Geopolitica
Tensioni tra Iran e Pakistan. Islamabad: «gravi conseguenze» per i missili di Teheran sul Baluchistan
Il governo pakistano ha condannato martedì un presunto attacco missilistico iraniano nella provincia del Balochistan, sostenendo che ha causato vittime civili. Islamabad ha detto che presenterà una protesta a Teheran per «l’azione unilaterale» e la violazione della sua sovranità. Lo riporta RT.
Diversi organi di stampa iraniani hanno riferito martedì sera che missili e droni sono stati lanciati contro il quartier generale di Jaish al-Adl, un gruppo che Teheran ha accusato dell’attacco che ha ucciso una dozzina di poliziotti iraniani a dicembre. Non c’è stata però alcuna dichiarazione ufficiale sull’operazione da parte dell’Iran.
«Il Pakistan condanna fermamente la violazione non provocata del suo spazio aereo da parte dell’Iran e l’attacco all’interno del territorio pakistano che ha provocato la morte di due bambini innocenti e il ferimento di tre ragazze», ha affermato in una nota il ministero degli Esteri di Islamabad, aggiungendo che la violazione della sovranità del Pakistan era «del tutto inaccettabile e può avere gravi conseguenze».
Videos are circulating that this is the place in Balochistan where Iran fired 2 missiles in a targeted attack and killed 2 innocent children,Pakistan needs to retaliate.#ISPR #Iran pic.twitter.com/Upv7ePg5pO
— Matin Khan (@matincantweet) January 17, 2024
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Il terrorismo è una minaccia per tutti i Paesi della regione e richiede un’azione «coordinata» piuttosto che mosse unilaterali che «non sono conformi alle relazioni di buon vicinato e possono seriamente minare la fiducia bilaterale», ha aggiunto il ministero.
L’incaricato d’affari iraniano è stato convocato per ricevere una nota di protesta sulla «palese violazione» della sovranità del Pakistan, mentre un’iniziativa adeguata è stata inviata anche a Teheran, ha detto il Ministero degli Esteri pakistano.
Una serie di esplosioni sono state segnalate martedì notte a Panjgur, città nella provincia pakistana del Baluchistan, vicino al confine iraniano. Secondo i media iraniani, «due roccaforti chiave» di Jaysh al-Adl sono state «distrutte da attacchi di precisione» da parte del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica, cioè i Pasdaran.
Lunedì i Pasdaran avrebbero lanciato missili balistici e droni contro quello che hanno descritto come un quartier generale israeliano nella città di Erbil, nel nord dell’Iraq, così come obiettivi dell’ISIS nella provincia siriana di Idlib.
#Iran launched missile and drone attack on two major Jaish al-Adl terrorist organization headquarters in #Pakistan.#ISPR #IRGCterrorists
Boom Boom ???? in Pakistan ‼️pic.twitter.com/icDCkmD777— Jesvin George (@Jesvinquotes) January 17, 2024
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I Pasdaran hanno promesso di continuare gli attacchi «fino a quando le ultime gocce del sangue dei martiri non saranno vendicate», riferendosi agli attentati del 3 gennaio che hanno ucciso quasi 100 persone nella città iraniana di Kerman, dove migliaia di pellegrini si erano radunati per piangere la scomparsa del generale grande nemico dell’ISIS Qassem Soleimani, assassinato dagli Stati Uniti nel 2020 su pressioni – secondo quanto emerso – degli israeliani.
Il Corpo dei Guardiani della Rivoluzione ha menzionato anche l’attacco del mese scorso a Rask, nel sud-est dell’Iran, in cui i militanti hanno ucciso 11 agenti di polizia iraniani.
Come riportato da Renovatio 21, nelle scorse ore l’Iran ha lanciato missili balistici contro una presunta base dell’ISIS in Siria e una presunta roccaforte del servizio di spionaggio israeliano Mossad in Iraq. Si era pensato dapprima ad un attacco al consolato americano, tuttavia si trattava di obiettivi non americani però situati vicino alla sede diplomatica statunitense.
«In risposta ai recenti crimini dei gruppi terroristici che hanno ingiustamente martirizzato un gruppo di nostri cari compatrioti a Kerman e Rask, abbiamo individuato i luoghi di ritrovo dei comandanti e degli elementi dell’ISIS legati alle recenti operazioni terroristiche nei territori occupati della Siria e li abbiamo distrutti lanciando una serie di missili balistici», ha affermato l’IRGC in una nota.
La tensione tra Iran e Pakistan – che è, rammentiamo, una potenza nucleare – aggiunge una nuova faglia al caos internazionale in corso, che potrebbe sfociare in una tragica Terza Guerra Mondiale dove ogni conflitto viene slatentizzato.
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Immagine screenshot da Twitter
Economia
I mercati argentini salgono dopo la vittoria elettorale di Milei, che ringrazia il presidente Trump
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«Grazie, Presidente Trump, per la fiducia accordata al popolo argentino. Lei è un grande amico della Repubblica Argentina. Le nostre nazioni non avrebbero mai dovuto smettere di essere alleate. I nostri popoli vogliono vivere in libertà. Contate su di me per lottare per la civiltà occidentale, che è riuscita a far uscire dalla povertà oltre il 90% della popolazione mondiale».Gracias Presidente @realDonaldTrump por confiar en el pueblo argentino. Usted es un gran amigo de la República Argentina. Nuestras Naciones nunca debieron dejar de ser aliadas. Nuestros pueblos quieren vivir en libertad. Cuente conmigo para dar la batalla por la civilización… pic.twitter.com/G4APcYIA2i
— Javier Milei (@JMilei) October 27, 2025
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Geopolitica
Sudan, le Forze di Supporto Rapido rivendicano la cattura del quartier generale dell’esercito
Le Forze di Supporto Rapido (RSF), milizia paramilitare sudanese, hanno annunciato di aver assunto il controllo del quartier generale dell’esercito nella città di Al-Fashir, devastata dal conflitto.
La capitale del Darfur settentrionale è sotto assedio da parte delle milizie da oltre un anno, con le Nazioni Unite che denunciano attacchi sistematici contro i civili, inclusi l’uccisione e la mutilazione di oltre 1.000 bambini.
Domenica, un portavoce delle RSF ha dichiarato in un comunicato che il gruppo ha conquistato completamente il comando della Sesta Divisione di Fanteria delle Forze Armate Sudanesi (SAF) dopo «battaglie eroiche caratterizzate da operazioni mirate e assedi strategici».
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«La liberazione… segna una svolta cruciale nelle battaglie condotte dalle nostre valorose forze. Traccia le basi per un nuovo Stato a cui tutti i sudanesi contribuiranno», ha affermato il rappresentante delle RSF.
Si ritiene che il quartier generale della Sesta Divisione di fanteria fosse l’ultima roccaforte dell’esercito nel Darfur, dove i combattimenti tra SAF e RSF infuriano da oltre due anni.
Da quando ha assediato Al-Fashir nell’aprile 2024, le RSF sono state accusate di attacchi indiscriminati contro i civili, con droni e artiglieria. Secondo le Nazioni Unite, circa 260.000 civili, di cui 130.000 bambini, sono intrappolati in condizioni disperate, isolati dagli aiuti umanitari nella città.
Secondo organizzazioni per i diritti umani, all’inizio di questo mese almeno 20 persone sono state uccise in attacchi contro una moschea e l’ospedale saudita, l’ultima struttura medica operativa di Al-Fashir, dopo l’uccisione di circa 100 civili a settembre.
Domenica, Tom Fletcher, coordinatore degli aiuti d’emergenza delle Nazioni Unite, si è detto «profondamente allarmato» dalla situazione ad Al-Fashir, chiedendo un cessate il fuoco immediato in tutto il Sudan. Il Fletcher sottolineato che i combattenti continuano ad avanzare in città, bloccando le vie di fuga e lasciando i civili intrappolati, affamati e terrorizzati.
Il conflitto tra l’esercito e le RSF, scoppiato a Khartoum nell’aprile 2023, ha generato quella che l’ONU considera una delle peggiori crisi umanitarie al mondo.
L’esercito non ha ancora commentato la presunta perdita del quartier generale di Al-Fashir, ma il suo comandante, Abdel Fattah Al-Burhan, ha discusso con l’ambasciatore turco Fatih Yildiz di questioni come gli sforzi per revocare l’assedio alla capitale della regione, secondo una nota ufficiale.
Come riportato da Renovatio 21, il comandante delle Forze di supporto rapido (RSF) paramilitari sudanesi, Mohamed Hamdan Dagalo, ha prestato giuramento come capo di un governo rivale del Sudan.
Come riportato da Renovatio 21, la RSF aveva annunciato un «governo di pace e unità» parallelo ancora lo scorso febbraio.
Le stragi nel Paese non si contano. Due mesi fa si era consumato un orribile massacro a seguito di un attacco aereo ad un mercato. Settimane fa c’era stato un attacco ad un ospedale.
Come riportato da Renovatio 21, a fine 2024 le fazioni rivali sudanesi avevano interrotto i negoziati.
Il conflitto ha casato già 15 mila morti e 33 mila feriti. Le Nazioni Unite hanno descritto la situazione umanitaria in Sudan come una delle crisi più gravi al mondo. Mesi fa la direttrice esecutiva del Programma Alimentare Mondiale (WFP), Cindy McCain, aveva avvertito che la guerra di 11 mesi «rischia di innescare la più grande crisi alimentare del mondo».
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Gli USA sono stati accusati l’estate scorsa di aver sabotato gli sforzi dell’Egitto per portare la pace in Sudan.
Le tensioni in Sudan hanno portato perfino all’attacco all’ambasciata saudita a Karthoum, mentre l’OMS ha parlato di «enorme rischio biologico» riguardo ad un attacco ad un biolaboratorio sudanese.
Come riportato da Renovatio 21, il generale Abdel Fattah al-Burhan, leader de facto e capo dell’esercito della nazione africana dilaniata dalla guerra, due mesi fa è stato oggetto di un tentato assassinio via drone.
Il Paese è stato svuotato dei suoi seminaristi.
La Russia nel frattempo fa ha annunziato l’apertura di una base navale in Sudan.
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Immagine di Coordenação-Geral de Observação da Terra/INPE via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic
Geopolitica
Lavrov: falchi europei minano i negoziati tra Russia e Stati Uniti
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