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Trump accusa l’amministrazione Biden di aver speso 8 milioni di dollari in esperimenti sui «topi transgender»

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Durante il suo discorso al Congresso del 4 marzo Donald Trump ha dichiarato che il team DOGE di Elon Musk ha monitorato gli sprechi di spesa pubblica scoprendo «8 milioni di dollari per aver reso i topi transgender».

 

L’affermazione ha fatto infuriare la stampa mainstream e l’opposizione, con accuse di «transfobia» partite contro il presidente.

 

La CNN ha pubblicato un fact-check martedì sera insistendo sul fatto che Trump aveva fatto «affermazioni false». Tuttavia la stessa emittente è stata presto costretta a verificare il suo fact-check e a pubblicare una modifica per evidenziare l’accuratezza delle dichiarazioni di Trump.

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Il 5 marzo, la Casa Bianca ha pubblicato una dichiarazione intitolata «Sì, Biden ha speso milioni in esperimenti sugli animali transgender». Riferendosi in modo caratteristico ai «perdenti delle fake news alla CNN». Nella nota sono compresi molti dettagli.

 

«Durante l’amministrazione Biden, i National Institutes of Health hanno distribuito milioni di dollari in sovvenzioni finanziate dai contribuenti a istituzioni in tutto il Paese per condurre esperimenti transgender sui topi».

 

«455.000 dollari: “un modello di topo per testare gli effetti della terapia ormonale di affermazione di genere sulle risposte immunitarie indotte dal vaccino contro l’HIV”»

 

«2.500.000 dollari: “Conseguenze riproduttive della somministrazione di ormoni steroidei”». «Questi topi manifestano difetti nell’architettura ovarica e hanno una follicologenesi alterata».

 

«299.940 dollari: “Terapia con testosterone che afferma il genere sul rischio di cancro al seno e sui risultati del trattamento» «Confronteremo l’incidenza e la sopravvivenza specifica del tumore nei topi femmina (intatti) e nei topi femmina ovariectomizzati che ricevono TT con le rispettive controparti che non ricevono TT”».

 

«735.113 dollari: “Effetti mediati dal microbioma della terapia ormonale di affermazione di genere nei topi»

 

«1.200.000 dollari: “Effetti degli androgeni sull’asse neuroendocrino riproduttivo». «L’obiettivo 2 utilizza topi transgenici per testare se gli androgeni di livello maschile che agiscono tramite AR specificatamente nei neuroni kisspeptina sono necessari e/o sufficienti per l’inibizione degli androgeni dei parametri dell’impulso LH in vivo, tra cui la frequenza dell’impulso e il picco di LH indotto dagli estrogeni».

 

«3.100.000 dollari: “Ormoni gonadici come mediatori delle influenze sessuali e di genere nell’asma”». «Studieremo il contributo degli estrogeni ai risultati dell’asma indotto da HDM utilizzando topi gonadectomizzati maschi e femmine trattati con estradiolo».

 

«TOTALE: 8.290.053 dollari.»

 

LifeSite riporta che è stata prestata pochissima attenzione a uno studio recente pubblicato dal Journal of Sexual Medicine da ricercatori dell’Università del Texas. Lo studio ha scoperto che gli individui che si identificano come transgender hanno affrontato un rischio maggiore di problemi di salute mentale e ideazione suicida dopo essersi sottoposti a interventi chirurgici di «cambio di sesso».

 

I ricercatori «Hanno determinato che i tassi di depressione, ansia, ideazione suicida e disturbi da uso di sostanze erano “significativamente più alti” tra coloro che si erano sottoposti a intervento chirurgico, valutati due anni dopo. Gli uomini sottoposti a intervento chirurgico avevano tassi di depressione del 25% rispetto agli uomini senza intervento chirurgico (11,5%). I tassi di ansia in quel gruppo erano del 12,8% rispetto al 2,6%».

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«Le stesse differenze sono state osservate tra le donne, poiché quelle sottoposte a intervento chirurgico avevano tassi di depressione del 22,9% rispetto al 14,6% nel gruppo non chirurgico. Le donne sottoposte a intervento chirurgico avevano anche tassi di ansia del 10,5% rispetto al 7,1% senza intervento chirurgico».

 

«Questa è un’ulteriore prova che le procedure transgender hanno esattamente l’ effetto opposto a quello che gli attivisti transgender affermano: anziché mitigare l’ideazione suicida, in realtà la aumentano» commenta LifeSite.

 

«Dopo aver ritirato i fondi al progetto sui topi transgender, l’amministrazione Trump dovrebbe prendere in considerazione di finanziare un progetto di ricerca in stile Cass Review sugli effetti della cosiddetta “medicina transgender” negli Stati Uniti».

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La prima donna primo ministro del Giappone si oppone al «matrimonio» omosessuale

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La nuova prima ministra giapponese, Sanae Takaichi, prima donna a ricoprire questa carica, si oppone al «matrimonio» omosessuale.   Takaichi, insediatasi martedì, ha espresso durante un dibattito elettorale dello scorso mese la sua contrarietà al «matrimonio» omosessuale, pur definendo «giusta» una relazione omosessuale, secondo il sito di informazione LGBT Them.   Nel 2023, durante una riunione della commissione bilancio del governo, ha descritto la legalizzazione del «matrimonio» omosessuale come una «questione estremamente complessa», citando un articolo della costituzione giapponese che definisce il matrimonio come basato sul «consenso reciproco di entrambi i sessi».   Le posizioni di Takaichi sul «matrimonio» omosessuale, non legale in Giappone, sono in contrasto con l’opinione pubblica del Paese, prevalentemente laica. Un sondaggio Pew del 2023 ha rilevato che circa il 70% dei giapponesi sostiene il «matrimonio» omosessuale, il tasso di approvazione più alto tra i Paesi asiatici analizzati.   Diverse città e località giapponesi emettono «certificati di unione» per le coppie omosessuali. Ad esempio, nel 2015 il distretto di Shibuya a Tokyo ha approvato una normativa che riconosce le coppie omosessuali «come partner equivalenti a quelli sposati per legge».

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Inoltre, l’anno scorso un’Alta corte giapponese ha stabilito che il divieto del codice civile sul «matrimonio» omosessuale viola il principio costituzionale contro la discriminazione basata su «razza, credo, sesso, status sociale o origine familiare». Tuttavia, le Alte corti giapponesi non possono abrogare il divieto, rendendo la sentenza simbolica.   Paradossalmente, nonostante sia la prima donna a capo del governo giapponese, l’amministrazione di Takaichi è stata criticata dalla sinistra come un ostacolo per la «parità di genere» e i «diritti delle minoranze sessuali». L’emittente pubblica americana PBS News l’ha definita «non femminista».   Takaichi sostiene la successione esclusivamente maschile della famiglia imperiale, che ha un ruolo cerimoniale, e si oppone alla possibilità per le coppie sposate di mantenere cognomi separati, sostenendo che ciò potrebbe «minare la struttura sociale basata sulle unità familiari». Tuttavia, non insiste sul fatto che la donna debba adottare il cognome del marito. Curiosamente, il marito di Takaichi, il politico LDP Taku Yamamoto, ha preso il suo cognome quando si sono risposati, per cui ora legalmente si chiama Taky Takaichi   «La nascita della prima donna primo ministro giapponese è storica, ma (Takaichi) rappresenta un’ombra per la parità di genere e i diritti delle minoranze sessuali», ha dichiarato a PBS Soshi Matsuoka, attivista LGBT. «Le opinioni di Takaichi su genere e sessualità sono estremamente conservatrici e potrebbero costituire un grave ostacolo per i diritti, in particolare per le minoranze sessuali».   Il Giappone resta uno dei pochi Paesi sviluppati, insieme a Paesi come Corea del Sud e Repubblica Ceca, a non aver legalizzato il «matrimonio» omosessuale.

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Immagine di 内閣広報室|Cabinet Public Affairs Office via Wikimedia pubblicata su licenza Attribution 4.0 International
   
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Il Parlamento austriaco vieta il linguaggio «inclusivo di genere» nelle sue comunicazioni ufficiali

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Il presidente del Parlamento austriaco ha vietato l’uso del cosiddetto linguaggio «inclusivo di genere» nelle comunicazioni ufficiali dell’organo legislativo.

 

Walter Rosenkranz, presidente del Nationalrat (Consiglio nazionale, la Camera bassa del Parlamento austriaco), ha recentemente annunciato che il Parlamento tornerà a utilizzare la forma maschile generica delle parole o, in alternativa, la forma maschile e femminile insieme, come nell’espressione «Gentili signore e signori» («Sehr geehrte Damen und Herren»).

 

In precedenza, il Parlamento di Vienna aveva adottato una variante ideologica che prevedeva l’inserimento di lettere maiuscole interne, due punti, asterischi o barre all’interno di sostantivi per includere persone di generi diversi, compresi coloro che si identificano come «transgender».

 

Questo adattamento linguistico, promosso da attivisti di sinistra in molte istituzioni austriache e tedesche, è estraneo alla lingua tedesca scritta. L’Associazione per la Lingua Tedesca ha più volte criticato questo linguaggio «inclusivo di genere», definendolo una «lingua ideologica» che «viola le regole ortografiche vigenti» e cerca di «rieducare» i cittadini. I sondaggi indicano che l’80-90% dei tedeschi rifiuta questo linguaggio ideologico.

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«Come istituzione governativa, dobbiamo rispettare le regole stabilite dal Consiglio per l’ortografia tedesca, l’unica istituzione riconosciuta dal governo», ha dichiarato Rosenkranz al quotidiano austriaco Krone. «Nel 2021, il Parlamento ha anche stabilito una base giuridica nel Piano di promozione delle donne. Voglio che le persone si attengano a questo e non inventino una propria lingua. Perché la vera uguaglianza si ottiene attraverso l’istruzione, le pari opportunità e il rispetto, non con i segni di punteggiatura».

 

«Il Parlamento è un luogo di democrazia, non di esperimenti linguistici», ha aggiunto. «Torniamo a una lingua che rispecchia lo spirito della Costituzione austriaca: universalmente comprensibile, oggettiva e inclusiva nel senso più autentico».

 

«Non a caso, il Bundestag tedesco e il Consiglio nazionale svizzero, così come quasi tutti i media stampati, non utilizzano un linguaggio neutro rispetto al genere», ha sottolineato il Presidente del Parlamento.

 

Le linee guida non si applicano ai discorsi tenuti nel Consiglio nazionale né ai testi presentati dai parlamentari, che, in virtù del loro mandato, sono liberi di redigere i propri documenti come preferiscono.

 

Rosenkranz, primo Presidente del Consiglio Nazionale austriaco nominato dal Partito della Libertà (FPÖ) è stato eletto dopo che l’FPÖ è diventato il partito più votato alle elezioni nazionali del 2024. Tuttavia, pur avendo ottenuto il maggior numero di voti, l’FPÖ non fa parte della coalizione di governo, poiché non dispone della maggioranza assoluta necessaria e gli altri partiti hanno rifiutato di allearsi con esso.

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Il transgenderismo è in declino tra i giovani americani: «una moda in declino»

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Un recente rapporto indica un calo nell’identificazione transgender tra i giovani americani, dopo il picco registrato durante l’amministrazione Biden.   Il rapporto, intitolato «The Decline of Trans and Queer Identity among Young Americans», redatto dal professor Eric Kaufmann, analizza i dati di studenti universitari negli Stati Uniti attraverso sette fonti.   I risultati mostrano che l’identificazione transgender è scesa a circa la metà rispetto al massimo raggiunto nel 2023, passando dal 7% al 4%.

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Tra il 2024 e il 2025, meno studenti universitari del primo anno si sono identificati come «trans o queer» rispetto agli studenti dell’ultimo anno, invertendo la tendenza osservata nel 2022-2023.   Anche l’identificazione come «non binario» (né uomo né donna) è diminuita della metà in tre delle cinque fonti di dati dello studio. L’identificazione eterosessuale è in aumento, pur rimanendo inferiore rispetto al 2020, mentre quella gay e lesbica è rimasta stabile.   «Questo suggerisce che la non conformità di genere/sessuale continuerà a diminuire», ha scritto Kaufmann su X, commentando i risultati, definendo l’identità transgender e queer una «moda» ormai in declino.   «Il calo delle persone trans e queer sembra simile allo svanire di una tendenza», ha affermato, sottolineando che tale cambiamento è avvenuto indipendentemente dalle variazioni nelle convinzioni politiche o nell’uso dei social media, ma con un ruolo significativo del miglioramento della salute mentale.   «Gli studenti meno ansiosi e, soprattutto, meno depressi [sono] associati a una minore percentuale di identificazioni trans, queer o bisessuali», ha aggiunto.   Come riportato da Renovatio 21, gennaio, il presidente Trump – che prima di rientrare alla Casa Bianca aveva promesso di fermare la «follia transgender» dal primo giorno della sua presidenza –ha firmato un ordine esecutivo per vietare al governo federale di finanziare o promuovere la transizione di genere nei minori. «Questa pericolosa tendenza sarà una macchia nella storia della nostra nazione e deve finire», ha dichiarato.   Sono seguiti interventi dell’amministrazione Trump contro il reclutamento di trans nell’esercito (nonché la cacciata dei già recluati) e la partecipazione di transessuali maschi alle gare sportive delle donne. «la guerra allo sport femminile è finita» ha dichiarato il presidente americano.

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Secondo il Williams Institute, il 76% delle persone transgender (circa 2,8 milioni) ha meno di 35 anni, di cui il 25% (724.000) è tra i 13 e i 17 anni. Il rapporto evidenzia che la composizione razziale delle persone transgender riflette quella degli Stati Uniti. Circa un terzo si identifica come donna, un terzo come uomo e un terzo come non binario.   Dal 2022, il Williams Institute stima che il numero di persone transgender sia cresciuto da 1,6 milioni a 2,8 milioni, un aumento del 75% in tre anni.   Come riportato da Renovatio 21, due anni fa uno studio dell’ente americano Public Religion Research Institute (PRRI) aveva rivelato che più di un americano su quattro (28%) di età compresa tra 18 e 25 anni, nota come Generazione Z, si è identificato come LGBT.   La «moda» ora può essere finita. Tuttavia, ci chiediamo: quale ne è stato il prezzo?   Quanti ragazzi castrati per sempre? Quante ragazze mutilate dei seni? Quanti adolescenti intossicati di steroidi sintetici? Quante famiglie lacerate e distrutte?

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