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Politica

Steve Bannon riceve una benedizione da un sacerdote FSSPX prima di entrare in galera

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Un sacerdote cattolico tradizionalista, padre Kevin Robinson della Fraternità San Pio X, è apparso a un comizio per l’ex consigliere di Trump Steve Bannon per impartire una benedizione, pochi istanti prima che l’uomo si consegnasse alle autorità per iniziare a scontare la sua condanna al carcere per essersi rifiutato di conformarsi alla corrotta Commissione Parlamentare riguardo i moti del Campidoglio del 6 gennaio 2021.

 

Bannon si trovava a Danbury, Connecticut, lunedì mattina, per essere poi portato in una prigione federale lì vicino per scontare una pena di quattro mesi per aver sfidato un ordine di comparizione del Congresso nel 2022.

 

Il Bannon aveva tentato più volte di appellarsi alla sentenza in precedenza, invocando il «privilegio presidenziale», ossia l’uso di considerare i rapporti tra il presidente e i loro consiglieri come secretati. Lo stratega della vittoria di Trump nel 2016 era stato quindi trovato «in contempt of Congress», ovvero «in mancanza di ossequio nei confronti del Congresso», e quindi condannato.

 

Vale la pena di ricordare che in altri casi, come in quello dell’ex segretario di Giustizia di Obama Eric Holder – controversa figura appartenente al Partito Democratico – tale «reato» non era mai stato perseguito e men che meno punito.

 

Come riportato da Renovatio 21, con i collaboratori di Trump – nei confronti dei quali le agenzie federali come l’FBI hanno eseguito diecine di raid – le cose vanno molto diversamente: l’ex vice-assistente del presidente Trump Peter Navarro (noto peraltro per le sue posizioni economiche contrarie alla Cina Popolare) sta già scontando in carcere una pena di quattro mesi, la stessa inflitta al Bannon.

 


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Bannon ha iniziato la conferenza stampa dichiarando di essere un «prigioniero politico» di Nancy Pelosi, del procuratore generale Merrick Garland e di Joe Biden, che ha accusato di aver mentito sul COVID e sulle elezioni del 2020. Ha anche osservato di non avere «alcun rimpianto» per essersi rifiutato di testimoniare davanti al comitato del 6 gennaio «completamente illegittimo».

 

Padre Robinson è stato presentato a Bannon dopo che questi ha pronunciato il suo discorso di apertura dalla deputata repubblicana Marjorie Taylor-Green, ex cattolica. Bannon, che è cattolico, ha chiesto a Robinson di «dire qualche parola», al che Robinson ha risposto, «Non sono autorizzato a parlare con i media», ma ha aggiunto «Sono d’accordo con le tue posizioni e pregherò per te. Sono nella casa di ritiro di Sant’Ignazio a 15 minuti di distanza. Ti farò avere tutto ciò di cui hai bisogno».

 

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La Fraternità Sacerdotale San Pio X (FSSPX) gestisce un centro di ritiro di 13 acri nella vicina Ridgefield, Connecticut. Originariamente sede del secondo seminario della Società negli Stati Uniti (il primo ad Armada, Michigan), l’ampio spazio ora ospita ritiri ignaziani di cinque giorni secondo i metodi tradizionali di Sant’Ignazio di Loyola. C’è anche una scuola in loco.

 

Padre Steven Webber, che serve una cappella della messa latina a Philadelphia, è tra gli otto sacerdoti che vivono nella residenza con Robinson, che supervisiona la cappella di Sant’Antonio da Padova a North Caldwell, New Jersey.

 

Bannon ha risposto a Don Robinson dicendo: «Padre, non pregare per me, prega per i nostri nemici. Sono loro che avranno bisogno delle preghiere!». Il sacerdote ha quindi il gruppo nella preghiera di San Michele, riporta LifeSite.

 

Bannon ha continuato a rispondere alle domande dei media, dichiarando che il «movimento MAGA» non andrà da nessuna parte e che altri si faranno avanti per prendere il suo posto. Ha descritto Biden come un «cadavere» e ha detto che la sua recente performance nel dibattito ha ulteriormente messo in luce la sua incompetenza.

 

In un’intervista di pochi giorni con Tucker Carlson il mese scorso, Bannon ha detto che ha intenzione di fare gli Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio di Loyola per aiutarlo a superare il periodo di lontananza. La struttura in cui è stato mandato ospita principalmente criminali dei colletti bianchi.

 

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Al termine del comizio, durato poco meno di 30 minuti, Robinson ha detto a Bannon che voleva impartirgli una benedizione, e Bannon ha chinato il capo in segno di assenso.

 

«Et Benedictio Deo Omnipotentis, Patris, et Filii, et Spiritus Sancti. Descendant super vos et maneat semper», ha proferito padre Robinson in latino: «e possa la benedizione di Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo, scendere su di voi e rimanere con voi per sempre». Il prete ha concluso dicendo: «sono al suo servizio, in qualsiasi momento. Mi chiami».

 

Robinson è australiano ma ha la doppia cittadinanza statunitense. Non è estraneo ai riflettori del pubblico. Durante il COVID, ha avvertito il suo gregge di stare lontano dal vaccino contaminato dall’aborto e ha scritto lettere di esenzione e si è unito alle proteste contro le politiche restrittive. Ha anche eseguito un esorcismo fuori dal palazzo del Campidoglio dello stato del Connecticut.

 

Nel 2020, Robinson ha intentato una causa contro lo stato del New Jersey per le sue politiche draconiane che chiudevano le chiese, decreti che lui si è rifiutato di accettare. È apparso due volte quell’anno nel programma Fox News di Tucker Carlson per discutere dei suoi sforzi.

 

 

Per una succulenta coincidenza, la pena detentiva di Bannon termina venerdì 1 novembre. Le elezioni del 2024 si terranno martedì 5 novembre: in pratica uno dei principali architetti della vittoria di Trump nel 2016 è stato tagliato fuori dagli ultimi mesi di questa campagna elettorale.

 

La popolare giornalista TV Megyn Kelly, che si era scontrata duramente con Bannon nel 2016 accusandolo di aizzare le truppe MAGA contro di lei e la sua famiglia, ha avuto ospite Bannon in un suo recente programma, seppellendo l’ascia e addirittura dicendogli che ha capito non solo di essere d’accordo con quello che diceva riguardo lo stato della politica USA ma pure di essere finita col comprendere e approvare i suoi metodi.

 

 

Pochi giorni prima, la Kelly aveva dichiarato, presente in trasmissione il principe del foro USA Alan Dershowitz, che era giunto il momento di rispondere ai Democratici con la loro stessa medicina, e iniziare, una volta tornato Trump alla Casa Bianca, una campagna di indagini su tutti i papaveri democratici dietro a quella che chiamano lawafare, ossia «guerra giudiziaria», una situazione che in realtà in Italia, dopo il ventennio di tentativi legali e mediatici di abbattere Silvio Berlusconi, comprendiamo bene. La Kelly terminava il discorso dicendo che c’era bisogno di qualcuno che sapesse giocare sporco per portare a casa un’operazione del genere: «riportate in pista Steve Bannon» aveva detto, a poche ore da quando la condanna dell’uomo sarebbe stata confermata.

 

Bannon ha dichiarato a Carlson, e in altre occasioni, che una delle messe tradizionaliste della Virginia dove l’FBI, secondo quanto trapelato e confermato, voleva iniziare la sua operazione di controllo infiltrazione delle Messe in Latino alla cerca di «terroristi domestici» era stata messa in piedi dai suoi genitori negli anni Settanta, raccontando che il padre e la madre andarono in un vicino monastero per trovare un religioso che potesse ancora celebrare in rito antico.

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Politica

I conservatori perdono le elezioni britanniche. Farage pronto a divenire la vera opposizione ai laburisti

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Secondo un exit poll preliminare in uscita pubblicato giovedì sera alla chiusura delle votazioni, si prevede che il partito laburista del Regno Unito otterrà una vittoria schiacciante alle elezioni generali britanniche.   Secondo il sondaggio, il partito laburista otterrà 410 seggi su 650 alla Camera dei Comuni, in aumento rispetto ai 205 precedenti, mentre i conservatori al governo in precedenza si assicureranno 131 seggi, in calo rispetto ai 344 precedenti.   Si prevede che i Liberal Democratici vinceranno 61 seggi, il Reform UK di Nigel Farage 13 e lo Scottish National Party (SNP) 10. I Verdi sono destinati a vincere due seggi e il partito gallese Plaid Cymru quattro.

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Sky News ha descritto il risultato dei conservatori come «il più grande crollo elettorale nella storia elettorale britannica». I risultati ufficiali saranno annunciati più tardi in serata e nel corso della notte.   Il sondaggio in uscita dalle elezioni del 2024 ha coinvolto gli elettori di 133 seggi elettorali selezionati dall’agenzia IPSOS ed è finanziato da diverse società di media britanniche, tra cui Sky e l’emittente statale BBC.   La vittoria schiacciante del partito laburista sembra essere motivata dal risentimento verso i conservatori, che governano come maggioranza dal 2015, e meno dalla fiducia nel leader del partito Keir Starmer.   «È più il disgusto per i Tories che la gioia per ciò che offre il Labour a guidare la politica», ha detto al Guardian Ben Page, il capo dell’agenzia di sondaggi IPSOS. «I punteggi personali di Starmer sono i più bassi che IPSOS abbia mai visto per un leader dell’opposizione che è così avanti nell’intenzione di voto complessiva».   Secondo ISPSOS, rispetto al 2014, sono meno gli elettori che ritengono che il partito laburista sia adatto a governare, abbia una buona squadra di leader o comprenda i problemi del Regno Unito.   Stamattina presto il premier britannico Rishi Sunak ha accettato la sconfitta.   Nigel Farage, capo del partito Reform UK erede del partito brexitista UKIP, ha vinto per la prima volta un seggio al parlamento del Regno Unito, sconfiggendo il suo sfidante conservatore nella circoscrizione di Clacton nell’Essex e promettendo di organizzare una forte opposizione al partito laburista.   Farage ha definito la sua vittoria “il primo passo di qualcosa che vi lascerà tutti sbalorditi», promettendo di trasformare Reform UK nella principale opposizione. L’ex Brexit Party, creato nel 2018, dovrebbe vincere 13 seggi su 650.   «C’è un vuoto enorme nel centro-destra della politica britannica e il mio compito è colmarlo”, ha detto, affermando: “questo è l’inizio della fine del Partito Conservatore”.

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I Tories – cioè il Partito Conservatore –hanno subito la loro peggiore sconfitta elettorale di sempre, assicurandosi solo 131 seggi, secondo i sondaggi in uscita e i primi risultati. Prima che il Primo Ministro Rishi Sunak sciogliesse il parlamento e indisse elezioni generali, il partito al governo deteneva una maggioranza di 344 seggi.   Farage ha dichiarato che il suo partito «ora prenderà di mira i voti del partito laburista», poiché i sondaggi suggerivano che la vittoria schiacciante del centro-sinistra era motivata dal risentimento verso i conservatori, piuttosto che dalla fiducia nel leader del partito Keir Starmer.   “Ciò che è interessante è che non c’è entusiasmo per il Labour, non c’è alcun entusiasmo per Starmer. Infatti, circa metà del voto è semplicemente un voto anti-conservatore», ha detto il Farraggio. «Stiamo venendo a prendere il Labour, non ci sono dubbi».   Farage è stato eurodeputato dal 1999 fino all’uscita del Regno Unito dall’UE nel 2020, ma non era mai stato eletto in precedenza al Parlamento britannico.   Prima delle elezioni, Farage è stato accusato di essere un simpatizzante di Mosca dopo aver attribuito il conflitto ucraino all’espansione della NATO in Europa. Durante un’intervista alla BBC il mese scorso, ha affermato che il blocco atlantico ha di fatto provocato il conflitto in Ucraina.   Come riportato da Renovatio 21, il politico britannico ha subito l’anno scorso un processo di persecuzione bancaria – fenomeno anche conosciuto come «debancarizzazione» – con la chiusura improvvisa ed immotivata dei suoi conti. Per questo, Farage ha messo in guardia riguardo la tirannia della società senza contanti che è di fatto in via di caricamento ovunque per tramite delle monete elettroniche di Stato (CBDC) come l’euro digitale.

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Politica

Presentatore BBC chiede l’assassinio di Trump

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Il presentatore della BBC David Aaronovitch ha chiesto l’«omicidio» dell’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump in un post su X (ex Twitter). Aaronovitch ha poi cancellato il suo messaggio in seguito a una reazione negativa, sostenendo che fosse una «satira».

 

Aaronovitch, la voce dietro il programma ‘The Briefing Room’ dell’emittente statale britannica Radio 4, ha twittato lunedì: “Se fossi Biden mi sbrigherei e farei assassinare Trump perché rappresenta una minaccia per la sicurezza americana”.

Il post era accompagnato dall’hashtag #SCOTUS, a indicare che il commento era stato innescato dalla conferma di lunedì da parte della Corte Suprema degli Stati Uniti secondo cui gli ex presidenti hanno «immunità assoluta» dall’essere perseguiti per le loro azioni ufficiali.

Aaronovitch è stato costretto a cancellare il post dopo una reazione negativa online e ha affermato in un messaggio successivo di essere stato accusato di incitamento alla violenza da «un gruppo di estrema destra». Il presentatore ha insistito sul fatto che il suo tweet era «chiaramente una satira».

 


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Lunedì, la corte suprema degli Stati Uniti ha stabilito che, in base al «nostro sistema di poteri separati, il Presidente non può essere perseguito per aver esercitato i suoi principali poteri costituzionali e ha diritto almeno all’immunità presuntiva dall’azione penale per i suoi atti ufficiali».

 

In un’intervista con Fox News Digital, Trump ha elogiato il verdetto sull’immunità presidenziale come una «grande vittoria per la nostra Costituzione e per la democrazia».

 

Il presidente Biden ha attaccato la sentenza della Corte Suprema, esortando i cittadini a «dissentire» contro il verdetto.

 

I procuratori federali degli Stati Uniti hanno incriminato Trump con quattro capi d’imputazione penali relativi alle elezioni presidenziali del 2020, sostenendo che avrebbe «cospirato» per ribaltare i risultati.

 

Il verdetto della Corte Suprema concede comunque ai tribunali inferiori il diritto di tenere udienze probatorie per determinare se le azioni siano ufficiali o non ufficiali. Gli atti non ufficiali del presidente non sono coperti dall’immunità dall’azione penale.

 

Trump ha ripetutamente definito il suo procedimento penale motivato da ragioni politiche, descrivendolo come una «caccia alle streghe» lanciata da Biden e dalla sua amministrazione.

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Bioetica

La destra italiana vuole davvero punire l’utero in affitto?

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La proposta di legge che trasforma la pratica della maternità surrogata – eufemismo orwelliano, assieme a «gestazione per altri» (GPA) dell’utero in affitto – in un «reato universale» è stata approvata dalla Commissione al Senato poche ora fa. La maggioranza, che pare aver ritrovato compattezza, celebra questa decisione con entusiasmo.   «L’Italia si conferma una nazione all’avanguardia sul fronte dei diritti, contro le nuove forme di sfruttamento delle donne e dell’infanzia» ha tripudiato il ministro della Famiglia Eugenia Roccella.   Finalmente «introdotto il diniego ad una pratica indegna, che trasforma il corpo delle donne e la procreazione di bambini in merce da vendere al miglior offerente. Tutto questo è oltremodo abominevole» ha dichiarato l’onorevole fiddina Augusta Montaruli.   Verrebbe da dire che tratta di uno dei primi risultati «di destra» visibili di un governo della Meloni, che tra asservimento al massacro NATO, occhi dolci ai moderati di Bruxelles e sbarchi clandestini mai fermati, ben poco aveva fatto per attuare il programma di un partito che da qualche parte nel logo ha ancora la fiamma tricolore.

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L’opposizione, al solito, schiuma pavlovianamente di rabbia, promettendo di andare in piazza, etc. Come sempre, con evidenza, non hanno idea di cosa sta succedendo nemmeno quando è chiaro che le cose stanno andando nella loro direzione, ammesso pure che essi sappiano quale che sia.   Il festone a destra è in realtà un paravento, perché una crepa inquietante si era aperta martedì. La Lega infatti aveva proposto sanzioni importanti contro l’utero in affitto, riportate dai giornaloni, più o meno scandalizzati, come «10 anni di carcere e milioni di multa».   Molte testate mainstream riportano la notizia come «l’utero in affitto è reato». C’è da stropicciarsi gli occhi. Prima non lo era?   Sì, lo era, e sempre con anni di carcere e milioni di euro di multa. Tuttavia i professionisti dell’informazione (e i blogger e pro-vita professionali abbaianti al seguito) lo ignorano, o fanno finta di non saperlo per tirare qualche coriandolo all’imperatrice Giorgia.   Fatto sta che l’emendamento della Lega, che prevedeva l’inasprimento della pena e la punibilità dei pubblici ufficiali che registrano i bambini nati via utero in affitto, è stato bocciato in Commissione Giustizia. A votarci contro, i senatori di FdI e di Forza Italia, assieme, ovviamente, all’intero arco dell’opposizione. A favore quindi erano risultati solo due senatori della Lega, che aveva preso la decisione di non togliere la protesta e lasciarla al voto, anche se il relatore e il governo avevano espresso parere contrario.   Fateci capire: il centrodestra al potere ora si bea del fatto che l’Italia sarebbe il primo Paese al mondo a dotarsi del «reato universale» per la surrogata – chiamata disumana ed equiparata al traffico di esseri umani oltre che ad un oltraggio alla maternità e alla donna in sé – ma al contempo rifiuta pene severe (nemmeno troppo) per i perpetratori?   Proprio così. Le motivazioni per cui FI e FdI (quest’ultimo un partito dell’ordine, sulla carta) hanno votato contro l’emendamento che produceva la dura lex, – quante coppie gay, o eterosessuali FIVET, scambierebbero la voglia matta di dotarsi anche di un bambino con dieci anni di carcere? – non sono chiare.   Sul giornale dei vescovi Avvenire leggiamo che «dai partiti di opposizione i rilievi – anche molto severi – sono rivolti contro un provvedimento che l’emendamento della Lega avrebbe allontanato ancora di più da un possibile consenso almeno di principio sulla necessità di fermare il lucroso commercio globale di mamme e bambini».   Cioè, era una mano tesa all’opposizione? Ammettiamo di non comprendere bene cosa stiano dicendo, ma vi è infilata anche un notevole ragionamento piazzato in un virgolettato del capogruppo della Lega Massimiliano Romeo, il quale ha «sdrammatizzato le frizioni» dicendo che «in sintesi, più si rafforza il reato, inserendolo nel Codice penale, più aumenta la possibilità che ci sia una moratoria a livello internazionale».   C’est-à-dire, se fai una legge che ritieni giusta, deve andarci piano perché poi qualche organo transnazionale ti dice qualcosa? Il senatore Romeo sta dicendo questo?   I nostri legislatori hanno paura delle «moratorie internazionali»? La sovranità del popolo italiano finisce dove iniziano le rimostranze di UE, ONU, OMS, etc.?   Il tema della sovranità devastata era apparso chiaro anche in un altro frangente del tema riproduttivo, peraltro intimamente connesso all’utero in affitto: l’aborto.   Ricordate il discorso di Giorgia Meloni durante l’insediamento? I discorsi fatti fare prima ancora dai famigli? I discorsi dei suoi ministri e dei suoi candidati pro-vita? La 194 non si tocca. L’assassinio di milioni di italiani (e non solo!) ancora nel grembo materno rimane una componente fondamentale dello Stato italiano, anche quando al governo ci va un partito che è discendente da partiti che per decenni e decenni hanno avversato il feticidio.   Renovatio 21 ha definito il fenomeno come «inchino a Moloch»: chi arriva al potere, deve annunciare subito che il sacrifizio degli innocenti continuerà. Lo stesso fenomeno avviene, abbiamo notato, negli USA, dove la prima cosa che fanno i presidenti democratici è occuparsi della Mexico City Policy, ossia la legge che previene l’amministrazione dal finanziare gli aborti all’estero.

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Ora è chiaro che non voler punire davvero l’utero in affitto – che prostituisce la donna, mercifica il bambino, produce e uccide quantità di embrioni in provetta, e apre decisamente all’eugenetica (le «donatrici» dell’ovulo e le surrogate si possono scegliere da cataloghi, così come, in caso, i «donatori» di spermatozoi) – testimonia che la direzione non cambierà affatto.   Andiamo verso la riproduzione artificiale totalizzante, con non solo uteri in affitto, ma ectogenesi (cioè uteri artificiali), e non solo bambini in provetta, ma esseri prodotti con la gametogenesi (che permette a due omosessuali di divenire «padre» e «madre» genetici, e alle donne di divenire «padri»), raffinati con la bioingegneria CRISPR o con le tecniche che la soppianteranno.   Il destino del mondo, qualcuno ha programmato, è questo: il transumanismo sessuale, la riprogenetica come unica forma di procreazione, con buona pace del sesso, lasciato solo come strumento di intrattenimento (magari tramite perversioni sempre più inimmaginabili, e consentite).   Del resto, la politica si è mai veramente occupata della cosa?   Rammentiamo che uno dei Paesi che il nostro governo ama di più, al punto da finanziarlo ed armarlo, costituisce la principale centrale di utero in affitto, anche durante la guerra: l’Ucraina per anni ha fornito bambini surrogati alle coppie italiane. È mai stata presa un’iniziativa politica riguardo al fenomeno?   Più di dieci anni fa parlai con personale dell’ambasciata di Kiev. Mi dissero che i casi sospetti venivano sistematicamente segnalati alle procure della Repubblica competenti. Parlavano di diversi casi al mese.   In Ucraina l’utero in affitto è una realtà organizzata in business enormi, che non si ferma nemmeno sotto i missili russi. Su Renovatio 21 abbiamo scritto delle dichiarazioni di uno dei boss della filiera, Albert Tochilovsky, che già qualche anno fa preconizzava che per l’ectogenesi, cioè l’utero artificiale, è questione di pochi anni. Lui ha capito esattamente dove sta andando il mondo. I cataloghi di ragazze ucraine, bionde e sorridenti con le didascalie dove dicono di amare lo sport e l’università, saranno da cestinare a breve.   Quante coppie italiane che hanno affittato l’utero di una ragazza ucraina sono state, infine, perseguite? Non lo sappiamo. Alla stampa arrivano solo casi estremi, come quelli in cui la coppia è formata da anziani.   Al contempo, va ricordato che la politica possiede un ulteriore, più intimo, buco nero rispetto alla surrogata.   Quanti politici, gay o meno che siano, hanno un bambino prodotto con la surrogata? Ci sono esempi lampanti, autodichiarati. Qualcuno dice che sarebbe da vedere se i bimbi sono stati prodotti in alcuni Paesi rispetto ad altri forse per le leggi che consentono la selezione dell’ovocita, cioè della genetica del bambino. Scegliere l’ovulo significa guardare questi elenchi fotografici di belle ragazze, dove non mancano mai, ovviamente, le bionde (così come nei cataloghi dei donatori maschi primeggia la Danimarca, regina dell’export, oltre che dei mattoncini lego e dell’Ozempic, dello sperma).   Decidere a tavolino i tratti genetici di proprio figli si chiama, in una parola, eugenetica. Che poi coppie LGBT possano finire a volere un bambino biondo dolicocefalo come da ideale hitleriano è qualcosa che può sorprendere molti, certo non i lettori di Renovatio 21.

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Ora, la domanda da porre, in termini istituzionali, è un’altra: come mai nessuna di queste coppie, anche famose, è stata davvero arrestata e processata?   Perché, per tornare allo stupore cretino di giornali e politici nei confronti dell’emendamento «draconiano» della Lega, una legge contro l’utero in affitto esiste già.   Si chiama legge 40/2004, quella contro cui nel 2005 le forze gosciste chiesero un referendum, che perdettero, per la gioia del cardinale Ruini, che la considera una delle grandi vittorie della sua carriera.   Riteniamo che la legge 40 sia profondamente iniqua. Non solo: essa è alla base dell’uccisione di un numero di embrioni perfino superiore, annualmente, a quello degli aborti, che sono oramai solo uno specchietto per le allodole per il ritardo cattolico. La legge 40, pensata e sostenuta da personaggi di origine democristiana ed appoggiata dalla CEI, è stata costruita con una serie di debolezze (il numero di embrioni da produrre ed impiantare, la contraddizione con la 194) che sembrano poste lì come bombe a tempo pronte a detonare in sentenze di tribunali, cassazioni e consulte.   La legge 40, è il nostro giudizio, ha costituito un passo deciso verso l’accettazione dei bambini artificiali – cioè del transumanismo – da parte dei cattolici. Il risultato è visibile più che mai ora nei convegni della Pontificia Accademia per la Vita sotto monsignor Paglia, che paiono aprire sempre più alla riproduzione artificiale totale. La foto del papa con i primi quattro figli di Elon Musk, tutti fatti in botte provetta (qualcuno dei più recenti pure con la surrogata), abbiamo rilevato, dice la medesima cosa. La neochiesa accetta la riprogenetica…   Tuttavia, la malvagia legge 40, a leggerla, contiene punti decisamente chiari riguardo all’utero in affitto. Articolo 12, comma 6: «chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro».   Quindi, il reato c’era già? Sì. Eccome.   Quindi, gli anni di carcere, i milioni di euro di multa, c’erano già? Sì. Eccome.   Quindi, perché in questi 20 anni dalla legge, non abbiamo mai sentito di un grande nome, di quelli che sbandierano l’utero in affitto come diritto e che ora sarebbero dunque tacciabili di «reato universale», andare in galera? Perché non sono state perseguite associazioni e realtà di altro tipo che promuovevano l’utero in affitto?   Quindi, tutti coloro che gridavano e gridano ancora oggi – sui giornali, sui social, in Parlamento – la meraviglia umana della «gestazione per altri», incorrono nel reato di istigazione a delinquere? Art. 414 del vigente codice penale italiano: «chiunque pubblicamente istiga a commettere uno o più reati è punito, per il solo fatto dell’istigazione».   Non siamo giuristi, non siamo giudici, non siamo poliziotti. Ci chiediamo addirittura se sia lecito fare questa domanda, o se non sia essa stessa considerabile fuori da quella che recentemente è stata definita dal presidente della Corte Costituzionale come «Costituzione materiale»: una legge che non è scritta da nessuna parte, ma che domina la società, perché quella è la percezione diffusa, quello è il senso delle cose.   È forse possibile dire che l’eutanasia, non ancora pienamente legalizzata in Italia, costituisca, «Costituzione materiale». L’utero in affitto lo è? È per questo che sembra non venire perseguito? È per questo che i partiti della destra moderna evitano di volerlo punire sul serio?   Ecco di fronte alla vera riflessione da fare: uno Stato senza morale, retto da partiti «post-bioetici» se non «post-etici» (definiamoli così) tout court, scivola giocoforza verso la Necrocultura più pura, e dunque nella violenza più crudele e devastante.   Lo Stato moderno – che è amorale per programma – non può che trasformarsi, sempre meno gradualmente, in una definitiva macchina per la degradazione umana e per la morte.   Lo avevamo già scritto in occasione di quanto fatto dal presente governo riguardo ai vaccini: uno Stato senza principio, non può che finire per ferirvi ed uccidervi.   Sì, lo stato non vi protegge, fa il contrario. Tutto si è rovesciato. Il rovescio della libertà è l’obbligo. Il rovescio del diritto è la sottomissione. E il rovescio del cittadino è lo schiavo.   Siamo schiavi dello Stato della morte e della sua cultura. Credete che vi potevano, quindi, risparmiare l’utero in affitto combattendolo davvero?   Roberto Dal Bosco

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