germania, Svizzera, Austria e Cecoslovacchia. L’americano stabilì la sede centrale nella fabbrica della Henkell Trocken Champagne a Wiesbaden che, nonostante bombardata, oltre a mantenere attiva la produzione, aveva ancora le cantine sufficientemente gremite di spumante.
Dulles in Wiesbaden portò vari agenti dei servizi e organizzò un sistema di raccolta informazioni e di reclutamento di nuovi agenti esteri a tempo pieno. L’idea dell’americano era quella di mantenere l’intelligence in vita sotto al suo comando. Per questo si circondò di analisti come Arthur M. Schlesinger Jr. (1917-2007) all’epoca agente dell’OSS, vari agenti del controspionaggio e in più tutta una serie di ufficiali esperti in medicina, comunicazioni e amministrazione. Helms e Ides Van der Gracht gestivano la sezione spionaggio, dopo il rifiuto al ruolo di capo dell’intelligence di William J. Casey (1913-1987) la posizione venne affidata a Frank Wisner (1909-1965).
La conferenza di Potsdam nell’estate del 1945 sancì l’inizio della guerra fredda. La paranoia di Stalin sulla rinascita della Germania e delle elezioni libere nei Paesi dell’Est Europa andava di pari passo con la sua profonda sfiducia verso le mosse americane. Gli States non avrebbero potuto capire quel momento senza mantenere una presenza fissa in Europa. Berlino divenne il centro di gravità permanente dell’intelligence del dopoguerra e così da Wiesbaden l’ufficio venne traslocato nella capitale tedesca.
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Spiare i Russi divenne la priorità per tutta l’agenzia di Dulles a Berlino. Ma venne il giorno in cui Truman avvisò che sarebbe stata creata una nuova agenzia e che l’OSS sarebbe stata soppressa. I fondi a Berlino vennero tagliati e il morale allo stesso modo calò in maniera direttamente proporzionale al passare del tempo finché Dulles per primo non rassegnò le dimissioni e ritornò in America.
Allen Dulles ritornato alla sua carriera da avvocato non riuscì ad abbandonare l’entusiasmo per gli affari internazionali. Crebbe la sua vicinanza con Truman che gli offrì un ruolo da ambasciatore ma venne convinto dal fratello Foster a non accettare seguendo in questo modo la sua aspirazione maggiore. In seguito a un rapporto che scrisse per Truman dove delineò i problemi che stava avendo la CIA nella sua breve nuova vita, gli venne richiesto, in risposta, di gestire le operazioni clandestine.
Il passaggio successivo, dopo un breve periodo, divenne quello di ottenere il ruolo di vice direttore della CIA sotto il generale Walter Bedell Smith (1895-1961). La disciplina marziale richiesta ai suoi subordinati non si accostava al giovane Dulles con il quale nacquero diverse incomprensioni. Nel momento in cui Dwight Eisenhower divenne presidente, nominò sottosegretario il generale Bedell Smith sotto John Foster Dulles che divenne il nuovo segretario di stato.
La potenza di fuoco di John Foster consegnò in mano al fratello il ruolo tanto agognato di direttore della CIA. Bedell Smith, si oppose alla nomina di Dulles considerando la sua passione per le operazioni coperte nociva per l’agenzia e l’intera politica estera americana. Donovan, che si era speso moltissimo con «Ike» Eisenhower per ottenere la carica, allo stesso modo predisse che il suo sottoposto al tempo dell’OSS avrebbe mandato tutto all’aria.
Nonostante le gufate dei suoi ex colleghi, Allen assieme al fratello condussero per un’intera decade la politica estera americana fino all’ascesa politica di John Fitzgerald Kennedy alla presidenza e al disastro della Baia dei Porci del 1962.
Marco Dolcetta Capuzzo
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