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Immigrazione

Richiedente asilo pugnala bambini in un parco giochi

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Diversi bambini piccoli sono stati tra le vittime di un raccapricciante attacco di coltello in un parco giochi nella città alpina di Annecy, nel sud-est della Francia, giovedì mattina.

 

«Diverse persone, compresi bambini, sono state ferite da un individuo armato di coltello in una piazza di Annecy. L’individuo è stato arrestato grazie al rapidissimo intervento della polizia», ha dichiarato in un Tweet il ministro dell’Interno francese, Gerald Darmanin.

 

«La situazione è sotto controllo, non c’è più alcun pericolo» ha rassicurato il sindaco di Annecy, Francois Astorg.

 

 

Secondo quanto riferito nell’attacco siano rimasti feriti ben quattro bambini di circa tre anni, oltre a due adulti. Si ritiene che tre siano in condizioni critiche in un vicino ospedale.

 

Vi sarebbero video estremamente cruenti che mostrano l’uomo scagliarsi su due bimbi in un passeggino doppio. Secondo quanto riportato da CNews, l’individuo avrebbe urlato «nel nome di Gesù», in inglese. Gli inquirenti avrebbero detto anche che indossova una croce al collo e aveva con sé un libro di preghiere cristiane.

 

Secondo BFMTV, una fonte della polizia ha rivelato che l’aggressore è stato identificato come A. H., un cittadino siriano di 32 anni che si ritiene sia entrato legalmente in Francia dopo aver presentato domanda di asilo lo scorso novembre. La fonte della polizia ha detto che l’uomo aveva ottenuto lo status di rifugiato in Svezia.

 

Testimoni hanno detto alla testata Le Dauphine che l’uomo ha iniziato ad aggredire un gruppo di bambini piccoli mentre giocavano in un parco giochi.

 

 

«Abbiamo visto una persona attaccare i bambini che giocavano, piccoli, ovviamente quello era il suo obiettivo. Dopo che la gente ha cercato di spaventarlo, si è allontanato ed è intervenuta la polizia» ha dichiarato un testimone. «Parlava inglese. All’inizio pensavamo tutti che fosse una messa in scena, ma con le grida della gente ci rendiamo conto che è la realtà».

I media francesi hanno anche condiviso un video presumibilmente girato da uno studente delle superiori al parco che pretende di mostrare l’uomo che indossa occhiali da sole e turbante con un coltello in mano poco prima di essere arrestato dalla polizia.

 

 

L’attacco è avvenuto a bordo del famoso lago della cittadina dell’Alta Savoia. Anthony Le Tallec, ex giocatore del Liverpool, vi stava facendo jogging: «dietro di lui, a 5-10 metri di distanza, c’erano dei poliziotti che non riuscivano a catturarlo… mi sono spostato e ho visto che si è avventato su una persona anziana e l’ha pugnalata. Ho visto i poliziotti e ho detto loro di sparargli. L’assalitore ha colpito due volte, quindi i poliziotti gli hanno sparato».

 

Il calciatore, nel video in cui ha raccontato la tragedia, ha quindi lamentato «la lentezza dei poliziotti».

 

Secondo le prime ricostruzioni, il sospetto, classe 1991, sarebbe in Europa dal 2013, avendo ottenuto lo status di rifugiato dalla Svezia, Paese che tuttavia non gli ha concesso la cittadinanza nonostante un matrimonio con una cittadina svedese contratto in Turchia. L’uomo avrebbe ottenuto anche l’asilo in Svizzera e pure in Italia, ma avrebbe chiesto quattro giorni falo status di rifugiato anche a Parigi.

 

Secondo testimonianze dei lovali, l’uomo avrebbe iniziato a girovagare per il parco in riva al lago quattro giorni fa, con atteggiamenti strani, definiti «nrevosi». Qualcuno ricorda di averlo visto parlare da solo.

 

Il fatto ha sconvolto il panorama politico e mediatico francese. Eric Zemmour, già candidato presidente su piattaforma anti-immigrazione, ha detto che «i richiedenti asilo lasciano i loro Paesi per uccidere meglio i nostri figli».

 

Il presidente francese Emmanuel Macron ha descritto l’incidente come un «attacco di assoluta codardia».

 

 

 

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Immigrazione

Orban promette di sfidare le «scandalose» quote di migranti dell’UE

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Il primo ministro ungherese Viktor Orban ha annunciato che il suo paese non adempirà agli obblighi europei sull’accoglienza dei migranti a partire dal prossimo anno, accusando Bruxelles di aver sferrato «un attacco assurdo e ingiusto» contro l’Ungheria.

 

Il Patto UE sulla migrazione e l’asilo, approvato lunedì e previsto in vigore da luglio 2026, stabilisce che ciascun Stato membro partecipi in proporzione alla popolazione e al PIL. Lo scopo è ridurre il carico sui paesi più esposti – Cipro, Grecia, Italia e Spagna –, come ha precisato la Commissione Europea.

 

I governi dovranno ospitare un numero prefissato di migranti provenienti dagli hotspot o versare 20.000 euro per ciascun rifiuto.

 

«Finché l’Ungheria avrà un governo nazionale, non metteremo in atto questa decisione scandalosa», ha postato martedì su X Orban, da sempre oppositore delle politiche migratorie di Bruxelles.

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La Commissione ha inoltre classificato Austria, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Estonia e Polonia tra i paesi esposti a una «significativa pressione migratoria». L’Ungheria, però, non figura in questa lista.

 

Orbsn ha contestato l’idea che il suo paese sia immune dalla crisi migratoria, definendola «completamente slegata dalla realtà». Ha ricordato che ogni anno decine di migliaia di individui tentano ingressi illegali, intercettati dalle guardie di frontiera e dal sistema di barriere ungheresi.

 

Nel giugno 2024, la Corte di giustizia dell’UE ha condannato l’Ungheria a una multa forfettaria di 200 milioni di euro, più 1 milione di euro al giorno, per il mancato rispetto delle norme comunitarie sull’asilo.

 

Il mese scorso Orban aveva ribadito che preferirebbe versare la sanzione giornaliera di 1 milione di euro piuttosto che aprire le porte ai migranti irregolari, asserendo che pagare è «meglio che vivere nella paura» e garantendo ai cittadini un’estate di vacanze in sicurezza. I mercatini natalizi sono stati bersaglio di attacchi jihadisti in vari episodi di rilievo negli ultimi anni.

 

L’UE affronta da oltre vent’anni un’intensa pressione migratoria. L’impegno dei Paesi NATO europei nel collasso di Libia e Siria, unito al loro appoggio all’Ucraina nel confronto con la Russia, ha indotto milioni di individui a dirigersi verso l’Unione.

 

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Immagine di Belgian Presidency of the Council of the EU 2024 via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic

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Immigrazione

Trump: persone «deboli» guidano un’Europa «in decadenza»

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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha bollato l’Europa occidentale come un insieme di Stati «in decadenza» diretti da capi di governo «deboli», rimproverando i loro esecutivi per la gestione fallimentare dei flussi migratori e per l’incapacità di contribuire alla risoluzione della crisi ucraina.   In un colloquio concesso a Politico e reso pubblico martedì, Trump ha dipinto l’élite politica del Vecchio Continente come inadeguata e intrappolata in un eccesso di «correttezza politica».   «Penso che siano deboli», ha sentenziato riguardo ai vertici della zona, proseguendo: «L’Europa non sa cosa fare».   Sollecitato sul contributo dell’Europa occidentale ai negoziati per la pace in Ucraina, il tycoon ha replicato che i suoi dirigenti «parlano troppo», lasciando intendere che, se persistono nel credere a una vittoria di Kiev, possono proseguire nel finanziamento illimitato.

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Il presidente statunitense negato di nutrire autentici avversari nel continente, vantando legami cordiali con la maggioranza dei suoi leader, ma ha asserito di saper distinguere «i buoni leader», «i cattivi leader», «quelli intelligenti» e «quelli stupidi».   «Anche se ve ne sono di davvero stupidi», ha chiosato Trump.   L’imprenditore ha argomentato che le strategie sull’immigrazione stanno trascinando vari Paesi verso il tracollo. «Se continua così, secondo me l’Europa non esisterà più, molti di quei paesi non saranno più sostenibili», ha pronosticato. «La loro politica sull’immigrazione è un disastro. Quello che stanno facendo con l’immigrazione è un disastro».   Trump accusato numerosi governi europei di autorizzare ingressi «senza controlli e senza essere controllati» e di ostinarsi a non espellere gli immigrati irregolari.   «Vogliono essere politicamente corretti… e non vogliono rimandarli da dove sono venuti», ha spiegato Trump, che ha lodato l’approccio di Ungheria e Polonia alla difesa dei confini, contrapponendole ad altre nazioni europee – in special modo Germania e Svezia –, che a suo avviso hanno smarrito il dominio sui movimenti migratori.

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Immigrazione

Trump definisce gli immigrati somali «spazzatura»

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Il presidente statunitense Donald Trump ha espresso contrarietà all’accoglienza di immigrati somali negli Usa, invitandoli a rimpatriare nella loro terra d’origine – l’Africa orientale, «a stento una nazione» – e a «mettere ordine laggiù».

 

Le sue parole si inseriscono in un più ampio affondo contro la comunità somalo-americana, in particolare nel Minnesota, sede della più numerosa diaspora somala negli Stati Uniti. L’uscita segue la determinazione di Washington di sospendere le procedure di asilo, in replica alla sparatoria di due militari della Guardia Nazionale nei pressi della Casa Bianca la settimana scorsa.

 

Nel corso di una sessione governativa martedì, Trump ha bacchettato gli immigrati somali, tra cui la deputata democratica Ilhan Omar, accusandoli di «non recare alcun beneficio» alla società americana.

 

«Se proseguiamo a importare rifiuti nella nostra Patria, imboccheremo la strada del declino. Ilhan Omar è immondizia, è immondizia. I suoi amici sono immondizia», ha tuonato, aggiungendo che la Somalia «è un fallimento per un valido motivo».

 

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«Queste non sono persone che lavorano. Non sono persone che dicono: “Andiamo, forza. Rendiamo questo posto fantastico”. Queste sono persone che non fanno altro che lamentarsi» ha tuonato il presidente USA. «Quando vengono dall’inferno e si lamentano e non fanno altro che lagnarsi non li vogliamo nel nostro Paese. Lasciamo che tornino da dove sono venuti e risolvano la situazione».

 

Omar, nata in Somalia e naturalizzata statunitense, è la prima donna di origini africane a sedere al Congresso, eletta nel quinto distretto del Minnesota e membro della «squad» progressista democratica, spesso in rotta di collisione con i repubblicani.

 

Come riportato da Renovatio 21, Trump l’aveva già bollata come «feccia» a settembre, dopo che era scampata per un soffio a una mozione di censura alla Camera per commenti sprezzanti sull’attivista conservatore Charlie Kirk, assassinato. Aveva pure rilanciato illazioni su un presunto matrimonio con il fratello per ottenere «illecitamente» la cittadinanza americana.

 

In un messaggio su X diramato martedì, Omar ha tacciato di «inquietante» l’«ossessione» del presidente \nei suoi confronti. «Spero ottenga l’assistenza di cui abbisogna urgentemente», ha commentato.

 


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La Somalia versa in una cronica instabilità e minaccia terroristica da decenni, alimentata dal gruppo qaidista Al-Shabaab e da altre frange estremiste. Molti somali approdarono negli USA negli anni Novanta, in piena guerra civile. Altri ancora arrivarono con Obama.

La scorsa settimana, Trump ha annunciato l’intenzione di estromettere i somali dal programma di Temporary Protected Status (TPS), che autorizza immigrati da nazioni in crisi a soggiornare e lavorare negli USA, denunziando «brigate» di rifugiati somali che «hanno invaso» il Minnesota, «un tempo uno Stato magnifico», seminando terrore e facendo evaporare miliardi di dollari.

 

Il governatore del Minnesota Tim Walz – da Trump etichettato come un capo «ritardato» per non aver «mosso un dito» contro il fenomeno – ha stigmatizzato la revoca del TPS come «discriminatoria e lesiva».

 

La comunità somala negli Stati Uniti, stimata tra 150.000 e 200.000 persone, è una delle più grandi diaspore somale al mondo. Lo Stato del Minnesota ospita la popolazione più numerosa, con circa 86.000 Somali, concentrati a Minneapolis, soprannominata «Little Mogadishu», o Piccola Mogadiscio. Altre comunità significative si trovano a Columbus (Ohio), Seattle (Washington) e San Diego (California). La migrazione, iniziata negli anni Novanta per la guerra civile in Somalia, è stata guidata da opportunità lavorative e supporto di agenzie di reinsediamento.

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Immagine di pubblico dominio Cc0 via Flickr

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