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Psicofarmaci, cocaina, droghe dello stupro globale

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Il caso delle accuse all’ultimogenito del presidente del Senato La Russa non può che ricordare quello del figlio di Grillo e la combriccola di amici. Erano più o meno lo stesso periodo, luglio, ma del 2019 – oramai quattro anni fa, quando cadde il governo Conte 1 e, enigmaticamente, il M5S decise di fare un governo col PD, che poi, con Roberto Speranza e soci, durò per quasi tutto il biennio pandemico.

 

Chi conosce la politica italiana sa che esiste un pattern di accuse ai figli e reazioni della politica di superficie: nel 1953 si ebbe il caso Montesi, quando venne trovata annegata la 21enne Wilma Montesi, una bella ragazza di Roma il cui caso era stato chiuso con la spiegazione di un malore a seguito di un pediluvio in mare. La stampa non accettò e si cominciò a parlare di complotto di copertura di potenti personaggi che sarebbero stati implicati. Fu messo alla gogna mediatica il giovane jazzista Piero Piccioni, conosciuto anche come Piero Morgan e noto per le sue colonne sonore dei film di Alberto Sordi, il cui padre, Attilio Piccioni, era vicepremier e ministro degli Esteri, nonché tra i massimi esponenti della DC: a causa dello scandalo, che aveva portato in carcere a Regina Coeli il figlio poi scagionato completamente, si dimise da ogni carica. Il caso Montesi rimane irrisolto.

 

I casi recenti sono chiaramente diversi, sia per gravità sia per ramificazioni politiche – la società, del resto, è molto cambiata.

 

Tuttavia, non è la questione politica che ci preme qui analizzare: notiamo, invece, una possibile lettura delle ultime cronache sotto l’aspetto, come dire, sociofarmaceutico.

 

È emerso che la ragazza avrebbe fatto uso di cocaina prima della serata in discoteca dove avrebbe incontrato La Russa junior. È un punto su cui subito si è speso il presidente del Senato nella sua nota diramata dopo i fatti. «Lascia oggettivamente molti dubbi il racconto di una ragazza che, per sua stessa ammissione, aveva consumato cocaina prima di incontrare mio figlio», ha chiosato La Russa senior. «Un episodio di cui Leonardo non era a conoscenza. Una sostanza che lo stesso Leonardo sono certo non ha mai consumato in vita sua» (particolare non impossibile, vista la pragmatica allergia alle droghe riscontrabile nei vecchi ambienti missini di cui il padre fu protagonista).

 

La dichiarazione ha scatenato la reazione dell’avvocato della ragazza intervistato dal Corriere della Sera: «senza entrare nel merito dell’inchiesta coperta dal segreto, la domanda che mi pongo da normale cittadino e non da avvocato è come possa una ragazza aver assunto cocaina e non ricordare nulla fino all’indomani. La cocaina è nota perché provoca eccitamento, non sonnolenza» dice il legale, «ciò a cui dovranno rispondere i magistrati è se abbia assunto a sua insaputa sostanze diverse dalla cocaina che le hanno provocato un tale stordimento da non farle ricordare nulla e, in caso affermativo, chi gliele abbia date e se ci sia no il coinvolgimento di Leonardo La Russa».

 

È l’ipotesi implicita del «drink», dopo cui la ragazza non ricorda più nulla, corretto magari con la «droga dello stupro». La pista sarebbe stata già scartata: «le analisi sul sangue della ragazza escludono la presenza di GHB, adombrata invece (…) nella denuncia» scrive La Verità. «Non è stata trovata traccia della cosiddetta droga dello stupro, il GHB o di inibitori della volontà simili».

 

È interessante notare, quindi, come tutto il caso cominci a gravitare intorno alle sostanze psicoattive: gli uni additano la cocaina, gli altri lasciano intendere la possibilità dell’uso di droghe da blackout.

 

In verità – e qui sta il punto che vogliamo sottolineare – le analisi hanno portato a galla la presenza di altre droghe specifiche: gli psicofarmaci.

 

«La ragazza ai medici dell’associazione Donna aiuta donna ha dichiarato di aver fumato cannabis e sniffato cocaina due volte prima di incontrare La Russa jr e ha raccontato di assumere psicofarmaci come Xanax, un ansiolitico, e fluoxetina, un antidepressivo (che possono essere utilizzati negli attacchi di panico)». Come noto, la fluoxetina è uno psicofarmaco SSRI (cioè inibitore selettivo della ricaptazione della serotonina) conosciuto con il nome commerciale di Prozac.

 

«E, in effetti, nel sangue sono state trovate tracce di benzodiazepine, sostanze calmanti e ipnoinducenti contenute, per esempio nello Xanax» continua l’articolo de La Verità, che riporta voci di corridoio interessanti: «in Procura, tra i magistrati che hanno in mano il fascicolo, c’è chi sostiene che anche le benzodiazepine mescolate all’alcol possano dare gli stessi sintomi della droga dello stupro. Ma al momento siamo al livello di chiacchiere da bar o poco più».

 

Quindi, riassumiamo: c’è un uso consistente di droghe psicoattive ma legali, riscontrabili dalle analisi ematologiche. C’è l’idea che possano avere indotto, in combinazione con altre sostanze (non dimentichiamo l’alcol) al vuoto di memoria di cui si parla. Tuttavia, tutti brancolano ancora nel buio.

 

Nessuno sa dire con certezza, pare di capire, se gli psicofarmaci possano generare blackout della coscienza, e di conseguenza le condizioni di uno stupro da GHB.

 

Certo, non sarebbe una bella pubblicità per queste droghe, vendute in massa alla popolazione: solo in Italia, sarebbero 8 milioni le persone a cui il medico prescrive la psicodroga legalizzata, e parliamo di adulti, anziani, bambini, specie durante e dopo la pandemia.

 

Si punta il dito sulla cocaina – viste le voci – e sul GHB – viste le ipotesi, e un certo trend presso la classe dirigente visto in fatti di cronaca recenti. Ma no, sugli psicofarmaci si è sorvolato. Perché dire che essi possono contribuire a drammi del genere, sarebbe davvero un brutto colpo.

 

Non c’è solo la questione dello strapotere pubblicitario di Big Pharma, che può togliere ai giornali le inserzioni: come scriviamo spesso su Renovatio 21, passano mesi prima di sapere che cosa prendeva lo stragista randomatico USA – quello che chiamano «active shooter» –  che colpisce la scuola, il supermercato la banca, etc. A volte, proprio non viene fuori nulla, solo che l’assassino di massa «era in cura». L’idea che gli psicofarmaci possano indurre a idee auto ed eterodistruttive è tema di cui oramai cominciano a parlare apertis verbis certe voci in primo piano, come Tucker Carlson o il candidato presidenziale americano Robert F. Kennedy jr.

 

Qui c’è però qualcosa di più che vogliamo dire: nessuno ha parlato di un ruolo degli psicofarmaci perché essi oramai sono considerati una condizione naturale della biologia del cittadino. Non sono considerati, cioè, sostanze che alterano la psiche (anche se questo è quello che fanno, ed è proprio il motivo per cui vengono prescritti e consumati), sono tratti secondari, pastiglie che rientrano nella norma della sanità della persona, non come la cocaina o il GHB.

 

La destigmatizzazione degli psicofarmaci ha portato a questo: si accusano altre sostanze, magari altre persone, magari la stessa persona, senza sollevare il dubbio che essi giochino una parte cospicua nei vari drammi.

 

Questo è un caso speciale, per l’accaduto e per le accuse ad un rampollo VIP di Stato. Tuttavia, per milioni di altri malanni inflitti dalla psicofarmaceutica legale alla popolazione, nulla è detto.

 

Senza parlare delle stragi senza un perché, perfino i grandi giornali dicono come oramai sia noto il fatto che gli antidepressivi creano dipendenza.

 

È altrettanto di dominio pubblico il fatto che gli psicofarmaci creino disfunzioni sessuali, e i problemi che possono dare alle donne in gravidanza.

 

Riguardo al ruolo delle sostanze legalmente prescritte nelle stragi in famiglia, e pure in certi incidenti aerei, qualcuno, come Renovatio 21, pur con la sua pallida voce, si pone qualche domanda.

 

E non scordiamoci gli studi ambientali, che dimostrano come le sostanze psicoattive prescritte dal medico finiscano escrete nei fiumi, dove stanno alterando la psiche della fauna ittica. Pisci impazziti a causa degli psicofarmaci pisciati dai cittadini democratici, quelli della raccolta differenziata, dei libri di Greta e delle aziende ESG.

 

Una catastrofe, intima e pubblica, dopo l’altra. Tuttavia, si preferisce sorvolare. Nonostante la quantità di materia inquietante che esce in continuazione.

 

La settimana scorsa un nuovo studio ha rivelato che «l’uso di benzodiazepine e l’interruzione dell’uso» possono creare «lesioni al sistema nervoso ed effetti negativi sulla vita», con un buon il 54,4% degli intervistati ha riportato pensieri suicidi o tentato suicidio.

 

Casi importanti, come quello del cantante Fedez – che pure dovrebbe raccogliere tanta attenzione – spariscono subito. «Ho sospeso uno psicofarmaco e sono crollato». I giornali hanno trattato la cosa in velocità; dopo poche ore erano tornate le storie sulla moglie Ferragni, i jet privati, etc. I medici, pure, non è che abbiano fatto registrare una grande reazione alla testimonianza.

 

La SIP, Società Italiana di Psichiatria, ha fatto sapere a ridosso del caso Fedez che con gli psicofarmaci farmaci «è fondamentale “seguire le istruzioni” del proprio medico, sia quando si devono assumere sia quando si devono interrompere. Una brusca interruzione decisa autonomamente, è sempre da evitare». Il dottore «deve comunicare chiaramente al paziente i rischi di eventuali effetti collaterali del farmaco prescritto».

 

Leggete il bugiardino. Fidatevi del medico bravo. Caso chiuso.

 

In prospettiva, è molto chiaro perché ciò avvenga. La demonizzazione di ogni altra droga che non sia lo psicofarmaco di Stato (che è semplicemente una psicodroga che ce l’ha fatta: anche le altre sostanze un tempo magari erano pure legale) segue un quadro preciso, che diventa chiarissimo se si legge Il mondo nuovo di Aldous Huxley, uno dei profeti, col fratello Julian, del Nuovo Ordine che stiamo vedendo dipanarsi sotto i nostri occhi.

 

Nel celebre romanzo huxleyano, infatti, la popolazione è perennemente drogata da psicofarmaci che devono ricevere in continuazione, per costume e per obbligo della società del futuro. Generalmente, si crede che Huxley avesse scritto un libro di distopia, da cui prendeva le distanze. Se si legge il resto delle sue opere, come anche Ritorno al mondo nuovo, si capisce che non è esattamente così.

 

Una società dello psicofarmaco continuo e compulsivo è nei programmi. Alcuni parlano di «neuroabilitazione morale obbligatoria» per i problematici: i bioeticisti già ne discutono, quindi significa che il concetto passerà. Così come è possibile ricordare le proposte di pillole psicoattive somministrate di nascosto per garantire la conformità ai lockdown.

 

Ecco perché, anche in casi drammatici come quello in corso sui giornali, degli psicofarmaci non si deve parlare: perché, integralmente normalizzati al punto da essere giudicati ininfluenti nella vita della persona, ci verranno offerti, a breve, in quantità, e, magari, con tanto di green pass allegato.

 

Lo scopo del sistema è proprio quello: disporre della vostra psiche, guidarvi biochimicamente, alla bisogna, spegnervi, mandarvi in blackout.

 

Perché lo scopo del sistema che vuole psicodrogarvi è proprio uno stupro globale. Lo stupro della dignità umana.

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

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La marijuana è associata a gravi danni e morte nei bambini non ancora nati

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Uno studio pubblicato dall’American College of Obstetricians & Gynecologists (ACOG) consiglia ai professionisti sanitari di incoraggiare le donne incinte a smettere di usare marijuana a causa dei suoi effetti negativi sulla salute dei nascituri.

 

«L’esposizione alla cannabis durante la gravidanza è stata associata a basso peso alla nascita, neonati piccoli per l’età gestazionale, ricovero in terapia intensiva neonatale e mortalità perinatale», afferma il rapporto appena pubblicato. «Gli ostetrici-ginecologi e gli altri operatori sanitari ostetrici dovrebbero essere consapevoli della possibilità che le pazienti in gravidanza e in allattamento facciano uso di cannabis ed essere pronti a consigliare e sottoporre a screening tutte le pazienti e ad adottare strategie basate sull’evidenza per ridurre il consumo di cannabis».

 

La marijuana, nota anche come cannabis, è stata legalizzata da un numero crescente di stati negli ultimi anni, nonostante rimanga vietata dal governo federale. Attivisti liberali e politici democratici sostengono che l’uso ricreativo sia sostanzialmente innocuo e che la «marijuana terapeutica» possa aiutare chi soffre di patologie invalidanti.

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Tuttavia, diecine di studi hanno riscontrato un legame tra l’uso di marijuana e la psicosi e la schizofrenia, in particolare se consumata durante l’adolescenza o intorno ai vent’anni, quando il cervello è ancora in fase di sviluppo. Gli stati che hanno legalizzato la marijuana hanno anche registrato un aumento dei decessi per incidenti stradali.

 

Il rapporto dell’ACOG, pubblicato il mese scorso e che utilizza una terminologia pro-transgender, sottolinea che i bambini nel grembo materno subiscono una serie di effetti collaterali dannosi se la madre consuma marijuana durante la gravidanza.

 

«Gli adolescenti e gli adulti esposti ai cannabinoidi nel periodo prenatale presentano un rischio maggiore di sviluppare disturbi da uso di sostanze o disturbi psichiatrici», nonché «una riduzione delle funzioni cognitive nel ragionamento verbale, nella comprensione del linguaggio e nelle funzioni esecutive», si legge nello studio.

 

È stato inoltre sottolineato che i bambini non ancora nati «esposti ai cannabinoidi in utero mostrano anche alterati modelli di eccitazione, regolazione ed eccitabilità nel primo mese di vita». Lo studio ha attribuito la responsabilità del più ampio utilizzo di cannabis negli ultimi anni alle leggi liberalizzate sulla marijuana, spiegando al contempo che “la prevalenza del consumo di cannabis tra le donne in gravidanza e in allattamento varia dal 3,9% al 16,0%. Tra i giovani adulti di età compresa tra 19 e 22 anni, si segnala che il consumo di cannabis raggiunge il 43%”.

 

Il primo trimestre è il periodo più comune della gravidanza in cui le donne fanno uso di cannabis a causa di «nausea e vomito correlati alla gravidanza».

Ad agosto, il presidente Donald Trump ha annunciato che stava valutando la possibilità di modificare la classificazione della marijuana dall’attuale droga di Tabella I alla categoria molto più blanda di Tabella III (che la collocherebbe tra le droghe legali che possono essere abusate, come il paracetamolo con codeina). Quasi 50 organizzazioni socialmente conservatrici hanno unito le forze per esortare Trump a non portare avanti i suoi piani. Ad oggi, Trump non ha intrapreso ulteriori azioni.

 

Uno studio pubblicato questo mese su Nature Communications ha confermato i pericoli della marijuana, concentrandosi però sui danni che essa comporta per le donne incinte stesse, anziché per i bambini non ancora nati che portano in grembo.

 

«L’esposizione al THC sembra avere un impatto sulle trascrizioni critiche coinvolte nei processi chiave di maturazione degli ovociti, nella fecondazione, nello sviluppo precoce dell’embrione e nell’impianto», ha rilevato la ricerca.

 

Il THC, noto anche come tetraidrocannabinolo, è il componente psicoattivo della cannabis, o marijuana. La concentrazione di THC nella marijuana è aumentata da circa il 3% negli anni ’80 a quasi il 30% negli anni ’20, rendendola ancora più potente e pericolosa rispetto ai decenni passati.

 

Il rapporto dell’ACOG ha evidenziato l’impatto fortemente negativo del THC sui nascituri.

 

«I recettori dei cannabinoidi sono presenti nel feto già a partire dalla quinta settimana. Il principale componente psicoattivo della cannabis, il THC, è liposolubile, può attraversare la placenta e passare nel latte materno», si legge. «Sebbene la concentrazione di THC attraverso la placenta e il latte materno dipenda da diverse variabili… è stato riportato che la concentrazione fetale di THC è pari a circa il 10% della concentrazione materna, e il rischio di esiti avversi aumenta in modo dose-dipendente».

 

Nonostante i risultati positivi, il rapporto dell’ACOG ha affermato che il termine marijuana «presenta sfumature razziste e xenofobe associate al suo utilizzo nel corso del XX secolo». Ha inoltre incoraggiato i professionisti del settore medico a utilizzare un «linguaggio inclusivo o neutro rispetto al genere» quando parlano con le donne, per incoraggiarle a non usare la droga.

 

Il presidente Trump ha avuto un bilancio contrastante sulla marijuana durante il suo primo mandato, esprimendo apertura ad alcune riforme ma riproponendo alcune politiche dell’era Obama a sostegno della marijuana terapeutica. L’anno scorso, ha approvato un emendamento fallito per depenalizzare la droga a scopo ricreativo in Florida, dopo un incontro con Kim Rivers, uno dei principali finanziatori della legalizzazione e CEO dell’azienda di cannabis Trulieve.

 

CatholicVote.org, Family Research Council, la National Narcotic Officers’ Associations’ Coalition, la Drug Enforcement Association of Federal Narcotics Agents, l’American Principles Project e altri sono tra coloro che hanno espresso opposizione alla proposta di Trump di ridurre la categorizzazione della droga.

 

«Avete l’opportunità di prendere posizione per la sicurezza dei bambini in tutta l’America opponendovi alla proposta imperfetta di riclassificare la marijuana», hanno affermato in una lettera congiunta. Riclassificare la marijuana «comporterebbe gravi danni alla salute e alla sicurezza pubblica, con particolare attenzione al benessere dei bambini».

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I casi tragici legati ai cannabinoidi intanto si moltiplicano.

 

Come riportato da Renovatio 21, due anni fauna donna californiana è stata condannata per omicidio nella morte del suo ragazzo nel 2018 dopo averlo pugnalato più di 100 volte, un episodio per il quale si è parlato di «psicosi indotta dalla cannabis».

 

Come riportato da Renovatio 21, la psicosi da cannabis non solo esiste, ma è pure in drastico aumento. Si tratta di uno degli argomenti che il campo proibizionista (che non è costituito di geni) non pensa di usare. Casi di schizofrenia causata dall’uso di cannabinoidi – specie fra i più giovani: è assodato che il cervello in crescita, fino a 25 anni, può venire fortemente danneggiato da mariujana e hashish – sono stati registrati anche dal punto di vista medico-scientifico.

 

Secondo uno studio danese, fino al 30% delle diagnosi di psicosi negli uomini fra 21 e 30 anni avrebbe potuto essere evitato se costoro non avessero fatto un forte uso di marijuana.

 

Di particolare rilevanza anche gli studi, oramai accettati, che provano i danni della marijuana al cervello dei giovani sotto i 25 anni, età in cui il corpo umano finisce di svilupparsi. Secondo i pediatri, inoltri, la marie-jeanne andrebbe evitata anche dalle madri che allattano.

 

Come riportato da Renovatio 21, negli ultimi mesi si è scoperto che il THC viene inserito anche in caramelle alla cannabis pubblicizzate ai bambini sui social media.

 

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Venezuela, Trump scatena il secondo attacco contro i «narcoterroristi»

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Il presidente Trump ha scatenato l’inferno contro una seconda nave che trasporta droga dal Venezuela , confermando la sua determinazione a procedere con gli attacchi.   Le forze statunitensi «hanno condotto un SECONDO attacco cinetico contro cartelli del narcotraffico e narcoterroristi, identificati positivamente e straordinariamente violenti» nell’area di responsabilità del Comando meridionale degli Stati Uniti, ha scritto Trump in un post sui social media.   «L’attacco è avvenuto mentre questi narcoterroristi confermati provenienti dal Venezuela si trovavano in acque internazionali e trasportavano narcotici illegali (UN’ARMA MORTALE CHE AVVELENA GLI AMERICANI!) diretti negli Stati Uniti»   «Questi cartelli del narcotraffico estremamente violenti RAPPRESENTANO UNA MINACCIA per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, la politica estera e gli interessi vitali degli Stati Uniti. L’attacco ha provocato la morte di tre terroristi di sesso maschile. Nessun membro delle forze armate statunitensi è rimasto ferito durante questo attacco».  

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Il post include un link a un video che mostrava un’imbarcazione che rollava tra le onde in acque non identificate. Dopo alcuni secondi, veniva inghiottita da un’enorme palla di fuoco.   «ATTENZIONE: SE TRASPORTATE DROGA CHE PUÒ UCCIDERE GLI AMERICANI, VI STIAMO DANDO LA CACCIA! Le attività illecite di questi cartelli hanno avuto CONSEGUENZE DEVASTANTI SULLE COMUNITÀ AMERICANE PER DECENNI, uccidendo milioni di cittadini americani. NON PIÙ».   «Grazie per l’attenzione a questa questione!!!» ha scritto il presidente USA.  

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Solo poche ore prima, Maduro aveva ribadito che i recenti incidenti tra il suo Paese e gli Stati Uniti rappresentano un’«aggressione» da parte degli USA, non tensioni tra i due Paesi, e che non c’è comunicazione tra i governi.   Sempre domenica, parlando con i giornalisti a Morristown, nel New Jersey, Trump ha lasciato intendere di non escludere attacchi sul Venezuela continentale, mentre si vocifera che Maduro potrebbe prima o poi reagire in qualche modo. Il Maduro afferma che il Paese si sta preparando a una «lotta armata».   «Vedremo cosa succederà», ha detto Trump . «Il Venezuela ci sta mandando i suoi membri delle gang, i suoi spacciatori e la droga. Non è accettabile».   Come riportato da Renovatio 21, in settimana Trump aveva dichiarato di valutare l’ipotesi di attacchi in Venezuela e aveva minacciato di abbatterne gli aerei.   Trump ha insistito nell’inquadrare la presenza militare statunitense vicino al Venezuela come parte di una stretta sul traffico di droga. «Miliardi di dollari di droga stanno affluendo nel nostro Paese dal Venezuela. Le prigioni venezuelane sono state aperte al nostro Paese», ha dichiarato Trump, aggiungendo che le forze statunitensi avrebbero preso di mira le imbarcazioni sospettate di trasportare stupefacenti.   Ad agosto, gli Stati Uniti hanno annunciato una ricompensa di 50 milioni di dollari per qualsiasi informazione che porti all’arresto di Maduro, definito «uno dei più grandi narcotrafficanti del mondo».
La Casa Bianca accusa da tempo Maduro di guidare una rete di narcotrafficanti nota come «Cartel de los Soles», sebbene non vi siano prove schiaccianti o prove concrete che lo dimostrino, tuttavia lo scorso anno gli USA sono arrivati a sequestrare un aereo presumibilmente utilizzato dal presidente di Carcas. È stato anche accusato di aver trasformato l’immigrazione in un’arma.
Il presidente venezuelano ha respinto le accuse, affermando che il suo Paese è «libero dalla produzione di foglie di coca e di cocaina» e sta lottando contro il traffico di droga.   Come riportato da Renovatio 21, gli sviluppi recenti si inseriscono nel contesto delle annunciate operazioni cinetiche programmate dal presidente americano contro il narcotraffico. Ad inizio mandato era trapelata l’ipotesi di un utilizzo delle forze speciali contro i narcocartelli messicani. La prospettiva, respinta dal presidente messicano Claudia Sheinbaum, ha scatenato una rissa al Senato di Città del Messico la scorsa settimana.
 

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I cartelli della droga imparano la guerra con i droni in Ucraina

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Il sessanta per cento dello «tsunami bianco» di cocaina che sta inondando Europa e Stati Uniti proviene dalla Colombia. Lo riporta EIRN.

 

Sempre alla ricerca delle tecnologie e delle tecniche più moderne, le bande di narcotrafficanti messicane e colombiane stanno inviando combattenti in Ucraina «per apprendere le tattiche dei droni con visuale in prima persona (FPV) e utilizzare tali conoscenze in modi nuovi e mortali in patria», scrive il sito web danese Dagens il 27 agosto.

 

La Colombia è probabilmente diventata il maggiore esportatore di mercenari. «Dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina nel 2022, la Legione Internazionale di Difesa Territoriale ucraina ha aperto le sue porte a volontari provenienti da tutto il mondo, tra cui decine, se non centinaia, di ex militari colombiani», scrive Radio France International. «Un evento che ha evidenziato questo fenomeno è stato l’arresto di due colombiani, di ritorno dall’Ucraina durante uno scalo a Caracas, in Venezuela, nel 2024».

 

I mercenari sono stati inviati a Mosca, dove sono stati imprigionati. «Giovani ex soldati ed ex ufficiali, non vendetevi. Combattete per la vostra patria, non morite in guerre straniere», ha insistito il presidente colombiano Gustavo Petro il 17 agosto 2025, su X. Il Petro stava rispondendo a un messaggio del premier sudanese Kamil Idris, indirizzato ai colombiani, che chiedeva la fine dei mercenari colombiani in Darfur e, più in generale, in Sudan.

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In Messico, potenti cartelli della droga si sono rivolti a questi veterani per rafforzare le proprie forze. Ex soldati colombiani (sia narcotrafficanti che anti-narcotrafficanti) vengono reclutati per addestrare i «sicarios», sviluppare tattiche di commando e rafforzare la sicurezza dei leader dei cartelli.

 

Tra gli episodi più oscuri che hanno coinvolto i mercenari colombiani c’è stato l’assassinio del presidente haitiano Jovenel Moïse, avvenuto il 7 luglio 2021 nella sua residenza di Port-au-Prince. L’inchiesta ha rapidamente rivelato il coinvolgimento diretto di un commando composto principalmente da ex soldati colombiani, reclutati tramite società di sicurezza private e assunti come personale di sicurezza.

 

E ora, membri dei cartelli della droga messicani e dei gruppi di guerriglia colombiani si stanno unendo alla Legione Internazionale ucraina per padroneggiare la guerra in prima linea con i droni.

 

L’Ucraina è diventata un banco di prova globale per droni, offrendo agli agenti del cartello un’esperienza pratica con attacchi a basso costo e ad alto impatto.

 

Il cartello di Jalisco Nuova Generazione sta già impiegando droni armati di granate contro rivali e forze governative in Messico. La Colombia ha registrato 115 attacchi con droni collegati al cartello nel 2024, incluso uno che ha abbattuto un elicottero della polizia e ucciso 12 persone.

 

I dissidenti delle FARC e la fazione EMC stanno utilizzando sempre più droni nel conflitto interno colombiano, soprattutto dove i colloqui di pace sono falliti. Inoltre, nelle regioni messicane con una forte presenza di cartelli come Sinaloa e Chihuahua, i droni vengono ora utilizzati per imboscate, sorveglianza e persino sganciare bombe.

 

Persino i funzionari ucraini avvertono che i combattenti stranieri stanno imparando a «uccidere con un drone da 400 dollari», per poi esportare questa conoscenza a livello globale.

 

Non è la prima volta che viene detto che l’uso di droni come strumenti militari nel teatro di guerra ucraino sta praticando un cambio di paradigma che rimodellerà con probabilità i conflitti di tutto il XXI secolo.

 

Come riportato da Renovatio 21, un mese fa Londra ha annunziato la produzione congiunta di droni con l’Ucraina; Zelens’kyj una quindicina di giorni fa ha parlato di un possibile grande accordo con gli USA per i droni nel suo Paese. Poche settimane prima, il presidente russo Vladimir Putin aveva affermato che la Russia stava approntando una branca separata dell’esercito dedicata ai droni.

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Come riportato da Renovatio 21, Putin durante una riunione della Commissione militare-industriale del Paese sullo sviluppo di sistemi aerei senza pilota dello scorso settembre aveva annunciato che nel 2024 l’esercito russo avrebbe ricevuto dieci volte più droni rispetto all’anno precedente – una produzione praticamente decuplicata.

 

Mesi fa Kiev ha condotto su tutto il territorio russo – compreso l’estremo oriente siberiano – l’operazione «tela di ragno», con la quale, tramite piccoli droni remotati, ha attaccato aeroporti e colpito bombardieri.

 

Come riportato da Renovatio 21, i narcocartelli da mesi hanno iniziato a condurre operazioni con droni armati contro le forze americane delle frontiere.

 

Come riportato da Renovatio 21, l’uso dei droni per il trasporto della droga è estremamente comune oramai, con oltre 9.000 incursioni di droni dei narcos messicani nello spazio aereo statunitense.

 

I cartelli della droga costituiscono il quinto più grande datore di lavoro in America Latina.

 

I cartelli messicani, che vengono da un periodo di sanguinari conflitti interni, sono stati pionieri dell’uso di droni commerciali per sganciare bombe sulle bande rivali.

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