Animali
Startup presenta videogioco per cani
Una startup britannica chiamata Joipaw sta sviluppando un nuovo tipo di videogioco, i cui utenti non saranno però esseri umani, ma cani. Lo riporta la testa americana Axios.
Secondo il cofondatore dell’azienda, Dersim Avdar, la tecnologia implementata da Joipaw ha lo scopo di mantenere, o addirittura migliorare, le capacità cognitive di Fido mentre invecchia.
Più che di un gioco, si tratterebbe quindi anche una macchina per l’allenamento della mente canina. I quadrupedi vengono quindi messi davanti a un gioco cognitivamente coinvolgente cercando di colpire una talpa semplicemente premendo il muso su uno speciale touchscreen anti-saliva.
Il videogiuoco diventa via via più arduo mentre un tracker indossabile misura i progressi della bestiola.
«Il nostro obiettivo è semplice: aiutare ogni cane del pianeta a vivere una vita più lunga, più felice e più sana», si legge sul sito web dell’azienda. «Lo facciamo trasformando gli allenamenti fisici e mentali quotidiani in uno stile di vita sostenibile con la nostra console, i giochi e il tracker indossabile».
L’Avdar ha assicurato ad Axios che il videogame cinofilo non intende sostituire il tempo di gioco nella vita reale tra umani e le creature pelose, però ha anche detto di essere stato inizialmente ispirato dal suo cucciolo particolarmente attivo, che lui e sua moglie hanno scoperto di non essere in grado di prestare un’attenzione adeguata a causa del loro stile di vita. Viene da pensare che dopo i genitori che parcheggiano i figli davanti alla Playstation, abbiamo le coppie senza figli che potrebbero far lo stesso con i cani, grazie ai videogames cinici (dal greco kynikos, da kyon, il cane: i cinici erano infatti un gruppo di antichi filosofi greci che si comportavano come cagnazzi, tipo orinando nella pubblica piazza senza vergogna, appunto cinicamente).
Mentre la ricerca – come Avdar è stato attento a far notare nell’intervista – supporta la tesi secondo cui l’interazione animale-computer può offrire benefici cognitivi, la connessione uomo-animale tecnologicamente mediata può risultare un terreno nuovo e con possibili conseguenze future.
Non tutto, però, è così automatico. Gli sviluppatori del videogame per razze canine sono stati costretti a mettere del burro di arachidi sullo schermo per attirare l’attenzione dei cuccioli testati dalla startup cinovideoludica.
Per la verità gli animali non sono nuovi a questo tipo di «esperimenti multimediali», specie da quando in circolazione c’è la controversa azienda di impianti di chip cerebrali Neuralink di Elon Musk. In un video caricato su YouTube, il team di ricercatori Neuralink mostra una scimmia che gioca a un semplice videogioco usando un joystick.
Una ricompensa, sotto forma di un sorso di frullato di banana, gli viene poi consegnata attraverso una cannuccia di metallo ogni volta che la scimmia completa un compito nel gioco. Più avanti nel video, il team disconnette completamente il joystick. Due impianti Neuralink, impiantati per la prima volta sei settimane prima nel cervello della scimmia, consentono al macaco di assumere il controllo completo del videogioco utilizzando solo l’interfaccia cervello-computer.
Come riportato da Renovatio 21, l’anno scorso un neuroscienziato ungherese, tramite un ingegnoso accrocchio, ha insegnato ad un topo a giocare al celeberrimo videogiuoco sparattutto Doom.
Nel corso del 2022 è emerso come ricercatori sono riusciti ad insegnare perfino a piccoli ammassi di cellule celebrali umane in vitro a giuocare a Pong.
Animali
Fiume infestato dai coccodrilli pronto per le Olimpiadi in Australia
Gli organizzatori delle Olimpiadi hanno scelto il fiume Fitzroy, noto per la presenza di coccodrilli, come sede per le competizioni di canottaggio e canoa ai Giochi di Brisbane 2032, in Australia. Lo riporta la stampa locale.
Situato a circa 600 km a nord di Brisbane, il fiume è stato selezionato a marzo come sede olimpica, ma ha ricevuto critiche da organizzazioni nazionali e internazionali per non rispettare gli standard tecnici. Oltre alla popolazione dei letali loricati, il fiume è caratterizzato da forti maree.
Martedì, però, il deputato del Queensland Matt Canavan ha dichiarato ai media che il fiume ha superato i test preliminari condotti dalla Games Independent Infrastructure and Coordination Authority (GIICA).
«Abbiamo ricevuto l’approvazione per il canottaggio nel 2032. Tutti i dati sono disponibili e non ci sono più impedimenti per ospitare gli eventi di canottaggio qui», ha affermato Canavan.
Il funzionario ha respinto le preoccupazioni sulla sicurezza, sottolineando che i nuovi dati dimostrano che il corso d’acqua è «piatto come una tavola».
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«Se Gesù Cristo tornasse al mondo, questo sarebbe un posto ideale per lui, perché è abbastanza pianeggiante da poterci camminare sopra», ha aggiunto blasfemamente. Il fiume Fitzroy è un habitat naturale per i coccodrilli marini, con avvistamenti di esemplari lunghi fino a quattro metri vicino a un golf club locale situato nell’area di gara olimpica e paralimpica. Tuttavia, il fiume è già utilizzato per il canottaggio da scuole, un club locale e per allenamenti di alto livello.
Sarah Black, presidente del Rockhampton Fitzroy Rowing Club, ha assicurato che le strutture saranno pronte per ospitare una regata olimpica prima del 2032. Black ha evidenziato l’esistenza di protocolli per segnalare gli avvistamenti di coccodrilli, sottolineando che la convivenza con questi animali è parte della vita locale.
Brisbane ha ottenuto l’assegnazione delle Olimpiadi estive del 2032 nel luglio 2021, diventando la terza città australiana a ospitare i Giochi, dopo Melbourne nel 1956 e Sydney nel 2000.
Come riportato da Renovatio 21, gli olimpionici del nuoto erano già stati umiliati a Parigi quando furono costretti a nuotare nella Senna infestata dalle feci. Vari atleti, dopo la nuotata nel fiume fecale, furono ricoverati in ospedale.
Un triatleta vomitatore ripreso in mondovisione, il canadese Tyler Mislawchuk, una volta terminata la gara segnando un tempo di 1:44:25, si è immediatamente gettato a terra e iniziato a vomitare copiosamente. «Ci ho provato, non ho rimpianti: ho vomitato 10 volte. Non sono venuto qui per arrivare tra i primi 10, ma ho dato tutto quello che avevo», ha detto con amarezza e acidità di stomaco l’olimpico del rigetto.
Canadian Olympic athlete vomits 🤮 after swimming in the contaminated waters of the Seine River.
Despite France spending €1 billion on a cleanup operation before the Paris Olympics.
“Did I vomit once? No, I vomited 10 times, the last four kilometers were brutal, and I started… pic.twitter.com/Y6hC1IjQKZ
— Juan Torres (@juanpodcast1) August 1, 2024
«Mentre nuotavo sotto il ponte, ho sentito e visto cose a cui non dovremmo pensare troppo», ha detto Jolien Vermeylen, triatleta che si è classificata 24ª, aggiungendo che le acque non avevano esattamente il sapore di «Coca-Cola o Sprite». Tra le cose che ha veduto è possibile ipotizzare non vi fossero coccodrilli, tuttavia grandi toponi forse sì.
Renovatio 21 ha teorizzato una volonta precipua, di natura esoterico-giacobina, nella persecuzione fisica degli atleti: è il caso di parlare di vero sadismo della Francia repubblicana, che ha tra i suoi eroi, del resto, il marchese De Sade – il quale nelle 120 giornate di Sodoma descrive apppunto la tortura di masse di giovani…
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Animali
Grave crisi nel mondo degli avvoltoi, il Sudafrica si dispera. Mentre continua la violenza razzista contro i bianchi
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Animali
Il Canada vuole eutanasia di massa anche per gli struzzi
Una controversia legata alla gestione di un focolaio di influenza aviaria ha attirato l’attenzione dell’opinione pubblica canadese. Tutto ha avuto inizio nel 2024, quando i proprietari di un’azienda agricola a conduzione familiare nella Columbia Britannica hanno rilevato sintomi compatibili con l’influenza aviaria in alcuni struzzi del loro allevamento. La malattia si è diffusa rapidamente tra gli uccelli, causando la morte di 69 esemplari nel giro di un mese.
Gli struzzi rimasti, tuttavia, non hanno mostrato segni di malattia nei mesi successivi, suggerendo lo sviluppo di una possibile immunità naturale. Nonostante ciò, l’Agenzia canadese per l’ispezione alimentare (CFIA) ha disposto l’abbattimento dell’intero stormo sopravvissuto, considerandolo un rischio per la salute pubblica e per l’industria avicola nazionale.
La decisione ha suscitato una forte reazione da parte della famiglia proprietaria dell’allevamento, che da mesi si oppone al provvedimento attraverso vie legali e mediatiche. La vicenda ha avuto un nuovo sviluppo lo scorso mercoledì, quando la Corte Suprema del Canada ha concesso una sospensione temporanea dell’abbattimento, bloccando l’operazione in attesa di ulteriori decisioni giudiziarie.
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Nonostante la sospensione, gli agenti della CFIA – coadiuvati da oltre 100 agenti di polizia – continuano a presidiare la proprietà, impedendo ogni accesso non autorizzato agli animali. Secondo i proprietari, l’agenzia ha anche vietato loro di effettuare test diagnostici indipendenti sugli uccelli sopravvissuti, con la minaccia di sanzioni che includono multe fino a 200.000 dollari e pene detentive fino a sei mesi per ogni esemplare testato senza autorizzazione.
La CFIA sostiene che la presenza degli struzzi costituisca ancora una minaccia biologica. Tuttavia, alcuni osservatori hanno sollevato dubbi sulle modalità di gestione della situazione. In particolare, è stato segnalato che, nei giorni iniziali dell’intervento, alcuni operatori dell’agenzia sarebbero entrati nell’area senza adeguati dispositivi di protezione individuale, adottando misure di sicurezza più rigorose solo successivamente. Anche le forze dell’ordine, secondo quanto riferito, non avrebbero utilizzato equipaggiamenti protettivi durante le operazioni di sorveglianza.
La famiglia proprietaria della fattoria, denuncia quella che definisce una violazione dei propri diritti. La figlia dei titolari, ha dichiarato: «Non si tratta solo dei nostri struzzi. È una questione più ampia che riguarda i diritti degli agricoltori e la libertà di gestire le proprie terre».
Il caso ha acceso un dibattito pubblico sull’equilibrio tra misure di biosicurezza e diritti individuali, sollevando interrogativi sulla proporzionalità dell’intervento governativo e sulla trasparenza delle valutazioni scientifiche alla base delle decisioni.
Rimane il fatto che il Canada, anche per i grandi pennuti, è capitale dell’eutanasia di Stato che si dirige verso l’eliminazione dei bambini autistici (anche senza consenso dei genitori), dei malati mentali in genere, dei disabili, dei depressi da lockdown, degli angosciati, dei poveri – etc. Con contorno di record per le predazioni di organi.
Due anni fa il Canada registrò che una persona su 25 moriva per MAiD, il nome della pubblica eutanasia canadese.
Come riportato da Renovatio 21, un altro caso di eutanasia animale sconvolse gli USA, forse spostando anche qualche voto delle presidenziali: quello dello scoiattolo Peanut, strappato dalle amorevoli braccia del suo addestratore ed eutanatizzato dalle autorità statunitensi.
Perché per il malvagio squirrello che invece terrorizza la California, al momento, non è richiesta la morte di Stato?
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Immagine di Mostafameraji via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
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