Geopolitica
Senatore USA minaccia l’invasione Paesi Bassi per il mandato di cattura di Netanyahu
Il senatore statunitense Tom Cotton si è scagliato contro la Corte Penale Internazionale (CPI) per la sua decisione di emettere un mandato di arresto per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, invocando una legge statunitense che dà il via libera all’uso della forza militare contro la corte con sede nei Paesi Bassi.
Il senatore repubblicano ha minacciato la CPI facendo riferimento all’American Service-Members’ Protection Act, noto informalmente come Hague Invasion Act («legge di invasione dell’Aia»), che consente al presidente degli Stati Uniti di utilizzare «tutti i mezzi necessari e appropriati» per liberare americani o individui alleati detenuti su richiesta della corte.
Giovedì scorso la CPI ha emesso mandati di arresto per Netanyahu e l’ex ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, accusandoli di crimini di guerra e crimini contro l’umanità in relazione al conflitto di Gaza. Il procuratore capo Karim Khan ha anche annunciato accuse simili contro il leader militare di Hamas Mohammed Deif.
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Giovedì il Cotton, noto per le sue posizioni anticinesi, ha condannato la CPI in un post su X, definendola un «tribunale farsa» e definendo il suo procuratore capo, Karim Khan, un «fanatico squilibrato».
The ICC is a kangaroo court and Karim Khan is a deranged fanatic. Woe to him and anyone who tries to enforce these outlaw warrants. Let me give them all a friendly reminder: the American law on the ICC is known as The Hague Invasion Act for a reason. Think about it.
— Tom Cotton (@SenTomCotton) November 21, 2024
«Guai a lui e a chiunque provi a far rispettare questi mandati di cattura fuorilegge. Lasciate che vi faccia un amichevole promemoria: la legge americana sulla CPI è nota come Hague Invasion Act per un motivo. Pensateci», ha avvertito Cotton.
Approvato dal Congresso nel 2002, lo Hague Invasion Act è stato concepito per proteggere il personale statunitense dalla giurisdizione della corte. Autorizza l’azione militare per salvare qualsiasi cittadino americano o alleato trattenuto dalla corte dell’Aja. I gruppi per i diritti civili hanno sostenuto che la legge mira a intimidire le nazioni che sostengono il trattato ICC.
Washington, considerato come principale alleato di Israele, si è opposta alla decisione della corte e diversi politici statunitensi hanno chiesto alla Casa Bianca di imporre sanzioni alla CPI per aver emesso mandati di cattura nei confronti di Netanyahu e Gallant.
L’UE, tuttavia, ha adottato una posizione apparentemente diversa. Vari Paesi, tra cui Olanda, Svizzera, Irlanda e Norvegia sono tra i paesi che hanno dichiarato che rispetteranno la richiesta della CPI. Sebbene Israele non sia parte dello Statuto di Roma, in base al trattato che ha istituito la corte, Netanyahu e Gallant potrebbero essere detenuti in uno qualsiasi dei 124 paesi che ne riconoscono l’autorità.
L’Italia sembra tentennare, tra dichiarazioni di chi dice che in caso dovrebbe arrestare il premier israeliano ed altre, di senso opposto, come quelle di Salvini che dicono che invece non vi sarebbe alcun arresto.
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La CPI ha accusato Netanyahu e Gallant di aver usato la fame come metodo di guerra a Gaza e di aver deliberatamente privato la popolazione civile dell’enclave di beni essenziali come cibo, acqua e medicine senza alcuna «evidente necessità militare».
Le accuse fanno parte di un’indagine più ampia della CPI che include presunti crimini commessi anche dal movimento islamista Hamas durante i suoi attacchi del 7 ottobre contro Israele.
Come riportato da Renovatio 21, l’Olanda si ritrova ancora una volta al centro di progetti di invasione da parte di Paesi teoricamente suoi alleati.
Due settimane fa, era trapelato che Israele voleva mandare un squadra di salvataggio per i tifosi calcistici coinvolti negli scontri di Amsterdam.
Possibilmente ancora più preoccupante, e grottesco, il progetto di infiltrazione militare pensato dall’ex premier Boris Johnson, il quale nel suo recente libro di memorie ricorda di quando il suo gabinetto aveva discusso di mandare una squadra di commando SAS presso gli stabilimenti di AstraZeneca nei Paesi bassi per sequestrare e portare in patria i preziosi sieri anti-COVID, ora ritirati dal mercato in tutto il mondo dopo che in tribunale sono stati visti documenti sugli effetti collaterali.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
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Gli europei sotto shock per la strategia di sicurezza nazionale degli Stati Uniti per il 2025
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Geopolitica
Orban: l’UE pianifica la guerra con la Russia entro il 2030
Il primo ministro ungherese Viktor Orban ha sostenuto che l’Unione Europea si sta preparando a un confronto bellico con la Russia e mira a raggiungere la piena prontezza entro il 2030. Parlando sabato a un raduno contro la guerra, Orban ha denunciato come il Vecchio Continente stia già procedendo verso uno scontro militare diretto.
Il premier magiaro delineato un iter in quattro tappe che di norma conduce al conflitto: la rottura dei legami diplomatici, l’applicazione di sanzioni, l’interruzione della collaborazione economica e, da ultimo, l’inizio delle ostilità armate. Secondo lui, la maggioranza di questi passaggi è già stata percorsa.
«La posizione ufficiale dell’Unione Europea è che entro il 2030 dovrà essere pronta alla guerra», ha dichiarato, rilevando inoltre che i Paesi europei stanno virando verso un’«economia di guerra». Per Orban, taluni membri dell’UE stanno già riconfigurando i comparti dei trasporti e dell’industria per favorire la fabbricazione di armamenti.
Il premier du Budapest ha ribadito la contrarietà di Budapest al conflitto. «Il compito dell’Ungheria è allo stesso tempo impedire che l’Europa entri in guerra», ha precisato.
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Orban ha più volte manifestato aspre critiche alla linea dell’UE riguardo alla crisi ucraina. L’Ungheria ha sempre respinto le sanzioni nei confronti di Mosca e gli invii di armi a Kiev, invocando invece colloqui di pace in luogo di un inasprimento.
L’allarme riecheggia le recenti uscite del presidente serbo Aleksandar Vucic e del ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius, entrambi i quali hanno insinuato che un scontro tra Europa e Russia diventi sempre più verosimile nei prossimi anni.
Malgrado la retorica sempre più bellicosa di certi membri dell’UE e della NATO verso la Russia, nessuno ha apertamente manifestato l’intenzione di impegnarsi in una guerra. La scorsa settimana, il presidente del Comitato Militare NATO, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, ha confidato al Financial Times che l’Unione sta valutando opzioni per un approccio più ostile nei riguardi di Mosca, inclusa l’ipotesi che un attacco preventivo possa configurarsi come atto difensivo.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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Scontri lungo il confine tra Thailandia e Cambogia
Massive explosion on the Cambodian side of the Cambodia Thailand border from an F-16 airstrike from Thailand 🇹🇭🇰🇭‼️‼️‼️‼️‼️‼️‼️‼️‼️‼️‼️‼️‼️ pic.twitter.com/R8W7KtQtjv
— WW3 Monitor (@WW3_Monitor) December 8, 2025
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