Persecuzioni
Spari e attacchi contro le scuole cristiane a Nazareth

Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Spari contro la scuola e il convento delle francescane, raid di uomini mascherati all’istituto delle salesiane con richiesta di convertirsi. Ieri interrotta la messa con la richiesta di recitare il Corano. Per l’ex vicario «positiva» la netta condanna di imam e leader islamici della città. Il clima di forte tensione attorno alla riforma della giustizia «ampio e preoccupante».
Un clima di tensione «che ha sorpreso tutti, anche gli stessi musulmani» e che rappresenta una “novità”. Così l’ex vicario patriarcale di Gerusalemme dei Latini mons. Giacinto-Boulos Marcuzzo, ancora oggi residente nella città santa e attivo nella pastorale, commenta gli ultimi episodi di violenza e intolleranza anti-cristiana che si sono consumati a Nazareth.
«Prima – racconta ad AsiaNews – gli spari contro la scuola delle suore francescane, poi il raid dalle suore salesiane con il saluto “Ramadan Kareem” e l’esortazione a diventare musulmani. L’ultimo ieri mattina, quando si sono presentati in una chiesa durante la messa e al vice parroco, un sacerdote maronita, hanno chiesto di recitare il Corano». Al rifiuto opposto dal sacerdote, il giovane «si è messo a pregare» fino all’arrivo di un gruppo di persone che «lo hanno convinto a desistere e ad andarsene» per evitare di generare ulteriore tensione.
Tre episodi in pochi giorni contro i cristiani nella città di Gesù, che è anche – come spiega mons. Marcuzzo – il più importante centro «del mondo musulmano e arabo in Israele». Di questi, due hanno coinvolto istituti educativi ed è per questo che il segretariato generale delle scuole cristiane in Israele ha indetto per oggi uno sciopero generale di tutti gli istituti di Nazareth.
Per domani sono previste «attività educative speciali» con approfondimenti sul tema della violenza confessionale e i modi per contrastare il fondamentalismo nella società. Il 29 marzo la Salzian Sisters School terrà una conferenza stampa intitolata «No alla violenza», mentre i vescovi il giorno stesso «pubblicheranno una nota ufficiale – anticipa il prelato – sulle recenti violenze».
Il primo attacco risale al 16 marzo, quando verso le 18.30 alcuni individui hanno esploso colpi di pistola in direzione della scuola e del convento delle suore francescane. Un gesto considerato un «pericoloso precedente», perché per la prima volta prende di mira una istituzione educativa cristiana in Israele, finora risparmiate.
Il secondo è avvenuto il 24 marzo e ha coinvolto l’istituto e la casa delle suore salesiane, attaccata da persone mascherate in un raid di chiara matrice confessionale. Le religiose raccontano che, dopo aver aperto il cancello, si sono trovate davanti persone con il volto coperto da maschere nere che intimavano di convertirsi all’islam in questo «mese sacro di Ramadan». A compiere l’assalto sarebbero stati almeno cinque giovani, poi fuggiti all’arrivo della guardia.
Gli assalti giungono in un clima di profonda tensione, a partire dall’ondata di proteste in Israele attorno alla controversa riforma della giustizia. A questa si somma lo scontro fra israeliani e palestinesi in Cisgiordania e Gaza, alimentato da gesti provocatori come la camminata di Itamar Ben-Gvir alla Spianata delle moschee, che rischia di trasformarsi in una nuova intifada e ha già causato un numero record di vittime.
Vi sono poi gli attacchi contro luoghi di culto e centri cristiani per mano di estremisti ebraici: l’ultimo episodio il 19 marzo alla Tomba di Maria, preceduta dal raid ai primi di febbraio contro la Chiesa della Flagellazione, mentre a inizio anno gruppi estremisti avevano profanato un cimitero sul Monte Sion e prima ancora colpito altri obiettivi fra i quali una chiesa nei pressi del Cenacolo, la stessa basilica di Nazareth ed edifici cattolici e greco-ortodossi.
«In riferimento agli episodi di intolleranza a Nazareth di questi giorni – sottolinea mons. Marcuzzo – è importante la presa di posizione di due autorevoli imam della città, capi delle moschee, che hanno condannato con forza questi gesti. Si tratta – prosegue – perlopiù di giovani, forse animati da troppo slancio, che in occasione del Ramadan [il mese di digiuno e preghiera islamico] vogliono compire gesti di… “zelo apostolico”, persone che vogliono farsi notare in un clima particolare legato al mese sacro».
«Oggi scioperano le scuole e domani ci saranno seminari e momenti di riflessione negli istituti – spiega l’ex vicario – ma come Chiesa e leader cristiani vogliamo cercare di calmare la situazione, senza fare polemiche. Il vero nodo – conclude – è che questi episodi si inseriscono in un quadro più ampio e preoccupante che si respira in Israele, un’escalation di tensione che ha sorpreso per la rapidità con cui si sta consumando e che, almeno per ora, non ha causato vittime. La preoccupazione, però, resta».
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Immagine di Zairon via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0)
Persecuzioni
Cristiani siriani in pericolo: l’ECLJ allerta l’ONU

Il 4 agosto 2025, il Centro Europeo per il Diritto e la Giustizia (ECLJ) ha presentato una dichiarazione scritta al Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite sulla drammatica situazione dei cristiani siriani dopo la presa del potere da parte dell’ex jihadista Ahmed al-Sharaa. L’ECLJ mette in guardia dal rischio che il modello di governo islamista centralizzato a Idlib si diffonda a livello nazionale.
Le cifre purtroppo parlano da sole: i cristiani siriani hanno perso tre quarti del loro numero dall’inizio della Primavera araba, passando da due milioni a 500.000 dopo la caduta di Bashar al-Assad. Da allora, l’esodo ha subito una pericolosa accelerazione. Un vescovo ha testimoniato che i suoi fedeli vogliono andarsene perché temono per i loro figli e mogli.
L’attacco del 22 giugno 2025 alla chiesa greco-ortodossa di Mar Elias a Damasco, che ha causato 25 morti e 63 feriti durante la messa, non li rassicura molto. Soprattutto perché il governo ha praticamente ignorato la questione.
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Le forze governative massacrano alawiti e drusi
Il caos non colpisce solo i cristiani. Nel marzo 2025, oltre 1.400 persone, la maggior parte delle quali civili alawiti, sono state uccise negli scontri nelle province di Latakia e Tartus. A luglio, la comunità drusa è stata presa di mira a Sweida, dove milizie beduine sunnite, supportate dalle forze governative, hanno attaccato e saccheggiato la città.
Il bilancio delle vittime di questi scontri a Sweida supera le 1.000 vittime e sarebbe stato probabilmente molto più alto se Israele non fosse intervenuto con la forza per rassicurare i drusi che vivevano sul suo territorio. La chiesa greco-melchita di San Michele nel villaggio di Al-Sura è stata data alle fiamme e decine di case cristiane sono state saccheggiate e bruciate.
La graduale islamizzazione della Siria
Ahmed al-Sharaa, presidente ad interim, cerca di imporre al Paese il modello di Idlib, governato dal 2017 dal gruppo islamista Hayat Tahrir al-Sham (HTS): governo centralizzato, rigorosa applicazione della Sharia, un’economia deregolamentata nelle mani di reti vicine al governo e tolleranza minima per le minoranze, mantenute in uno stato quasi di dhimmi.
Così, le scuole cristiane sono costrette a insegnare la Sharia, ad assumere presidi con lauree in diritto islamico e a separare i ragazzi dalle ragazze. «Questo contraddice l’intera tradizione educativa cristiana siriana. È inaccettabile», protesta un vescovo siriano. La polizia religiosa confisca gli alcolici, chiude i negozi che li vendono e monitora le relazioni tra uomini e donne. Tutto ciò che non è arabo sunnita viene emarginato: cristiani, alawiti, drusi, curdi.
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Sul fronte giudiziario, ex membri del regime di Assad sono stati perseguiti, ma non è stata aperta alcuna indagine contro figure di HTS integrate nel governo. I massacri di alawiti del marzo 2025 hanno portato all’arresto solo di pochi subordinati. «I gruppi armati vogliono farsi giustizia da soli senza aspettare l’istituzione di una giustizia pseudo-transizionale. Stiamo vivendo una giustizia di vendetta piuttosto che una giustizia di riconciliazione», ha confidato un leader cristiano.
Un opaco sistema di predazione è stato istituito sotto la guida del fratello del presidente, Hazem al-Sharaa. «È come se il partito laico baathista ora avesse una barba islamista», ha ironicamente commentato un leader cristiano. Un comitato segreto, composto da ex funzionari di HTS, ha recuperato oltre 1,6 miliardi di dollari di beni attraverso accordi riservati con gli oligarchi del precedente regime.
Di fronte a questi abusi, l’ECLJ invita gli Stati membri del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite a:
– Riconoscere i cristiani in Siria come un gruppo a rischio.
– Richiedere un’indagine internazionale indipendente sui recenti massacri.
– Rafforzare le sanzioni mirate contro gli autori di violazioni dei diritti umani.
Queste raccomandazioni fanno parte di una dichiarazione formale da presentare al Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite il 4 agosto 2025.
Articolo previamente pubblicato da FSSPX.News
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Immagine di Drozi Yarka via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
Persecuzioni
Siria, uomini armati assaltano e derubano presule siro-cattolico

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Persecuzioni
Parlamentare finlandese trascinata di nuovo in tribunale per aver citato contro l’omosessualità

La Corte Suprema finlandese ha fissato la data per l’udienza orale nel caso di libertà di parola che coinvolge la parlamentare finlandese Päivi Räsänen e il prelato luterano Juhana Pohjola. Lo riporta LifeSite.
Entrambe le figure erano state precedentemente assolte all’unanimità dalle accuse di «incitamento all’odio» da due tribunali di grado inferiore dopo aver espresso pubblicamente la propria fede cristiana. Con l’udienza fissata per il 30 ottobre 2025, la campagna di censura del pubblico ministero contro Räsänen e Pohjola entrerà nel suo settimo anno.
Räsänen, medico, ex ministro degli Interni finlandese e parlamentare dal 1995, è stata formalmente accusata di «agitazione contro un gruppo minoritario» nel 2021. È stata incriminata ai sensi di una sezione del codice penale finlandese intitolata «crimini di guerra e crimini contro l’umanità» per aver condiviso le sue convinzioni cristiane sul matrimonio e l’etica sessuale in un tweet del 2019, nonché in un dibattito radiofonico in diretta del 2019 e in un opuscolo parrocchiale del 2004.
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La Pohjola è stata incriminata per aver pubblicato l’opuscolo di Räsänen del 2004.
I processi di alto profilo tenutisi presso tribunali di grado inferiore hanno ricevuto notevole attenzione a livello mondiale, in particolare dopo che l’accusa ha attaccato i fondamentali insegnamenti cristiani e ha controinterrogato Räsänen e Pohjola sulla loro teologia durante le udienze in tribunale.
«Non è un reato twittare un versetto della Bibbia o impegnarsi in un dibattito pubblico da una prospettiva cristiana. I tentativi di criminalizzarmi per aver espresso le mie convinzioni hanno portato a degli anni estremamente difficili, ma spero ancora in un risultato positivo che costituisca un precedente fondamentale per la tutela del diritto umano alla libertà di parola in Finlandia», ha affermato Räsänen, nonna di 12 nipoti.
Due tribunali di grado inferiore avevano precedentemente assolto Räsänen e Pohjola da tutte e tre le accuse nell’aprile 2022 e nel novembre 2023. Il pubblico ministero ha presentato ricorso per la terza volta, portando le accuse relative all’opuscolo e al tweet alla Corte Suprema, che ascolterà le argomentazioni orali il 30 ottobre 2025.
In precedenza, la difesa aveva sostenuto in tribunale che l’uso della parola «peccato» da parte di Räsänen nel suo tweet, che l’accusa aveva definito «offensivo» e quindi illegale, era una citazione diretta dalla Bibbia, e qualsiasi sentenza che ne condannasse l’uso condannerebbe direttamente la Bibbia stessa.
Ad essere sotto processo, quindi, sarebbe la stessa Sacra Scrittura dei cristiani.
Durante l’importante processo davanti alla Corte d’appello nel 2023, l’accusa ha spesso attaccato i fondamentali insegnamenti cristiani e ha controinterrogato Räsänen, uno dei membri più longevi del Parlamento finlandese, e la Pohjola sulla loro teologia.
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Il procuratore di Stato finlandese, Anu Mantila, ha affermato che «si può citare la Bibbia, ma sono l’interpretazione e l’opinione di Räsänen sui versetti biblici a essere criminali». In pratica, è l’ermeneutica a divenire passibile di penale, e galera.
Come riportato da Renovatio 21, la Bibbia era stata assolta dal tribunale finnico due anni fa.
Non si tratterebbe tuttavia solo di una tendenza della magistratura del vecchio continente. Un sondaggio del 2023 in Inghilterra ha rilevato che un giovane britannico su quattro sarebbe pronto a censurare la Bibbia.
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Immagine di FinnishGovernment via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
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