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Politica

Trump alla friggitrice di McDonald’s

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Dondald McDonald’s: l’uomo è arrivato a realizzare anche questo pleonasmo.

 

Il candidato repubblicano alla presidenza degli Stati Uniti, Donald J. Trump, ha infilato il classico grembiule e ha lavorato alla postazione delle patatine fritte del McDonald’s durante la sua tappa della campagna elettorale in Pennsylvania domenica.

 

La manovra era stata promessa da tempo ed è scaturita dall’idea che la vanteria secondo cui la sfidanta Kamala Harris ha lavorato al McDonald’s sia una menzogna.

 

L’ex presidente ha poi distribuito il cibo ai clienti attraverso lo sportello drive-thru di uno dei ristoranti di Feasterville-Trevose e ha risposto alle domande dei giornalisti.

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«Queste persone lavorano sodo. Sono grandiose», ha detto il «Donaldo McDonaldo» dei lavoratori del settore del fast food. «Ho appena visto qualcosa… un processo che è meraviglioso».

 

L’ex inquilino della Casa Bianca ha quindi colto l’occasione per prendere in giro la sua rivale democratica, la vicepresidente Kamala Harris, che durante la campagna elettorale aveva dichiarato di aver lavorato al McDonald’s quando era al college.

 

«Ho lavorato 15 minuti in più di Kamala», ha detto Trump ai giornalisti, ripetendo la sua affermazione secondo cui Harris «non ha mai lavorato al McDonald’s».

 

 

Il portavoce di Harris, Ian Sams, ha liquidato le parole di Trump come una «bugia». Il candidato repubblicano «non riesce a capire cosa significhi avere un lavoro estivo perché gli sono stati dati milioni su un piatto d’argento, solo per poi sprecarli», ha detto alla NBC News.

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Noto amante del cibo fast food, il Trump è stato risaputamente fotografato mentre gustava i pasti del McDonald’s a bordo dell’Air Force One. Nel 2019, ha ordinato più di 300 hamburger alla Casa Bianca quando ha ospitato la squadra di football universitario, i Clemson Tigers.

 

La passione del candidato per cheeseburgherri e compagnia lo pone in dissonanza rispetto al messaggio dell’ora alleato elettorale Robert F. Kennedy jr., che sostiene il MAHA – Make America Healthy Again, «rendi l’America di nuovo sana». Tuttavia, secondo varie testimonianze, pare che Trump sia intimamente convinto della necessità della politica di Kennedy sulla salute degli americani, in particolare i bambini.

 

La contraddizione politica tra i succulenti hamburgherri di Trump e il programmatico salutismo del Kennedy è stata al centro di una battuta dell’attore e scrittore Jim Gaffigan, padrone di casa all’Al Smith Dinner, una cena di raccolta fondi delle istituzioni cattoliche dove, secondo tradizione inveterata, prima delle elezioni appaiono entrambi i candidati presidenziali accettando battute contro loro stessi fatte da altri ospiti così come da loro stessi.

 


 

Donaldo all’evento, con a fianco il vescovo neoeboraceno Timoteo Dolan e il caporione democratico Chuck Schumer, si è prodotto in un’impressionante quantità di battute, molte delle quali andate a segno con fragorose risate del pubblico, tuttavia limitando l’autoironia perché, dice, «non ha senso sparare su me stesso [take a shot in inglese può significare fare una battuta, ndr] quando c’è tanta altra gente che lo fa».

 

Il riferimento è ai tentativi di assassinio, già divenuti tema di barzelletta per il candidato stesso.

 

Da notare come Kamala Harris, rompendo la tradizione, non si sia presentata alla cena cattolica, provando l’ira dell’ospite Gaffigan, il quale ha comunque sottolineato che anche lui e il cardinale Dolan mangiano hamburger come Donald.

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Immagine screenshot da Twitter

 

 

 

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Politica

L’Ucraina annulla le elezioni locali

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I legislatori ucraini hanno deciso di posticipare tutte le elezioni locali e di prolungare i mandati dei consigli e dei funzionari regionali fino alla revoca della legge marziale nel Paese. Volodymyr Zelens’kyj ha più volte rimandato le elezioni presidenziali e parlamentari.   Le elezioni locali in Ucraina erano programmate per la fine di ottobre. Mercoledì, tuttavia, il deputato Yaroslav Zheleznyak ha annunciato che il parlamento ha approvato una risoluzione che riconosce ufficialmente l’impossibilità di organizzare elezioni durante il conflitto. La decisione è stata votata con 308 favorevoli, nessun contrario e un’astensione.   «Per dirla in parole povere, non ci saranno elezioni locali nell’ottobre 2025», ha scritto su Telegram, citando l’impossibilità di garantire standard democratici e la sicurezza degli elettori.

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La risoluzione attribuisce alla Russia la responsabilità dell’impossibilità di tenere elezioni e stabilisce che i consigli locali e i sindaci resteranno in carica fino alla fine della legge marziale. Inoltre, precisa che la decisione sulle nuove elezioni locali sarà presa in conformità con la Costituzione, il codice elettorale e le leggi ucraine una volta concluso il conflitto.   La legge marziale e la mobilitazione generale sono state introdotte in Ucraina nel febbraio 2022 e sono state prorogate più volte da allora.   Zelens’kyj ha giustificato il rinvio delle elezioni presidenziali e parlamentari con il conflitto in corso. Sebbene il suo mandato presidenziale sia formalmente scaduto a maggio 2024, è rimasto in carica, sostenendo che la legge marziale impedisce lo svolgimento di elezioni.Mosca sostiene che Zelensky abbia perso legittimità e lo   Mosca accusa di aver evitato di indire elezioni per mantenere il potere. I funzionari russi – tra cui il presidente Putin e il ministro degli Esteri Lavrov – affermano che l’attuale leadership ucraina non rappresenta più i cittadini del Paese e che qualsiasi accordo di pace firmato sotto la guida di Zelens’kyj sarebbe privo di validità giuridica, poiché potrebbe essere contestato da un futuro governo a Kiev.   A chiedere elezioni in Ucraina fu lo stesso presidente Donald Trump, che otto mesi fa dichiarò che Zelens’kyj era «impopolare».  

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Politica

Il presidente dell’Ecuador sopravvive a un «tentativo di assassinio»: le immagini

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Martedì, il ministro dell’Energia Ines Manzano ha annunciato l’arresto di cinque persone in seguito a un presunto tentativo di assassinio del presidente ecuadoriano Daniel Noboa. Le proteste contro le riforme di Noboa, criticate per il loro impatto negativo sulla popolazione indigena del Paese, hanno fatto da sfondo all’incidente.

 

L’episodio si è verificato quando l’auto del presidente è stata circondata da circa 500 manifestanti nella provincia centro-meridionale di Canar, un’area con una significativa comunità indigena, dove Noboa era giunto per inaugurare nuovi progetti infrastrutturali per il trattamento delle acque e il sistema fognario.

 

Filmati diffusi dalla presidenza e video pubblicati online mostrano i manifestanti scagliare pietre contro il convoglio, danneggiando i finestrini.

 

 


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Manzano ha comunicato ai media che il veicolo del presidente Noboa ha subito danni significativi e che la polizia ha rilevato tracce di proiettili sulla carrozzeria. Sebbene il presidente sia rimasto illeso, il ministro ha annunciato di aver sporto una denuncia ufficiale per «tentativo di assassinio». In relazione all’attacco, cinque individui sono stati arrestati.

 

Successivamente, l’ufficio del presidente ha dichiarato di voler assumersi le proprie responsabilità.

 

«Obbedendo all’ordine di radicalizzarsi, hanno attaccato un corteo presidenziale che trasportava civili. Hanno tentato di impedire con la forza la realizzazione di un progetto destinato a migliorare la vita della comunità», si legge in un post su X, precisando che i fermati saranno processati per terrorismo e tentato omicidio.

 

Non si tratta del primo attacco al convoglio di Noboa. Il mese scorso, circa 350 manifestanti hanno assaltato un corteo che trasportava il presidente durante proteste nella provincia di Imbabura.

 

I disordini seguono le riforme economiche e di sicurezza introdotte da Noboa per stabilizzare l’Ecuador e contrastare il narcotraffico. Il suo governo ha recentemente eliminato un sussidio al carburante in vigore da decenni, sostenendo che questa misura ridurrà la spesa pubblica e permetterà di destinare fondi ai programmi sociali. Tuttavia, i critici hanno denunciato che tale decisione penalizza le famiglie a basso reddito e le comunità indigene.

 

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La Confederazione delle Nazionalità Indigene dell’Ecuador (CONAIE), la principale organizzazione indigena del Paese, ha proclamato uno sciopero in risposta all’eliminazione dei sussidi, guidando settimane di proteste che hanno visto blocchi stradali e scontri con le forze di polizia. Le autorità hanno dichiarato che «gruppi terroristici» si sarebbero infiltrati nelle manifestazioni, portando alla dichiarazione dello stato di emergenza in dieci province a causa di «gravi disordini interni» durante l’ultimo fine settimana.

 

La CONAIE ha ammesso un coinvolgimento nell’incidente del convoglio, dichiarando su X che «cinque di noi sono stati arrestati arbitrariamente». Tuttavia, l’organizzazione ha negato qualsiasi piano di attentato, accusando invece il governo di «brutali azioni di polizia e militari» contro i manifestanti.

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Politica

Trump contro Greta prigioniera israeliana: «è solo una piantagrane, ha bisogno di vedere un dottore»

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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha schernito l’attivista Greta Thunberg per il suo secondo tentativo fallito di raggiungere Gaza a bordo di una flottiglia di aiuti umanitari, che ha portato alla sua detenzione e successiva espulsione da parte delle autorità israeliane.   La Thunberg si era unita a oltre 400 attivisti nel tentativo di raggiungere l’enclave sotto assedio, ma è stata fermata dalla marina israeliana venerdì. Più di 130 di loro sono stati deportati in Turchia durante il fine settimana, mentre la giovane ambientalista faceva parte di un gruppo espulso in Grecia e Slovacchia lunedì.   Interrogato sull’attivista svedese, Trump ha risposto: «È una piantagrane… Non è più interessata all’ambiente, ora è interessata a questo… Ha bisogno di vedere un medico. Ha un problema di gestione della rabbia», ha dichiarato il presidente della superpotenza atomica ai giornalisti nello Studio Ovale lunedì.   Sabato, altri attivisti e avvocati hanno sostenuto che Thunberg e altri sono stati sottoposti a «torture» e «trattamenti duri» in una prigione nel deserto israeliano dopo il loro arresto. Lo Stato Ebraico ha rigettato le accuse, mentre il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir ha dichiarato di essere «orgoglioso» delle dure condizioni di detenzione degli attivisti.

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La Thunberg e Trump si sono scontrati online per anni, spesso utilizzando le parole dell’uno contro l’altro come controargomentazioni.   Nel 2019, il presidente degli Stati Uniti aveva deriso l’attivista per il suo «problema di gestione della rabbia» dopo che era stata nominata Persona dell’anno dal Time. Thunberg aveva risposto aggiornando la sua biografia su Twitter (ora X) con dicendo che si tratta di un’adolescente che «lavora sul suo problema di gestione della rabbia».   Renovatio 21 ricorda inoltre l’episodio di quando, ad una Assemblea Generale del 2019 (la volta che ringhiò «How dare you…»), in una sala del Palazzo di vetro un’attonita Greta Thunberga fu messa da parte per far passare Donald Trump e la sua scorta.    

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