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Politica

Quando il PD inneggia al Nuovo Ordine Mondiale

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Riemerge in rete questi giorni uno strano screenshot, che pare proprio della pagina web del Partito Democratico.

 

Si tratta in realtà di roba vecchia, almeno due anni. È una relazione dell’onorevole Emanuele Fiano alla Direzione del 26 giugno 2020, e si intitola, effettivamente «Per un nuovo ordine mondiale». Il pezzo è accompagnato da un’immagine della Terra, forse vista attraverso le sue temperature, che si libra in un nero senza stelle.

 

L’autore del discorso, Emanuele Fiano è stato eletto per 4 legislature di seguito, dopo essere risultato non eletto nel 1996. È figlio di un deportato ad Auschwitz e di Rina Lattes, cognome assai importante nella storia dell’ebraismo italiano. Il Fiano, scrive Wikipedia, ha vissuto in un Kibbutz in Israele al confine con il Libano e ha svolto il ruolo di consigliere di consigliere nella comunità ebraica milanese dal 1988 al 20021 e poi consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.

 

Da deputato, si è contraddistinto per la sua lotta all’emersione del neofascismo, sostenendo l’applicazione della Legge Mancino, promuovendo un disegno di legge sull’apologia del fascismo e proponendo, con una petizione, di impedire che formazioni di carattere fascista possano presentarsi alle tornate elettorali.

 

Per il PD – partito che non ha mancato di sostenere l’Ucraina dove impazzava il Battaglione Azov – ha avuto la funzione di responsabile nazionale per la politica estera.

 

Fiano avrebbe parlato di «squadrismo fascista» anche nel caso dei no-vax che avrebbero insultato il suo compagno di partito sindaco di Pesaro.

 

Parimenti nel lontano 2017, all’attuazione della legge Lorenzin sulle vaccinazioni pediatriche, definì «veri e propri squadristi» i contestatori che avrebbero «aggredito poco fa tre deputati del Partito Democratico, appena usciti dall’Aula di Montecitorio dopo aver approvato le nuove norme sull’obbligo di vaccinazione. Noi rivendichiamo con orgoglio questa legge che guarda con senso di responsabilità alla salvaguardia della salute pubblica di tutta la nostra comunità» scrive un comunicato del PD, che conclude augurandosi «che Questura di Roma e Procura della Repubblica consegnino presto alla giustizia gli autori di queste violenze».

 

In TV, collegato dalla sua libreria aveva quindi dichiarato che «i 46 milioni di italiani vaccinati sono stufi» di «essere ostaggio dei no-vax», secondo il titolo della clip di Sky.

 

Sempre in televisione, il Fiano avrebbe detto all’attore Enrico Montesano, latore di posizioni antivacciniste e anti-green pass, «Montesano, lei non è nessuno».

 

Questo per chi non conoscesse l’onorevole Fiano, che non è un deputato PD qualunque.

 

Il suo scritto dell’estate 2020, quindi, va visto come un documento significativo.

 

Fiano ritiene che «nella vicenda COVID (…)  l’umanità intera, ha potuto toccare con mano le molte fragilità che percorrono l’intero globo».

 

«Nello scenario mondiale, la forza della Pandemia ha portato alla consapevolezza di una grande fragilità del mondo, ad una grande richiesta di protezione e ad una grande necessità di sviluppo complessivo».

 

La pandemia, con la maiuscola, ha insomma insegnato al mondo che ha bisogni di essere «protetto» da un potere più grande, par di capire.

 

«L’epidemia che ha minacciato la vita e la salute di miliardi di persone(…) muterà in senso permanente le forme del nostro stare nel mondo (…) per esempio, la crisi colpisce non già solo la dimensione finanziaria quanto piuttosto proprio l’economia reale, modificando quindi nel concreto modelli di vita personale e delle comunità, da quelle piccole a quelle nazionali e sovranazionali». Fiano è lucido.

 

Dice, parlando del partito discendente del PCI, dice che «la nostra posizione» è «saldamente ancorata all’Alleanza atlantica e al multilateralismo, come ad una visione aperta dei mercati, dell’economia e del libero scambio, tradizionalmente condivisa dai paesi del G8, così come dal complesso dei Paesi europei», lamentando che non è così ovunque, perché  «populismo, sovranismo, nazionalismo, egoismo, protezionismo, costituiscono un asse di riferimento politico-culturale, che va dagli USAdi Trump all’Ungheria di Orban, e anche l’Italia che disegnerebbero Salvini e Meloni, qualora al governo, rischierebbe una virata radicale in quella direzione».

 

La soluzione è una de-nazionalizzazione, a partire da Bruxelles e dal Partito Socialista Europeo, di cui il PD fa parte.

 

«Il nostro Partito dovrà favorire un’iniziativa politica affinché il PSE esca dalla pura dimensione federativa per assumere quella di vero e proprio Partito sovranazionale, asse portante di una nuova Europa».

 

L’onorevole prosegue parlando dell’«idea di una visione multilaterale che serva a rafforzare il profilo del nuovo ordine mondiale a cui aspiriamo». Il corsivo è nostro. Se Fiano scrive pandemia con la P maiuscola, a differenza di Renovatio 21 scrive Nuovo Ordine Mondiale tutto in minuscolo. La questione è che usa l’esatta espressione che conosciamo tutti, e che via via si è spostata dall’essere utilizzata dal demi-monde complottista all’essere tranquillamente consumata nel mainstream.

 

«C’è una necessità straordinaria di una visione globale e multilaterale del nuovo ordine mondiale; particolarismi, nazionalismo e debolezze, come anche quelle che l’Europa ha mostrato purtroppo negli ultimi anni, fino alla svolta di questi mesi, hanno contribuito ad una paralisi di questa visione multilaterale». Il corsivo è sempre nostro.

 

Ancora: per l’onorevole della comunità milanese bisogna «dare una guida democratica e condivisa alla globalizzazione, un ordine al mondo globale, in una direzione di salvaguardia del multilateralismo, come italiani e come europei». E tre. La formula usata tre volte.

 

Ma aspettate. C’è il gran finale: «… dobbiamo essere noi a civilizzare la globalizzazione. Lavorando per una guida democratica del nuovo ordine mondiale». E quattro.

 

Di fatto non c’è molto da stupirsi, perché il discorsone è intitolato appunto, ricordiamocelo, «Per un nuovo ordine mondiale».

 

Ora, ci sfugge davvero come un sedicente specialista di lotta alle realtà del demi-monde dell’estrema destra, pure di origini ebraiche, possa non aver mai sentito l’espressione «Nuovo Ordine Mondiale», onnipresente per decadi sulle bocche di cattolicòidi, complottàri, fasciòidi, antisemitàri.

 

Forse l’onorevole sta trollando.

 

O forse è un caso di cultural appropriation? Come un bianco che si veste come un nero o un cinese, qualcosa divenuto inaccettabile per il politicamente corretto in USA, ma che forse se si tratta di fascio-complottisti si può fare: usiamo pure le loro espressioni chiave, facciamole nostre. È così?

 

La questione è che, come riportato da Renovatio 21, l’onorevole Fiano mica è solo.

 

Prima di ricordare i discorsi di George Bush padre e di Ratzinger e Bergoglio, dobbiamo abbassarci al Concertone del primo maggio, dove il capo della CGIL Landini scandiva della necessità di  «sconfiggere la logica di Putin» sostenendo che investire in armi invece che in vaccini per tuttol il mondo è sbagliato.

 

Rimediare a queste storture, disse  «…vuol dire affermare un Nuovo Ordine Mondiale».

 

 

Ma cosa significa questa espressione?

 

Facciamo un esempio, ricordando cosa scriveva il libro di Ralph. A. Epperson  New World Order nel 1990.

 

«I matrimoni omosessuali saranno legalizzati; ai genitori non sarà permesso crescere i propri figli (lo Stato lo farà;) tutte le donne saranno impiegate dallo Stato e non potranno più fare le casalinghe; il divorzio diventerà estremamente facile e il matrimonio monogino verrà gradualmente eliminato».

 

A onore del partito di Fiano, bisogna dire che su ognuno di questi punti i piddini hanno fatto touchdown. Unioni gay, celo. Figli cresciuti dallo Stato: con certe storie di assistenti sociali che ricorderete, celo. Donne non più casalinghe: femminismo, celo. Divorzio breve: legge della deputata PD Moretti 2014, celo. Sulla poligamia siamo alla finestra, ma vogliamo ricordare il grande esempio di colui che fu il vero padre spirituale del PD, Eugenio Scalfari, estintosi pochi giorni fa.

 

Insomma, sì: il Fiano e tutto il suo partito hanno tutto il diritto di reclamare l’uso dell’espressione «Nuovo Ordine Mondiale».

 

Il PD è il partito del Nuovo Ordine Mondiale. Purtroppo, non è originale nemmeno in questo: è solo uno dei tanti, uno fra tutti.

 

A noi, francamente, va benissimo così. Perché abbiamo letto Sun Tzu, L’arte della guerra, capitolo VI, paragrafo 23: «obbliga l’avversario a rivelarsi».

 

Più rivelato di così…

 

Quindi, per favore, invece che far girare screenshot sui social, ringraziate.

 

Sul serio.

 

 

 

 

 

 

Immagine di Filip Filkovic via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial 2.0 Generic (CC BY-NC 2.0); immagine modificata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Politica

I detenuti minacciano Sarkozy e giurano vendetta vera per Gheddafi

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Un video girato con un cellulare nella prigione parigina La Santé sembra mostrare che i detenuti hanno minacciato l’ex presidente francese Nicolas Sarkozy di vendicare la morte del defunto leader libico Muammar Gheddafi.

 

Sarkozy, 70 anni, ha iniziato a scontare la sua condanna a cinque anni martedì, dopo che un tribunale di Parigi lo ha dichiarato colpevole di associazione a delinquere finalizzata a finanziare la sua campagna presidenziale del 2007 con denaro di Gheddafi, contro il quale in seguito guidò un’operazione di cambio di regime sostenuta dalla NATO che distrusse la Libia e portò alla morte di Gheddafi.

 

Martedì hanno iniziato a circolare video ripresi da La Sante, in cui presunti detenuti minacciavano e insultavano Sarkozy, che sta scontando la sua pena nell’ala di isolamento del carcere.

 

«Vendicheremo Gheddafi! Sappiamo tutto, Sarko! Restituisci i miliardi di dollari!», ha gridato un uomo in un video pubblicato sui social media. «È tutto solo nella sua cella. È appena arrivato… se la passerà brutta».

 

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Il ministro degli Interni francese Laurent Nunez ha sottolineato che, a causa del pericolo, due agenti di polizia della scorta di sicurezza assegnata agli ex presidenti saranno di stanza in modo permanente nelle celle adiacenti a quella di Sarkozy.

 

«L’ex presidente della Repubblica ha diritto alla protezione in virtù del suo status. È evidente che sussiste una minaccia nei suoi confronti, e questa protezione viene mantenuta durante la sua detenzione», ha dichiarato Nunez mercoledì alla radio Europe 1.

 

Sarkozy, che ha guidato la Francia tra il 2007 e il 2012, ha negato tutte le accuse a suo carico, sostenendo che siano di matrice politica. Il suo team legale ha presentato una richiesta di scarcerazione anticipata, in attesa del procedimento di appello.

 

L’inchiesta su Sarkozy è iniziata nel 2013, in seguito alle affermazioni del figlio di Gheddafi, Saif al-Islam, secondo cui suo padre aveva fornito alla campagna dell’ex presidente circa 50 milioni di euro.

 

A dicembre 2024, la Corte Suprema francese ha confermato una condanna del 2021 per corruzione e traffico di influenze, imponendo a Sarkozy un dispositivo elettronico per un anno. È stato anche condannato per finanziamento illecito della campagna per la rielezione fallita del 2012, scontando la pena agli arresti domiciliari.

 

Nel 2011, Sarkozy ha avuto un ruolo di primo piano nell’intervento della coalizione NATO che ha portato alla cacciata e alla morte di Gheddafi, facendo sprofondare la Libia in un caos dal quale non si è più risollevata.

 

Come riportato da Renovatio 21, all’inizio del 2025 gli era stata revocata la Legion d’Onore. In Italia alcuni hanno scherzato dicendo che ora «Sarkozy non ride più», un diretto riferimento a quando una sua risata fatta con sguardo complice ad Angela Merkel precedette le dimissioni del premier Silvio Berlusconi nel 2011 e l’installazione in Italia (sotto la ridicola minaccia dello «spread») dell’eurotecnocrate bocconiano Mario Monti.

 

 

Nell’affaire Gheddafi finì accusata di «falsificazione di testimonianze» e «associazione a delinquere allo scopo di preparare una frode processuale e corruzione del personale giudiziario» anche la moglie del Sarkozy, l’algida ex modella torinese Carla Bruni, la quale, presentatole il presidente dall’amico comune Jacques Séguela (pubblicitario autore delle campagne di Mitterand e Eltsin) secondo la leggenda avrebbe confidato «voglio un uomo dotato della bomba atomica».

 

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Immagine screenshot da YouTube

 

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Il Giappone elegge una donna conservatrice come primo ministro

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Sanae Takaichi è diventata la prima donna Primo Ministro del Giappone, vincendo le elezioni parlamentari di Tokyo martedì. Esponente di lungo corso del Partito Liberal Democratico (LDP), nota come la «Lady di Ferro» del Giappone per la sua ammirazione verso l’ex primo ministro britannico Margaret Thatcher, Takaichi è riconosciuta per il suo conservatorismo sociale, il nazionalismo e il sostegno a un ruolo più ampio per le forze armate giapponesi.   A 64 anni, Takaichi ha sostenuto la revisione della clausola pacifista della costituzione postbellica del Giappone e il riconoscimento ufficiale delle Forze di autodifesa come esercito nazionale. Ha inoltre appoggiato un aumento della spesa per la difesa e una maggiore cooperazione militare con gli Stati Uniti.   Le sue posizioni sulla sicurezza nazionale richiamano le politiche dell’ex premier Shinzo Abe, di cui è considerata una protetta e con cui aveva stretti legami politici.   Frequente visitatrice del Santuario Yasukuni di Tokyo, che rende omaggio ai caduti giapponesi, inclusi criminali di guerra della Seconda Guerra Mondiale, Takaichi è stata spesso criticata dai Paesi vicini per quello che considerano revisionismo storico. Ha difeso le sue visite come atti di rispetto personale, sostenendo che i crimini di guerra dei soldati giapponesi siano stati esagerati.

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A livello interno, Takaichi si oppone al matrimonio tra persone dello stesso sesso, sostiene la successione imperiale esclusivamente maschile e ha criticato le proposte di cognomi separati per le coppie sposate.   La Takaicha ha inoltre appoggiato il rafforzamento dei confini e politiche migratorie più rigide, chiedendo misure contro i visti non concessi, il turismo eccessivo e l’acquisto di terreni da parte di stranieri, soprattutto vicino a risorse strategiche.   In politica estera, la Takaichi ha definito la crescente potenza militare della Cina una «seria preoccupazione», proponendo misure di deterrenza, tra cui un patto di sicurezza con Taiwan.   Si ritiene che Takaichi non intenda perseguire un significativo riavvicinamento con la Russia, avendo ripetutamente rivendicato la sovranità sulle isole Curili meridionali, annesse dall’Unione Sovietica nel 1945 come parte degli accordi postbellici.   Takaichi assume la carica in un momento critico per il Giappone, che affronta un tasso di natalità ai minimi storici, un rapido invecchiamento della popolazione, un’inflazione persistente e il malcontento pubblico per gli scandali politici che hanno eroso la fiducia nel PLD, il partito al governo.  

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Immagine di 内閣広報室|Cabinet Public Affairs Office via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International
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Elezioni in Bolivia, il Paese si sposta a destra

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Domenica si è svolto in Bolivia il ballottaggio per le elezioni presidenziali, che ha visto contrapporsi due candidati di destra: il senatore centrista Rodrigo Paz Pereira e l’ex presidente conservatore Jorge Quiroga.

 

I risultati preliminari indicano che Paz ha ottenuto il 54,6% dei voti, mentre Quiroga si è fermato al 45,4%. Sebbene sia prevista un’analisi manuale delle schede, è improbabile che il risultato definitivo differisca significativamente dal conteggio iniziale, basato sul 97% delle schede scrutinate.

 

Le elezioni segnano la fine del ventennale dominio del partito di sinistra Movimiento al Socialismo (MAS), che ha subito una pesante sconfitta nelle elezioni di fine agosto. Il presidente uscente Luis Arce – che ha recentemente accusato gli USA di controllare l’America latina sotto la maschera della «guerra alla droga» – non si è ricandidato, e il candidato del MAS, il ministro degli Interni Eduardo del Castillo, ha raccolto solo il 3,16% dei voti, superando di poco la soglia necessaria per mantenere lo status legale del partito.

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Nel primo turno, la destra ha dominato: Paz ha ottenuto il 32,1% dei voti e Quiroga il 26,8%. Il magnate di centro-destra Samuel Doria Medina, a lungo favorito nei sondaggi, si è classificato terzo con il 19,9% e ha subito appoggiato Paz per il ballottaggio.

 

Entrambi i candidati hanno basato la loro campagna sullo smantellamento dell’eredità del MAS, differendo però nei metodi. Paz ha promesso riforme graduali, mentre Quiroga ha sostenuto cambiamenti rapidi, proponendo severe misure di austerità per affrontare la crisi.

 

Il MAS non si è mai ripreso dai disordini del 2019, quando l’ex presidente Evo Morales fu deposto da un colpo di Stato subito dopo aver ottenuto un controverso quarto mandato. In precedenza, Morales aveva perso di misura un referendum per modificare la norma costituzionale che limita a due i mandati presidenziali e vicepresidenziali. Più di recente, Morales ha accusato tentativi di assassinarlo ed è entrato in sciopero della fame, mentre i suoi sostenitori hanno dato vita ad una ribellione. Il Morales, recentemente accusato anche di stupro (accuse che lui definisce «politiche»), in una lunga intervista aveva detto che dietro il suo rovesciamento nel 2019 vi erano «la politica dell’impero, la cultura della morte» degli angloamericani.

 

Il colpo di Stato portò al potere la politica di destra Jeanine Áñez, seconda vicepresidente del Senato. Tuttavia, il MAS riconquistò terreno nelle elezioni anticipate dell’ottobre 2020, mentre Áñez fu incarcerata per i crimini commessi durante la repressione delle proteste seguite al golpe.

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Il passaggio storico è stato definito da alcuni come la prima «guerra del litio», essendo il Paese ricco, come gli altri Stati limitrofi, della sostanza che rende possibile la tecnologia di computer, telefonini ed auto elettriche.

 

Come riportato da Renovatio 21, un tentato colpo di Stato vi fu anche l’anno scorso quando la polizia militare e veicoli blindati hanno circondato il palazzo del governo nella capitale La Paz.

 

Sotto il presidente Arce la Bolivia si era avvicinata ai BRICS e aveva iniziato a commerciare in yuan allontanandosi dal dollaro.

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