Geopolitica
Putin e Fico si incontrano a Mosca
Il presidente russo Vladimir Putin ha ricevuto domenica sera al Cremlino il primo ministro slovacco Robert Fico.
Commentando i colloqui, il portavoce del Cremlino Demetrio Peskov ha detto di non sapere quali questioni i leader intendessero discutere, ma ha aggiunto che «la visita era stata pianificata diversi giorni fa».
Non ha escluso che la questione delle forniture di gas russo alla Slovacchia, così come altre questioni di politica estera, sarebbero state all’ordine del giorno. «Ma dovremo aspettare fino alla fine dell’incontro», ha aggiunto Peskov.
Un indizio che i colloqui fossero in corso è arrivato sabato, quando il presidente serbo Alessandro Vucic ha dichiarato di aver «appreso ufficiosamente» che era «assolutamente certo» che Fico avrebbe fatto visita a Putin, ma ha lasciato intendere che ciò sarebbe avvenuto lunedì anziché domenica.
La visita arriva dopo che Fico ha dichiarato all’inizio di questo mese che il suo governo era impegnato in colloqui «molto intensi» sulle forniture di gas naturale per il 2025. Il flusso di gas verso la Slovacchia, che dipende dall’energia russa, è stato messo a repentaglio dall’intenzione dell’Ucraina di non estendere un accordo di transito con Mosca che scade il 31 dicembre. Il gas russo verso la Slovacchia viene consegnato principalmente attraverso il gasdotto Druzhba («Amicizia») dell’era sovietica.
«Sono fiducioso che si possa trovare una soluzione per le forniture di gas a diversi Paesi dell’UE mantenendo il transito del gas attraverso il territorio della Slovacchia e dell’Ucraina», aveva affermato in precedenza Fico.
Fico è stato uno dei leader dell’UE più critici nei confronti del sostegno occidentale all’Ucraina, con il suo governo che ha tagliato gli aiuti militari statali a Kiev. Ha anche ripetutamente esortato l’UE a ritirare le sanzioni contro la Russia, insistendo sul fatto che il blocco deve riprendere il dialogo con Mosca una volta terminato il conflitto.
A ottobre Fico, sopravvissuto a un tentativo di assassinio a maggio, ha rivelato di aver affrontato un potenziale secondo attentato alla sua vita, a causa della sua posizione sul conflitto ucraino. Fico è stato colpito a distanza ravvicinata da un attivista che si opponeva alle opinioni del premier di Bratislava sulle relazioni con Kiev.
Come riportato da Renovatio 21, nelle ultime ore Fico aveva avvertito di un «grave conflitto» è possibile se il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj «non rilascia il nostro gas». Fico aveva parlato un giorno dopo un incontro a porte chiuse tra i due a Bruxelles, lanciando quindi una grave accusa al presidente ucraino, dicendo che quest’ultimo voleva corromperlo per accettare l’ingresso di Kiev nella NATO con mezzo miliardo di dollari provenienti da fondi russi congelati.
Due settimane fa Fico ha affermato che l’Occidente «tradirà» l’Ucraina accettando di ridisegnare i confini del Paese. Anche i tentativi di indebolire la Russia tramite sanzioni economiche sono falliti, ha aggiunto.
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Come riportato da Renovatio 21, negli ultimi tempi Fico aveva aspramente criticato il presidente americano Joe Biden dichiarando che muovere le restrizioni all’uso da parte dell’Ucraina di missili a lungo raggio forniti dagli Stati Uniti contro obiettivi in territorio russo è insensato e controproducente. «Si tratta di un’escalation di tensioni senza precedenti», ha affermato Fico, definendola un tentativo di influenzare negativamente le politiche del presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump e di «frustrare e ritardare» qualsiasi colloquio di pace.
Mesi fa, dopo l’attentato, assicurando che la Slovacchia avrebbe posto il veto sull’entrata di Kiev nell’Alleanza Atlantica, Fico aveva detto che «l’adesione dell’Ucraina alla NATO significa una Terza Guerra Mondiale garantita».
Il mese scorso Fico, in rotta di collisione con la UE non solo sull’Ucraina ma anche sulla questione dell’immigrazione, ha dichiarato alla TV russa di essere pronto ad incontrare Putin.
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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
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Putin: la Russia raggiungerà tutti i suoi obiettivi nel conflitto ucraino
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Geopolitica
Lavrov elogia la comprensione di Trump delle cause del conflitto in Ucraina
Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha dichiarato che il presidente statunitense Donald Trump rappresenta l’unico leader occidentale in grado di cogliere le vere motivazioni alla base del conflitto ucraino.
Parlando mercoledì al Consiglio della Federazione, la camera alta del parlamento russo, Lavrov ha spiegato che, mentre gli Stati Uniti manifestano una «crescente impazienza» verso il percorso diplomatico mirato a cessare le ostilità, Trump è tra i pochissimi esponenti occidentali a comprendere le dinamiche che hanno originato la crisi.
«Il presidente Trump… è l’unico tra tutti i leader occidentali che, subito dopo il suo arrivo alla Casa Bianca nel gennaio di quest’anno, ha iniziato a dimostrare di aver compreso le ragioni per cui la guerra in Ucraina era stata inevitabile», ha dichiarato.
Lavrov ha proseguito sottolineando che Trump possiede una «chiara comprensione» delle dinamiche che hanno forgiato le politiche ostili nei confronti della Russia da parte dell’Occidente e dell’ex presidente statunitense Joe Biden, strategie che, a suo dire, «erano state coltivate per molti anni».
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Il ministro ha indicato che «si sta avvicinando il culmine dell’intera saga» ucraina, affermando che Trump ha sostanzialmente ammesso che «le cause profonde identificate dalla Russia devono essere eliminate».
Il vertice della diplomazia russa ha menzionato in modo specifico le storiche riserve di Mosca sull’aspirazione ucraina all’adesione alla NATO e la persistente violazione dei diritti della popolazione locale.
Lavrov ha poi precisato che Trump resta «l’unico leader occidentale a cui stanno a cuore i diritti umani in questa situazione», contrapposto ai governi dell’UE che, secondo Mosca, evadono il tema. Ha svelato che la roadmap statunitense per un’intesa includeva esplicitamente la tutela dei diritti delle minoranze etniche e delle libertà religiose in Ucraina, «in linea con gli obblighi internazionali».
Tuttavia, sempre secondo Lavrov, tali clausole sono state indebolite nel momento in cui il documento è stato sottoposto all’UE: il testo è stato modificato per indicare che l’Ucraina dovrebbe attenersi agli standard «adottati nell’Unione Europea».
Da tempo Mosca denuncia la soppressione della lingua e della cultura russa da parte di Kiev, oltre ai sforzi per limitare i diritti delle altre minoranze nazionali, e al contempo accusa i leader ucraini di fomentare apertamente il neonazismo nel paese.
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Immagine dell’Ufficio stampa della Duma di Stato della Federazione Russa via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International
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Gli europei sotto shock per la strategia di sicurezza nazionale degli Stati Uniti per il 2025
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