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Spirito

San Pio X, l’uomo più intelligente del mondo moderno

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Venezia e il Veneto hanno potuto vantare, nei tempi prerivoluzionari, una Repubblica che ha dominato i mari e stupito il mondo per la sua organizzazione e stabilità politica, per molti secoli; uno Stato che, pur con vicende umane alterne, ha promosso la religione e ne ha fatto il suo fondamento; uno Stato che ha vissuto di arte e bellezza quanto pochi altri.

 

Cessata quella gloria di un tempo, e caduta Venezia sotto l’altrui dominio, ancora doveva vedersi al Veneto riservata una gloria immortale, forse più grande di molte altre passate.

 

Il Veneto, lo diciamo senza timore, ha dato i natali all’uomo più intelligente del Novecento. Quest’uomo è Giuseppe Sarto, il Papa San Pio X.

 

Avremmo potuto dire semplicemente: «il Veneto ha dato i natali all’ultimo Papa Santo»; o anche «al più grande Papa degli ultimi secoli». Ma abbiamo preferito dire «all’uomo più intelligente del Novecento». Questo potrebbe stupire chi ricorda Papa Sarto come il simpatico parroco della campagna veneta, di buon cuore, sul quale circolano tanti piacevoli aneddoti, finito suo malgrado ad occupare una Cattedra fin troppo alta per la sua umiltà.

 

Tutte cose vere, ma che limiterebbero la figura del Santo Pontefice a una specie di pia macchietta.

 

Giuseppe Sarto (questo il suo nome al secolo) fu effettivamente un uomo semplice, nato nel 1835 a Riese, da una famiglia notoriamente povera. Il padre Giovanni Battista era un modesto cursore (una sorta di messo comunale) dell’amministrazione austriaca, la madre Margherita Sanson arrotondava con piccoli lavori di sartoria.

 

Compì i suoi studi in seminario grazie a una borsa di studio, fondata dal suo compaesano il Cardinale Monico, Patriarca di Venezia. Fu forse l’unico Papa ad aver svolto veramente e lungamente un vero ministero parrocchiale: dopo la sua ordinazione nel 1858 nel duomo di Castelfranco, divenne cappellano a Tombolo per nove anni, arciprete di Salzano per altri nove anni, poi cancelliere vescovile e direttore spirituale del seminario di Treviso per altri nove anni; per nove anni fu poi Vescovo di Mantova, scelto da Leone XIII per l’ottima fama di pastore di cui godeva, e poi Cardinale e Patriarca di Venezia per altri nove anni, prima di essere eletto Papa nel 1903, contro ogni sua aspettativa.

 

Non vogliamo fare questo articolo una raccolta degli aneddoti e dei fioretti di cui è riempita la biografia del Santo. A noi interessa mostrare in tre punti come il Pontefice veneto fu il più libero, il più intelligente e il più pastorale della storia moderna.

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Il Papa più libero

San Pio X fu il Papa più libero, in quanto più coraggioso, della storia recente. Senza nulla togliere ad altri Papi che nell’evo moderno si sono opposti al mondo senza paura, san Pio X affrontò il laicismo di fronte, a qualsiasi costo.

 

Privo del potere temporale, Pio X continuò la volontaria prigionia in Vaticano iniziata da Pio IX, a protesta per l’occupazione dei territori della Chiesa da parte del neonato e sedicente «regno d’Italia». Prigioniero volontario per non sottostare a nessuno, si trovò a sfidare altre potenze terrene: appena dopo la sua elezione, ribadì al mondo che nessun potere umano poteva intervenire nell’elezione del Pontefice Romano.

 

In effetti Francesco Giuseppe, pretestando un abusivo ed inesistente diritto di esclusiva, aveva voluto impedire al Cardinal Rampolla dall’elezione al Soglio. Il conclave aveva reagito aumentando il numero di voti per il Rampolla, ma poi sotto la spinta di altre considerazioni aveva prevalso la candidatura del Cardinal Sarto. Sarebbe falso dire che il veto austriaco fosse stato decisivo, anzi lungi dal provocare consenso provocò lo sdegno del Sacro Collegio, anche verso quel Cardinale polacco che se ne era improvvidamente fatto latore.

 

Pronto a continuare la prigionia volontaria a ribadire i diritti della Santa Sede di fronte al mondo, san Pio X fu anche fermissimo nella lotta con lo Stato francese, che aveva unilateralmente denunciato il concordato napoleonico e proclamato la separazione dello Stato e della Chiesa, confiscando tutte le proprietà ecclesiastiche, comprese le chiese parrocchiali e i beni del culto.

 

San Pio X non solo condannò in linea di principio la separazione, ricordando che per la rivelazione divina la società civile deve essere soggetta a quella ecclesiastica (enciclica Vehementer nos, 1906), ma impedì ogni sottomissione alle imposizioni del governo, che per concedere alla Chiesa l’uso dei beni confiscati imponeva condizioni che avrebbero snaturato la struttura e la libertà della Chiesa stessa, fu quindi pronto a rinunciare a tutti i beni ecclesiastici in Francia pur di restare libero.

 

Povero, ma libero, così come era nato. E a tale modello volle si conformasse l’episcopato francese, dando esempio di coraggio veramente evangelico. Personalmente, all’altare della Cattedra di san Pietro, consacrò quattordici nuovi vescovi, senza ingerenze del governo, mandandoli a reggere le diocesi galliche. Un’analoga situazione si verificò con la separazione dello Stato e della Chiesa in Portogallo nel 1911, e il Pontefice levò la sua voce libera con l’enciclica Iamdudum.

 

Quale differenza abissale con i moderni Papi, che sono diventati in modo sempre più marcato l’eco di poteri esterni alla Chiesa, i cui slogan ormai ripetono nei modi più beceri e triviali, e che non solo non hanno saputo rinunciare ai beni terreni, pur di piacere agli uomini, ma hanno svenduto la dottrina di Gesù Cristo pur di rimanere a galla.

 

Si sente a volte raccontare la fiaba del «povero» Ratzinger che ha abdicato perché sottoposto a minacce di ordine finanziario per il suo «conservatorismo»: ammesso e non concesso che fosse vero, e fermo restando il fatto che Benedetto XVI fu liberale e modernista, in che cosa crede un uomo che non è disposto a restar fermo al suo posto sotto minaccia di perdere dei beni? Un comportamento, se fosse andata così, che dimostra solo la grande differenza tra la fede di Papa Sarto e la filosofia mondana e moderna del Ratzinger.

 

Così pure, al clero e ai fedeli che capiscono la situazione della Chiesa, san Pio X insegna a non aver paura di rinunciare ad alcunché pur di restare fedeli.

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Il Papa più intelligente

Durante la sua vita, Papa Sarto fu criticato o preso in giro (in modo più o meno benevolo) come sempliciotto, uomo che aveva studiato poco, incapace di comprendere le novità del mondo accademico e della moderna filosofia.

 

Purtroppo per i suoi detrattori, san Pio X la «moderna filosofia» l’aveva capita davvero, ed è per questo che ebbe l’intelligenza di condannarla con tutto il vigore possibile. Perché aveva capito che dietro quella «cultura» pomposamente vantata si nascondevano l’orgoglio e l’eresia più tremenda, e in realtà anche una profonda sfiducia nelle capacità metafisiche della ragione umana.

 

Ci riferiamo ovviamente all’opera capitale del Pontificato di Papa Sarto, la condanna del modernismo. Il modernismo non è un errore comune, non è la classica eresia.

 

Al contrario, potrebbe anche esistere pur mantenendo tutte le formule dogmatiche del cattolicesimo, come di qualsiasi altra religione. Perché per il modernista Dio e la sua Rivelazione in realtà non sono conoscibili, ed ogni discorso su Dio è solo l’espressione di un sentimento interiore, non di una realtà esteriore. Ecco perché discorsi contraddittori o evolutivi sul dogma diventano possibili: perché tanto il dogma non esprime realtà eterne, ma risponde ad esigenze momentanee.

 

Se si capisce la portata di tali princìpi, che sono poi effettivamente entrati nelle teste della gerarchia cattolica, si capisce la vigorosa reazione di san Pio X: egli, nel concepire esattamente la gravità di questo male, si dimostrò di una penetrazione intellettuale non più raggiunta dai successori. Non che il coltissimo Leone XIII non avesse a suo modo cominciato a intervenire sull’argomento; ma è stato il santo Pio X che, contemplando la Realtà suprema, cioè l’Essere divino, che ha potuto capire la malizia profonda di coloro che avevano pervertito completamente la Verità.

 

L’enciclica Pascendi (1907) e i durissimi provvedimenti contro quei sacerdoti e intellettuali che si dicevano cattolici, ma che avevano vuotato di senso ogni dogma, furono sotto ogni aspetto il capolavoro del pontificato di Papa Sarto, il compimento perfetto dell’ufficio papale di confermare nella fede e di escludere gli eretici. Un capolavoro, lo abbiamo detto, innanzitutto di penetrazione intellettuale.

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Il Papa più pastorale

Il clero moderno e modernista, da Giovanni XXIII a Papa Francesco, ha fatto delle esigenze «pastorali» una chiave di cambiamento della dottrina, appunto per rispondere ad esigenze umane, invece che trasmettere la pura dottrina rivelata. A sentir loro sembra che, prima del loro avvento, nessun Pontefice si fosse preoccupato del proprio gregge, visto che non aveva adattato la dottrina alle presunte esigenze dell’uomo di oggi.

 

San Pio X non aveva solo versato sul popolo inquinato l’acqua della dottrina celeste con il suo celeberrimo catechismo; non solo aveva fornito in san Tommaso d’Aquino un altissimo modello di formazione intellettuale ai saggi incantati dal demone modernista; ma aveva soprattutto compiuto ciò che ogni Pastore ha come primo incarico: nutrire il gregge. Lo lasciamo spiegare a Tolkien, il famoso scrittore inglese, che così dice in una lettera del 1963 al figlio Michael, poco prima dell’apertura del Concilio Vaticano II:

 

«Ma per me quella Chiesa di cui il Papa è capo riconosciuto ha un merito maggiore, e cioè quello di aver sempre difeso il Santo Sacramento e di avergli reso sempre onore e di averlo messo (come Cristo voleva) al primo posto. “Nutri le mie pecorelle” fu il Suo ultimo incarico a San Pietro; e dato che le Sue parole vanno sempre intese alla lettera, suppongo che fossero riferite principalmente al Pane della Vita. È stato contro questo che venne lanciata la prima rivolta dell’Europa occidentale (la Riforma) – contro “la favola blasfema della messa” – e le opere della fede sono state una falsa pista. Credo che la più grande riforma del nostro tempo sia quella portata avanti da san Pio X: superando tutto quello, di cui pur c’era bisogno, che il Concilio deciderà. Mi chiedo in che stato sarebbe la Chiesa se non fosse per quella riforma».

 

La riforma a cui si riferisce è il decreto di san Pio X Quam singulari (1910), con il quale il Papa ripristinava l’età di sette anni per la comunione dei bambini, e la possibilità della comunione quotidiana e della distribuzione della Comunione a tutte le Messe, superando le incertezze delle diverse scuole di spiritualità sull’argomento e soprattutto gli orrori dello spirito giansenista

 

Come si vede leggendo Tolkien, una riforma che non è il simpatico favore fatto a una cerimonia per bambini da un caro nonnino, ma l’esercizio del tremendo ufficio di pascere il gregge con il Corpo e il Sangue della Vittima divina, unico nutrimento delle anime di cui il Successore di san Pietro è Padre e Pastore per volontà del Risorto.

 

L’esatto opposto dei moderni Papi elogiatori di Lutero, che hanno devastato la Messa e la fede nella presenza reale del Cristo nell’Ostia consacrata, e che si ingegnano di dare il Corpo adorabile del Cristo a chi non ne è degno, dagli eretici agli adulteri, per i quali non è nutrimento ma condanna.

 

Molte altre cose sarebbero da dire su un pontificato così grande, e molte delle dette sarebbero da approfondire. Ma basti quest’abbozzo per enunciare al mondo che il Papa veneto canonizzato nel 1954 da Pio XII è stato veramente il più grande uomo del Novecento, colui che capì e colpì la radice dei mali che oggi devastano la Chiesa e il mondo, colui senza il quale saremmo senza luce in questa crisi, colui senza il quale saremmo senza cibo in questa carestia spirituale.

 

Don Mauro Tranquillo

 

Articolo previamente apparso sul sito Cultura Animi.

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Spirito

La sinodalità come sovversione. Mons. Viganò con i Figli del Santissimo Redentore

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Renovatio 21 pubblica questa dichiarazione dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò. La lettera di ripudio della chiesa sinodale da parte della comunità dei Figli del Santissimo Rendentore è stata pubblicata pochi giorni fa.  

«Tolle Missam, tolle Ecclesiam»

Dichiarazione dell’Arcivescovo Carlo Maria Viganò a proposito della Comunità religiosa dei Figli del Santissimo Redentore

   

Verrà il giorno, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa di nuovo, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità.

2 Tim 4, 3

 

Pochi giorni or sono, dopo diciassette anni di tensioni con il Vaticano e con il vescovo di Christchurch in Nuova Zelanda, culminate con un ordine di espulsione dalla Diocesi confermato con un decreto dalla Santa Sede, la Comunità dei Redentoristi Transalpini ha diramato una Lettera Aperta nella quale denuncia i principali errori della chiesa conciliare-sinodale, la sua aperta ostilità nei riguardi della Messa Apostolica e le malversazioni di cui i Figli del Santissimo Redentore sono stati oggetto. Nella Lettera Aperta i padri Redentoristi affermano che «si è spezzata la catena di comando» all’interno della Gerarchia: «Quando un superiore si allontana dalla propria obbedienza a Cristo Re, il suo comando non è più il braccio di Cristo, ma il gesto di un uomo. (IIa IIæ, q. 104, a. 5)».

 

La crisi dell’Autorità nella Chiesa Cattolica è ormai palese. Nel piano degli eversori, essa deve condurre alla dissoluzione del corpo ecclesiale, per sostituire la Chiesa Cattolica Apostolica Romana con un surrogato di origine umana e di ispirazione massonica. Strumento principale di questo sovvertimento è la sinodalità, ossia l’applicazione dei principi rivoluzionari della democrazia e della rappresentatività popolare ad una istituzione di origine divina che il suo Fondatore Gesù Cristo ha voluto monarchica e gerarchica. In questo modo, spezzato il vincolo di obbedienza a Dio, l’Autorità diventa assoluta e tirannica, non dovendo rispondere delle proprie decisioni né a Nostro Signore Gesù Cristo né al popolo cristiano.

 

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Questa rivoluzione permette di manipolare i fedeli e far loro credere che le innovazioni e le eresie introdotte dalla Gerarchia siano richieste dalla base, mentre in realtà sono imposte da una lobby di deviati nella Fede e nella Morale.

 

Non posso che lodare il coraggio di questi Redentoristi, la cui denuncia si aggiunge alle altre che con sempre maggiore frequenza mostrano lo scandalo e il grande malessere del Clero e del popolo di Dio nei riguardi di una Gerarchia ribelle e apostata. Non siamo più all’ecumenismo conciliare verso le sette acattoliche (pur condannato dai Pontefici fino a Pio XII), ma all’accettazione e alla legittimazione di tutte le false religioni e idolatrie, e dei punti programmatici dell’Agenda globalista (pansessualismo LGBTQ+, immigrazionismo, ecologismo), ai quali la «chiesa sinodale» è totalmente allineata.

 

Questa crisi ha è di natura teologica e non canonica. Essa riguarda lo smantellamento sistematico della perenne Tradizione della Chiesa Cattolica Apostolica Romana e la dissoluzione del Depositum Fidei: è dunque con argomenti teologici che può essere affrontata. Giudicare i singoli casi individualmente alla luce del Diritto Canonico, senza correlarli tra loro nel contesto più vasto di un’azione eversiva pianificata da decenni e attuata con la cooperazione attiva e consapevole di gran parte dell’Episcopato, non fa che dare riconoscimento ufficiale ad un’Autorità deviata e deviante, a usurpatori che si avvalgono del potere di cui si sono impadroniti contro la volontà di Nostro Signore Gesù Cristo, Capo del Corpo Mistico, ai danni dei Fedeli, per scopi opposti a quelli che Nostro Signore ha stabilito per la Sua Chiesa.

 

Esorto i Figli del Santissimo Redentore e i loro fedeli con le parole di San Pietro: Resistete forti nella fede, sapendo che le medesime sofferenze affliggono i vostri fratelli sparsi nel mondo (Pt 5, 9). La Fondazione Exsurge Domine – con la quale i Redentoristi Transalpini hanno già relazioni di fraterna amicizia – io stesso come arcivescovo e successore degli Apostoli; insieme ai Chierici della Fraternità della Familia Christi, anch’essi perseguitati e «cancellati» dalla «chiesa bergogliana»; insieme ai tanti Sacerdoti e Religiosi sparsi nel mondo che seguo stabilmente, assicuriamo loro il nostro pieno sostegno, nella latitanza e nel silenzio complice dei Pastori pavidi e codardi.

 

Poiché sta scritto: Se questi taceranno, grideranno le pietre (Lc 19, 40).

 

+ Carlo Maria Viganò

Arcivescovo

 

17 Ottobre MMXXV S.ctæ Margaritæ Mariæ Virg.

  NOTE 1) Togliete la Messa, distruggete la Chiesa. È una citazione di Martin Lutero tratta dal suo libello De abroganda missa privata Martini Lutheri sententia del 1522.

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Papa Leone XIII sarebbe pronto a sciogliere l’Opus Dei

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Papa Leone XIV sarebbe in procinto di dividere l’Opus Dei in parti indipendenti. Lo riporta InfoVaticana, un organo di stampa spagnolo legato alla prelatura personale.

 

Sono state completate le riforme che «comporterebbero la rottura definitiva della struttura originaria», hanno dichiarato due fonti indipendenti. Le fonti affermano che la rottura sarà avviata dal papa entro poche settimane.

 

Secondo quanto riferito, i nuovi statuti dividerebbero l’Opus Dei in tre parti distinte: una Prelatura Clericale, composta solo da sacerdoti incardinati dell’Opus Dei, ora «significativamente ridotta»; la Società Sacerdotale della Santa Croce, composta da sacerdoti diocesani che desiderano partecipare al carisma dell’Opus Dei, ora non è più affiliata alla prelatura; un’Associazione di fedeli laici, un’associazione ora completamente indipendente per tutti i membri laici, compresi numerari, associati, soprannumerari e cooperatori, che in precedenza erano inclusi nella prelatura.

 

Pertanto, l’Opus Dei «cesserà di esistere come entità giuridica e spirituale».

 

Bergoglio aveva già avviato una riforma strutturale dell’Opus Dei, emanando un motu proprio nel 2022, in cui stabiliva che non sarebbe più stata guidata da un vescovo, affermando che «è necessaria una forma di governo basata più sul carisma che sull’autorità gerarchica».

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Immagine di Edgar Beltrán via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International 

 

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Lettera aperta di un Congregazione tradizionalista: «ripudiare la Chiesa sinodale»

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I Figli del Santissimo Redentore, una congregazione cattolica tradizionalista con sede a Papa Stronsay in Scozia, hanno pubblicato una lettera aperta «ai vescovi cattolici, ai sacerdoti, ai religiosi e ai fedeli» in seguito al loro Capitolo generale. Lo riporta LifeSite.   La comunità, spesso chiamata «Redentoristi Transalpini», è stata fondata da padre Michael Mary Sim nel 1987 sotto gli auspici dell’arcivescovo Marcel Lefebvre e della Fraternità San Pio X, su incoraggiamento del Cardinale Édouard Gagnon. Si è riconciliata con il Vaticano nel 2012 e opera negli Stati Uniti e in Nuova Zelanda.   Nel luglio 2024, il vescovo Michael Gielen ha ordinato ai Redentoristi di lasciare la diocesi di Christchurch entro 24 ore. La comunità ha negato le accuse di Gielen e intraprese azioni canoniche contro l’avviso di sfratto.   La lettera aperta non indica se intendono ora riprendere a collaborare con la Fraternità Sacerdotale San Pio X o intraprendere un’altra strada. La dichiarazione e la sua introduzione sono riportate di seguito.

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Lettera aperta ai vescovi cattolici, ai sacerdoti, ai religiosi e ai fedeli

Cara anima cattolica,   Abbiamo appena concluso il nostro Capitolo Generale, in cui abbiamo preso in esame la nostra Congregazione e la sua vocazione nella Chiesa e nella Diocesi di Christchurch, Nuova Zelanda, dove il Vescovo ne aveva decretato l’espulsione.   La lettera allegata esprime le convinzioni della nostra Congregazione.   Questo non è un compito che accettiamo alla leggera. Abbiamo considerato la gamma di possibili punizioni che la gerarchia potrebbe usare contro di noi – tutte mentalmente terrificanti, in realtà, ma rafforzate dalla consapevolezza che la gerarchia ha infranto la catena di comando, rendendola umana e spiritualmente nulla. Ma quando è in gioco l’onore di Nostro Signore, il silenzio diventa una forma di tradimento.   Intraprendiamo quindi quest’opera con cuore tremante ma con ferma convinzione, desiderando solo difendere il Santo Nome di Gesù Cristo e la purezza della Sua Sposa, la Chiesa.  

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CONGREGAZIONE DEI FIGLI DEL SANTISSIMO REDENTORE REDENTORISTI TRANSALPINI

Lettera aperta ai vescovi cattolici, ai sacerdoti, ai religiosi e ai fedeli del Capitolo generale della Congregazione dei Figli del Santissimo Redentore che si tiene a Papa Stronsay, Scozia, Santa Teresa di Gesù Bambino, 3 ottobre – San Gerardo Maiella 16 ottobre 2025

    Cari fedeli,   Viva Gesù nostro amore e Maria nostra speranza!   È con il cuore pesante e con grande tristezza che vi scriviamo. Ciò che ci unisce è il nostro grande amore per la nostra Santa Madre, la Chiesa Cattolica e Sposa di Gesù Cristo, per la quale i martiri hanno versato il loro sangue e i santi hanno dato la loro vita. È questo amore che ci spinge a esprimere una verità difficile, seppur essenziale. (Lc 12, 4-9)   Proprio come voi, anche noi abbiamo nutrito una grande speranza per molti anni. Credevamo che fosse possibile vivere come figli fedeli della Tradizione all’interno delle strutture della Chiesa moderna. Credevamo che le antiche e meravigliose tradizioni della nostra fede, in particolare la Messa latina di sempre, ci sarebbero state legittimamente restituite. Questo ci ha dato speranza, soprattutto durante il periodo di Benedetto XVI. Ci aspettavamo con fiducia di poter praticare liberamente la fede dei nostri Padri nella Chiesa. Non sapevamo quanto ci sbagliassimo!   Dopo anni di prove ed esperienze siamo giunti alla triste conclusione che la fede cattolica tradizionale, la fede di tutti i tempi e dei santi, è incompatibile con la nuova Chiesa moderna, frutto del Concilio Vaticano II. Semplicemente non possono coesistere in un unico corpo.   Poiché nutriamo e onoriamo profondamente la Messa latina tradizionale e non possiamo rinunciare alla Santa Messa dei secoli e dei santi, questa nuova Chiesa non ci vuole. A causa della nostra fedeltà, siamo stati considerati ostinati, difficili e ribelli; siamo stati incastrati e calunniati in un’acrimonia senza fine.   Questa lettera si rivolge a tutti coloro che avvertono che qualcosa non va nella Chiesa o che pensano che la nuova Chiesa e la Fede immutabile possano coesistere pacificamente. Ahimè! Permetteteci di affermare la triste verità: la nostra esperienza dimostra chiaramente che ciò è impossibile. Sicuramente questa nuova Chiesa sconvolgerebbe tutti i santi Papi che hanno ripetutamente dichiarato che l’indifferentismo religioso è un male gravissimo, assolutamente incompatibile con la fede cattolica.   Vi diciamo che non saremo complici del silenzio in questa continua distruzione della Chiesa. Dobbiamo parlare prima o poi, e quale momento migliore di questo? Dopo 17 anni come comunità all’interno delle strutture della Chiesa, siamo stati continuamente isolati e vessati. Soprattutto in questi ultimi anni il Vescovo di Christchurch ci ha ridotto a spazzatura o feccia della terra.

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Con i suoi numerosi Decreti e il ricorso a Roma ha cercato di espellere i nostri monaci dalla diocesi. Vuole che quindici vocazioni locali siano esiliate per sempre dalle loro famiglie e dalla loro patria. Vi diciamo ora che un dovere superiore lo proibisce. Finché ci sarà una sola anima che ci chiede il Santo Sacrificio della Messa, i Sacramenti o l’aiuto spirituale, con la grazia di Dio non la abbandoneremo. Il Buon Pastore ci esorta a dare la vita per le Sue pecore e a tenere a bada il lupo affamato. È nostro dovere nella carità, nella teologia e nel Diritto Canonico.   Perché? Perché la catena di comando è stata spezzata. L’autorità nella Chiesa è ministeriale (servire Nostro Signore), non assoluta (fare ciò che vuole): ci vincola perché è essa stessa vincolata a Cristo, al deposito della Fede, al Magistero costante. Quando un superiore si allontana dalla propria obbedienza a Cristo Re, il suo comando non è più il braccio di Cristo, ma il gesto di un uomo. (ST, IIa IIæ, q. 104, a. 5)   Questi ecclesiastici disobbediscono a Dio. E poi, avendo spezzato la catena del comando di Dio, tentano di invocare l’obbedienza religiosa per questioni che impoveriscono la Chiesa, e aboliscono la Santa Messa. Tolle Missam, Tolle Ecclesiam – Togliete la Messa, distruggete la Chiesa (Lutero). No! Dobbiamo obbedire a Dio prima che all’Uomo.   E perciò, aderendo con tutte le nostre forze alla nostra profonda comunione con la nostra Santa Madre Chiesa, il nostro dovere davanti al Signore Gesù Cristo e verso le anime esige che:  
  • Ripudiamo Amoris Laetitia che permette la Santa Comunione alle coppie che vivono nel peccato.
  • Ripudiamo la persecuzione della Messa e dei cattolici da parte di Traditionis Custodes
  • Ripudiamo Fiducia Supplicans che permette la benedizione delle coppie dello stesso sesso
  • Ripudiamo «Il Documento sulla Fratellanza Umana» che afferma che Dio vuole tutte le religioni
  • Ripudiamo la falsa teologia delle «Chiese sorelle» e della «comunione parziale»
  • Ripudiamo i falsi pastori che hanno trionfalmente portato in processione l’idolo della Pachamama in San Pietro.
  • Ripudiamo Francesco che si è scusato per l’eroico cattolico che ha gettato quell’idolo nel Tevere.
  • Ripudiamo il flagello dell’indifferenza religiosa in Nuova Zelanda e in tutta la Chiesa.
  • Ripudiamo gli atti dei vescovi neozelandesi di chiusura delle chiese e di negazione dei sacramenti in una codarda sottomissione all’oppressione del COVID-19.
  • Ripudiamo il vescovo di Christchurch che ha ricevuto le sue ceneri il Mercoledì delle Ceneri dal vescovo anglicano di Christchurch.
  • Ripudiamo la corruzione dei bambini e lo scandalo dato agli innocenti attraverso programmi catechetici malvagi.
  • Ripudiamo l’insegnamento di Francesco secondo cui tutte le religioni sono lingue diverse e la domanda: «il mio Dio è più importante del tuo?».
  • Ripudiamo il silenzio di quei vescovi che non si sono pronunciati contro quel tradimento della Fede.
  • Ripudiamo la Chiesa sinodale come distinta dalla Chiesa cattolica divinamente costituita.
  • Ripudiamo la continua distruzione e umiliazione della nostra Santa Madre Chiesa.
  • Ripudiamo coloro che attaccano o minano la Chiesa nei suoi dogmi, nella sua morale, nei suoi sacramenti o nella sua disciplina con un nuovo culto dell’uomo.

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A tutti coloro che leggono questo: per quanto tempo durerà tutta questa assurdità? Qualunque cosa ci costi, con l’Apostolo dobbiamo dire: Anatema!   «Ma anche se noi stessi o un angelo del Cielo venisse ad annunziarvi [un Vangelo] diverso da quello che vi abbiamo annunziato noi, sia egli anàtema». (Gal 1, 8-9)   Non tacete! Difendete la fede dei nostri Padri!   «Anche se tutte le genti obbedissero al re Antioco, e tutti s’allontanassero dalla legge de’ padri loro per fare secondo il comando di lui; io ed i miei figli ed i miei fratelli obbediremo alla legge dei padri nostri». (1 Maccabei 2, 19-20)   «Al contrario, è scritto (At 5, 29): Dobbiamo obbedire a Dio piuttosto che agli uomini. Ora, talvolta le cose comandate da un superiore sono contro Dio. Pertanto, non si deve obbedire ai superiori in ogni cosa». — San Tommaso d’Aquino (ST, IIa IIæ, q. 104, a. 5)   Expecta Dominum, Viriliter Age et Confortetur cor tuum. Spera nel Signore: mostrati uomo e si conforti il tuo cuore, e confida nel Signore! (Sal, 26,14)   Gaude, Maria Virgo… Rallegrati, o Vergine Maria; tu sola hai schiacciato tutte le eresie nel mondo intero.   Firme: Padre Michael Mary. F.SS.R. Padre Anthony Mary, F.SS.R. Fratel Nicodemo Maria, F.SS.R. Fratel Paul Mary, F.SS.R. Fratel Dominic Mary, F.SS.R. Padre Magdala Maria, F.SS.R. Padre Martin Mary, F.SS.R. Fratel Xavier Maria, F.SS.R. Fr. Alfonso Maria, F.SS.R. Padre Seelos Maria, F.SS.R. Padre Celestino Maria, F.SS.R. Fratel Raffaele Maria, F.SS.R. Fratel Maksymilian Maria, F.SS.R. Fratel Charles-Marie, F.SS.R. Fratel Damaso Maria, F.SS.R. Fratel Bogumił Maria, F.SS.R. Fratel Francisco Maria, F.SS.R. Fratel Ernest Maria, F.SS.R. Fratel Giacinto Maria, F.SS.R. Fratel Gabriel Maria, F.SS.R. Fratello Dysmas Fratel George Marie Fra Ignazio Maria Fratel Aloysius Maria Fratel Zaccheo Maria Fratel Gerardo Fratello William

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