Connettiti con Renovato 21

Politica

Seul, Parlamento vota l’impeachment per Yoon. La partita alla Corte costituzionale

Pubblicato

il

Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

Oggi 204 deputati su un totale di 300 ha votato la mozione di messa in stato di accusa. I voti contrari 85, tre deputati si sono astenuti e otto schede invalidate. Almeno 12 membri della maggioranza favorevoli alla cacciata. I giudici costituzionali (tre su nove sono vacanti) entro 180 giorni dovranno approvare la decisione. Per esperti e analisti «non è la fine delle turbolenze».

 

Il Parlamento di Seul, guidato dall’opposizione, ha votato oggi l’oggi l’impeachment del presidente sud-coreano Yoon Suk Yeol in seguito al tentativo – poi rientrato dopo poche ore – di imporre la legge marziale nel Paese il 3 dicembre scorso. Con la sospensione dai poteri e dai doveri legati al suo ufficio, secondo la Costituzione il ruolo di presidente ad interim sarà ricoperto dall’attuale primo ministro Han Duck-soo. Ora la palla passa alla Corte costituzionale, il cui iter potrebbe durare settimane se non mesi con un termine massimo di sei per decidere: una volta istruito il processo, i giudici dovranno approvare (o respingere) la decisione dei deputati ed indire in caso di ratifica l’elezione del successore entro 60 giorni.

 

L’organismo è formato da nove membri e il voto deve passare con la maggioranza dei due terzi; tuttavia, al momento vi sono solo sei giudici, mentre tre risultano vacanti e non vi è stato ancora un accordo fra maggioranza e opposizione sulle nomine, quindi è necessaria una decisione unanime dei magistrati. Intanto il voto di oggi «congela» i poteri del presidente Yoon ma non lo solleva dall’incarico, perché solo l’approvazione della Corte costituzionale darà piena attuazione all’impeachment determinandone la cacciata. Nell’unico precedente di impeachment in Corea del sud, i giudici hanno impiegato tre mesi per rimuovere Park Geun-hye nel 2017.

 

Nei giorni scorsi il Parlamento ha respinto in una prima occasione la mozione di impeachment nei confronti del presidente, che aveva proclamato (e poi revocato) la legge marziale. In seguito al voto l’opposizione aveva accusato il governo a guida People Power Party (PPP), di aver inscenato un «secondo colpo di Stato».

 

Secondo Costituzione, il presidente rimane capo del governo e comandante dell’esercito a meno che non sia inabile, si dimetta o rinunci all’incarico. Solo in questi casi il potere può essere trasferito – in maniera provvisoria, fino a che non si tengono elezioni – al primo ministro. Gli esperti concordano sul fatto che un presidente non possa delegare la propria autorità mentre è in carica e la sospensione dei poteri è legata solo alla messa in stato di accusa.

 

Questa mattina 204 deputati su un totale di 300 ha votato la mozione di impeachment per il presidente, che assieme ai suoi alleati è sotto inchiesta con l’accusa di insurrezione e non può effettuare viaggi all’estero. Ciò significa che almeno 12 deputati del partito di Yoon si sono schierati con le opposizioni. I voti contrari sono stati 85, mentre tre deputati si sono astenuti e otto schede sono state invalidate. Tuttavia, analisti e studiosi fra i quali Leif-Eric Easley, professore all’università Ewha di Seul, osservano che la decisione parlamentare non segna «la fine delle turbolenze politiche della Corea del sud». Al contrario, prosegue l’esperto citato dalla BBC, «non è nemmeno l’inizio della fine, che comporterà l’elezione di un nuovo presidente».

Iscriviti al canale Telegram

La Corte costituzionale ha ora fino a 180 giorni per decidere se il presidente Yoon debba essere messo in stato di accusa o reintegrato. Se deciderà per l’impeachment, le elezioni per il prossimo presidente dovranno essere indette entro 60 giorni dalla sentenza. Il leader del principale partito di opposizione, il Partito Democratico, Lee Jae-myung, che ha perso per poco contro Yoon nel 2022, è favorito in caso di nuove elezioni presidenziale.

 

Tuttavia, anche nei confronti del leader dell’opposizione pende una condanna in appello e altri procedimenti penali che potrebbero determinarne l’esclusione dalla massima carica istituzionale del Paese. «Quindi, prima della corsa finale nelle urne, ci sarà una corsa nei tribunali» ha concluso il docente dell’ateneo di Seul.

 

Nelle fasi immediatamente successive al voto parlamentare, i sostenitori di Yoon riuniti in piazza Gwanghwamun hanno accolto la notizia in silenzio. Il pastore Jun Kwang-hoon ha guidato la folla in un canto: «Smontate il partito al potere». Alcune persone hanno pronunciato insulti carichi di rabbia, per poi lasciare il luogo della manifestazione.

 

Rivolgendosi alla nazione lo stesso Yoon ha dichiarato di volersi «fare da parte», pur esortando a porre fine alla «politica dell’eccesso e dello scontro» e assicurando che «il viaggio verso il futuro… non deve mai fermarsi».

 

Diverso il clima fra i simpatizzanti delle opposizioni, con migliaia di persone in piazza ad accogliere festanti un risultato che è comunque destinato ad inasprire la crisi politica e istituzionale della Corea del Sud.

 

Invitiamo i lettori di Renovatio 21 a sostenere con una donazione AsiaNews e le sue campagne.

Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

 

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine di NASA HQ Photo via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-ND 2.0

Continua a leggere

Politica

Zelens’kyj priva della cittadinanza i suoi oppositori

Pubblicato

il

Da

Il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj ha revocato la cittadinanza a diverse figure pubbliche di rilievo, tra cui il sindaco di Odessa Gennady Trukhanov, il celebre ballerino Sergei Polunin e l’ex parlamentare Oleg Tsarev, secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa UNIAN. Tutti loro avevano in precedenza criticato le politiche di Kiev.   Martedì, lo Zelens’kyj ha annunciato su Telegram di aver firmato un decreto che priva «alcuni individui» della cittadinanza ucraina, accusandoli di possedere passaporti russi. Secondo i media, Trukhanov, Polunin e Tsarev erano inclusi nell’elenco.   Gennady Trukhanov, sindaco di Odessa, è noto per la sua opposizione alla rimozione dei monumenti considerati legati alla Russia. Ha sempre negato di possedere la cittadinanza russa e ha dichiarato di voler ricorrere in tribunale contro le notizie che riportano la revoca della sua cittadinanza.   Sergei Polunin, nato in Ucraina, è cittadino russo e serbo e ha trascorso l’adolescenza presso l’accademia del British Royal Ballet a Londra. Si è trasferito in Russia nei primi anni 2010, interrompendo in gran parte i legami con il suo Paese d’origine. Dopo la sua esibizione in Crimea nel 2018, è stato inserito nel controverso sito web Mirotvorets, che elenca persone considerate «nemiche» dell’Ucraina.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

Oleg Tsarev, deputato della Verkhovna Rada dal 2002 al 2014, ha sostenuto le Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk dopo il colpo di Stato di Euromaidan del 2014, appoggiato dall’Occidente. Successivamente si è ritirato dalla politica e si è stabilito in Crimea. Nel 2023, è sopravvissuto a un tentativo di assassinio, che secondo la BBC sarebbe stato orchestrato dai Servizi di Sicurezza dell’Ucraina (SBU).   Zelens’kyj ha utilizzato le accuse di possesso di cittadinanza russa per colpire i critici di Kiev. Sebbene la legge ucraina non riconosca la doppia cittadinanza, non la vieta esplicitamente. È noto il caso dell’oligarca ebreo Igor Kolomojskij – l’uomo che ha lanciato Zelens’kyj nelle sue TV favorendone l’ascesa politica – che possedeva, oltre al passaporto ucraino, anche quello cipriota ed ovviamente israeliano. L’uomo, tuttavia, ora è oggetto di raid da parte della giustizia e dei servizi del suo ex protegé.   Diversi ex funzionari ucraini e rivali politici di Zelens’kyj sono stati presi di mira con questa strategia, tra cui Viktor Medvedchuk, ex leader del principale partito di opposizione del Paese, ora in esilio in Russia dopo essere stato liberato dalle prigioni ucraine.   Come riportato da Renovatio 21, a luglio, anche il metropolita Onofrio, il vescovo più anziano della Chiesa ortodossa ucraina (UOC), la confessione cristiana più diffusa nel Paese, è stato privato della cittadinanza ucraina, a seguito di accuse di possedere anche la cittadinanza russa.   La politica della revoca della cittadinanza ai sacerdoti della UOC, ritenuti non allineati dal regime di Kiev, era iniziata ancora tre anni fa.   SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine di Le Commissaire via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported 
 
Continua a leggere

Politica

Clinton e Biden elogiano Trump per l’accordo di pace a Gaza. Obama no

Pubblicato

il

Da

Gli ex presidenti degli Stati Uniti Bill Clinton e Joe Biden hanno lodato il presidente in carica Donald Trump per il suo ruolo nella negoziazione di un cessate il fuoco e dello scambio di prigionieri tra Israele e Hamas.

 

Lunedì, Trump, insieme ai mediatori di Egitto, Qatar e Turchia, ha firmato l’accordo a Sharm el-Sheikh, nella penisola egiziana del Sinai.

 

«Sono grata per l’instaurazione del cessate il fuoco, per la liberazione degli ultimi 20 ostaggi ancora in vita e per l’arrivo dei tanto necessari aiuti umanitari a Gaza», ha dichiarato Clinton lunedì.

Sostieni Renovatio 21

«Il presidente Trump, la sua amministrazione, il Qatar e gli altri attori regionali meritano un grande plauso per aver mantenuto tutte le parti coinvolte fino al raggiungimento dell’accordo», ha aggiunto.

 

L’ex presidente ha invitato Israele e Hamas a «sfruttare questo fragile momento per costruire una pace duratura che garantisca dignità e sicurezza sia ai palestinesi che agli israeliani».

 

Anche Biden ha ringraziato Trump per aver contribuito al ritorno degli ostaggi. «Mi congratulo con il presidente Trump e il suo team per il loro lavoro nel realizzare un nuovo accordo di cessate il fuoco», ha scritto su X, augurandosi che la pace possa resistere. Ha chiesto «pari misure di pace, dignità e sicurezza» per israeliani e palestinesi.

 

I complimenti non sono tuttavia arrivati dal predecessore Barack Obama, che in un suo messaggio per l’accordo per la pace trovato in Medio Oriente si è del tutto «dimenticato» di nominare Trump, sollevando proteste persino dai media di sinistra.

 

Aiuta Renovatio 21

Secondo la prima fase dell’accordo, Israele ritirerebbe le sue truppe da alcune aree di Gaza, mentre Hamas libererebbe i 20 ostaggi rimanenti in cambio del rilascio di circa 2.000 prigionieri palestinesi.

 

Durante la cerimonia della firma, Trump ha dichiarato che «tutti sono soddisfatti» dell’accordo, che «ha preso il volo come un razzo».

 

Il presidente americano espresso ottimismo sulla fine del conflitto, iniziato nell’ottobre 2023. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha lodato Trump, definendolo il «miglior amico» che Israele abbia mai avuto.

 

Resta incerto se l’accordo sarà pienamente rispettato. Israele finora ha rifiutato di impegnarsi per un ritiro completo da Gaza, mentre Hamas si oppone al disarmo. Un precedente cessate il fuoco, siglato a gennaio, è collassato dopo due mesi.

 

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


 

Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

 

Continua a leggere

Politica

L’esercito prende il potere in Madagascar

Pubblicato

il

Da

L’esercito del Madagascar ha annunciato di aver assunto il controllo del Paese dopo l’impeachment del presidente Andry Rajoelina, come riportato martedì da diversi media. La dichiarazione è stata fatta in un contesto di proteste di massa e di una crisi politica sempre più grave.   Il colonnello Michael Randrianirina ha parlato alla radio nazionale, dichiarando che l’esercito aveva «preso il potere» e che tutte le istituzioni, eccetto la camera bassa del parlamento, sarebbero state sciolte, secondo quanto riferito da France24.   L’annuncio è giunto subito dopo che 130 legislatori hanno votato a favore dell’impeachment di Rajoelina, con una sola scheda bianca, stando a testimoni citati da Reuters.   Il leader dell’opposizione malgascia Siteny Randrianasoloniaiko ha contestato il precedente tentativo di Rajoelina di sciogliere l’Assemblea nazionale, definendolo «privo di validità legale».    

Aiuta Renovatio 21

Secondo RFI, Rajoelina sarebbe fuggito dal Paese dell’Africa australe in seguito a un presunto accordo con il presidente francese Emmanuel Macron.   Successivamente, è apparso in una trasmissione da una località non rivelata, confermando di aver lasciato il Madagascar per timore per la propria incolumità a seguito dell’ammutinamento militare. Il presidente ha chiesto un dialogo e ha sottolineato l’importanza di rispettare la Costituzione, senza cedere alle richieste di dimissioni.   Il Madagascar è in fermento dal 25 settembre, quando le proteste sotto lo slogan «Gen Z Madagascar», inizialmente legate alla carenza di energia elettrica e acqua, si sono trasformate in una rivolta più ampia contro povertà e corruzione.   Come riportato da Renovatio 21, a fine settembre Rajoelina aveva sciolto il governo e nominato un nuovo primo ministro per cercare di placare le tensioni.   Tuttavia, la situazione è peggiorata quando i soldati d’élite del CAPSAT si sono uniti ai manifestanti, dando a Rajoelina un ultimatum di 48 ore per dimettersi. Rajoelina ha denunciato gli eventi come un tentativo di colpo di Stato e ha esortato le «forze nazionali» a difendere la Costituzione.   Un’analoga instabilità politica si era verificata in Kenya l’anno scorso, quando il presidente William Ruto ha sciolto quasi tutto il suo governo dopo settimane di proteste violente guidate da giovani contro proposte di aumento delle tasse e l’incremento del costo della vita.   Come riportato da Renovatio 21, giovani delle nuove generazioni sono alla base del rovesciamento del governo in Nepal negli scorsi giorni.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine screenshot da Twitter  
 
Continua a leggere

Più popolari