Arte
Rivolta contro l’architettura moderna: un movimento in Svezia
 
																								
												
												
											Un gruppo scandinavo chiamato Arkitekturupproret («ribellione architettonica») si propone di combattere contro il modernismo e neomodernismo architettonico che «continua la brutalizzazione delle nostre città», chiedendo un ritorno alle forme dell’architettura tradizionale, rispettose delle tradizioni locali, lontane dal senso di programmatico sradicamento che sembra essere il vero scopo dell’architettura moderna.
«Dopo quasi un secolo di privazioni, vogliamo vedere ancora una volta bellezza, sensibilità e varietà senza tempo nei nostri ambienti costruiti» professa il sito del gruppo, che si dice preoccupato per «il palese disprezzo da parte di costruttori, architetti e governo per ciò che la gente vuole; per ciò che è sano, emotivamente nutriente e socialmente sostenibile».
«Secondo diversi studi, oltre il 75-80% degli intervistati preferisce l’architettura tradizionale (…) Vogliamo che questa percentuale si rifletta in ciò che viene costruito e in come viene costruito. Oggi, nemmeno l’1% in Scandinavia è costruito secondo stili ispirati alla tradizione».
I Herrnhut, Tyskland, valde man för några år sedan att ersätta denna modernistiska skola med en ny klassisk skola ritad enligt lokal tradition. pic.twitter.com/S1vW1SuAou
— Arkitekturupproret (@arkuppror) August 18, 2023
I ribelli architetturali denunciano come venga «offerta la falsa dicotomia tra a) neo-modernismo troppo caro in 50 sfumature di grigio (scelta dei principali appaltatori); b) decostruzionismo eccessivamente giocoso (scelta narcisistica dell’archistar); o c) una combinazione deprimente dei due (dove il costruttore lascia che l’architetto decori una scatola noiosa con colori primari contrastanti, finestre e balconi posizionati in modo casuale o motivi ingranditi senza alcun collegamento con la forma, il colore o lo stile dell’edificio)».
Även i Norge börjar trenden långsamt att vända. Arkitektkontoret MAD jobbar med att transformera denna trista byggnad i Sarpsborg centrum. Uppdragsgivaren är Fredriksborg. pic.twitter.com/nU7w8FLrOc
— Arkitekturupproret (@arkuppror) August 19, 2023
«Vogliamo edifici che sembrino edifici e non gigantesche scatole di scarpe, giocattoli o incidenti» esclamano i membri del gruppo, che quindi attaccano «la continua distruzione del nostro patrimonio culturale, sotto forma di a) ripresa delle demolizioni di edifici del XVIII e XIX secolo, il che è particolarmente scioccante dopo la massiccia autodistruzione dei nostri centri urbani negli anni Cinquanta e sessanta; e b) la costruzione di nuovi tamponamenti, aggiunte e brutti grattacieli in brutale contrasto nei quartieri storici, nei parchi popolari, nelle pittoresche città medievali e in altre aree sensibili. Questo non è assolutamente accettabile!», tuonano.
Idag hölls en invigningsceremoni i Stockholm för det återuppbyggda huset Vildmannen 7. Huset byggdes ursprungligen 1897, men brann ner år 2017. Man lyckades dock bevara fasaden och har använt den som skal för den nya byggnaden pic.twitter.com/c5PwbZ5S6n
— Arkitekturupproret (@arkuppror) August 24, 2023
Arkitekturupproret desidera creare un dibattito pubblico sul nostro ambiente edificato e sfidare il prevalente «monopolio del gusto» neomodernista e fornire spazi virtuali nei social media affinché la «gente comune» possa esprimere le proprie opinioni sull’architettura contemporanea, condividendo informazioni, impegnandosi nell’attivismo ed evidenziando esempi di ispirazione per nuovi edifici provenienti da altri Paesi.
Före och efter i Luleå. Trots stora protester så revs Fritz Olsson-husen på Storgatan så sent som 2010. Byggnaderna i kvarteret Hunden uppfördes på 1800-talet. pic.twitter.com/vvCuUJGqd9
— Arkitekturupproret (@arkuppror) August 5, 2023
Partito come gruppo su Facebook, Arkitekturupprororet è ora una ONG registrata, che ha decine di migliaia di follower sui social e membri attivi, oltre che nella nativa Svezia, anche in Norvegia, Danimarca, Finlandia, Estonia e pure Gran Bretagna.
JM har under flera år velat bebygga Shelltomten vid Majorna i Göteborg. Nu väljer de att bebygga den i en klassisk landshövdingehus-stil som redan är karakteristisk för Majorna. pic.twitter.com/Gn4JGcJEBc
— Arkitekturupproret (@arkuppror) August 1, 2023
L’ente vuole organizzare annualmente un premio per l’edificio più orrendo, una specie di premio Ig Nobel per l’architettura.
— Arkitekturupproret (@arkuppror) July 14, 2023
Ci chiediamo, davanti a tanto scempio fatto in Italia, dove le archistar più nefande hanno devastato varie città e neanche solo quelle, dove siano iniziative come questa nel nostro Paese.
Il mondo degli architetti italiani (che sono troppi, sì) è troppo provinciale per rendersi conto dell’aberrazione tossica dell’architettura moderna?
Immagine di Chris Devers via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic (CC BY-NC-ND 2.0)
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Nuova serie gay sui militari americani: il Pentagono contro Netflix
 
														Il Pentagono ha accusato Netflix di produrre «spazzatura woke» per una sua nuova serie incentrata su un marine gay. La serie ha debuttato durante la campagna del presidente Donald Trump e del Segretario alla Guerra Pete Hegseth per eliminare la «cultura woke» dall’esercito.
Kingsley Wilson, portavoce del dipartimento della Guerra, ha dichiarato a Entertainment Weekly che il Pentagono non appoggia «l’agenda ideologica» di Netflix. L’esercito americano «non scenderà a compromessi sui nostri standard, a differenza di Netflix, la cui leadership produce e fornisce costantemente spazzatura woke al proprio pubblico e ai bambini», ha detto Kingsley, sottolineando che il Pentagono si concentra sul «ripristino dell’etica del guerriero».
«I nostri standard generali sono elitari, uniformi e neutrali rispetto al sesso, perché al peso di uno zaino o di un essere umano non importa se sei un uomo, una donna, gay o eterosessuale», ha aggiunto la portavoce.
Lo Hegseth ha introdotto nuovi requisiti fisici «di livello maschile» per affrontare situazioni di «vita o morte» in battaglia, affermando: «Gli standard devono essere uniformi, neutri rispetto al genere ed elevati. Altrimenti, non sono standard» criticando approcci alternativi che «fanno uccidere i nostri figli e le nostre figlie». A febbraio, il Segretario alla Guerra ha definito il motto «la diversità è la nostra forza» come il «più stupido» nella storia militare.
Il Pentagono lotta da anni con carenze di reclutamento, registrando nel 2023 un deficit di 15.000 unità, il peggiore dalla fine della leva obbligatoria nel 1973. I repubblicani attribuiscono il problema all’eccessiva enfasi sulla diversità a scapito della preparazione militare, come evidenziato da un rapporto del 2021 che criticava la Marina per aver prioritizzato la «consapevolezza» rispetto alla vittoria in guerra.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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Da Nasser a Sting e i Police: il mistero di Miles Copeland, musicista e spia della CIA
 
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Amazon Prime Video rimuove tutte le armi e le Bond Girls dai poster dei film di 007. Poi ci ripensa
 
														La piattaforma streaming di Amazon Prime Video ha recentemente rimosso tutte le armi e le Bond girl dalle locandine dei film di James Bond. Poi nelle ultime ore, sembra aver ripristinato la versione originale.
L’amata serie di pellicole di spionaggio 007, dove le pistole giuocavano un ruolo grafico sin dalle locandine, si trova ancora sotto il tallone della cultura woke, e quindi della censura e dell’orwelliana cancellazione della storia.
È ridicolo, e antistorico, vedere il comandante Bond a braccia conserte senza la sua arma (che è variata, dagli anni, da una Walther PPK a una Beretta forse di modello 418 o 950) impugnata disinvoltamente – un elemento che è parte fondamentale dello stesso personaggio, elegante e pericoloso, come il mondo in cui la spy-story promette di immergere lo spettatore.
Amazon had digitally removed all of the guns from James Bond movie art.
Next … they will probably eliminate any scenes from the movies with guns.
Ridiculous. pic.twitter.com/PdMgKIKY2e
— Wall Street Mav (@WallStreetMav) October 3, 2025
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In particolare, tutte le armi sembravano essere state rimosse da immagini già note, tra cui un ritratto di Sean Connery con una pistola Walther PPK tra le braccia incrociate, utilizzato come foto pubblicitaria per la pellicola Dr. No e ora esposto alla National Portrait Gallery di Londra. Un poster teaser ampiamente visto per il film Spectre con Daniel Craig è stato apparentemente modificato per eliminare la pistola che tiene al fianco (sebbene la fondina ascellare indossata da Craig sia ancora visibile).
Un ritocco simile sembrava essere stato effettuato su un’immagine pubblicitaria di Roger Moore in Agente 007 Vivi e lascia morire, in cui Moore impugna una .44 Magnum, un allontanamento dalla tradizione di Bond di pistole relativamente piccole.
Le immagini modificate digitalmente dei poster originali dei film sono un insulto agli artisti che le hanno create e ai fan che le hanno guardate negli ultimi 63 anni – oltre che all’idea stessa che sta alla base del racconto di James Bond.
Notice in these Amazon #JamesBond digital posters they’ve removed all the guns and given awkward poses?
Welcome to a world where promoting James Bond 007 needs to be done without his sidearm. pic.twitter.com/3NGkxXShcn
— Chris (@GelNerd) October 2, 2025
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L’establishment progressista cerca di cancellare le armi dall’immaginario cinematografico classico, mentre il transgenderismo e i temi satanici vengono promossi in film e cartoni pensati per bambini.
Notizia delle ultime ore, Amazon si averci ripensato: dopo il pubblico clamore, le pistole sono tornate sulle locandine.
La mossa era arrivata dopo che Amazon ha acquisito i diritti del film acquistando gli studi MGM per un miliardo di dollari all’inizio di quest’anno e si appresta a lanciare un nuovo film diretto da Denis Villeneuve (il regista di The Arrival, Blade Runner 2049, e del recente, noiosissimo, Dune), scritto e diretto da Steven Knight, il cui nuovo attore di Bond deve ancora essere annunciato.
In passato si è speculato sull’arrivo di un Bond negro (si è fatto il nome del divo anglo-nigeriano Idris Elba) o di una Bonda. In realtà, una potente anticipazione era nell’ultimo film No Time to Die con Daniel Craig – la cui scelta come protagonista della serie, una ventina di anni fa, fu contestata da un gruppo di fan: è biondo – dove saltava fuori una agente MI6 nera e statuaria (tipo Grace Jones, per intenderci), seduttiva e letale anche più del Bond stesso.
No Time to Die sconvolse gli aficionados perché mostrava un atto incomprensibile per chi conosce la saga: la morte di James Bond, un fatto narratologicamente, archetipicamente inconcepibile, in quanto il tema profondo della serie è, senza dubbio alcuno, il mito dell’eroe invincibile.
La castrazione del carattere di 007 era presente nei film dell’era Craig anche in precedenza: il filosofo ratzingeriano coreano Byung-chul Han nel suo saggio La società della stanchezza indicava la stranezza di vedere in Skyfall (2012) un James Bond affaticato e depresso, con traumi psicanalitici che riemergono.
Il codice «007» è in realtà un riferimento preciso che il romanziere (e vero agente segreto) britannico Ian Fleming faceva agli intrecci tra l’occultismo e la storia di Albione, in particolare nel momento in cui Londra si separò dalla Chiesa cattolica e cioè dall’Europa.
Il primo «oo7» fu infatti John Dee (1527-1608), matematico, geografo, alchimista, astrologo, astronomo ed occultista inglese che organizzo i servizi segreti britannici nella sua visione di un nuovo mondo fatto di colonie dell’«Impero britannico», un’espressione che alcuni dicono sia stata coniata proprio da lui stesso.
Nei messaggi cifrati riservati alla regina Elisabetta I Dee apponeva la sigla «007» in cui gli zeri erano due occhi, il sette un numero fortunato.
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Immagine da Twitter
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