Alimentazione
Supermercato finanziato da Bill Gates va a fuoco in Olanda
Una rivendita di generi alimentari finanziata dal globalista Bill Gates ha preso fuoco nei Paesi Bassi. Non sono ancora note le cause dell’incendio.
Le fiamme hanno avvolto il supermercato, della catena Picnic, che basa il suo business su internet con l’intenzione di diventare il servizio di consegna di generi alimentari più sostenibile in Europa.
Il video di lunedì sera mostra la struttura per picnic del supermercato online di Almelo, nella parte nordorientale del Paese, che abbrucia tra le fiamme.
BREAKING: A Bill Gates Foundation supermarket in the Netherlands that focuses on new-age foods like plant protein meat has spontaneously caught fire in the middle of the night. https://t.co/363xQ3IVwh pic.twitter.com/IpAgYsrGmA
— Keean Bexte ???????? (@TheRealKeean) July 11, 2022
La catena Picnic utilizza veicoli elettrici e riceve ordini online. Lanciato nel 2015, avrebbe 200 sedi in Olanda, Germania e Francia.
Picnic, che basa l’intero suo modello di business sulla sostenibilità e sugli ordini online consegnati a casa più o meno gratuitamente (come Amazon, diciamo), nel settembre 2021 ha ricevuto un round di finanziamento guidato dal Bill & Melinda Gates Foundation Trust.
Gli agricoltori olandesi in questo momento stanno protestando contro il programma obbligatorio del governo di riduzione delle emissioni di azoto, che significa l’effettiva limitazione dell’allevamento di carne bovina, oltre che la chiusura di numerosissime fattorie.
Come riportato da Renovatio 21, Gates sta impegnando valanghe di danaro anche nella sostituzione del consumo di carne bovina con carne sintetica.
La giovane commentatrice politica Eva Vlaardingerbroek ha dichiarato su Twitter che il fratello del ministro olandese che ha spinto per leggi sul controllo dell’azoto possederebbe effettivamente Picnic (informazione che non siamo stati in grado di verificare), aggiungendo che l’azienda commercializza anche carni a base vegetale.
???????? The Dutch minister who pushed the nitrogen law that grants the government the power to expropriate our farmers’ land has a brother who owns online supermarket @picnic. Guess who invested $600 million in that company? Bill ‘fake meat’ Gates. This is what corruption looks like. pic.twitter.com/qEm0WThTk8
— Eva Vlaardingerbroek (@EvaVlaar) July 5, 2022
Sebbene la causa ufficiale dell’incendio sia ancora sconosciuta, è ampiamente ipotizzato che l’incendio possa essere stato causato da un incendio doloso, con il settimanale Newsweek che afferma che gli agricoltori sospettano che Gates possa aver contribuito alle nuove politiche climatiche radicali.
Come riportato da Renovatio 21, divenendo il più grande proprietario terriero del più grande Paese con terra fertile al mondo (gli USA) e interessandosi con immani finanziamenti all’ingegneria genetica e agli OGM con programmi testati nel Terzo Mondo, Bill Gates è in una buona posizione per produrre un «Grande Reset alimentare».
Il che significa, che oltre che il controllo dei farmaci iniettati nei corpi dell’umanità, Bill Gates può arrivare al controllo della biochimica umana attraverso il cibo.
Immagine screenshot da Twitter
Alimentazione
Un leader agricolo messicano assassinato in seguito allo sciopero nazionale
Bernardo Bravo Manríquez, presidente della principale associazione di agrumicoltori di Michoacán e membro del Fronte Nazionale per il Salvataggio della Campagna Messicana (FNRCM), il gruppo agricolo più attivo del Messico, è stato assassinato la mattina del 20 ottobre.
Bravo, alla guida degli Agrumicoltori della Valle di Apatzingán, aveva partecipato allo sciopero nazionale degli agricoltori del 14 ottobre, organizzato con successo dal FNRCM per sollecitare il governo a introdurre politiche a sostegno dell’agricoltura nazionale, minacciata da speculatori finanziari internazionali e dai loro cartelli.
Gli agrumicoltori avevano guadagnato l’attenzione nazionale gettando in strada circa due tonnellate di lime di alta qualità durante lo sciopero, permettendo alla gente di raccoglierli, per evidenziare che il prezzo pagato ai produttori per ogni chilo di lime è nettamente inferiore al costo di produzione.
Secondo Aristegui News, l’associazione di Bravo ha spiegato la partecipazione allo sciopero con la richiesta di istituire una banca per lo sviluppo agricolo con crediti agevolati e tassi bassi, per rilanciare le campagne. I coltivatori di lime hanno anche proposto concessioni idriche, protezione della filiera produttiva e prezzi equi.
Gli agricoltori hanno chiarito ai legislatori di non volere sussidi, ma misure per affrontare «le cause strutturali» della crisi che colpisce il settore, chiedendo «un solido quadro giuridico che ci protegga da speculazioni e abusi». L’articolo ha inoltre riportato che Bravo, come leader del settore, aveva denunciato estorsioni da parte di gruppi criminali organizzati e l’assenza di sicurezza per i coltivatori di lime.
A febbraio, Bravo aveva segnalato di aver ricevuto minacce, annunciando la chiusura degli uffici amministrativi della sua azienda. Nella dichiarazione rilasciata il giorno del suo assassinio, il FNRCM ha chiesto al governo di indagare sull’omicidio, ma ha anche criticato «l’indifferenza» del governo alle richieste di dialogo, che crea «condizioni di vulnerabilità per i produttori». La dichiarazione ha evidenziato l’esclusione, da parte del Segretario dell’Agricoltura Julio Berdegué, di due leader del FNRCM, Baltazar Valdez Armentía di Sinaloa e Yako Rodríguez di Chihuahua, da un incontro del 17 ottobre con i leader agricoli, nonostante l’approvazione del Ministero del Governo.
Il FNRCM ha avvertito che il governo dovrebbe collaborare con il movimento per «costruire un’alleanza con lo Stato per salvare le campagne e l’economia nazionale». Ha inoltre denunciato le pressioni del governo statunitense e delle sue entità, che cercano di «aggravare la polarizzazione sociale e l’ingovernabilità per giustificare interventi». In questo contesto, il governo non dovrebbe adottare «gesti divisivi e discriminatori contro i produttori nazionali», ha concluso il FNRCM.
È noto che i cartelli della droga abbiano anche interessi agricoli, soprattutto nel campo dell’avocado, frutto divenuto particolarmente popolare negli USA con le ultime generazioni per le sue proprietà nutritizie.
Alimentazione
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Alimentazione
Un terzo dei Paesi è afflitto da prezzi alimentari «anormalmente alti»: rischio di disordini sociali
L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) lancia l’allarme: i prezzi dei prodotti alimentari restano eccezionalmente elevati in tutto il mondo, e in molti Paesi sono aumentati fino a cinque volte rispetto ai livelli medi del decennio scorso. Un’escalation che, secondo l’agenzia delle Nazioni Unite, rischia di alimentare nuovi disordini sociali, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo o politicamente instabili.
«Le condizioni attuali ricordano i periodi che hanno preceduto la Primavera Araba e la crisi alimentare del 2007-2008», si legge nel rapporto diffuso in questi giorni. E il messaggio è chiaro: le turbolenze globali, legate alla sicurezza alimentare, «sono tutt’altro che finite».
Un’analisi di BloombergNEF, basata sui dati FAO, evidenzia come il quadro sia il risultato di una combinazione di fattori: eventi meteorologici estremi, tensioni geopolitiche e politiche monetarie espansive. L’aumento dei prezzi di gasolio e benzina – spinti anche dai conflitti in corso e dalle restrizioni commerciali – ha fatto lievitare i costi di produzione e di trasporto dei beni agricoli.
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A questo si aggiunge il fattore monetario: l’eccessiva stampa di denaro da parte di molte economie avanzate ed emergenti durante e dopo la pandemia ha rappresentato, secondo gli analisti, il principale motore dell’inflazione globale.
Secondo la FAO, nel 2023 il 50% dei Paesi del Nord America e dell’Europa ha registrato prezzi alimentari «anormalmente elevati» rispetto alla media del periodo 2015-2019. L’organizzazione definisce «anormale» un livello di prezzo superiore di almeno una deviazione standard rispetto alla media storica per ciascuna merce e regione, spiega Bloomberg.
La tendenza, tuttavia, non riguarda solo l’Occidente: anche in Asia, Africa e America Latina l’impennata dei prezzi sta riducendo l’accesso ai beni di prima necessità, colpendo le fasce più vulnerabili della popolazione.
La FAO richiama nel suo rapporto due momenti emblematici della storia recente che mostrano il legame diretto tra caro-viveri e instabilità politica.
Un esempio è la cosiddetta «Primavera araba» (2010-2011): il forte aumento dei prezzi del grano e del pane, dovuto alla siccità e ai divieti di esportazione imposti dalla Russia, contribuì a scatenare proteste in Tunisia, Egitto, Libia e Siria. L’inflazione alimentare fu un fattore chiave, che si sommò al malcontento politico e sociale.
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Un ulteriore caso è quello della crisi alimentare del 2007-2008: in quel periodo, i picchi dei prezzi globali dei cereali provocarono rivolte in oltre 30 Paesi, tra cui Haiti, Bangladesh, Egitto e Mozambico, dove i beni di prima necessità divennero inaccessibili per ampie fasce della popolazione.
Gli analisti concordano sul fatto che quando «l’inflazione alimentare supera la crescita del reddito», si innesca una spirale pericolosa che può condurre a crisi sociali e politiche.
Con l’aumento dei costi dei beni di base e la perdita di potere d’acquisto, cresce la pressione sui governi, già provati da crisi energetiche, conflitti regionali e tensioni valutarie.
In breve, il mondo potrebbe trovarsi di fronte a «una nuova stagione di rivolte per il pane».
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