Geopolitica
Putin dichiara che la controffensiva Ucraina è partita «con assoluta certezza»
Il presidente della Federazione Russa Vladimir Vladimirovich Putin ha dichiarato che la tanto attesa controffensiva ucraina è definitivamente iniziata, asserendo che il segno più evidente della partenza dell’offensiva è l’utilizzo da parte di Kiev di risorse strategiche.
«Possiamo affermare con assoluta certezza che questa controffensiva ucraina è iniziata e l’uso di riserve strategiche lo indica», ha detto Putin in una conferenza stampa lo scorso venerdì.
Il presidente russo ha osservato che da cinque giorni sono in corso combattimenti particolarmente pesanti, con le truppe russe che riescono a mantenere le loro posizioni, affermano anche che l’esercito ucraino ha subito perdite molto più pesanti del «classico» rapporto 3:1 spesso previsto durante un’offensiva.
«In particolare, questa tragedia deriva dagli eventi degli anni precedenti e la responsabilità di questa tragedia ricade interamente sull’attuale regime di Kiev, la cui fonte primaria di potere è il colpo di stato che ha avuto luogo in Ucraina nel 2014» ha detto il presidente russo.
Tuttavia, Kiev ha ancora mantenuto le sue capacità offensive, ha continuato Putin, aggiungendo che si aspettava che i comandanti russi «valutassero la situazione in modo realistico» e agissero di conseguenza.
«Non posso dire che l’offensiva si sia arenata. Tutto quello che posso dire è che i tentativi di controffensiva finora fatti sono falliti. Ma il potenziale offensivo del regime di Kiev è ancora presente».
Putin ha attribuito il presunto fallimento della controffensiva ucraina all’efficacia degli armamenti già a disposizione delle forze russe. Putin ha quindi inquadrato la situazione dell’industria bellica russa.
«Non abbiamo ancora abbastanza delle armi più recenti, ma l’industria delle armi, l’industria della difesa del paese sta facendo passi da gigante e sono sicuro che l’industria della difesa raggiungerà senza dubbio i suoi obiettivi. La produzione di moderni tipi di armi procede a un ritmo veloce».
Come riporta RT, giovedì, il ministro della Difesa russo Sergej Shoigu ha rivelato che l’esercito ucraino aveva tentato di sfondare le difese russe nella regione di Zaporiggia. Tuttavia, questo tentativo è stato sventato da artiglieria preventiva e attacchi aerei, ha affermato il funzionario.
Secondo il ministro russo, le forze di Kiev hanno subito perdite nell’ordine delle migliaia.
Venerdì, Mosca ha dichiarato che l’Ucraina ha perso fino a 1.240 soldati e 39 carri armati in sole 24 ore. Anche dozzine di veicoli corazzati e unità di artiglieria, compresi quelli forniti dai Paesi occidentali, sono stati distrutti, hanno affermato funzionari militari russi.
Citando alti funzionari statunitensi anonimi, la CNN ha riferito che l’esercito ucraino ha subito vittime «significative» questa settimana. Le fonti della TV americana hanno descritto «una resistenza maggiore del previsto da parte delle forze russe».
Immagini di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0); immagine modificata
Geopolitica
La Cina snobba il ministro degli Esteri tedesco
Il ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul ha dovuto cancellare un viaggio previsto in Cina dopo che Pechino si sarebbe rifiutata di organizzare incontri di alto livello con lui, secondo quanto riportato venerdì da diversi organi di stampa.
Il Wadephul sarebbe dovuto partire per Pechino domenica per discutere delle restrizioni cinesi sull’esportazione di terre rare e semiconduttori, oltre che del conflitto in Ucraina.
«Il viaggio non può essere effettuato al momento e sarà posticipato a data da destinarsi», ha dichiarato un portavoce del Ministero degli Esteri tedesco, citato da Politico. Il Wadephullo avrebbe dovuto incontrare il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, ma l’agenda prevedeva troppo pochi incontri di rilievo.
Secondo il tabloide germanico Bild, i due diplomatici terranno presto una conversazione telefonica.
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Questo intoppo diplomatico si inserisce in un contesto di crescenti tensioni commerciali tra Cina e Unione Europea. Nell’ultimo anno, Bruxelles e Pechino si sono scontrate sulla presunta sovrapproduzione industriale cinese, mentre la Cina accusa l’UE di protezionismo.
All’inizio di questo mese, Pechino ha rafforzato le restrizioni sull’esportazione di minerali strategici con applicazioni militari, una mossa che potrebbe aggravare le difficoltà del settore automobilistico europeo.
La Germania è stata particolarmente colpita dal deterioramento del clima commerciale.
Come riportato da Renovatio 21, la Volkswagen sospenderà la produzione in alcuni stabilimenti chiave la prossima settimana a causa della carenza di semiconduttori, dovuta al sequestro da parte dei Paesi Bassi del produttore cinese di chip Nexperia, motivato da rischi per la sicurezza tecnologica dell’UE. In risposta, Pechino ha bloccato le esportazioni di chip Nexperia dalla Cina, causando una riduzione delle scorte che potrebbe portare a ulteriori chiusure temporanee di stabilimenti Volkswagen e colpire altre case automobilistiche, secondo il quotidiano.
Venerdì, il ministro dell’economia Katherina Reiche ha annunciato che Berlino presenterà una protesta diplomatica contro Pechino per il blocco delle spedizioni di semiconduttori, sottolineando la forte dipendenza della Germania dai componenti cinesi.
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Immagine di UK Government via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
Geopolitica
Vance in Israele critica la «stupida trovata politica»: il voto di sovranità sulla Cisgiordania è stato un «insulto» da parte della Knesset
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Geopolitica
Trump minaccia di togliere i fondi a Israele se annette la Cisgiordania
Israele «perderebbe tutto il sostegno degli Stati Uniti» in caso di annessione della Giudea e della Samaria, nome con cui lo Stato Ebraico chiama la Cisgiordania, ha detto il presidente USA Donald Trump.
Trump ha replicato a un disegno di legge controverso presentato da esponenti dell’opposizione di destra alla Knesset, il parlamento israeliano, che prevede l’annessione del territorio conteso come reazione al terrorismo palestinese.
Il primo ministro Benjamin Netanyahu, sostenitore degli insediamenti ebraici in quell’area, si oppone al provvedimento, poiché rischierebbe di allontanare gli Stati arabi e musulmani aderenti agli Accordi di Abramo e al cessate il fuoco di Gaza.
Netanyahu ha criticato aspramente il disegno di legge, accusando i promotori di opposizione di una «provocazione» deliberata in concomitanza con la visita del vicepresidente statunitense J.D. Vance. (Lo stesso Vance ha qualificato il disegno di legge come un «insulto» personale)
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«I commenti pubblicati giovedì dalla rivista TIME sono stati espressi da Trump durante un’intervista del 15 ottobre, prima dell’approvazione preliminare alla Knesset di mercoledì – contro il volere del primo ministro – di un disegno di legge che estenderebbe la sovranità israeliana a tutti gli insediamenti della Cisgiordania» ha scritto il quotidiano israeliano Times of Israel.
Evidenziando l’impazienza dell’amministrazione verso tali iniziative, il vicepresidente di Trump, J.D. Vance, ha dichiarato giovedì, lasciando Israele, che il voto del giorno precedente lo aveva «offeso» ed era stato «molto stupido».
«Non accadrà. Non accadrà», ha affermato Trump a TIME, in riferimento all’annessione. «Non accadrà perché ho dato la mia parola ai Paesi arabi. E non potete farlo ora. Abbiamo avuto un grande sostegno arabo. Non accadrà perché ho dato la mia parola ai paesi arabi. Non accadrà. Israele perderebbe tutto il sostegno degli Stati Uniti se ciò accadesse».
Vance ha precisato che gli era stato descritto come una «trovata politica» e «puramente simbolica», ma ha aggiunto: «Si tratta di una trovata politica molto stupida, e personalmente la considero un insulto».
Gli Emirati Arabi Uniti, che hanno guidato i Paesi arabi e musulmani negli Accordi di Abramo, si oppongono da tempo all’annessione della Cisgiordania, sostenendo che renderebbe vani i futuri negoziati di pace nella regione.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
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