Persecuzioni
Quasi 1.000 morti negli scontri nel sud della Siria
Il bilancio delle vittime della spirale di violenza verificatasi nella provincia siriana di Sweida, roccaforte della minoranza drusa – dove sono presenti anche dei cristiani – nell’ultima settimana è salito a 940, secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, nonostante un cessate il fuoco dichiarato di recente.
Tra le vittime ci sono 326 combattenti drusi e 262 civili drusi, tra cui 182 sarebbero stati giustiziati sul posto dalle forze dei combattenti del governo siriano Hayat Tahrir al-Sham (HTS).
L’Osservatorio ha inoltre segnalato la morte di 312 membri delle forze di sicurezza governative e di 21 beduini sunniti, tre dei quali civili presumibilmente giustiziati da combattenti drusi. Inoltre, circa 15 soldati del governo siriano sono stati uccisi in attacchi aerei israeliani, nel contesto dell’intervento intermittente degli aerei da guerra israeliani.
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Damasco ha annunciato un cessate il fuoco nella mattinata di sabato, affermando in una nota che la tregua è assolutamente necessaria per «risparmiare sangue siriano, preservare l’unità del territorio siriano e la sicurezza del suo popolo».
In un discorso televisivo, il presidente autoproclamato del Paese, Ahmed al-Sharaa, già noto come il terrorista islamista ricercato al-Jolani, ha dichiarato di aver «ricevuto richieste internazionali di intervenire in quanto sta accadendo a Suwayda e ripristinare la sicurezza nel Paese», descrivendo come l’intervento militare israeliano abbia «riacceso di tensioni» nella città di Sweida, dove i combattimenti si trovano a «un punto di svolta pericoloso». È interessante notare che a un certo punto ha anche ringraziato gli Stati Uniti per il loro sostegno.
Al Jazeera riporta che decine di migliaia di persone sono in fuga dai combattimenti. Secondo il ministero della Salute siriano, il bilancio delle vittime dei combattimenti nella città a maggioranza drusa ammonta ad almeno 260. Secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, circa 80.000 persone sono fuggite dalla zona. «Si registrano numerose esecuzioni extragiudiziali», riporta l’emittente di notizie del Qatar. «Le persone soffrono, anche quelle uccise o costrette a fuggire, non hanno elettricità né acqua, perché la maggior parte di questi servizi è stata gravemente compromessa dai combattimenti».
BREAKING: The bodies of Christians and Druze are lying in the streets of Sweida, Syria.
The silence from the world is morally reprehensible.
— Eyal Yakoby (@EYakoby) July 20, 2025
BREAKING: Israel has launched airstrikes on a Syrian Islamist convoy advancing toward Druze.
Over 1,000 Christians and Druze have been raped, beheaded, and slaughtered in recent days. The priest of Sweida has pleaded for urgent international intervention.pic.twitter.com/35ryR79SGz
— Eyal Yakoby (@EYakoby) July 20, 2025
Up to 100,000 jihadists are on their way to, or already in Sweida, Syria.
A potential massacre of THOUSANDS of Druze and Christians could soon take place.
It’s crazy how little the world cares about non-Muslims in the Middle East. pic.twitter.com/PO8I9S3RXb
— Dr. Maalouf (@realMaalouf) July 18, 2025
When we discuss geopolitics, we can forget the human beings caught up in the bloodshed and nation games and slaughters. I was just speaking to a dear friend in #Sweida. He told me that this is a nation game and is like the ‘Hunger Games’ – it is a question of survival and… pic.twitter.com/UnXmqrniWV
— Vanessa Beeley (@VanessaBeeley) July 19, 2025
Free Syria. Gangs allied to HTS “general security” move in to kill, loot, desecrate and burn civilian houses in Sweida. https://t.co/tVswbRvX7v pic.twitter.com/6B7kttPTLk
— tim anderson (@timand2037) July 20, 2025
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Le forze governative affermano inoltre di voler sconfiggere i leader drusi che si sono alleati con una potenza straniera, che sarebbe Israele.
HTS è stato appena rimosso dalla lista delle organizzazioni terroristiche designate dagli Stati Uniti all’inizio di questo mese , dopo che Trump aveva posato con il suo leader al-Jolani, in precedenza terrorista per ISIS e al-Qaeda durante la sua visita a Riyadh, esprimendo la speranza che possa essere un buon governante post-Assad. «Un ragazzo giovane e attraente» che ha «delle reali possibilità di fare un buon lavoro» aveva detto Trump parlando del terrorista ora a capo della Siria.
I combattenti di HTS hanno recentemente massacrato drusi, cristiani e alawiti, scatenando una guerra contro le minoranze non sunnite.
Come riportato da Renovatio 21, a gennaio era stato annesso ad Israele il villaggio della Siria meridionale di Hader, dove gli abitanti drusi avrebbero chiesto di essere incorporati nel Golan occupato dagli israeliani. Ad aprile erano partiti attacchi israeliani alla Siria in «difesa della minoranza locale»
Come riportato da Renovatio 21, caccia israeliani sono arrivati a bombardare obiettivi accanto al palazzo presidenziale siriano appena due mesi fa. Allora il ministro della Difesa Israel Katz e l’ufficio del premier Netanyahu avevano parlato di un attacco con droni come «operazione di avvertimento» contro un non troppo definito «gruppo estremista», che si è tentati di pensare sia nientemeno che il governo damasceno.
Israele lanciava attacchi aerei per «smilitarizzare» la Siria. Tuttavia un ex capo della Direzione dell’Intelligence israeliana aveva ammesso che «il caos in Siria è benefico per Israele».
Netanyahu a inizio anno aveva visitato il territorio israeliano occupato dalle forze dello Stato Ebraico. Il ministro della Difesa israeliano Israel Katz aveva annunciato che le Forze di Difesa Israeliane (IDF) dovevano istituire una «zona di difesa sterile» temporanea nella Siria meridionale per prevenire qualsiasi «minaccia terroristica» dopo la caduta del governo Assad.
Come riportato da Renovatio 21, mesi fa Israele aveva annunciato una presenza militare indefinita in Siria.
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I rapporti diplomatici tra i due Paesi, tuttavia, sembravano distesi, con Israele a definire gli islamisti al potere a Damasco come «jihadisti educati». Solo due settimane fa si era ventilata l’ipotesi che la Siria di al-Jolani (che significa in arabo «l’uomo del Golan») poteva ritirare la richiesta di restituzione da parte di Israele delle alture del Golan.
In questi giorni sono emerse prove raccapriccianti di atrocità di massa nella provincia meridionale siriana di Suwayda, dove i soldati governativi sotto il regime di Jolani hanno condotto attacchi settari contro drusi e cristiani, cercando al contempo di convincere la comunità drusa, di religione etnica, a deporre le armi.
Mercoledì sono apparse in rete nuove immagini inquietanti che mostrano decine di civili morti sparsi sul pavimento dell’Ospedale Nazionale di Suwayda. Le immagini sembrano autentiche e verificate, poiché l’esperto di Siria Joshua Landis dell’Università dell’Oklahoma ha descritto un soldato del regime, in seguito al massacro, che ha filmato i risultati del massacro proclamando «Dio è grande» e che lì c’è stata una «vittoria» sui drusi.
Massacre of Druze in #Syria at the National Hospital of Suwayda.
In the first video, a Druze nurse is pleading for help as regime soldiers are about to overrun the hospital.
In the second video, a regime soldier films the results of the capture and proclaims that “God is… pic.twitter.com/ibLzinnhiU
— Joshua Landis (@joshua_landis) July 16, 2025
Come riportato da Renovatio 21, si sono registrati attacchi alle chiese, tra cui l’attentato suicida del mese scorso alla chiesa ortodossa di Sant’Elia a Damasco, in cui sono morte almeno 25 persone, compresi bambini. Un gruppo affiliato a Hayat Tahrir al-Sham si è in realtà assunto la responsabilità.
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Persecuzioni
Liberati 100 studenti cattolici in Nigeria
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Cina
Cina, il vescovo Zhang e gli altri cattolici ridotti al silenzio
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Nell’Henan apre nuove ferite anziché sanarle l’ordinazione episcopale avvenuta ieri. Il vescovo sotterraneo di cui Roma ha accolto la rinuncia è ancora sotto stretto controllo, non ha potuto partecipare alla cerimonia del suo successore e nemmeno la famiglia può vederlo. Il commento di un sacerdote: «Pechino viola lo spirito dell’Accordo. Non è la prima volta che veniamo umiliati. La Chiesa non si sostiene con il potere, ma con la fede».
«Il vescovo Zhang Weizhu è ancora sotto stretto controllo, senza libertà; la sua famiglia non può nemmeno vederlo o ricevere un segno della sua sicurezza, e tuttavia si annuncia al mondo che è stato reso “emerito”». È quanto fonti di AsiaNews riferiscono dall’Henan all’indomani della cerimonia di ordinazione episcopale del nuovo prefetto apostolico di Xinxiang, mons. Li Jianlin e del contestuale annuncio da parte della Santa Sede della rinuncia dell’attuale ordinario – mons. Zhang Weizhu, appunto – un vescovo di 67 anni ordinato clandestinamente nel 1991, che non era mai stato riconosciuto dalle autorità cinesi e anzi anche apertamente perseguitato per il suo rifiuto di aderire all’Associazione patriottica.
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Le modalità di questo passaggio hanno lasciato grande amarezza tra i fedeli delle comunità sotterranee locali. «Il vescovo Zhang Weizhu – raccontano – non ha potuto partecipare alla cerimonia, né ha avuto la possibilità di far sentire la sua voce, mentre all’esterno viene consegnata una storia “perfetta”. Quello che perdiamo non è solo la trasparenza e il rispetto, ma il fatto che un pastore venga trattato come un elemento di un procedimento, e non come una persona viva, con carne e sangue. Che la verità non venga messa a tacere – chiedono – che chi soffre possa essere visto, e che la Chiesa – in qualsiasi circostanza – non si abitui mai a considerare l’ingiustizia e il silenzio come qualcosa di “normale”».
Questa mattina il direttore della Sala stampa vaticana Matteo Bruni ha diffuso una nuova dichiarazione in cui si riferisce di una cerimonia durante la quale oggi le autorità locali hanno riconosciuto civilmente la dignità episcopale del vescovo emerito mons. Giuseppe Zhang Weizhu. E commenta che «tale provvedimento è frutto del dialogo tra la Santa Sede e le autorità cinesi e costituisce un nuovo importante passo nel cammino comunionale della circoscrizione ecclesiastica».
Va però precisato che il comunicato diffuso sulla stessa cerimonia da China Catholic – il sito dell’Associazione patriottica – racconta che il presule, dopo essere stato tenuto lontano ieri dall’ordinazione del suo successore, avrebbe tenuto un discorso «esprimendo la necessità di aderire al patriottismo e all’amore per la religione, di attenersi al principio di chiese indipendenti e autogestite, di seguire l’orientamento della sinicizzazione del cattolicesimo nel nostro Paese e di contribuire alla costruzione complessiva di un moderno Paese socialista e alla promozione complessiva della grande rinascita della nazione cinese».
Parole decisamente improbabili sulla bocca di mons. Zhang e che lasciano forti dubbi sul tenore di questa cerimonia, del tutto analoga a quella avvenuta a settembre a Zhangjiakou per l’altro vescovo sotterraneo mons. Agostino Cui Tai.
Sui comunicati ufficiali relativi all’ordinazione del nuovo vescovo della prefettura apostolica di Xinxiang e su quanti invece sono stati ridotti al silenzio, pubblichiamo qui sotto un commento inviato ad AsiaNews da un altro sacerdote appartenente a una «comunità sotterranea» dei cattolici cinesi.
Il 5 dicembre 2025, nella prefettura apostolica di Xinxiang, è stata celebrata l’ordinazione episcopale di padre Francesco Li Jianlin. Nello stesso giorno, il governo cinese ha pubblicato un comunicato ufficiale, seguito poi dall’ annuncio della Santa Sede.
In apparenza, tutto sembra rientrare in una «nomina episcopale avvenuta secondo l’Accordo Provvisorio sino-vaticano». Ma chi conosce anche solo un poco la realtà ecclesiale in Cina sa che tra questi due comunicati esiste un vasto spazio di silenzi. E proprio in questi spazi si trovano coloro che sono stati esclusi.
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1. Lo splendore dei comunicati e le assenze nella realtà
Il comunicato cinese ha enfatizzato la «solenne celebrazione», elencando i membri della Conferenza episcopale cinese presenti alla cerimonia, senza però menzionare l’ordinario legittimo della prefettura di Xinxiang, mons. Zhang Weizhu, neppure con un cenno formale.
Il comunicato vaticano, con il suo consueto linguaggio prudente e istituzionale, afferma: il Santo Padre ha accettato la rinuncia di Mons. Zhang.
Ma la realtà non detta è un’altra:
– mons. Zhang non è stato autorizzato a partecipare all’ordinazione del suo successore;
– pur essendo l’Ordinario legittimo, è stato tenuto completamente ai margini, come se non fosse mai esistito;
– sacerdoti e religiose della comunità «non ufficiale» non hanno ricevuto alcuna informazione, né invito di partecipazione;
– alcuni laici responsabili di parrocchia sono stati convocati «per un colloquio preventivo» o addirittura trattenuti per evitare la loro presenza.
Una celebrazione che avrebbe dovuto coinvolgere l’intera Chiesa locale si è trasformata in una cerimonia ristretta, controllata da pochissimi.
2. Come una celebrazione può rendere di nuovo «sotterranea» la comunità sotterranea
Quando a mons. Zhang fu chiesto di presentare la rinuncia, egli avrebbe posto una sola condizione: «Che si possa provvedere in modo dignitoso alla situazione dei sacerdoti e delle religiose della comunità sotterranea».
Era la richiesta di un pastore che, nonostante anni di sorveglianza, restrizioni e pressioni, continuava a preoccuparsi soltanto del suo popolo.
La realtà, però, ha dimostrato il contrario:
– i sacerdoti sotterranei non sono stati inclusi in alcuna disposizione;
– non è stata elaborata nessuna lista, nessun riconoscimento, nessuna regolarizzazione;
– nessuna comunicazione è stata fatta loro prima della cerimonia;
– molti hanno saputo dell’ordinazione soltanto tramite l’annuncio del governo.
Non è una soluzione ai problemi: è la creazione di nuovi conflitti. Non è la guarigione di vecchie ferite: è l’apertura di ferite nuove.
La Santa Sede afferma che tutto è avvenuto «secondo l’Accordo»; la parte cinese, tuttavia, ha proceduto secondo la propria logica, ignorando il ruolo di mons. Zhang, lo spirito dell’intesa e la situazione concreta della prefettura.
È il risultato di una trattativa profondamente asimmetrica: l’espressione dell’arroganza del potere statale e della sofferta sopportazione della Chiesa.
3. Mons. Zhang Weizhu: un vescovo reso invisibile, ma il più simile a Cristo
Qualunque sia la narrazione esterna, un fatto non può essere cancellato: prima di questa ordinazione, la prefettura apostolica di Xinxiang aveva un vescovo legittimo nominato dalla Santa Sede: mons. Zhang Weizhu.
Dopo anni di sorveglianza, restrizioni e isolamento, senza mai lamentarsi pubblicamente, egli è stato infine indotto a presentare la rinuncia. E proprio il giorno in cui viene ordinato un nuovo vescovo, lui, il pastore della diocesi, non può neppure varcare la porta della chiesa. È stato escluso in modo totale, silenzioso, quasi chirurgico, come un’ombra che si vuole cancellare dal tempo.
Ma né la storia né la memoria della Chiesa lo dimenticheranno.
Egli appare davvero come «l’agnello condotto al macello», silenzioso, mite, obbediente sotto la croce. Se in tutto questo c’è una vittoria mondana, la vittoria del Regno appartiene invece alla testimonianza di mons. Zhang.
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4. La rabbia cresce: una comunità ferita
Gli effetti di questa vicenda nella Chiesa locale sono profondissimi:
– i sacerdoti della comunità sotterranea provano una rabbia senza precedenti, sentendosi ignorati e annullati;
– religiose e fedeli vivono come una ferita il sentirsi esclusi dalla propria Chiesa;
– molti fedeli comuni non sapevano nulla di un evento così importante;
– parecchi seminaristi e sacerdoti si domandano: «Chi siamo noi? Che valore abbiamo nella nostra stessa Chiesa?»
Non è un dolore che un semplice comunicato possa guarire.
5. Dove andare?
Non siamo chiamati a essere ingenui, ma neppure a cedere alla disperazione.
Non è la prima, e non sarà l’ultima volta, che la Chiesa, dentro un sistema di forte controllo, si trova costretta al silenzio, alla umiliazione, alla sofferenza.
Tuttavia, continuiamo a credere che:
– la Chiesa non si sostiene con il potere, ma con la fede;
– un vescovo non è tale per volontà umana, ma per dono dello Spirito;
– la vera storia non è scritta nei comunicati, ma nella testimonianza;
– i dimenticati, gli esclusi, i silenziati sono spesso i segni più profondi di Dio nella storia.
Oggi Xinxiang sembra aprire un nuovo capitolo, ma molte ferite restano aperte e molti interrogativi senza risposta. Forse l’unica via è questa: andare verso la croce, verso la verità, verso Colui che vede ciò che gli uomini ignorano e non cancella mai nessuno dal suo cuore.
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6. Eppure, nonostante tutto: congratulazioni al nuovo vescovo e una preghiera di speranza
Nonostante le contraddizioni, le sofferenze e le tensioni irrisolte, con cuore filiale diciamo comunque: auguri per l’ordinazione del nuovo vescovo. Ogni vescovo è un dono alla Chiesa.
Per questo preghiamo con sincerità:
– che mons. Li Jianlin metta al primo posto il bene della Chiesa, al di là delle pressioni esterne o politiche;
– che possa davvero assumere il compito di ricostruire l’unità della prefettura, sanando le lacerazioni di tanti anni;
– che abbia un cuore di padre verso ogni sacerdote e religiosa, soprattutto verso coloro che oggi si sentono ignorati o esclusi;
– che non sia soltanto un vescovo ordinato, ma un vero pastore per questa terra ferita.
Il peso che porta non è leggero. La strada davanti a lui non sarà facile. Ma se lo Spirito ha permesso che questo giorno arrivasse, allora possiamo solo sperare che egli sappia trovare una via realmente evangelica nel mezzo di tante tensioni.
Che diventi strumento di unità, non di divisione;
che porti guarigione, non nuove ferite;
che risponda con sincerità, umiltà e coraggio alla voce di questo tempo.
Conclusione: Su una terra lacerata, continuare a credere nella Risurrezione
Ciò che Xinxiang vive non è solo una questione religiosa o politica, ma una manifestazione delle tensioni e delle prove del nostro tempo.
Eppure crediamo che:
– Dio agisce nei silenzi della storia;
– si manifesta nei dimenticati;
– pianta semi di risurrezione proprio nelle zone più oscure.
Che il nuovo vescovo sia custode di questi semi.
Che la croce di mons. Zhang diventi luce per la prefettura.
Che tutti coloro che sono stati esclusi, silenziati, dimenticati sappiano che per Dio nessuno è un «vuoto».
Non sappiamo cosa riservi il futuro, ma sappiamo una cosa: Dio non abbandonerà la Sua Chiesa.
Un sacerdote della comunità sotterranea cinese
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Persecuzioni
Proposta di legge canadese potrebbe condannare la Bibbia come «incitamento all’odio»
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Un odio per la Bibbia
A ottobre, il deputato liberale Marc Miller ha affermato che alcuni passaggi della Bibbia erano «odiosi» per ciò che dicevano sull’omosessualità e che coloro che li recitavano avrebbero dovuto essere imprigionati. «Ci sono chiaramente situazioni in questi testi in cui queste affermazioni sono odiose», ha affermato Miller. «Non dovrebbero essere usate per invocare o fungere da difesa», ha aggiunto, scatenando immediatamente un’ondata di proteste da parte dei conservatori in tutto il Canada. Questo attacco non è di poco conto, perché un’analisi delle biblioteche storiche rivela numerosi testi che potrebbero rientrare nell’ambito di applicazione di questo emendamento, eppure solo la Bibbia è presa di mira, a dimostrazione di un chiaro «discorso d’odio» da parte del Miller. Logicamente, dovrebbe quindi essere il primo a soccombere a questa proposta di legge. Articolo previamente apparso su FSSPX.NewsIscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
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